03/01/2006: Lettera di Titto dal carcere di Terni


Ai/le compagni/e del movimento anarchico e a tutti coloro interessati alle pratiche antirepressive e anticarcerarie.
Prima di tutto, come sempre, un caro saluto a tutti e tutte.
Scrivo per porre all’attenzione di tutti una problematica che mi riguarda ma di conseguenza riguarda tutti i detenuti.
Sono da ieri 10/11 presso il carcere di Terni.
Non è la prima volta che vengo appoggiato presso questo istituto, collocazione indicata come da prassi dal Ministero della Giustizia. Infatti per presenziare alle varie udienze che mi vedono imputato a Viterbo, è stata scelta sempre questa casa circondariale.
Per noi detenuti EIV (elevato indice vigilanza) o AS (alta sorveglianza) o 41 bis è il ministero che le traduzioni o le assegnazioni. Con la generica motivazione "per motivi di sicurezza" ha praticamente poteri illimitati e senza possibilità di appello per quanto riguarda le nostre vite carcerarie.
Nello specifico chi in regime EIV ha varie restrizioni: cella singola, nessun contatto con detenuti al di fuori di questa categoria, nessun beneficio ad esclusione della libertà anticipata (i cosiddetti giorni). Questo tipo di categoria viene applicata per motivi di sicurezza a chi presunto appartenente ad associazioni eversive, a chi anche se carcerato per reati comuni viene considerato particolarmente pericoloso oppure viene applicato agli appartenenti ad organizzazioni criminali di stampo mafioso ed è in pratica l’anticamera del 41 bis, inoltre usato come osservazione per valutare il comportamento del soggetto.
Ho fatto questo preambolo per spiegare le varie precauzioni che prende il ministero in merito a questo tipo di regime detentivo.
Non riesco a spiegarmi allora perché io debba essere collocato presso questo carcere in cui esiste il 41 bis ma non la sezione di massima sicurezza. Così sono costretto all’isolamento totale in una sezione punitiva (qui vengono i detenuti che per motivi disciplinari devono scontare giorni di punizione).
Anche se è un’aberrazione per pochi giorni (l’ultima volta 16) si riesce a stringere i denti esclusivamente per la possibilità di effettuare i colloqui con i familiari, ma visto che la mia permanenza qui sarà piuttosto lunga (processo Cervantes 30 Nov., udienze a Viterbo a dicembre) sono arrivato alla conclusione che sia arrivata l’ora di fare qualcosa. Sempre nel discorso sicurezza adottato dal Ministero, non mi spiego come mai, vista la mia presunta pericolosità, non venga collocato in un carcere con sezione EIV.
Non mi si venga a dire per problemi logistici visto che a Spoleto tale sezione esiste ed è a 20 km di distanza da Terni.
Viene allora da chiedersi se non si tratta di un deterrente nel richiedere di presenziare alle udienze, visto che il mio carcere di assegnazione è a Torino, dove sono detenuto da più di 14 mesi. Un diritto fondamentale come quello di essere presente in aula viene in qualche modo barattato con una collocazione al limite della vivibilità. Allora ecco che appare la vera faccia del carcere: un luogo dove si viene rinchiusi per essere sottoposti alle vessazioni più umilianti da parte di istituzioni e carcerieri.
Nella sezione in cui mi trovo non si può parlare di vita, ma di sopravvivenza.
Sono due sezioni separate composte da 7 celle ognuna su un unico lato. I rapporti sociali e umani sono inesistenti, non si vede mai nessuno all’infuori delle guardie.
Ci sono due ore d’aria in un cubicolo di 2 metri per 5 categoricamente da effettuare da solo.
In più ancora ad oggi 11/11 con un freddo ed una umidità intensa, i termosifoni sono ancora spenti. Di conseguenza si vengono a creare delle condizioni di disperazione più totale. La volta scorsa, era ottobre, ho assistito con i miei occhi ed orecchie a episodi di autolesionismo continui e in un caso di percosse nei confronti di un detenuto da parte di due guardie carcerarie. Il senso di impotenza che si viene a creare, l’arroganza dei secondini che a qualsiasi richiesta rispondono sgarbatamente (quando decidono di rispondere) porta alcune persone a questi gravi atti.
Si raggiunge l’assurdo con episodi di questo tipo: una guardia che si avvicina alla cella di uno che si è tagliato profondamente per accertarsi del grattacapo e assicurare al detenuto che se non si taglierà più adempirà alle sue richieste.
Questa sembrerà una cosa surreale ma qui è la normalità.
Ieri appena arrivato ho notato che una cella è stata completamente bruciata dando fuoco al materasso, la cella è inutilizzabile.
Per avere qualsiasi cosa, da una scopa ad un secchio per pulire, bisogna sperare nel buonumore del secondino di turno. Questa sostanzialmente la situazione nell’isolamento di Terni. Volevo allora fare una proposta: se si riusciva ad organizzare delle iniziative di controinformazione sulle condizioni detentive in generale, come obiettivo: la sensibilizzazione nel farla finita con l’ obbrobrio che è il carcere. Contro la tortura dell’isolamento, contro i regimi detentivi AS, EIV, 41 bis, contro la dispersione e la lontananza dagli affetti dei propri familiari.
Contro il carcere.
Diffondere la critica radicale a questa istituzione aberrante e a chi la sostiene.
Dal lager di Terni, Titto.

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A questo scritto vorremmo aggiungere che ci giunge un’altra lettera di Titto del 13/11 in cui fa sapere che ha iniziato lo sciopero del carrello e dell’aria per protesta contro la collocazione a Terni. Invitiamo tutti a inviargli posta per continuare ad essergli vicini, a lui come anche a tutti coloro sono rinchiusi nelle carceri o nei centri di permanenza temporanea; in tutti quei luoghi in cui lo Stato attua la sua vendetta contro sfruttati e ribelli.

Libertà per tutti i compagni detenuti, libertà per tutti e tutte.
Fuori tutti dalle galere, di queste solo macerie.

I compagni anarchici

http://www.autprol.org/