14/01/2006: Testimonianza di Ringolevio, prigioniero corso detenuto in Belgio


Sono nato nel 1948. Quando avevo 10 è morta mia madre e sono stato mandato in un centro per minorenni. Ma già a quell'età non potevo sopportare le umiliazioni e le ingiustizie. Mi ribellavo continuamente contro i miei controllori.
Quando mi restituirono a mio padre, aderii alla gioventù comunista visto che mio padre era sindacalista e militante comunista, ed appoggiai l'FLN algerino.
A 16 anni, nel 1964, fui arrestato e rinchiuso presso il carcere minorile di Fresnes (Francia). Trascorsi lì 2 mesi e mezzo ed in seguito mi destinarono ad un lavoro all'esterno. Ma mi ribellai contro il direttore, che mi picchiava. Dopo 2 mesi mi convocarono al tribunale dei minorenni, dove mi condannarono con la sospensione della pena a 18 mesi e così potei tornare in famiglia.
Per 4 anni, nel periodo del '68, ho vissuto di furti, rapine ed assalti. Eressi barricate con gli studenti, mi scontrai con la polizia ed saccheggiai i negozi. Alla fine del '68 fui arrestato a Marsiglia per il saccheggio di una gioielleria nel nord della Francia. Rinchiuso alle "Baumettes" (Marsiglia), la settimana successiva fui trasferito nel carcere di Laon. Iniziò così la mia peregrinazione in varie carceri francesi e la mia ribellione contro di esse. Mi trasferirono a Soisson, a Amiens ed infine a "la Santé" di Parigi. Qui ero il più giovane detenuto e lavoravo come ausiliare nella prima divisione di massima sicurezza. Lì erano rinchiusi padrini della mala, spie ed anche i politici della Gauche Prolétarienne come Lebris e Ledentec ... amici di Jean Paul-Sartre.
Si decise di organizzare uno sciopero della fame collettivo.
Essendo io di origine corsa, i padrini mi chiesero di coordinare le informazioni tra le divisioni.
In quel periodo non c'erano radio, televisioni e giornali nelle carceri. I "politici" e le "spie" non seguirono la protesta. Lo sciopero durò una settimana e terminò quando si sollevarono quelli del blocco E.
Mi trasferirono a "Loos Lez Lilli". Ero infuriato per le condizioni detentive. Con un amico, Stephanois di St. Etienne, cercai di dar vita ad una sommossa, ma mi infamarono e finii in isolamento.
Tacqui per 10 mesi. In quel periodo i giovani capivano più di politica ed erano poco credenti. Sui 500 detenuti, il prete riusciva a celebrare messa solo per 5. C'erano 3 o 4 mussulmani, anch'essi poco credenti.
Discutevamo di politica. Io non mi sento marxista. Sono un iperemotivo, non sopporto l'ingiustizia, le umiliazioni e tutto ciò che costituisce un attacco contro l'uomo. In quel periodo non si utilizzava il termine "diritti umani". L'amico Stephanois si considerava nichilista, io non sapevo cosa dire.
Leggendo un'enciclopedia trovai il termine anarchico e dissi che corrispondeva un poco a quello che sentivo.
Un educatore ci passava canzoni di Leo Ferré, Brassens, Férat e Cossimon. Mi prestò un libro di Daniel Guérin Antologia dell'Anarchia. Mi resi conto che corrispondeva alle mie idee.
In cella non avevamo che un altoparlante che diffondeva musica 2 ore al giorno e le notizie. Così venimmo a conoscenza della sommossa di Toul.
Con il mio amico Stephanois convenimmo che la nostra situazione era simile e che anche noi avremmo dovuto dar vita ad una sommossa. Nel pomeriggio ne parlammo nel laboratorio con alcuni uomini di fiducia.
Fu allora che sequestrammo il carceriere del laboratorio e con le chiavi aprimmo le porte degli altri laboratori ed in uno di essi erigemmo una barricata, poi restituimmo le chiavi al secondino "affinché non avesse problemi".
Sollecitammo la presenza del procuratore, a lui spiegammo le condizioni in cui vivevamo. Spiegammo che venivamo tutti da classi svantaggiate e parlammo delle cause sociali della delinquenza. La nostra azione venne resa nota dalla stampa, perché uno degli educatori faceva parte del Soccorso Rosso.
In seguito terminammo la sommossa, uscendo di lì tra due cordoni di agenti antisommossa. Siccome non ci furono atti di violenza né danneggiamenti, il procuratore ci garantì che non ci fosse alcuna repressione violenta.
Dopo 2 mesi venni liberato. Andai per un po' in Corsica, dalla mia famiglia. In seguito a Nimes incontrai la mia futura compagna. Alcune settimane più tardi mi installai a Lione.
Per strada incontrai militanti del GIP (gruppo di informazione sul carcere) che stavano distribuendo un volantino invitando ad un incontro pubblico sulle carceri presso "La Cigale".
In quell'incontro parlai della sommossa di Loos e nacque l'idea di dar vita al CAP Lione (comitato di azione per i detenuti). Il gruppo partecipava ad azioni dirette contro le galere, come sparare contro l'ingresso del carcere, e poi distribuiva volantini e il periodico Le CAP ai familiari dei detenuti.
Nel maggio del 1976 venni arrestato per attentato dinamitardo ai danni di un edificio e venni sequestrato nel carcere di massima sicurezza di St. Paul /St. Joseph per 2 anni. Considerato detenuto politico, mi trasferirono a Mauzac. La settimana successiva organizzai un blocco degli edifici in modo che anche i detenuti stranieri potessero usufruire dei permessi. La nostra richiesta fu accolta e nessuno di coloro che ottennero i permessi tornò in carcere. Almeno è servito a far uscire di galera una decina di detenuti!
