09/03/2004: Sciopero Acea: la direzione chiama i carabinieri all'interno degli uffici


Sciopero di 4 ore dei lavoratori dell'Acea Spa di Roma.
Di fronte ad una situazione che non ha tenuto conto del mantenimento delle condizioni di miglior favore dei lavoratori ex Acea e ex Enel confluiti nel 2001, la direzione aziendale ha continuato in una politica finanziaristica e societaria che danneggia il servizio pubblico e le condizioni di lavoro. Sorda ai richiami in materia di sicurezza sul lavoro, organici, esternalizzazioni delle attività, organizzazione del lavoro e del rifornimento dei materiali necessari, la direzione dell'Acea, sotto controllo comunale al 51%, ha continuato a fare il gioco delle scatole cinesi, costruendo e facendo fallire società che poco o nulla hanno a che vedere con il servizio elettrico e idrico (vedi il caso della Voi Noi spa, fallita e con i lavoratori spalmati su Distribuzione e ATO2), disdegnando ogni tipo di trattativa, financo con sindacati a dir poco compiacenti.
Dopo anni di questa situazione i lavoratori hanno incalzato i sindacati confederali, riunendosi in assemblee autoconvocate e diffidandoli dal prendere altre iniziative al ribasso. Ne è scaturito un pacchetto di 16 ore di sciopero, le prime 4 svoltesi oggi.
In questa occasione, aggiungendo due ore di assemblea ad inizio turno, circa 200 lavoratori e lavoratrici si sono riuniti davanti alla sede di Piazzale Ostiense, dando anche vita ad un corteo attorno al palazzo. Dopo circa 2 ore la direzione ha chiesto di far salire una delegazione.
I lavoratori in massa hanno optato per entrare tutti nel palazzo e al ritmo di slogan e fischietti sono saliti fino al sesto piano.
Qui la sorpresa: chiamati dalla direzione si sono presentati oltre a tre funzionari di polizia anche 6 carabinieri in tenuta antisommossa, manganelli e persino fucili lanciagas!
A questo punto, mentre i sindacati facevano di nuovo i pompieri, i lavoratori in sciopero hanno rumoreggiato pretendendo che si facesse un'assemblea al piano e senza carabinieri. I delegati sindacali si sono per lo meno evitati la figuraccia di entrare in riunione con
la scorta!
Dopo essere ridiscesi in strada, i commenti sono stati duri nei confronti dell'azienda che prima chiede un incontro e poi chiama la scorta armata e nei confronti dei sindacati che non hanno stigmatizzato al momento questo fatto.
E' grave quanto avvenuto: la svendita del patrimonio pubblico delle aziende di servizio ha toccato i livelli più infimi. Presidente e Amm. delegato di Acea sono ricorsi alla forza pubblica per impedire o controllare una trattativa imposta dal basso.
Ora attendiamo le prossime mobilitazioni, augurandoci che i lavoratori non abbassino la guardia anche nei confronti dei sindacalisti che sembrano manifestare interesse a sedi separate e credono che queste sceneggiate siano solo folklore e non rivelino la vera essenza della controparte.

Roma 5 marzo 2004
Alcuni lavoratori Acea iscritti al Cobas Energia

http://www.autprol.org/