06/07/2003: IL BANCHETTO DEGLI SCIACALLI


Solo pochi mesi fa, dopo un atto criminale quale l’abbattimento di oltre 200
pini dal Viale dell’Università, effettuato per mano dell’Amministrazione
Poli Bortone ed in seguito alle relative manifestazioni di protesta il
Vescovo di Lecce, Cosmo Francesco Ruppi, affermava pubblicamente che “fa più
rumore un albero che cade che un prato che cresce!”. Com’è naturale per
gentaglia di tale risma, gli aguzzini e gli oppressori si riconoscono, si
stimano e si proteggono, evitando di calpestarsi i piedi a vicenda.
Parafrasando quanto affermato dal capo della Chiesa leccese, potremmo oggi
affermare che fa più rumore un portone di legno leggermente bruciacchiato
che centinaia di esseri umani ammazzati e morti nel mare! Alla luce dei
fatti, ci sembra questa una affermazione che ben difficilmente può essere
smentita.
Tanto chiasso e molto clamore c’è stato in seguito a quello che pare essere
stato un preciso e mirato gesto di rabbia; il becero chiacchiericcio si è
tramutato in urla ed anatemi, ma tutti si sono ben guardati dal dire come
stanno realmente le cose e dal chiamarle col loro vero nome.
Tutti si sono affrettati ad esprimere solidarietà a Don Cesare Lodeserto ed
al Vescovo Ruppi, elogiando il loro operato in favore dei più poveri,
incensandoli per l’aiuto e la solidarietà che attraverso il Regina Pacis –
la galera da loro gestita –, questi loschi figuri con la tonaca porterebbero
a coloro che sbarcano sulle varie coste dell’assolato Bel Paese.
Attestati di solidarietà ai due aguzzini sono stati espressi dal Questore e
dal neo Prefetto, cosa del resto logica in quanto essendo costoro degli
sbirri non possono che gioire nel vedere la gente reclusa, ed anche perché
sono essi stessi parte fondamentale dello stesso meccanismo di cui fa parte
anche la Chiesa leccese.
Solidarietà è stata espressa dalla Sindaca catto-fascista, dalla sua
reazionaria Amministrazione e da altri miserabili rappresentanti della
destra istituzionale, che ancora una volta hanno colto la palla al balzo per
invocare maggiori controlli e repressione e per spingere sempre più per
l’installazione di videocamere nel centro storico, per rendere sempre più
reale la società – galera da Grande Fratello verso cui corriamo a sempre
maggiore velocità.
Solidarietà ai due aguzzini si sono affrettati ad esprimere anche
innumerevoli personaggi della sinistra ed il Presidente della Provincia, per
non perdere il treno con i voti dei cattolici e dei moderati, in previsione
delle elezioni provinciali del prossimo anno. E se qualcuno di
questi “sinistri” figuri solo pochi mesi fa criticava il Regina Pacis ed i
CPT – cercando evidentemente voti e consensi in altri ambiti –, ora non
esita a prendere le distanze da qualche suo stesso compagno di partito che
solo una settimana prima del “fattaccio”, dopo una visita a sorpresa nel
Regina Pacis, denunciava l’uso massiccio di psicofarmaci per prevenire nuove
rivolte.
Gli scribacchini di regime, infine, hanno dato il peggio di loro stessi
scrivendo quintalate di merda, che prima o poi dovremo pur restituirgli,
come ordinatogli dagli sbirri e prostituendosi come da sempre sono soliti
fare, per guadagnarsi così il diritto di sedere anche loro al banchetto
degli sciacalli a mangiare avanzi di carne putrida; e pretendono costoro di
dare lezioni di morale, affermando che chiamare il Regina Pacis “lager” è
esagerato, e che bisognerebbe chiederlo a chi i lager nazisti li ha vissuti
veramente.
Noi continuiamo a ribadire che è proprio il rigore storico a dimostrare che
il Regina Pacis e tutti i posti come questo sono dei veri e propri lager, e
non avremo pace fino a quando anche uno solo di questi posti sarà ancora in
piedi.
Dalle bocche fetide come fogne di tutti questi difensori delle gale, invece,
l’unico termine continuamente utilizzato – in maniera mirata e strumentale
per ingannare l’opinione pubblica – è quello di “centro d’accoglienza”,
perché già a chiamarli come le loro stesse leggi affermano, e cioè “centri
di permanenza temporanea”, qualcuno potrebbe chiedersi cosa stia a
significare quel “permanenza temporanea”, e riflettendoci solo un attimo
arriverebbe a capire che significa “reclusione”, la cui degna continuazione
è l’espulsione, la cacciata degli indesiderabili dall’opulento “paradiso”
occidentale… Ed allora crediamo di sapere bene da che parte stia la vera
violenza e chi siano realmente i terroristi: non certo chi, animato da
chissà quali pulsioni e sentimenti sceglie di bruciacchiare un pezzo di
legno per mettere a nudo un problema ben preciso, ma chi ogni giorno, e lo
vediamo continuamente, è responsabile morale e/o materiale delle morti di
centinaia di disperati che tentano di raggiungere l’Italia per sfuggire alla
miseria più nera, annegandoli in mare, deportandoli, incarcerandoli e
rispedendoli indietro.
Affermare che Don Cesare Lodeserto e il Vescovo Ruppi da anni siano
solo “colpevoli” di praticare la solidarietà, significa avere preso un
clamoroso abbaglio quando si è visto costoro portarsi la mano sul cuore
sentendo parlare di sbarchi ed immigrati: le loro mani, in realtà, correvano
solo al portafoglio ben custodito nel taschino della giacca!
Nemici di ogni frontiera
c/o Spazio Anarchico
Corte dei Petraroli, 2 - LECCE
25/06/2003


http://www.autprol.org/