Argentina: quando la resa non basta

 

Diamo uno sguardo a quello che le due istituzioni finanziarie più potenti al mondo, l'IMF e la Banca Mondiale, stanno facendo con l'Argentina. George Soros fu il primo a mettere per iscritto ciò che molti nel mondo finanziario già conoscevano l'inadempienza dell'Argentina ai suoi obblighi in materia di debito. A differenza dei creditori privati, scrive Soros, "gli stati sovrani non offrono alcuna sicurezza tangibile; la sola sicurezza che il creditore ha è la sofferenza patita dal debitore in caso di inadempimento. Questa è la ragione per cui il settore privato è stato così strenuamente contrario a qualunque misura di riduzione di questa sofferenza..."

I creditori internazionali dell'Argentina sono decisi ad ottenere la loro fetta di torta. Nel XIX sec. ciò si sarebbe potuto fare attraverso la diplomazia delle cannoniere. Oggi, che il mondo è più civilizzato, abbiamo il Fondo Monetario Internazionale. 

Il Fondo ha negoziato con il governo argentino sin da quando il presidente Eduardo Duhalde ha assunto la carica nel mese di gennaio e ha richiesto l'applicazione di dure misure di austerità, tra cui tagli alla spesa pubblica per il 4% del prodotto nazionale argentino. Per confronto, si immagini di tagliare la spesa pubblica USA di 400 miliardi di dollari nel bel mezzo di una Grande Depressione dei giorni nostri. 

Il governo argentino si è arreso all'IMF su questa e sulla maggior parte delle altre richieste. Ma il Fondo sembra non aver ancora deciso per il sì, e il presidente della Banca Mondiale, James D. Wolfensohn, ha chiarito che la sua istituzione posticiperà un prestito di 700 milioni di dollari a favore dei poveri e dei disoccupati dell'Argentina fino all'approvazione da

parte dell'IMF. 

Roberto Frankel, direttore della Banca della Provincia di Buenos Aires, sospetta che l'IMF stia punendo l'Argentina per scoraggiare altri paesi dall'inadempimento. "Di ciò si discute apertamente nei circoli finanziari", ha affermato in una recente conferenza a New York. "Naturalmente si avanza l'argomento che ciò sia a vantaggio dei paesi in via di sviluppo nel loro complesso. In altre parole, se l'Argentina non paga e non è punita, allora il prestito ai paesi in via di sviluppo crollerà". 

Il Fondo ha annunciato recentemente che è disposto a concedere all'Argentina solo il denaro sufficiente per onorare il suo debito con l'IMF e con altri creditori come la Banca Mondiale. Questo è il peggio di tutto: l'Argentina dovrà attuare le condizioni distruttive richieste dall'IMF, che prolungheranno senz'altro la depressione, senza ottenere nuovi finanziamenti in cambio della sofferenza. 

Il maggior vincolo all'IMF deriva dal fatto che Washington - cui l'IMF  risponde - potrebbe innervosirsi di fronte alla possibilità di provocare un tracollo politico in Argentina (quello economico si è già verificato). Esiste il rischio di contraccolpo esteso a tutta l'America Latina, dove il populismo sta riapparendo dopo due decenni in cui il reddito pro-capite è cresciuto a stento.

La crudeltà della punizione non sfuggirà all'attenzione del resto del continente, come è accaduto invece negli USA. Fernando Cardoso, presidente del Brasile, e Alejandro Toledo, del Perù, hanno criticato pubblicamente l'IMF per il trattamento riservato all'Argentina - una rottuta insolita del protocollo da parte di capi di stato di paesi confinanti.

Fuori della Washington ufficiale, la maggior parte delle persone vede l'ingiustizia profonda nel ritenere l'Argentina colpevole delle politiche fallimentari che erano state un progetto congiunto dell'IMF e del governo argentino. L'IMF fece carico all'Argentina di un debito enorme e non ripagabile allo scopo di sostenere un regime monetario - il tasso di scambio

fisso di un peso per un dollaro - che era del tutto ingestibile. E la Banca Mondiale, dal canto suo, sostenne la privatizzazione del sistema di sicurezza sociale del paese nel 1994. Alla fine dell'anno passato, le mancate entrate (più gli interessi accumulati) conseguenza di questa sola singola privatizzazione erano ampie quanto tutto il deficit di bilancio del governo. 

"L'IMF è stato responsabile di una intera serie di errori, dalla politica sul tasso di scambio, a quella fiscale, alle privatizzazioni, che sono culminate nel disastro argentino", fa osservare il premio Nobel per l'economia Joseph Stiglitz. Ma gli economisti del Fondo non riescono a riconoscere l'ironia insita nel punire milioni di poveri e lavoratori argentini allo scopo di imporre una disciplina di mercato, mentre l'IMF si aspetta di ricevere ogni dollaro che ha prestato - con gli interessi.

 

6 maggio 2002

Mark Weisbrot

 

Mark Weisbrot dirige la ricerca al Preamble Center di Washington ed è co-direttore del Centro della Ricerca Economica e Politica

(http://www.cepr.net/). È co-autore, insieme a Dean Baker, di "Social Security: the Phony Crisis" (Sicurezza sociale: la Crisi Fasulla).