25/07/2005: Comunicato Stampa Stop a 800 CO.CO.CO a TIM OUT e 4 licenziamenti


Atesia, gruppo COS, colosso europeo delle telecomunicazioni rappresenta in questi anni la fucina e il laboratorio della precarietà che ad oggi, ha prodotto figure professionali atipiche e senza alcuna garanzia per il lavoro e per il futuro dei lavoratori stessi.
Nello specifico, i 4.000 lavoratori dell'Atesia sono vincolati all'azienda da diverse tipologie di contratto: dai co.co.co. si passerà agli apprendisti, ai somministrati, e l’inserimento a progetto. Una condizione che di fatto "spezzetta" i lavoratori del più grande call center d'Italia, rendendo ancora più disperata la loro condizione di precarietà e di ricattabilità. Precari è sinonimo di co.co.co.: rinnovabili a volontà, a perenne rischio di non rinnovo.
"Collaboratori" pur avendo un unico committente,una postazione e dei capi.
I contratti a progetto non sono altro che un'evoluzione dei co.co.co.: compenso libero e non legato ad alcun contratto nazionale, contributi inferiori al 20% della retribuzione, pagati in parte dal netto del lavoratore, e minori garanzie su ferie, maternità, malattia.
"Regolari" sarebbero in pochi, e in realtà ben lontani dalle garanzie dei subordinati classici: sapendo che la legge 30 ha prolungato l'apprendistato fino all'incredibile durata di 6 anni, non si capisce di che tipo di apprendistato abbiano bisogno operatori di call center, per giunta già in Atesia, in molti casi, dal 1989. Sono soltanto un grande risparmio per l'azienda, dato che il loro compenso è inferiore del 40% rispetto a un subordinato e i contributi previdenziali sono risibili, pari a una manciata di euro al mese.
Oltretutto nessuno assicura che verranno assunti a tempo indeterminato, così come non si garantisce nulla ai somministrati a tempo determinato e ai contratti di inserimento, che se non altro sono messi meglio dal punto di vista retributivo.
Dal mese di aprile, in maniera assolutamente autonoma e senza l’avvallo delle rappresentanze sindacali, un manipolo sempre crescente di "lavoratori scontenti" ha cominciato a riunirsi e a discutere riguardo l’alienante condizione di dipendenti precari, lasciati in balia di un futuro privo di garanzie e sfiduciati dal non sentirci adeguatamente supportati da chi dovrebbe tutelarci.

Tra queste, in particolare rivendichiamo:

1. Ripristino dei compensi abbassati nell’ultimo anno senza nessuna motivazione o rimodulazione degli stessi secondo criteri che rispettino e incentivino la condizione di lavoratore “a cottimo” .
2. Miglioramento delle condizioni dell’ambiente lavorativo ai sensi della legge 626/94
3. Sostituzione delle attuali tipologie contrattuali (Co.co.co e L.a.p. in scadenza 30/09/2005) con contratti a tempo indeterminato full-time o part-time
4. No alla cessione di rami d’azienda

La situazione sta precipitando proprio in questi giorni, con in sindacati che non si sentono in dovere di portare la voce dei lavoratori all’azienda (parole di Strazzullo Rosario SLC CGIL “ Non siamo postini”), e l’azienda stessa che si prende il diritto con lo stop di 800 operatori delle OUT TIM, e il licenziamento di quattro collaboratori facenti parte del collettivo Precariatesia di smontare quell’unico baluardo di libertà e di azione che si è creato in questi ultimi mesi per contrastare l’arroganza e lo sfruttamento padronale con la complicità del sindacato.
Crediamo che l’atmosfera di mobbing che da anni Atesia perpetra ai danni delle lavoratrici e lavoratori atipici e precari, sfruttando le persone e mantenendole sulla soglia di povertà, influisca oltre che sulla nostra economia anche sulla nostra vita, e che un processo così grande e latente non possa rimanere circoscritto alla nostra azienda, città o regione, ma debba essere portato all’attenzione nazionale.

COLLETTIVO PRECARIATESIA

http://www.autprol.org/