26/01/2005: Dichiarazione della Delegazione Palestinese a Porto Alegre 2005


UNITI NELLA LOTTA:Dichiarazione comune ed appello della Occupied Palestine and Syrian Golan Heights Advocacy Iniziative (OPGAI), presentata al Forum Sociale Mondiale 2005 da OPGAI


FINE DELL'OCCUPAZIONE MILITARE ISRAELIANA

Quali Organizzazioni della società civile, siamo parte di quella popolazione araba e palestinese che ha combattuto per decenni contro la colonizzazione e l’occupazione militare impostaci dai coloni ebrei attraverso il movimento sionista e lo Stato di Israele.

Siamo parte di quel movimento mondiale di persone coinvolte nella battaglia per la giustizia, l’uguaglianza e la libertà degli oppressi ed emarginati e siamo venuti al Social Forum Mondiale con una chiara agenda: desideriamo condividere con voi la nostra analisi sulle cause alla radice di questo conflitto protratto in Palestina e, sulla base della nostra comune riflessione, desideriamo ottenere un vostro effettivo sostegno alla nostra battaglia continua.

DI CHE BATTAGLIA SI TRATTA?

La motivazione alla base del conflitto protratto in medio oriente è la negazione del diritto del popolo indigeno arabo-palestinese di vivere e svilupparsi liberamente sulla nostra terra, cioè il diritto all’autodeterminazione, attraverso l’imposizione di uno Stato nel 1948.Lo Stato di Israele è stato costruito da immigrati a loro unico vantaggio. In questo senso non si tratta di un "normale Stato coloniale" costruito tramite l’espropriazione delle risorse locali e del lavoro indigeno. Israele si autodefinisce come " uno Stato solo per il popolo ebraico". La politica israeliana-sionista dagli inizi del XX secolo ad oggi ha avuto l’obiettivo di PRENDERE IL CONTROLLO DELLA TERRA e di ESCLUDERNE il popolo indigeno.

ISRAELE E’ UNO STATO COLONIALE DI APARTHEID

La conquista della terra e l’esclusione del popolo arabo-palestinese si è ottenuta attraverso una varietà di pratiche politiche applicate, all’inizio all’interno del territorio dello Stato di Israele (ad esempio le linee del cessate il fuoco del 1999). Misure simili sono poi state riprodotte nel teritorio palestinese ed arabo occupato da Israele nel 1967, come la Cisgiordania palestinese, la Striscia di Gaza e le alture siriane del Golan. Queste misure includono:


. ESPULSIONE DI MASSA AD OPERA DELLE FORZE MILITARI E NEGAZIONE DEL DIRITTO AL RITORNO PER I RIFUGIATI. ( cioè pulizia etnica): ci sono circa 6 milioni di rifugiati palestinesi (compresi i loro discendenti) delle guerre del 1948 e 1967. Israele ha illegalmente espropriato le loro terre e case, così come le proprietà di circa cinquecentomila arabi siriani e dei loro discendenti espulsi dalle alture del Golan nel 1967. Oggi questi rifugiati costituiscono la maggioranza della popolazione palestinese.


. OCCUPAZIONE MILITARE E PRESSIONI che hanno l’obiettivo di spingere le persone ad andarsene perché la loro vita quotidiana diventa insostenibile: in trentasette anni di occupazione israeliana nella Cisgiordania e nella striscia di Gaza sono state demolite circa 20000 case palestinesi, e circa 600000 palestinesi sono stati imprigionati per periodi più o meno lunghi. Solo nella corrente intifada (2000-2004) sono stati uccisi 3300 palestinesi, di cui 600 erano bambini, e più di 27000 sono stati feriti dai soldati israeliani e dai coloni. Le infrastrutture pubbliche e private sono state distrutte. Molte centinaia di migliaia di alberi sono stati sradicati. I Palestinesi subiscono rigide restrizioni alla loro libertà di movimento ed al loro accesso a terra e acqua. Queste misure hanno accelerato un processo di contro-sviluppo economico.


