10/12/2003: Resoconto riunione nazionale del 29/11


Cari compagni,
come chiestoci da molti comitati che non sono potuti intervenire qui sotto vi inoltriamo il breve e sintetico resoconto dei promotori della riunione nazionale del 29 a Roma ed un nostro contributo.
Credo che come realtà impegnate, comunque e senza esitazioni, da anni sul tema dell'opposizione classista e antimperialista alla guerra, possiamo accogliere con soddisfazione l'apertura di campagne unitarie sui nostri temi (non nel senso di presunti nostri "copyright", ovviamente).
Attendiamo il contributo ufficiale che verrà proposto tra qualche giorno, comunque credo che dovremo dare un contributo attivo a QUALSIASI INIZIATIVA di questo tipo. Assemblee, riunioni, manifestazioni, mobilitazioni...in ogni città dove siamo presenti.
Infatti, il pacifismo elettoralista e di maniera ha esaurito (almeno "contingentemente") la sua funzione trainante quantomeno da dopo la fine dei bombardamenti, durante i quali bisognava solo schierarsi solo contro la disumanità del massacro di popolazioni civili inermi. Ma gli interessi della guerra, come avevamo detto dall'inizio, erano ben più profondi della semplice questione "democrazia" e toccavano direttamente gli interessi vitali dei poli imperialisti in lotta e, di conseguenza, dei popoli che resistono alla "globalizzazione" capitalista. Cosa che ha alimentato e scatenato una "inaspettata" (non per tutti, ovviamente) capacità di Resistenza da parte del popolo irakeno, costringendo anche le coscienze comuni (e le "anime belle") a ragionare in maniera meno superficiale su quali erano i veri interessi in campo.
Prova di questa impossibilità "oggettiva" del pacifismo integralista di proseguire su quel terreno la lotta contro la guerra è stata l'immobilismo, pressoché generalizzato, da aprile ad oggi. E prova ne sono le spaccature anche all'interno del movimento pacifista "tout court" diviso tra chi condanna, principalmente, il "terrorismo" (vedi dichiarazioni del PRC, dei Disobbedienti e ARCI) e chi condanna, principalmente, l'occupazione (vedi appello di "Un ponte per..." ed alcuni movimenti cristiani di base).
Divisione che è alimentata anche dallo smascheramento delle reali intenzioni europee che chiedono una distribuzione più equa delle "fette di torta" con gli anglo-americani. L'ultima risoluzione ONU così va letta e così viene letta dagli irakeni stessi che non gli riconoscono (anche a suon di bombe) nessuna leggitimità e autorità. E ci mancherebbe dopo 1.500.000 di morti per via del suo embargo!
Tuttavia questo immobilismo non sembra essere in sintonia con il "comune sentire" dei lavoratori italiani e della maggioranza della popolazione. Gli stessi sondaggi di "regime" (ABACUS, ad es.) registrano ancora una stragrande maggioranza a favore di chi ritiene questa guerra "ingiusta" e vorrebbe il "ritiro delle truppe". Certo gioca un ruolo anche la campagna interessata delle forze "europeiste" (le più svariate) in funzione anti-americana e l'emozione indotta ed amplificata per le morti dei soldati italiani. Ma rimane il fatto oggettivo che questa guerra non è in sintonia con il comune sentire della maggioranza, come dicevamo.
La scommessa di puntare su una prospettiva di lotta antimperialista di lunga durata si può dimostrare azzeccata se sappiamo farla veicolare correttamente e costantemente. Le mobilitazioni per la Palestina (in particolare quella dell'8 novembre) hanno dimostrato che se si prende l'iniziativa in maniera chiara e cristallina (anche al nostro interno), in questa fase, si possono spostare forze ed equilibri importanti con il contributo di tutti...
La campagna proposta il 29 verte "principalmente" sulla questione del ritiro dell truppe d'occupazione (senza concessioni in cambio alla questione "terrorismo"), considerato unanimemente il punto unitario più avanzato possibile nell'attuale movimento.
Si sono inoltre cominciati interessanti discorsi (ancora da approfondire, si è detto) sulla questione Basi militari e resistenza irakena (dove si convergeva comunque sulla sua leggittimità indiscussa).
Pur tuttavia, crediamo che il nostro contributo su questi due temi, come su quelli dei costi di guerra per le classi lavoratrici, debba farsi sentire. Crediamo che, rimanendo in sintonia con la campagna proposta, si debba dare impulso immediato all'appoggio alla resistenza del popolo irakeno (come fatto per quella palestinese), vero "investimento per il futuro" nelle mobilitazione contro le aggressioni imperialiste. Soprattutto se è vero, come è vero, che la questione Irak sta prendendo (e prenderà sempre più) una piega "vietnamita". Lo stanno già facendo (pur con le loro contraddizioni) i movimenti negli USA ed in GB, va posto (con intelligenza e con le nostre specificità "italiote") anche qui in Italia e nel "cuore" della UE.
Stessa cosa vale per il "fronte interno", dove la questione delle Basi e dei costi della guerra (finanziarie, carovita, salari) possono essere il grimaldello per coinvolgere settori del lavoro nell'opposizione alla guerra. Ma bisogna farne parte "costituente" delle campagne future.
Su questo e su altro vorremmo sentire i compagni della variegata area anticapitalista ed antimperialista cos ane pensano. Nel merito più specifico del come e del quando, per correttezza, se ne discuterà poi quando uscirà il contributo ufficiale dei promotori "Red Link" e "Contropiano".
Intanto approfittiamone per schiarirci noi le idee e riaprire un dibattito sospeso...

i compagni e le compagne dell'ANA

Sabato 29 novembre, si è tenuta a Roma una prima riunione nazionale per discutere il rilancio delle iniziative di opposizione alla guerra e all'occupazione militare/coloniale dell'Iraq. In modo particolare la questione della campagna per il ritiro del contingente militare italiano. Alla riunione hanno partecipato realtà impegnate nel movimento a Napoli, Roma, Firenze, Pisa, Bologna, Milano, Viterbo, Veneto. In un clima propositivo e di confronto teso ad approfondire i problemi cercando soluzioni unitarie ed efficaci sul piano dell'iniziativa, è stato deciso di produrre un primo documento di sintesi della discussione che sarà disponibile nei prossimi giorni e di elaborare un materiale di controinformazione (opuscolo, volantone o altro) sulla situazione in Iraq ed in modo particolare sulle forze che animano la resistenza contro l'occupazione, un materiale utile sia per contrastare la disinformazione sia per agevolare una discussione nel merito dentro il più vasto movimento contro la guerra.

redlink@virgilio.it; cpiano@tiscali.it

http://www.autprol.org/