IN FRANCIA SI CONCLUDE VITTORIOSAMENTE DOPO UN ANNO LA LOTTA DELLE LAVORATRICI DELL'ARCADE

  Il 7 marzo 2002 inizia la vertenza di un gruppo di lavoratrici degli appalti di Arcade a Parigi. Il 4 marzo 2003, dopo un anno, viene firmato l'accordo predisposto dagli avvocati delle due controparti e riprende il normale svolgimento del lavoro.

Arcade pretende una clausola che impone la segretezza dell'accordo stesso. Evidentemente Arcade teme che la diffusione dei risultati ottenuti possa essere di sprone agli altri lavoratori a seguirne l'esempio.

Come a suo tempo era già stato detto, ricordiamo che "l'impresa di pulizie Arcade conta in Francia circa 3500 dipendenti e si occupa (con circa 800 salariati) delle pulizie della maggior parte degli hotel del gruppo Accor in questo paese. Il gruppo conta nel mondo circa 3700 hotel con marchi diversi. Le dipendenti vengono assunte con dei contratti a tempo parziale (5 ore al giorno, compreso il cambio degli abiti e la preparazione dei carrelli) e devono rispettare la cadenza di 3,2-4 camere all'ora, a seconda del livello dell'hotel. Le camere vengono contate secondo questa cadenza e, a fine mese, se hanno rispettato il ritmo ricevono la loro paga; se hanno lavorato delle ore in più queste non vengono pagate e se il numero di camere è inferiore a quello previsto, le ore fatte vengono contate come assenze."(vedi U.N. del 22 dic. 02 articolo di G. Soriano).

La manodopera viene reclutata fra donne provenienti dal terzo mondo, che sanno appena leggere e scrivere, a volte senza documenti, e quindi particolarmente vulnerabili di fronte agli sfruttatori che le assumono, non facendosi scrupolo di spremerle come limoni. Ma, di fronte a questa situazione insopportabile, alcuni dipendenti reagiscono ed il 7 marzo dello scorso anno 37 persone, che lavorano su alcuni hotel dell'area parigina, iniziano a scioperare con il sostegno della SUD (sindacato di base francese).

La lotta non si allarga. Solo 26 lavoratrici riescono a continuare lo sciopero per tutta la durata.

Questo si spiega dai ricatti e le pressioni della direzione, dai bassi salari e la difficile situazione economica. Sicuramente la mancata estensione dello sciopero è causato dalla paura e dal clima di ricatto che regna nel settore, ma anche dal cordone sanitario organizzato dalla CGT delle pulizie, che ha attivamente "scoraggiato" l'estensione della lotta.

Ma se il nucleo delle lavoratrici che hanno intrapreso la lotta ha potuto resistere, tra alti e bassi, così a lungo fino a conclusione sostanzialmente positivamente della vertenza è grazie alla solidarietà che l'ha sostenuto concretamente per tutto il percorso.

Verso la metà di maggio si è costituita una piccola intersindacale SUD-CNT-Collettivi di opposizione CGT in appoggio e verso la fine di maggio prende l'iniziativa di sostegno alla lotta il "Collettivo di Solidarietà", composto da compagni delle più diverse appartenenze, sindacalizzati o meno,anche critici nei confronti del sindacalismo. L'unico comune denominatore la volontà di lotta e di solidarietà legato al piacere d'incontrasi, di conoscersi, di aiutarsi, di comprendere, di imparare.

Tutto questo ha permesso che quando le forme di lotta intraprese dalle lavoratrici, come il blocco degli hotel, hanno dovute essere abbandonate per l'azione repressiva da parte del gruppo Accor con la denuncia dei salariati che la facevano e qui che la funzione del Comitato di sostegno diventa indispensabile per fare quelle azioni che sono impossibili ai dipendenti.

Importante è stata la solidarietà economica. Per molti mesi è stato soprattutto il sindacato SUD che ha garantito l'integrazione salariale al personale in sciopero, ma poi il "Collettivo di Solidarietà" ha continuato in questo sostegno, con collette fatte al momento delle azioni agli hotel, ai pedaggi autostradali, feste di solidarietà, con collette in altri posti di lavoro.

Un'altra azione importante condotta dal Comitato è stata quella di controinformazione anche nei media e un'operazione di attacco all'immagine del gruppo Accor anche con azioni bisettimanali condotte nei vari hotel, con un allargamento anche a livello internazionale. Anche in hotel del gruppo in Italia è stata condotta questa azione di controinformazione e di disturbo, come a Firenze ed a Milano.

