presentazione di Echanges

Una rete, cosi come un gruppo o una collettività, è qualcosa che possiede la sua propria esistenza, possedendo allo stesso tempo uno sviluppo connesso alla trasformazione dell’intera società. Così persone hanno lasciato Echanges per svariate ragioni ed altre che hanno scelto di prendervi parte non l’hanno fatto con lo stesso approccio che aveva animato i suoi primi partecipanti. Nel 1980 alcuni di noi provarono ad esporre più chiaramente le posizioni comuni di Echanges, fino ad allora comuni a tutti. Le tesi risultanti costituirono da allora un soggetto di discussione permanente e non possono essere considerate come la piattaforma di Echanges, ma piuttosto come qualcosa da migliorare attraverso un confronto il più possibile aperto e costante. Perciò che segue non è il testo originale che scaturì da quella discussione ma ne è l’ultima versione discussa.

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Nella società capitalista la vera contraddizione non è posta sul piano delle idee rivoluzionarie, riformiste, conservatrici, reazionarie, ecc...ma su quello degli interessi di classe. Infatti, nessun tipo di volontà o desiderio può capovolgere la produzione mercantile o abolire il salario.

Questa volontà può irrompere solamente quale risultato della lotta di classe e scaturire dalle posizioni vere e proprie della classe lavoratrice all’interno dei rapporti di produzione capitalistica.

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Riferendosi ad un’opinione diffusa “la coscienza di classe” e “l’unità” vengono considerate presupposti necessari e qualificanti affinché venga espresso un comportamento rivoluzionario o si realizzi “un’azione della classe lavoratrici”. Questa visione trascura o interpreta in malo modo l’influenza reciproca tra coscienza e azione. I lavoratori non si comportano come una “classe rivoluzionaria” perchè prima di tutto sono o diventano “consci” di quello che vogliono. Inoltre, “l’unità” non deve ritenersi pre-condizione per la lotta, ma si sviluppa all’interno della lotta stessa e ne è il risultato, la sua creazione. I lavoratori sono la “classe rivoluzionaria” perchè la loro posizione, all’interno della produzione capitalistica rende inevitabile che anche la mera difesa dei loro interessi li porta direttamente a minare le basi dell’ordine esistente. La lotta di classe trasforma essa stessa la mentalità delle persone coinvolte. Lotte di questo tipo sono combattute nelle fabbriche o altrove, e potenzialmente sono rivoluzionarie

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Lo sviluppo della lotta di classe in tutte le sue forme mutevoli riveste, quindi, molta più importanza dello sviluppo del cosiddetto “movimento rivoluzionario”, in tutta la sua valenza polisemica.

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La rottura con ogni forma di sfruttamento come di ogni pratica e pensiero politico (riformismo, ecc...) non è questione concernente la discussione teorica- e le concezioni che ne conseguono- ma un problema della lotta di classe e dei lavoratori; pratica che è il risultato delle loro quotidiane condizioni di sfruttamento.

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I sindacati sono istituzioni nella società capitalista la cui funzione è quella di regolare il mercato del lavoro. Per essere in grado di svolgere tale ruolo devono saper bilanciare da una parte gli interessi dei lavoratori (tentando di mantenere il supporto e l’appoggio) e dall’altra parte controbilanciare gli interessi dei capitalisti (cercando la fiducia dell’apparato dirigente). Ma nel capitalismo moderno la tendenza storica spinge verso la completa integrazione. Adempiendo il suo compito originario in queste condizioni, i sindacati sono sempre più letteralmente in un meccanismo che disciplina i lavoratori. Gli appelli al rifiuto della sindacalizzazione come quelli a favore e intenti ottimistici di una loro riformabilità non hanno alcun senso. E’ più importante comprendere quel è il ruolo specifico dello sviluppo concreto svolto dai sindacati nella lotta di classe.

E’ importante rendersi conto che lo stesso gruppo di lavoratori che in un dato momento può seguire i sindacati, si opporrà a loro nella pratica quando gli interessi di questi lavoratori li spingeranno ad andare contro il presente ordine sociale. In generale possiamo affermare che particolarmente nei paesi altamente sviluppati lo sviluppo post-bellico della lotta di classe ha enormemente ridotto i margini di mediazione tra le classi e ha creato una situazione in cui i lavoratori si trovano permanentemente contrapposti ai sindacati. Lo sviluppo dell’attuale scontro di classe ha reso obsoleto ogni sorta di progetto sindacalista.

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Per ragioni simili è inutile fare appelli pro o contro il parlamentarismo. Il destino del parlamentarismo dipende esclusivamente dalla lotta di classe all’interno del sistema di produzione capitalistico. Qualunque sia la ragione di coloro i quali amano definirsi “rivoluzionari” di non partecipare ai lavori parlamentari o di non andare a votare alle elezioni, i lavoratori hanno altre motivazioni per non andar a votare. Se il giorno delle elezioni non si recano alle urne, non lo fanno convinti da propositi rivoluzionari. Bensì si astengono perchè il parlamento, le forze parlamentati ed i politici in genere non hanno niente da dirgli, perchè hanno compreso che nessun partito politico sta proteggendo i loro interessi e che non ci sono differenze sostanziali se un partito od un altro va al governo. Dall’altrocanto i lavoratori che partecipano alle elezioni condividendo le illusioni elettorali non si opporranno alla partecipazioni di scioperi non autorizzati così come alle occupazioni dei posti di lavoro se ritengono questi mezzi di lotta necessari. In entrambi i casi si avrà lo stesso comportamento pratico nonostante le differenti opinioni di fronte alle elezioni. Lo fanno senza una teoria rivoluzionaria alle spalle sulla questione parlamentare così come lo fanno senza essere consci quando attaccano l’ordine della società borghese.

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Il “movimento rivoluzionario” così come i “gruppi rivoluzionari” tendono sempre più ad indebolirsi attualmente e risentono chiaramente e fatalmente dell’atomizzazione. La loro debolezza dipende dal fatto che i lavoratori agiscono autonomamente e per i propri fini. Appare palesemente chiaro che le ragioni della loro azione così come i metodi di questa non possono essere insegnati da alcun gruppo o movimento costituito con questo scopo che sia all’interno od all’esterno della classe lavoratrice.

La lotta di classe si sviluppa autonomamente rispetto ai “gruppi rivoluzionari” e dal “movimento rivoluzionario”. Il grado e la portata del cosiddetto “intervento dei gruppi rivoluzionari all’interno delle lotte” non risulta determinante e non influenza incisivamente il grado e la portata della lotta della classe lavoratrice.

Potremmo partecipare alla lotta perchè siamo parte della collettività coinvolta nello scontro sia perchè partecipiamo attivamente ad un organismo creato temporaneo durante una lotta in particolare e appositamente per quella occasione. Consideriamo che fuori da queste situazioni lo scambio di informazioni, il dibattito e la ricerca di prospettive teoriche sono strumenti essenziali della nostra attività che potrebbero rendersi utili ad altri.

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Grosso modo con rivoluzione si intende generalmente il rovesciamento del capitalismo. Se desideriamo caratterizzare più esattamente ciò che intendiamo potremmo affermare che questo per noi significa il declino e la scomparsa di tutte le forme pratiche di “rappresentanza” e di repressione degli interessi dei lavoratori e la sussistente espressione ideologica di tali organizzazioni coercitive, dall’altraparte la generalizzazione contemporanea dell’azione autonoma dei lavoratori