27/02/2004: E' uscito il N.66 della rivista N+1 del febbraio 2004


L'Ufficio Complicazione Affari Semplici ha partorito la Legge Biagi

[...] Alcune leggi dell'organizzazione, e soprattutto della disorganizzazione industriale, sono ben individuate nei manuali e in celebri libelli satirici su di essi. La legge cui è stato dato il nome di Biagi è un tipico prodotto degli UCAS di tutto il mondo. A questo fenomeno fa riscontro perfetto il sindacalismo odierno, che si adagia supinamente sui modelli proposti dalla "controparte". Così come vi si adagia il riformismo alternativo – compreso quello che spara – nell'affrontare le tirate riformistiche di governi pasticcioni.
[...] Ogni scienza non è altro che la ricerca di spiegazioni semplici per un mondo dall'apparenza complicata. E qui arriveremo alle cose semplici seguendo necessariamente la complicata realtà economica dell'epoca imperialistica, realtà irreversibile e che perciò prima o poi dovrà saltare quella legislativa e sindacale, dato che non sono più adatte al moderno mondo del lavoro, con le sue tecnologie, i suoi modelli di produzione diffusa ecc.
[...] In pratica i borghesi, i loro servitori, i sindacati, e persino chi si perde nella pratica di avversare le ri-forme invece di diffondere i concetti completamente anti-formisti del marxismo, tutti costoro, in positivo o in negativo, credono sul serio che si possa incidere sul mercato del lavoro, quindi sulla legge del valore, attraverso riforme del tipo di quella Biagi. Le vorrebbero solo migliori. Ora, non è impossibile in assoluto, per la borghesia, ottenere degli effetti positivi sull'occupazione, sul salario, sui profitti e sul PIL. Così come non è impossibile per il movimento operaio ottenere vantaggi immediati per sé. Ma occorre entrare in campi che non hanno più nulla a che fare né col riformismo, né col sindacalismo così come lo si intende oggi o come lo s'intendeva ieri.
[...] La borghesia non è più capace di razionalità. Non è in grado di evitare la propria trasformazione in una entità post-capitalistica, una innominabile classe-marmellata con milioni di capitalisti fasulli, altrettanti milioni di bottegai e professionisti, più milioni di pseudo-proletari con Partita IVA. Non è più in grado neppure di immaginare un capitalismo serio in cui la legge sul lavoro potrebbe essere scritta in pochi paragrafi.
[...] La legge Biagi è una rassegna delle angosce del Capitale, una mostruosità burocratica dal punto di vista operativo, peggio di tutto ciò che è stato escogitato prima d'oggi, una vera mangiatoia per avvocati e sindacalisti di carriera. C'è materia da trattativa per secoli; se il capitalismo durasse tanto [...].
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