A 50 anni dal convegno di Pontedecimo

Il movimento anarchico si ricostituisce nell'immediato dopoguerra su due posizioni nettamente contrastanti rispetto all'azione politica da svolgersi in direzione del proletariato. Da un lato i gruppi del Sud, orientati verso un'azione prevalentemente propagandistica e favorevoli a una netta delimitazione dalle organizzazioni politiche e sindacali del movimento operaio. Dall'altro  i gruppi del Centro-Nord che, forti del ruolo attivo svolto nella lotta armata contro i nazi-fascisti, premono per un'azione di massa a diretto contatto, se non addirittura all'interno, delle strutture proletarie esistenti (sindacati, case del popolo, cooperative, ecc.). Già alla fine del giugno 1945 si svolge a Milano un convegno interregionale della Federazione Comunista Libertaria Alta Italia nel corso del quale viene approvata una risoluzione nella quale si afferma che "nonostante la caduta del fascismo, l'impalcatura capitalistica e monarchica non è stata neppure intaccata e che perciò la lotta antiborghese deve continuare più intensa sfruttando tutte le possibilità che si presentano", prima fra tutte il lavoro all'interno del Fronte della Gioventù, egemonizzato dagli stalinisti, "per cercare di costituire nel suo seno un vero fronte rivoluzionario". A tal fine viene costituita una Federazione Giovanile Comunista Libertaria Alta Italia presente con gruppi consistenti di giovani operai a Milano, Torino e in Liguria. E' attraverso questo canale che un gruppo di militanti rivoluzionari,  formatisi giovanissimi nella lotta partigiana e disgustati della politica di unità nazionale del PCI togliattiano, entrano in contatto con il movimento anarchico alla ricerca di una più marcata collocazione di classe e di una più autentica caratterizzazione rivoluzionaria. Costituitasi la Federazione Anarchica Italiana (FAI) nel congresso di Carrara del settembre 1945, questi giovani militanti ne vanno a rappresentare la componente più vivace sia sul piano dell'azione politica che nel dibattito accesissimo in corso sul tema dell'organizzazione. Di fronte a un PCI staliniano che pare onnipotente e che sfrutta il mito dell'URSS per consolidare la sua egemonia sul proletariato, i giovani libertari iniziano a teorizzare la necessità di una più salda omogeneità politico-organizzativa e di un approccio più attento alla esperienza della rivoluzione russa. Vengono fatti circolare testi  semisconosciuti quali la Piattaforma Machno-Arsinov e si comincia a parlare della necessità di una organizzazione anarchica che vada al di là delle esistenti forme di coordinamento, manifestamente insufficienti a supportare un lavoro in profondità nella classe operaia. Gli avvenimenti del  1948, con il pieno dispiegarsi anche in Italia della guerra fredda, la sconfitta del Fronte Popolare, l'attentato a Togliatti e l'insurrezione abortita che ne consegue, costringono anche la FAI a una chiarificazione interna.  All'inizio del 1949 i giovani si costituiscono in un "comitato di coordinamento" che vede tra i suoi promotori Arrigo Cervetto e Pier Carlo Masini. Polemizzando con la posizione "resistenzialista" della rivista Volontà che tenderebbe a ridurre l'anarchismo a puro movimento d'opinione e a mera protesta individuale, i giovani rivendicano una più chiara scelta di classe. Nel mese di settembre il Comitato inizia la pubblicazione di un notiziario, inizialmente per il Lazio e la Toscana, con il titolo de L'Impulso.  