11/03/2003: Lettera dal carcere militare di Santa Capua Vetere


Venerdì 31 gennaio. Uno dei cavalli di battaglia dell'azione anarchica è sempre stato l'antimilitarismo, l'azione continua, quindi, contro la dimensione militare. A me sinceramente questa concezione non torna, ed ebbi modo di dichiararlo già qualche anno fa in una giornata, per l'appunto "antimilitarista", organizzata da alcuni compagni anarchici in un podere occupato nel senese. In quell'occasione, fra lo stupore generale, affermai che io antimilitarista non ero, ma anarchico, e che da anarchico potevo benissimo organizzarmi militarmente per attaccare la classe dei capitalisti con tutto il loro seguito di sbirri e funzionari. Questo perché l'aggettivo "militare" non è che l'aggettivo che contrassegna un'arte particolare, quella della guerra, quella del difendersi da un nemico per conservare spazi di agibilità o la propria vita e di attaccarlo al fine di renderlo inoffensivo o eliminarlo. Un'arte, particolare come tutte le arti, che può necessitare di strumenti come tutte le arti, come la pittura, la scultura, la danza, la muratura, la panificazione...
Per quale motivo dovrei rinunciare ad elevarmi nello studio di quest'arte, addirittura combatterla? Per quale motivo dovrei rinunciare a leggere preziosi contributi militari rivoluzionari come "guerriglia urbana nella metropoli" della RAF, o "teoria e pratica dell'insurrezione" di Emilio Lussu, o i diari di lotta dei partigiani o dei miliziani?
C'è chi mi ha risposto che per "militare" di solito si intende l'esercito dello Stato, ma secondo me questo è semplicemente un buon modo per prendere lucciole per lanterne. La verità è che esiste un'organizzazione di potere costituita da forze produttive, amministrative, di ricerca che utilizza reparti addestrati all'arte militare per autoconservarsi, proteggersi e conquistare nuovi luoghi dove insediarsi. In questo caso precipuo, perché altri ve ne sono, questi reparti sono composti da individui che non devono partecipare alle decisioni, bensì obbedire, individui impossibilitati a esprimere la propria individualità, da immolare sull'altare degli interessi della classe capitalista. Il meccanismo che cerca di arrivare a questi risultati può funzionare o meno bene, come siccesse alle truppe fasciste in Africa. Ciò che contraddistingue significativamente questa opportunità militare è la mancanza di motivazioni proprie da parte di ogni singola unità addestrata, dunque il rischio che questi ultimi si accorgano che le menzogne inculcategli non sono altro che il paravento degli interessi della classe capitalista.
Nel caso in cui, invece, lo studio di una contrapposizione bellica, tattico, strategico, geografico, psicologico, in senso militare, fosse fatto da individui con interessi propri, di classe, rivolti alla propria come alla generale emancipazione da un comune oppressore, le cose cambierebbero, non vi sarebbero gerarchie meccaniche, ma concordate divisioni di compiti necessari, assalti, coperture, vettovagliamento, rifornimento, collegamento, eccetera... a seconda delle attitudini, delle esperienze, delle capacità individuali di ogni singolo, come successe con la Maknovehina in Ucraina o con la Colonna di Ferro in Spagna. La colonna di ferro è passata alla storia come "milizia" e "militarizzazione" fu chiamato quel processo di smantellamento delle forze armate libertarie, collettiviste, anarchiche operato dalle forze armate autoritarie con l'ausilio massiccio della potenza statal-capitalista di Stalin. Ma i giri di parole non possono coprire una banale realtà, e cioè che militarmente erano organizzati sia i miliziani sia le truppe foraggiate da Baffone, ovviamente in modo diverso. L'arte militare è associabile alla gerarchia quando a impugnarla è una classe senza scrupoli, ma è altrettanto associabile alle pratiche anarchiche quando a impugnarla sono gli anarchici, che contro quella classe senza scrupoli si scontrano da sempre.

Non dico queste cose perché da anarchico "militare detenuto" ho acquistato una qualche autorevolezza in merito a queste questioni, ma perché affrontando le discussioni da basi chiare le stesse acquistano carattere universale, e non è certo da ambiti ristretti che ho intenzione di agire per rovesciare a terra questa vasca da bagno piena di merda che è il mondo dei governi e del capitale. Da anarchico "militare detenuto" ho piuttosto l'opportunità di annotarmi nel cervello che non solo nelle carceri militari, ma anche nelle caserme del vituperato esercito italiano repubblicano serpeggia il mai domo spirito di ribellione all'autorità e che una discussione mal posta sull'antimilitarismo può nuocere alle istanze rivoluzionarie più di quanto si possa immaginare.

Sotto a tutto, pronta a impennarsi, c'è la questione di classe, capace di strappare ogni divisa o bandiera, pronta a ribaltare l'ordine imperante, con gli occhi di un caporale che rutta alla faccia del suo esercito, col cuore di due militari che si amano perché odiano gli stessi oppressori.

Avanti anarchici, avanti anarchiche, valorosi e fieri, col cuore nero d'amore.

Santa Maria Capua Vetere - carcere per forze armate

da Crocenera anarchica n.5

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