Contro la concertazione

 

“Ci chiamano a lottare per il lavoro quando questo è di merda, ci chiamano a lottare per difendere i nostri contratti quando questi sono peggiorati sistematicamente dal sindacato” un anonimo operaio

Dopo la manifestazione del 23 marzo, lo sciopero generale e il 1 maggio, il movimento sindacale aspetta alla finestra le proposte di Confindustria, preoccupato di contenere la protesta, e spaventato dalle forme di azione diretta che la classe si da, come nell’ultima vertenza dei pulitori delle ferrovie.

La manifestazione del 23 era stata enorme quantitativamente, ma qualitativamente priva di contenuti di classe, una parata della sinistra parlamentare chiamata a difendersi dalla lotta armata e dal presunto governo “fascista” del Silvio coi tacchi.

Lo sciopero generale, ha visto, la classe lavoratrice e le diverse organizzazioni a correre in massa, riempiendo le piazze e le strade, come da ormai troppo tempo non si vedeva, tuttavia se si esclude il grosso livello di socializzazione (il contarsi, il vedere la visibilità della classe, il contaminarsi tra categorie, età, sessi, e nel guadagnare una giornata a scapito del lavoro) non ci si può esimere dal costatare il terreno arretrato di una simile iniziativa. Ci hanno chiamato a scioperare per l’Art 18 quando la precarietà avanza e viene cogestita dal sindacato, ci parlano di licenziamenti ingiustificati (ma quando ve ne è uno giusto!, se non quello dei padroni), quando sappiamo bene che i padroni con gli attuali contratti possono fare quello che vogliono.

Questa dimenticanza è stata fatta sulla pelle del 60% dell’intera classe lavoratrice, attualmente gia precarizzata.

Si sono visti giovani e anziani dietro agli striscioni delle fabbriche, ma non si è permesso loro di esprimere un disagio che è strisciante che investe il problema del salario, dei temi di lavoro, dei permessi di soggiorno, della casa…

Il lavoro quando c’è è di merda, e quando non c’è può anche andare peggio, è questo che un lavoratore ti può raccontare.

Non crediamo sia una miopia sindacale il non parlare del rapporto che esiste tra l’aumento dei ritmi di lavoro e la flessibilità produttiva, ma una coerente difesa dell’esistente capitalista, in quanto il sindacato è diventato solamente struttura di servizio, come lo può essere un ufficio postale, l’anagrafe, la prefettura.

Magari queste questioni, non risolvono immediatamente il problema della rappresentanza sindacale, ma sono ben più tangibili per i lavoratori, riguardano le loro vite.

Finito lo sciopero, e il 1maggio già aspettiamo la solita manfrina che vedrà mettere assieme gli interessi dei padroni del sindacato e del governo.

La stessa rigidità del sindacato, paradossalmente risente più del condizionamento del dibattito parlamentare che dei reali interessi di classe. La stessa Confindustria oggi rifiuta la concertazione, ricordando al sindacato che gli interessi dei lavoratori e quelli dei padroni sono contrapposti. Ci viene brillantemente dimostrato come i diritti, le leggi, esprimono solo un determinato rapporto di forza tra le classi che muta con il manifestarsi della forza sociale di una dei due contendenti.

Fa quindi buon gioco la destra populista a presentare le istanze del sindacato esterne a quelle dei lavoratori, ma al tempo stesso si dimentica di parlare dei ritmi sempre più accelerati, delle condizioni di vita precarie, delle morti sul lavoro (1) che coinvolgono sempre più lavoratori.

In tutto questo, i lavoratori sono gli spettatori passivi, cosiddetta massa di manovra che deve fare da scena, per un copione già scritto e fin troppo recitato. Rompere tutto questo non sarà facile, ma è nel montare della crisi, attraverso una precarizzazione di massa ed una incapacità del capitale di trovare ammortizzatori sociali (spazzati via dalla precaria situazione economica attuale), che vi può essere una risposta adeguata di classe, che ponga al centro i suoi interessi, al di là della cogestione e concertazione con i padroni, dove le forme di organizzazione di classe saranno mutate e ribaltate utilizzando l’organizzazione del lavoro capitalista e non in passeggiate primaverili. Sempre più precari dentro le fabbriche, mobili e privi del mito aziendale, sempre più proletari in strada, senza casa e lavoro…è questo lo scenario che abbiamo davanti nel futuro.

In questa società basata sulla velocità e sulla perfezione, il comando del lavoro capitalista risulta paradossalmente sempre più precario offrendo ai lavoratori spazi di autonomia, che straccia il copione e fa si che si diserti lo spettacolo.

Noi di LI partecipiamo a tutto questo come una delle tante sezioni universali del proletariato (2) che si pongono il compito di saper leggere, legare le manifestazioni reali di classe, che rompono con lo spettacolo e aggrediscono i rapporti sociali capitalistici, al proletariato alla sua fantasia alla sua forza il compito di passare all’offensiva.

 

Note

 

1. In questi giorni è morto un operaio nei cantieri della TAV a Reggio Emilia, mentre un altro operaio del cantiere TAV di Fontevivo versa in gravissime condizioni all’ospedale di Parma. Ovviamente i giornali borghesi non hanno riportato nessuna notizia. Pareva brutto “infangare” un simile progetto con una “banale” morte da lavoro.

2.“Hai visto il monumento progettato da Vladimir Tatlin per la Terza Internazionale? E’ uno slancio che continua, una curva in ascesa che non termina. Ti dico che l’anima che ne sostenne lo sforzo sono stati anche questi della Bassa, sezione concreta del proletariato universale sotto le bandiere dei Soviet” Danilo Montali, Parigi, andata e ritorno. Crediamo che il nostro contributo si iscriva in una più generale capacità della classe a darsi proprie forme di lotta, noi ne siamo solamente una parte che nata da una memoria di lotta operaia alta, si proietta nel futuro.

 

Redazione di Lavoro Informazione - foglio di lotta e collegamento delle lavoratrici e lavoratori-Parma