. PROGRAMMA DEMOGRAFICO VOLTO A MANTENERE UNA MAGGIORANZA EBRAICA IN PALESTINA: questo include l’incoraggiamento dell’immigrazione ebraica; la costruzione di colonie solo per ebrei su terre illegalmente sottratte ai contadini palestinesi (circa 430000 coloni sono stati trasferiti in più di 227 colonie solo per ebrei nella Cisgiordania occupata, a Gerusalemme est e nella striscia di Gaza); l’annessione unilaterale di territori occupati senza l’inclusione dei suoi abitanti nativi (Gerusalemme est, le alture del Golan); il potenziamento dell’immigrazione, la promulgazione di leggi sulla terra e la cittadinanza che deprivano gli abitanti indigeni arabi-palestinesi ed i proprietari di terra del loro diritto ad una loro nazionalità ed alla loro terra, ed il trasferimento di questi diritti allo Stato e al popolo ebraico di Israele per il suo solo beneficio.


. SEPARAZIONE FORZATA DEGLI ARABI-PALESTINESI TRA LORO E DALLA LORO TERRA: a questo proposito, dal 1948 sono state istituite zone militari chiuse e permessi speciali su tutto il territorio. I check point militari permanenti, imposti nel 1993, la costruzione del muro di Israele dell’apartheid iniziata nel 2002 e il piano di ritiro unilaterale dalla striscia di Gaza, fissato per il 2005, sono manifestazioni visive più recenti della stessa politica.


. DELEGITTIMAZIONE DELLA BATTAGLIA DEI PALESTINESI: campagne di propaganda e disinformazione deliberata e distorsione dei fatti sulla situazione in Palestina hanno accompagnato la conquista sionista dal suo inizio. Il più famoso slogan descriveva la Palestina come "una terra senza popolo per un popolo senza terra". Oggi la propaganda sionista israeliana utilizza deliberatamente l’islamofobia occidentale e la "guerra contro il terrore", il bisogno di giustificare la guerra e l’occupazione in Iraq, così come la preoccupazione per l’antisemitismo, con lo scopo di instillare paure e disinformazione sulla battaglia arabo-palestinese negli ambienti accademici, mediatici, politici e pubblici in occidente.

A CHE PUNTO SIAMO OGGI?

Una implementazione efficace delle pratiche politiche riassunte fin qui non sarebbe stata possibile senza il sostegno politico garantito dalle potenze occidentali tra cui la Gran Bretagna e gli Stati Uniti. La nostra battaglia collettiva ha però portato dei risultati. Oggi siamo riconosciuti come un popolo con dei diritti. Centinaia di risoluzioni delle Nazioni Unite hanno affermato i nostri diritti, hanno condannato le politiche coloniali e discriminatorie di Israele come illegali secondo la legge internazionale ed hanno richiesto ad Israele di trovare una soluzione efficace. Nel 2004 la Corte Internazionale di giustizia ha fatto lo stesso. Tuttavia molti Governi, le Nazioni Unite e l’Unione Europea sono rimaste immobili rispetto all’applicazione di misure politiche che potrebbero fare pressione su Israele. Israele continua ad operare al di fuori e al di sopra della legge.

Il processo di colonizzazione, occupazione e costituzione di un sistema simile all’apartheid in Palestina e sulle alture del Golan continua rapidamente e la effettiva possibilità di implementare la soluzione dei due stati, favorita a livello internazionale, potrebbe essere persa per sempre. Gli sforzi diplomatici per portare, con il consenso di Israele, alla fine dell’occupazione militare e alla costituzione di uno Stato palestinese sovrano nella Cisgiordania occupata nel 1967, Gerusalemme est e nella striscia di Gaza attraverso il processo di pace di Oslo e la Road Map sono falliti. Allo stesso modo hanno fallito le negoziazioni tra Siria e Israele sponsorizzate dagli Stati Uniti nel portare alla pace sulla base di un ritiro di Israele dalle alture del Golan. La cosiddetta "nuova finestra di opportunità" per una pace negoziata tra Israele ed i palestinesi è una retorica vuota in un clima in cui la battaglia per i diritti di base, per la giustizia e la libertà viene crescentemente sfidata e screditata in Palestina, in Iraq, come altrove.

CHIAMATA ALL’AZIONE

Oggi il popolo Palestinese e quello siriano del Golan occupato non godono neppure della più basilare protezione dei governi e delle Nazioni Unite, che hanno la responsabilità ed il dovere di impedire conquiste forzate, occupazione e apartheid, e di facilitare giusti rimedi e soluzioni.

