Per la solidarietà di classe! Per la rivoluzione!

Fronte di resistenza e lotta contro la giustizia borghese e contro il carcere. Una nuova lotta contro l'isolamento e per il raggruppamento del Comitato di Lotta di Action Directe

Nel luglio 1989, il Ministero di Grazia e Giustizia annunciava il nostro "reinserimento nel regime di detenzione comune non definitiva stabilito dal Codice di Procedura Penale". Questo impegno ufficiale e il nostro raggruppamento a gruppi di due mise fine al nostro secondo sciopero della fame.

Queste dichiarazioni ufficiali sono state però rapidamente smentite dai fatti, dalla realtà delle nuove condizioni di detenzione cui siamo sottoposti. Di fatto si è progressivamente imposta una nuova forma. Sono state studiate sezioni d'isolamento apposta per noi: sezioni dove regnano arbitrio, restrizioni e proibizioni. Vere e proprie terre di nessuno: centri psichiatrici o geriatrici, secondo le decisioni del direttore di Fresnes o di Fleury, completamente isolati dal resto del circuito carcerario dove ci viene proibita ogni attività, sportiva, di studio, ecc. Isolati nelle celle salvo le ore d'aria.

I rapporti con gli altri detenuti sono estremamente ridotti e a discrezione della Direzione; nei confronti dei rapporti con l'esterno a a partire da questa primavera e da quest'estate è stata reintrodotta una censura politica ancora più pesante.

L'impegno assunto ufficialmente dalle autorità non è mai stato rispettato e tutte le conquiste sono state rimesse in discussione. Quella che veniva sbandierata come la "normalizzazione della nostra detenzione" si è rivelata un fallimento.

La nostra carcerazione, essendo politica, non può assolutamente essere "normale".

Quando i prigionieri resistono e rifiutano il pentimento e la dissociazione, l'individualizzazione del trattamento e l'accettazione passiva della condizione di "detenuto", la loro carcerazione, resa collettiva da questa resistenza, è una carcerazione politica. Uno spazio dominato dallo strapotere e dall'autoritarismo statale, dalla ragione di stato e dalla sua illegalità, dalle ritorsioni, dai ricatti e dalle pressioni e dalla stessa tortura.

Dalle sezioni d'isolamento alle sezioni speciali, questa è la realtà della repressione, una realtà occultata dall'ipocrita messaggio ideologico: "In un regime democratico non esistono prigionieri politici, ma solo criminali". Questa è la parola d'ordine che percorre le carceri speciali, i tribunali speciali, la 14° sezione del Tribunale di Parigi: non esistono prigionieri politici perché non esiste lotta politica illegale, fuori dai codici, dalle istituzioni e dalle beghe interne al Partito unico del dominio borghese.

In questo modo il potere criminalizza tutte le lotte che oltrepassano i confini della democrazia borghese.

Per lo Stato una lotta non è politica se non è integrata nel sistema o recuperabile da questo, se non è cioè una lotta compatibile al sistema.

È così che quei detenuti che rifiutano di fare l'aria insieme ai CRS, ai sindacati delle guardie vengono considerati criminali, agitatori e chi più ne ha più ne metta.

È in questo modo che i rivoluzionari diventano "terroristi", fanatici e soldati sconfitti...

La repressione e la negazione delle lotte degli oppressi e degli emarginati s'intensificano sempre più mentre il trattato europeo di Schengen istituisce la caccia al "nemico esterno" (l'immigrato, il rifugiato politico...) e al "nemico interno" (i rivoluzionari, la guerriglia, i proletari antagonisti, i ribelli) e la crisi dello stato s'estende e s'approfondisce, rivelando la sua corruzione e la sua natura reale di strumento dell'egemonia borghese.

Il discorso della Legge e dell'Ordine è solo una sporca menzogna; quella del disordine organizzato a vantaggio dello sfruttamento, degli accaparratori, delle speculazioni di Borsa, delle fatture false, dello storno dei fondi pubblici... Il rigore della legge che i procuratori esigono contro i giovani, gli stranieri, i proletari, i poveri e i rivoluzionari, diventa non luogo a procedere, amnistia, reprimenda per i garantiti presi per sbaglio nel "girone" dei ladri, per i cospiratori e i terroristi del Glaive (Gladio francese), ecc.