Il coordinamento intersindacale ha organizzato delle manifestazioni a sostegno, come quella del 3 luglio con arrivo alla sede di Arcade, quella del 22 luglio con arrivo al tribunale dei Probiviri e con la partecipazione ad altre iniziative.

All'inizio di dicembre si percepisce che la situazione sta cambiando. Sicuramente questo è la conseguenza di un'intensificazione di azioni contro gli hotel, l'intervento a "manifestazioni professionali" come il salone della Ristorazione e all'incontro tra il Direttore Finanziario di Accor e i piccoli azionisti al Salon Actionaria.

Si stanno concretizzando anche le iniziative di solidarietà a livello internazionale ed i contatti con i media iniziano a dare i loro frutti.

Il 4 dicembre viene firmato un "protocollo" di accordo sulle modalità di ricorso al sub-appalto tra la Direzione di Accor e le organizzazioni sindacali del gruppo, chiara conseguenza della lotta ancora in corso e l'iniziative politiche-sociali messe in campo. Dopo un incontro tra il "Collettivo di Solidarietà", su esplicita richiesta delle lavoratrici in lotta, e la Direzione Accor, in cui si ribadisce la tenuta della lotta e l'allargamento del suo sostegno anche con iniziative di disturbo a livello internazionale, si ottiene che Accor esercita una pressione sull'appalto Arcade.

Arcade riapre la trattativa, ma già il 15 gennaio di quest'anno concede una riduzione significativa dei carichi di lavoro, che era uno degli obiettivi principali della lotta. Dopo altre iniziative, pressioni e mobilitazioni varie si arriva ai primi di Marzo alla conclusione con la firma dell'accordo "segreto" di cui evidenziamo i punti principali.

*I carichi di lavoro - punto centrale del conflitto- riguardanti i tempi di pulizia delle camere, differenziati a secondo dei tipi di categoria degli hotel vengono migliorati, i corridoi esclusi dai carichi di lavoro, con la comparazione delle condizioni di lavoro del sub-appalto a quelli dei diritti dei dipendenti del "gruppo" e soprattutto il pagamento di "tutte" le ore effettivamente lavorate.

Si introduce l'impegno alla formazione professionale, di dotare i lavoratori di abiti di lavoro, di mettere a disposizione locali per pasti, dotati di forni a micro onde e frigoriferi.

*Tutti i contratti di lavoro sono portati a 130 ore mensili.

*La riassunzione delle 8 lavoratrici licenziate per motivi connessi allo sciopero. Le pendenze giudiziarie e le richieste di penale sono state annullate. Tutte le sanzioni sono state cancellate.

*E' stato accordato un premio annuo, accordato anche ai non partecipanti allo sciopero, per tutti i siti interessati dallo sciopero.

*Un'indennità di compensazione per i giorni di sciopero è stata versata alla totalità delle scioperanti, equivalente a circa il 35% degli stipendi su dodici mesi. Le scioperanti hanno deciso di ripartirla in modo egualitario tra di loro.

Anche se non si è ottenuto tutto quanto prefisso, come sulla questione cruciale dei carichi di lavoro e quella sui tempi parziali imposti, sostanziali sono i passi in avanti fatti ed il cedimento padronale su tutti i punti.

Un risultato che dovrà essere difeso nel rapporto quotidiano da parte delle lavoratrici.

La considerazione principale che viene da fare sulla conclusione di tale vertenza è che nel campo estremamente debole e disarticolato del lavoro precario, sottoposto a pressioni e ricatti, possono determinarsi delle lotte con risultati importanti, anche in presenza di un piccolo gruppo di lavoratori che si ribellano, purché ci sia determinazioni in loro e soprattutto agisca un supporto di solidarietà attivo e concreto che riduca il dislivello di netto svantaggio, rispetto al padronato.

Ottenere delle piccole o grandi vittorie su tale terreno friabile è il presupposto per l'allargamento del conflitto.

Se vogliamo risalire la china in cui le condizioni del precariato è costretto ad operare, occorre che i compagni comincino a pensare ed organizzarsi in termini di solidarietà attiva, come supporto necessario alle situazioni più deboli.

(Molte informazioni qui riportate sono prese dal Bollettino n.45 del Comitato di sostegno ai dipendenti e precari in lotta Arcade,McDo, FNAC, Disney, Virgin ecc.).

Enrico Moroni