Richiamandosi all'acceso dibattito sviluppatosi nel congresso di Livorno della FAI (aprile 1949), la redazione de L'Impulso, di cui il ventunenne Cervetto rappresenta una delle voci più interessanti, individua nel "basso livello ideologico" dei libertari la principale ragione della persistente incapacità del movimento anarchico italiano a "sviluppare un lavoro coordinato e responsabile" verso il proletariato. Da qui la "necessità di iniziare alla base un paziente lavoro di restaurazione teorica allo scopo di rianimare i compagni disorientati o ideologicamente deboli". Non secondario è il terreno organizzativo. Già dal primo numero de L'Impulso appare evidente come per il gruppo il problema dell'organizzazione rappresenti l'asse portante della nuova presenza libertaria che si vuole affermare. Sulla rivista appare una lunga serie di articoli dedicati ad una minuziosa descrizione dei criteri su cui costruire i gruppi locali e sulle caratteristiche che tali gruppi debbono assumere a seconda delle realtà in cui operano. Le posizioni de L'Impulso suscitano la sdegnata e compatta reazione della parte più tradizionalista della FAI che accusa i giovani di pericolosi cedimenti verso il marxismo. Le critiche non appaiono del tutto destituite di fondamento. Pur dichiarando la propria totale adesione ai principi libertari,  il gruppo de L'impulso andrà progressivamente recuperando tematiche proprie del  marxismo rivoluzionario in uno sforzo di sintesi che alla lunga si rivelerà impossibile. Nel marzo 1950 a Genova un convegno di gruppi  giovanili si schiera decisamente per la nascita di un nuovo movimento anarchico "orientato e federato" che abbandoni la prassi tradizionale della totale autonomia di azione politica dei singoli gruppi  in favore di un unico orientamento vincolante per tutti gli aderenti. A spingere di più in questa direzione sono i liguri ed in particolare Arrigo Cervetto e il giovane operaio genovese Lorenzo Parodi, già delegato al congresso di Livorno della Fai dell'aprile 1949. Particolare risalto viene dato al dibattito in corso nella Federazione Anarchica francese ed in particolare alle tesi “comuniste-libertarie” di  G. Fontenis a cui soprattutto guardano con attenzione Cervetto e Parodi. La reazione della FAI è drastica. Il congresso della Federazione, tenutosi ad Ancona nel dicembre 1950, delibera l'espulsione dei gruppi dissidenti e riconferma "il concetto tradizionale del movimento anarchico aperto: non esclusivamente politico, con un'ideologia molteplice pur nell'unità del suo orientamento antiautoritario, non strutturato nell'organizzazione...". Immediatamente dopo il congresso di Ancona il "movimento orientato e federato" si costituisce in vera e propria organizzazione politica autonoma con il nome di Gruppi Anarchici di Azione Proletaria (G.A.A.P.). E' Arrigo Cervetto a sviluppare un'articolata analisi del capitalismo italiano posta a fondamento della svolta "realistica" rappresentata da una nuova concezione dell'anarchismo, più adeguata alla complessità dei tempi e fondata sullo studio scientifico della società e su una più omogenea visione organizzativa. Nel Convegno Nazionale di Genova-Pontedecimo (28-29 febbraio 1951) i G.A.A.P. approvano il progetto di tesi programmatiche "Sulla liquidazione dello Stato come apparato di classe" redatto da Arrigo Cervetto. Nel documento la lotta per il comunismo affonda le sue radici in uno studio accurato delle tendenze di fondo della società capitalistica e necessita contro ogni illusione spontaneistica e volontaristica di una chiara concezione organizzativa. Una prospettiva coerente per una organizzazione composta in gran parte da giovani operai (28 anni è l'età media dei delegati al Convegno  per due terzi operai e per un terzo studenti) e soprattutto un momento significativo di rilancio di una visione internazionalista dopo gli anni bui dello stalinismo. Ma parlare, come fa Lotta comunista, di  “primi passi della corrente leninista” appare fuorviante. Quei giovani riuniti a convegno, compreso il ventiquattrenne Cervetto, sono e intendono restare orgogliosamente anarchici. La loro grandezza sta, semmai, nel coraggio con cui rompono schemi obsoleti e nella coerente, tenace, fermezza con cui portano avanti la propria battaglia. Trasformare la storia in mito non serve. Gli operai d’avanguardia debbono riappropriarsi della propria storia, non idealizzarla. E in questo senso il Convegno di Pontedecimo resta una delle pagine più significative della storia della classe operaia italiana nel dopoguerra, patrimonio comune di noi tutti. 

G. A.