L’Argentina è il mondo!

In Argentina dalla mezzanotte di mercoledì 19 Dicembre è in vigore per un mese lo stato d’assedio e la sospensione delle garanzie costituzionali. Il super-ministro dell’economia Cavallo si è dimesso, e il presidente De la Rua ha convocato i ventidue governatori delle province argentine. Il tracollo economico e le mobilitazioni sociali hanno assunto il profilo della rivolta sociale e i contenuti della guerra di classe!

L’Argentina vanta 4 anni consecutivi di recessione ed un debito contratto con l’estero di 132 miliardi di dollari, una disoccupazione ufficiale vicina al 20%, ma che tocca in realtà 1/3 della popolazione maschile urbana in età lavorativa, con una buona porzione di precari e sotto-occupati. Il governo posticipa il pagamento delle pensioni e ha abbassato di 1/5 gli stipendi dei salari pubblici e delle pensioni stesse, ha congelato i conti privati in banca,  le persone cioè non possono ritirare più di 250 Pesetas/Dollari al mese dalle banche!

Nei giorni scorsi la polizia ha cinturato in assetto anti-sommossa i supermercati presi d’assalto in pieno giorno dalla popolazione e l’esercito ha distribuito viveri alla popolazione.

Associazioni di disoccupati, gruppi territoriali, militanti sindacali, porzioni sempre più consistenti di lavoratori, pensionati, piccoli coltivatori diretti, si sono mobilitati ogni giorno, paralizzando le arterie del traffico con dei blocchi di piqueteros, fermando le ferrovie, hanno occupano le fabbriche - come la fabbrica di ceramiche Zanon, producendo e vendendo direttamente le merci per recuperare i salari non pagati -, si sono scontrati con la polizia quando hanno cercato di far cessare il lavoro a tutte le aziende, così come è avvenuto nell’ultimo sciopero generale.

La notte del 19 i manifestanti hanno assaltato con bombe incendiarie la sede del governo e si sono diretti verso la casa del presidente, mentre con le ore aumentano i morti e i feriti.

Siamo sulle soglie della guerra civile, levatrice della rivoluzione sociale che contrappone un pugno di borghesi, il loro comitato d’affari e le forze dell’ordine: esercito e polizia, contro chi non ha da perdere che le proprie catene di super-sfruttamento, disoccupazione, miseria e lutto.

Di fronte alla crisi montante e profonda che sta avanzando e che si fa strada con il piombo della reazione, le sue conseguenze non possono che abbattersi direttamente su tutte le fasce delle classi subalterne, al ‘centro’ e alla ‘periferia’ del sistema economico.

L’unica forza sociale che può confrontarsi e attaccare il cuore del sistema dello sfruttamento e dare l’assalto ai bastioni del potere costituito è il proletariato in generale e la classe operaia in particolare, perché il capitalismo non crolla da sé, si abbatte con la forza!

La lotta dei lavoratori in Argentina è la lotta di tutti i lavoratori del mondo, che sia un giovane metalmeccanico in Italia, una operatrice del call-centers in Corea del Sud, un insegnate negli Stati Uniti, un lavoratore portuale di Marsiglia, un lavoratore dei pozzi petroliferi nel Caucaso, un proletario della metropoli argentina!

Facciamo pagare la crisi ai padroni!

Per il potere dei lavoratori!

Per la rivoluzione sociale e per il comunismo!

Centro di Ricerca per l’Azione Comunista