Al formidabile salto in avanti del capitalismo di stato e alla sempre maggiore centralizzazione dei poteri reali nelle mani dell'oligarchia borghese, corrispondono la disuguaglianza e la crisi del lavoro, l'esclusione, la miseria "niente casa e niente lavoro"...

Il monopolio economico e l'oppressione s'insediano e si rafforzano nella reazione politica e nella repressione e sempre di più l'insieme degli apparati politici e statuali si rivelano come gli strumenti e i rapporti di potere della borghesia contro le classi oppresse. L'istituzione giudiziaria è l'istituzionalizzazione di questo rapporto di potere, che è sempre più giustizia di classe, la cui unica realtà è la difesa della proprietà e dello sfruttamento del modo di produzione capitalista, il carcere è l'arma di questo rapporto di forza, l'arma del terrore interiorizzato, repressivo e paralizzante contro il popolo, i proletari e i marginali. L'universo carcerario, dominato da questa funzione, riproduce la nocività del sistema nelle forme più macroscopiche dello sfruttamento intensivo dei lavori più schifosi e sottopagati, del ricatto della disoccupazione, del razzismo e di condizioni di vita umilianti... I cosiddetti sforzi dell'Amministrazione Penitenziaria per una "detenzione più umana" (come se una detenzione potesse essere in qualche misura umana) procurano in realtà un aumento delle misure repressive, cosiddette di "sicurezza", contro i prigionieri. Una politica di sicurezza che si avvale della tortura dell'isolamento, delle violenze quotidiane contro le organizzazioni e le lotte dei detenuti. Sono le politiche repressive e preventive della licenza d'uccidere, dei CRS, dei pestaggi e del mitard1. È anche la piena libertà di movimento concessa alle bande fasciste e razziste dei sindacati delle guardie, per gli arbitri e le vessazioni quotidiani. Dalle sezioni d'isolamento alle "unità per la vita", dalle sezioni speciali al sistema differenziato e individualizzato, tutto è mirato a spezzare l'unità, la solidarietà, la collettività dei detenuti. Tutto serve a isolare il singolo prigioniero di fronte alle autorità e all'oppressione; a spezzare le lotte collettive, ogni tipo di resistenza, di rifiuto. Anche la costruzione di nuove carceri è tesa a ciò: a creare cioè le strutture adatte all'esacerbazione della repressione sociale all'esterno. Oggi, solo la resistenza organizzata e le lotte ci consentono di ricostruire solidarietà e spirito collettivo e di creare il movimento in grado di combattere le politiche di sicurezza dello stato, della giustizia e dell'Amministrazione Penitenziaria e di sovvertire i poteri imposti dalla borghesia.

A partire da ogni realtà e da ogni lotta, dobbiamo costruire nell'unità il fronte della resistenza contro la giustizia di classe e contro il carcere.

 

Contro le sezioni d'isolamento, contro le sezioni speciali, contro la tortura bianca e i suoi arbitri.

Per il raggruppamento, contro il regime cubicolare e le "unità per la vita", contro ogni separazione e differenziazione, contro la censura politica.

Per lo scioglimento dei Tribunali Speciali e l'abrogazione delle leggi speciali del settembre 1976.

Per la solidarietà di classe!

Per la rivoluzione!

Comitato di Lotta dei prigionieri di Action Directe

Il 2 gennaio 1991 cominciamo una nuova lotta, uno sciopero della fame permanente che manterremo fino alla revoca di ogni forma d'isolamento e di restrizione speciale nei nostri confronti; fino al nostro effettivo raggruppamento in qualità di prigionieri politici.

NOTA

1 Punizione molto severa - che prevede lo spostamento in celle speciali, la sospensione di ogni forma di socialità, il sequestro di tutti gli oggetti personali, il divieto di fumare, ecc. - comminata dalla Direzione del carcere in relazione al comportamento carcerario del detenuto. Il periodo di applicazione del mitard varia da qualche giorno a un mese.