01/07/2005: COMUNICATO STAMPA DEL GRUPPO PERMANENTE SUL CARCERE DENTRO E FUORI LE MURA


"Il detenuto Sofri e il record di Sollicciano”

Il detenuto Adriano Sofri ha ottenuto di poter lavorare fuori dal carcere (art.21 legge 354/75) e due giorni di permesso al mese. I media ne hanno parlato a lungo, in modo largamente strumentale. Si tratta in realtà di provvedimenti previsti dall’Ordinamento Penitenziario. Più che discutere del perché Sofri ne abbia – giustamente – beneficiato,
bisognerebbe denunciare che essi sono quotidianamente negati a migliaia di altri detenuti e detenute, che pure sono nelle condizioni previste da quella medesima legge per fruirne.
Vanno cioè denunciate le crescenti restrizioni che da anni i detenuti incontrano nell’ottenere permessi, semilibertà e misure alternative in genere. Effetto della farraginosità burocratica dei rapporti tra educatori, direzione, custodia, organismi giudiziari competenti. Prodotto dell’uso premiale della legge Gozzini e soprattutto dell’assenza di adeguate politiche sociali a garanzia di diritti fondamentali quali quello alla casa e al lavoro: requisiti basilari per accedere alle misure alternative, oltre che per vivere una vita dignitosa. Conseguenza anche, per i detenuti di nazionalità estera, di una legislazione razzista sull’immigrazione (legge Bossi-Fini) che prevede alla fine della pena l’internamento nei Centri di Permanenza Temporanea e l’espulsione, con ciò impedendo a priori quella funzione di reinserimento che la pena deve avere in base al dettato costituzionale.
Il carcere amplifica le disuguaglianze sociali presenti nella società. Esso stesso è anzi il simbolo di quelle disuguaglianze, rinchiudendo in larghissima maggioranza migranti, tossicodipendenti, persone senza fissa dimora e con disagio psichico.
La sostanziale negazione del diritto di difesa per un largo numero di detenuti è uno dei pilastri di questa giustizia classista: che dire infatti del sistema della difesa d’ufficio, sinonimo di completo disimpegno da parte dei legali? E dell’abuso della carcerazione preventiva, che riguarda stabilmente circa la metà delle persone detenute in Italia?
La Commissione Detenuti del carcere di Sollicciano ha ripetutamente sollevato questi problemi nelle riunioni avute con volontari e responsabili penitenziari. Le sue richieste, relative anche all’indulto e all’amnistia, non hanno ricevuto alcuna risposta.
Mentre i media si affannano a montare per l’ennesima volta il ‘caso Sofri’, a Sollicciano si sta 21 ore al giorno in quattro in una cella di nove metri quadrati e il resto del tempo ‘all’aria’ in cubi di cemento.
Una situazione invivibile che venerdi' 20 maggio 2005 ha determinato nel cortile del 'passeggio' della III sezione una grave rissa tra detenuti, a seguito della quale una persona e' stata portata al centro clinico. E da qualche giorno il carcere fiorentino, costruito per 450 persone, può fregiarsi di un nuovo record di presenze: 1.039 tra detenuti e detenute. Più 7 bambini al reparto femminile rinchiusi dietro sbarre e mura di cemento armato su cui picchia questo caldo torrido.

Firenze, 30 giugno 2005






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