16/05/2005: SPARARE SULLA CROCE ROSSA?



Si conosce l'adagio. "Sparare sulla Croce Rossa" significa prendersela con le persone più buone e indifese di questo mondo. Ma è proprio così?
La Croce Rossa non è affatto un'organizzazione umanitaria. Istituzione paramilitare (in Italia viene creata nel 1864), questa istituzione ha affianco lo Stato in tutte le guerre. Formalmente indipendente, essa è stata sempre inquadrata direttamente dall'esercito. Senza mai denunciare le cause e le ragioni delle guerre – in virtù di una pretesa "neutralità" politicamente ipocrita ed eticamente ripugnante –, la Croce Rossa si occupa di lenire le immani sofferenze che le operazioni militari provocano. Si tratta della faccia dolce del militarismo, senza la quale cadrebbero molte delle menzogne raccontate per giustificare bombardamenti, massacri, devastazioni.


Nelle guerre fuori dai confini

Le complicità con gli Stati, i silenzi e le censure di questa organizzazione sono talmente evidenti che uno dei primi edifici attaccati a Baghdad dalla resistenza irachena è stata proprio la sede della Croce Rossa Internazionale. Perché?
Secondo il Diritto Internazionale Umanitario a cui la Croce Rossa si ispira, essa dovrebbe tutelare, ad esempio, "il diritto ad un trattamento umano dei prigionieri". Ebbene, cosa hanno detto i dirigenti di questa istituzioni mondiale sul campo di concentramento di Guantanamo o sulle torture di Abu Ghraib? Nulla.
D'altronde, uno dei princìpi cui la Croce Rossa si ispira prevede che l'obiettivo militare "non può comportare un numero di vittime civili sproporzionato rispetto ai vantaggi strategici attesi dalle operazioni". A parte l'aberrazione di considerare "proporzionato" a un fine quale che sia un certo numero di civili morti, tali princìpi non dicono nulla, se non l'abiezione di chi li formula. Dal 1991 ad oggi, fra bombardamenti, embargo e conquista militare ci sono stati in Iraq più di un milione e mezzo di morti. Evidentemente, per la Croce Rossa "gli obiettivi strategici attesi dalle operazioni" (il petrolio, il controllo del Medio Oriente, la sperimentazione tecnologico-militare, il mercato della ricostruzione economica, eccetera) rendono del tutto "proporzionato" un simile genocidio. Meraviglie della "neutralità".
La ragione è che in questo come in altri casi il ruolo della Croce Rossa è quello di scoraggiare ogni ribellione contro le truppe di occupazione e di gestire, sotto il controllo dell'esercito e della polizia, il problema dei sopravvissuti, degli sfollati, dei profughi. Il filo spinato che circonda i campi della Croce Rossa in cui costoro vengono rinchiusi rende assai bene l'idea di che cos'è la "guerra umanitaria".

Nella guerra in casa

Facciamo un altro esempio. Ci sono al mondo milioni di persone che migrano a causa delle guerre (cinque milioni di profughi si sono riversati sul Mediterraneo in seguito alla sola prima guerra del Golfo). Ebbene, come accoglie questi immigrati la Croce Rossa? È presto detto.
In Italia (ma lo stesso vale per la Francia e per altri paesi) essa gestisce vari "centri di permanenza temporanea e di assistenza" (CPT), in Piemonte, in Puglia, nel Lazio e qui a Milano, in via Corelli. Si tratta, come spieghiamo meglio negli altri pannelli di questa mostra, di lager in cui vengono rinchiusi gli immigrati la cui unica colpa è di non avere i documenti in regola. Non sono carceri (non vi si puniscono reati specifici), non sono forme di detenzione militare, bensì campi di concentramento in cui vengono internati gli immigrati in attesa di espulsione. Le condizioni di vita all'interno di questi campi sono talmente insopportabili che la loro storia è costellata da continue rivolte per ottenere le cose più elementari (assorbenti per le donne, visite mediche, cibo mangiabile, eccetera). Ogni volta che le lotte rompono la passività delle reclusione, la Croce Rossa li affida alla polizia, ai suoi pestaggi, alle sue umiliazioni, ai suoi soprusi. Esce l'ipocrisia umanitaria ed entra brutalità sbirresca, senza soluzione di continuità. Il tutto è così scoperto che il direttore del CPT di Lecce (Cesare Lodeserto) è stato persino arrestato con l'accusa di violenze e sequestro di persona. Un arresto mediatico per assolvere il sistema concentrazionario, la malvagità del singolo per coprire la normale, burocratica, quotidiana violenza di questi lager.
Gestendo i CPT (e in Francia salendo persino a bordo dei charter delle deportazioni) la Croce Rossa costituisce un anello fondamentale nella macchina delle espulsioni. Si preoccupa forse, questa organizzazione sedicente umanitaria, di quale sorte attende gli immigrati ricacciati nei loro paesi d'origine (la fame, la disperazione, la morte)? Nient'affatto, continua il suo lavoro di collaborazionista, in nome "dell'umanità, della neutralità, dell'imparzialità, dell'indipendenza, del volontariato, dell'unità e dell'universalità" (come recitano i suoi sette princìpi fondamentali).

Un certo Orwell diceva

Cosa pensereste di un'organizzazione che avesse gestito i lager nazisti dicendo che non spettava a lei giudicare "le ragioni degli uni e degli altri", oppure "entrare nel merito della politica di uno Stato"? Ecco, questo è oggi è la Croce Rossa nei vari conflitti mondiali; questo è oggi il suo ruolo nel controllo sociale esercitato su chi è povero o in sovrannumero rispetto "ai vantaggi strategici attesi dalle operazioni" capitaliste. I morti nelle guerre sono sempre "proporzionati". Sono gli stranieri poveri ad essere sempre di troppo.

Se non c'è dubbio che molti volontari e lavoratori della Croce Rossa siano animati da intenzioni rispettabili (nell'approntare servizi sanitari, nel guidare le ambulanze, eccetera), è altrettanto vero che stanno chiudendo gli occhi su cosa fa, solo un po' più lontano dalle loro sedi, l'organizzazione di cui fanno parte. Li invitiamo a non far finta di niente e ad uscire da quella zona grigia della collaborazione che è il nerbo di ogni oppressione. A lasciare lo Stato solo nel reprimere, nel rinchiudere, nel deportare. Solo contro chi vuole un mondo senza recinti né sbarre.

Vi ricordate, in 1984 di Orwell, gli slogan del Partito: la pace è guerra, la libertà è schiavitù, la verità è menzogna?
Nella neolingiua della Croce Rossa tutto ciò diventa:
– l'umanità è disumanizzazione
– la neutralità è complicità
– l'imparzialità è servilismo
– l'indipendenza è sottomissione
– il volontariato è collaborazionismo
– l'unità è racket
– l'universalità è spartizione

D'altronde, se una guerra è un'"operazione umanitaria" e un lager un "centro di assistenza", perché la Croce Rossa non può essere un'organizzazione caritatevole?

Contro Ogni Frontiera controognifrontiera@yahoo.it

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