25/01/2005: Storie di deportazioni - storie di liberazioni


<<“Chi controlla il passato”, diceva lo slogan del Partito, “controlla il futuro: chi controlla il presente, controlla il passato”. Eppure il passato, sebbene mutevole per la sua stessa natura, non era mai stato mutato. Tutto ciò che era vero allora, rimaneva vero da sempre e per sempre. Era semplicissimo. Tutto quel che si richiedeva era soltanto una serie infinita di vittorie sulla propria stessa memoria, Controllo della realtà lo chiamavano: e in neolingua BISPENSIERO.>>
George Orwell “1984”


Un lager è un lager. Un CENTRO DI PERMANENZA TEMPORANEA per immigrati in attesa di espulsione (istituiti nel 1998 durante un governo di centro-sinistra con la legge TURCO-NAPOLITANO) è un campo di concentramento. Ciò che li accomuna, dalla serialità delle strutture al filo spinato, è che sono un mezzo per l’eliminazione di ciò che è scomodo.
Nella Germania nazista i campi di concentramento furono istituiti nel 1933 per gli oppositori al partito, ma pochi potevano immaginare che sarebbero stati in futuro utilizzati per i cosiddetti “asociali” (persone che non corrispondono ai canoni della “razza superiore” o che non accettano di asservirsi alla sua cultura) e per tutti i prigionieri delle zone conquistate in Europa Orientale, dalla Polonia e da aree dell’ex-Unione Sovietica deportati in massa per far posto ai coloni tedeschi in quello che la propaganda di regime chiamava “Nuovo Ordine Europeo” e in cui non c’era posto per ebrei, comunisti, anarchici, zingari, omosessuali…

Dalle nostre colonie importiamo ancora oggi la più grande monocultura a cui ci siamo dedicati: quella dei nuovi schiavi. Abbiamo colonizzato le loro terre, abbiamo sconvolto gli equilibri delle loro economie, li abbiamo costretti a cercare sopravvivenza altrove e quando vengono qui a “presentarci il conto” li rinchiudiamo in un lager e li deportiamo altrove; o nel loro paese, dove li aspetta ciò da cui tentavano di fuggire (a volte la pena di morte) o in altri lager che abbiamo fatto costruire in paesi lontani, fino a ieri nostri più acerrimi nemici ma che diventano i nostri più fedeli collaboratori nella repressione dell’immigrazione (vedi la Libia di Gheddafi). L’immigrazione diventa illegale, l’immigrato clandestino è a scelta “l’importatore di una malaria morale che infesta le nostre salubri comunità” o semplicemente non esiste, non deve esistere, perché “legalmente inesistente”. E allora si capisce la soppressione legale della legalità, l’Eccezione che si fa Norma, il Lager.
I CPT in Italia sono circa 17 e si conta che ne verranno costruiti degli altri. Anche Corelli come tutti i lager che si rispettino ha le sue storie di violenza, suicidi, di condizioni di vita disumana.
Come ogni storia umana ha i suoi episodi di incontenibile bisogno di libertà e di ribellione, come testimoniano le rivolte e i numerosi tentativi di fuga, molti dei quali riusciti.
Se il Giorno della memoria serve a relegare al passato qualcosa che passato non è, perché le analogie tra i lager nazisti e i democratici centri sono evidenti, perché la guerra (le guerre ufficiali o meno, i colpi di Stato, i disastri ecologici, i licenziamenti di massa) non è mai finita e con essa la storia delle migrazioni, allora cambiategli il nome in Giorno del Bispensiero.
Perché Corelli è adesso e a due passi da casa e se ci sembra impossibile distruggere questa enorme gabbia sappiamo che, come i lager nazisti, come Guantanamo, come tutte le carceri del mondo, essa sopravvive grazie ad una fitta rete di collaborazioni da parte di piccole e grandi imprese e di associazioni “umanitarie” (vedi per esempio Croce Rossa, Caritas).
E’ necessario spezzare questa rete che si regge sull’indifferenza e sull’odio tra sfruttati, seminati dalla propaganda razzista di Stato, e ricostruire quella solidarietà verso le lotte di tutti gli oppressi che ci indica quali sono i nostri nemici comuni e i modi per liberarcene.

Contro Ogni Frontiera - MI

Per scriverci: controognifrontiera@yahoo.it

controognifrontiera@yahoo.it

http://www.autprol.org/