Alla fine dell'80 fui arrestato e dovetti scontare 4 mesi per una rapina. Di nuovo in carcere nel marzo del 1982 per un regolamento di conti e una rapina a mano armata. Dovevo scontare 10 anni, di nuovo peregrinai in varie carceri francesi: Lione, Chalon sur Marne, la Santé e Moulin. In quest'ultima diffusi un volantino per il miglioramento delle condizioni detentive e iniziai a rifiutare il carrello. Tornai in isolamento. Uscii da questo carcere nel febbraio del 1989. Ma mi arrestarono di nuovo nel giugno 1989 e mi rinchiusero nel carcere di Grenoble.
Lì un amico fu ucciso ai piedi del muro di cinta durante una tentata evasione. Il giorno seguente il carcere esplose e prese fuoco. Subito informai la stampa locale con un articolo in cui spiegavo le ragioni della sommossa. Anche Le Monde Libertaire pubblicò un mio articolo, fatto uscire da un assistente sociale.
Mi trasferirono al carcere di Moulin, in isolamento per 2 mesi, e poi a quello di Poissy. Mi accusarono di una rapina a mano armata, altri 10 anni di pena, e di aver picchiato un poliziotto in carcere, ulteriori 2 anni.
Un avvocatessa militante riuscì a farmi concedere la continuità della pena, fondendo i 2 anni con i 20.
Passai dal carcere di Fleury a quello di Nanterre. Lì, con la trasmissione radiofonica Parloir Libre, attaccammo la direzione e per poco non scoppiò una sommossa. Subito mi trasferirono a Fresnes, dove rimasi per 3 anni e mezzo. In quel periodo con Radio Libertaire e Parloir Libre organizzammo alcune lotte specifiche, sia per il vitto sia per evitare di trasportare a mano le nostre cose, visto che in quel carcere bisogna percorrere un corridoio lungo oltre 600 metri. Denunciammo anche i pestaggi e il razzismo dei secondini.
Giunse un nuovo direttore del carcere, socialista, il quale appoggiò alcune nostre rivendicazioni.
In difesa di un detenuto sequestrato in un altro penale, organizzai uno sciopero di 24 ore in tutto il carcere, che ospitava oltre 3.500 detenuti. Il giorno seguente venni trasferito a St. Martin de Ré. Carcere piuttosto tranquillo, ma con un secondino che spaccava le palle a tutti. Un giovane si impiccò in cella ed io approfittai dell'occasione per accusare il secondino di omicidio. Riuscii nell'obiettivo di farlo cacciare dal carcere.
Mi trasferirono a Bordeaux e, dopo un mese, a Fresnes. Qui il riscaldamento non funzionava ed io scrissi ad un deputato e organizzai uno sciopero dell'aria. Mi trasferirono a Val de Reuil. Le condizioni detentive non erano pessime, ma erano le applicazioni delle pene a creare problemi. Con altri detenuti, soprattutto magrebini, avviammo una lotta che si concluse con un processo del giudice di sorveglianza contro di me.
Mi liberarono il 30 aprile 2003. Siccome uno dei miei amici del FLNC (fronte di liberazione nazionale corso) era stato assassinato, preferii lasciare la Francia e mi recai a Bruxelles ricevuto dalla mala francese e siciliana.
Di nuovo in carcere, per 6 mesi, per una rapina a mano armata.
Subito mi misero in isolamento totale nella prigione belga di Forest, per via del mio passato carcerario.
Mi resi conto che il regime detentivo belga è molto severo: molti pestaggi, niente da mangiare, tanto razzismo, secondini ignoranti. Si ha la sensazione di essere tornati indietro di 30 anni. Quattro mesi dopo mi trasferirono a St. Gilles, sempre in isolamento totale. Iniziai allora uno sciopero della fame appoggiato dai militanti della radio di Bruxelles Passe Muraille. Venne a visitarmi una deputata verde, il ministero si preoccupò e mi trasferirono a Forest. Lì trovai una vicedirettrice che mi apprezzava. Denunciai a Passe Muraille atti di tortura ed i secondini minacciarono lo sciopero. La direzione si rese conto che gli eccessi del proprio personale le venivano nascosti.
C'erano dei secondini che mi hanno dato dei consigli e che erano contrari ai pestaggi ed altre porcherie. Con un marocchino, che s'intendeva di politica, sequestrammo dei secondini che perseguitavano i giovani detenuti. Rivelai lo "strano" suicidio di un giovane nigeriano e i sospetti su un secondino fiammingo che lo avrebbe picchiato. Con l'aiuto di Passe Muraille la comunità africana manifestò contro la morte di questo nigeriano. In seguito, un giovane turco fu ammanettato con le mani all'indietro per tutta una notte; noi, attraverso la radio, denunciammo l'accaduto al comitato per la prevenzione della tortura. I secondini che ascoltavano la trasmissione si spaventarono e minacciarono di entrare in sciopero. Per un articolo che ho scritto a fine giugno sui secondini e sul loro modo di operare ho provocato un loro sciopero di 3 settimane.
Con membri dell'OIP (osservatorio internazionale sulle carceri) e la Lega dei Diritti Umani abbiamo pubblicato un articolo per richiedere il minimo dei servizi durante lo sciopero degli agenti penitenziari, come avviene in Francia.
Da poco sono stato trasferito a Ittre, dopo aver denunciato le torture e il comportamento fascista della direzione del carcere.

Ringolevio
novembre 2005

http://www.autprol.org/