La società civile globale, i movimenti di base e le ONG sono quindi rimasti i nostri unici alleati. Ci appelliamo quindi ai partecipanti di questo Social Forum mondiale affinché ci si attivi urgentemente e su larga scala per favorire una conclusione della situazione attuale in Palestina ed iniziare una nuova era in cui i popoli indigeni possano tornare nella loro terra e siano compensati per i danni e le sofferenze subite, ed in cui tutto il popolo palestinese possa godere liberamente dei propri diritti di base, individuali e collettivi, nell’ottica di uno o due stati sovrani in linea con le loro scelte.

In particolare ci appelliamo ai partecipanti a questo Social Forum mondiale affinché focalizzino gli sforzi individuali e collettivi su:

SVILUPPARE UN’INFORMAZIONE PUBBLICA E PROMUORVERE CAMPAGNE CHE POSSANO EFFETTIVAMENTE SFIDARE LA PROPAGANDA SIONISTA-ISRAELIANA:


. Focalizzare sulle cause alla base del conflitto protratto; sottolineare la discriminazione provocata dalle politiche e dal carattere esclusivamente ebraico di Israele, la continua espropriazione forzata degli arabi-palestinesi e la compensazione per gli espropri e per il diritto al ritorno.

. Visitare ed incoraggiare a visitare la Palestina occupata e le alture siriane del Golan


COSTRUIRE UNA CAMPAGNA DI BOICOTTAGGIO, DISINVESTIMENTO E SANZIONAMENTO ISPIRATA AL MODELLO DELLA CAMPAGNA ANTI APARTHEID IN SUD AFRICA:


. Lanciare nuove iniziative e promuovere quelle esistenti con lo scopo di stimolare il boicottaggio pubblico (boicottare i prodotti israeliani, non cooperare con le iniziative israeliane negli ambiti della cultura, dell’educazione e dello sport), ritirare gli investimenti (di compagnie private e di istituzioni pubbliche dalle istituzioni e dal mercato azionario israeliano) e fare pressione sui governi affinché impongano sanzioni su Israele. Scegliere iniziative che si adattano al proprio contesto locale, collegandole alle diverse iniziative nel mondo.
COSTRUIRE COMITATI DI SUPPORTO A LIVELLO LOCALE per quegli attivisti, giornalisti, insegnanti e politici che hanno il coraggio di esporsi per i diritti dei palestinesi, venendo minacciati dalle organizzazioni di lobby sionista.

COORDINARSI CON LE ORGANIZZAZIONI DELLA SOCIETA' CIVILE PALESTINESE-ARABA


. Mantenere incontri regolari e coordinare la propria attività con quella delle organizzazioni della società civile in Palestina (incluse quelle basate nella Palestina storica, oggi Israele) ed in esilio, e con le organizzazioni della società civile siriana nelle alture del Golan.

(Traduzione dall'inglese a cura di Giulia Franchi)


'UNITED IN STRUGGLE' – OPGAI FREE PALESTINE NOW Palestine, January 2005

Prepared by the members of OPGAI:

Alternative Tourism Group, atg@p-ol.com

BADIL Resource Center for Palestinian Residency and Refugee Rights, info@badil.org

Defense for Children International/Palestine Section, george@dci-pal.org

The Joint Advocacy Initiative (incorporating YWCA of Palestine and The East Jerusalem YMCA, advocacy@ej-ymca.org

Environmental Education Center, eec@p-ol.com

Golan for Development, taiser@jawlan.org

Ibdaa Cultural Center, ziadabbas@yahoo.com

Jerusalem Center for Women, jcw@palnet.com

Palestinian Grass-roots Anti-Apartheid Wall Campaign, jamal@stopthewall.org

-------------------

For additional information about OPGAI activities at the 2005 World Social Forum in

Porto Alegre, Brazil, see: www.badil.org (Upcoming Activities) and www.stopthewall.org or

contact: solomuzi@ej-ymca.org

For coordination at the WSF in Porto Alegre, please contact: elisa@stopthewall.org



http://www.autprol.org/