18/01/2006: Appello alle librerie della Lombardia e non solo


L’appello che segue è lanciato da un coordinamento in via di formazione (Olga: è ora di Liberarci da tutte le galere) a cui prendono parte diverse realtà milanesi e di città vicine.
Concepiamo questo appello come momento di una campagna di solidarietà contro l’isolamento e l’annientamento nelle carceri, particolarmente perseguito nell’applicazione di forme detentive che vanno sotto il nome di 41bis, EIV (Elevato Indice di Vigilanza) e sezioni di punizione disposte in quasi ogni carcere dove la segregazione è purtroppo una loro copia fedele.
In tutte le carceri le condizioni igieniche, sanitarie e gli spazi di socialità sono praticamente inesistenti perchè sistematicamente disattese dall’amministrazione penitenziaria che mette in atto una politica di annullamento della personalità e dell’identità culturale e politica dei detenuti.
Tutto ciò è stato evidenziato, anche recentemente, dalle lotte condotte in diversi carceri (ad esempio nella sezione femminile del carcere di Teramo, a Sollicciano, dove emerge in modo particolare la grave condizione di detenzione degli immigrati, nel carcere di Sulmona, ecc).

Per quanto riguarda lo specifico dell’aspetto culturale e della possibilità di leggere, di studiare e di informarsi, è risaputo che nonostante i vari invii di libri e riviste da parte di non poche case editrici, i detenuti hanno scarsissime possibilità di accedere a questi testi che rimangono sugli scaffali delle biblioteche carcerarie, laddove sono presenti. La situazione si aggrava ulteriormente per i prigionieri provenienti da altri paesi, oltre il 60% della popolazione detenuta che, non ha alcuna possibilità di leggere, di informarsi e/o di studiare.
Per coloro che sono detenuti nelle varie sezioni speciali, la possibilità di accedere ai libri è quasi vanificata stante l’ordinamento penitenziario, applicato rigidamente nei loro confronti, che stabilisce un numero molto ristretto di oggetti che possono essere tenuti in cella, tra cui un numero massimo di 3 o 5 libri e l’impossibilità materiale, in molti casi, di poterli sostituire a causa dell’inesistenza reale di libri nelle biblioteche della sezione carceraria dove questi prigionieri sono reclusi.

In particolare, la forma detentiva del 41 bis, punto forte della repressione nelle carceri, è in vigore dal 1992 ed oggi conta oltre 600 prigionieri sottoposti a questo regime.
Nel 2001, questo articolo del codice penale, originariamente applicato ai condannati nei processi contro la “grande criminalità organizzata”, venne ampliato ed esteso anche ad alcune fattispecie di “reati politici”, in sintonia con il clima allarmistico seguito all’attentato contro le Twin Towers negli Stati Uniti, facendo sempre più spesso riferimento a questa famigerata categoria di “terrorista”, creata e modellata a seconda delle necessità e degli interessi politici del momento.
Il 41bis prevede un’ora di colloquio al mese con i soli familiari diretti, attraverso un vetro divisorio che impedisce il contatto fisico ed obbliga a comunicare via citofono affinché tutto venga registrato, oltre alle riprese video e alla presenza del personale carcerario addetto al controllo. L’unica “concessione” prevista sono 10 minuti, sottratti all’ora canonica elargita, senza vetri con i soli minori (figli)!
Condizioni restrittive vigono anche fra prigioniero e avvocato, tali da minare la stessa garanzia ad ogni forma di difesa: intoppi frequenti e lunghe attese per poter vedere il proprio assistito, ostacoli continui da parte delle direzioni che fanno saltare gli incontri; il processo in “videoconferenza”, in cui basta premere un pulsante per dar voce o cancellare, a piacimento del tribunale, la presenza in aula dell’accusato…
I prigionieri sottoposti al 41bis inoltre, godono di appena due ore d’aria al giorno e in spazi dove vedere il cielo è impossibile, la socialità interna è ridotta al solo tempo dell’aria; corrispondenza e libri sono sottoposti a censura; è possibile ricevere un solo pacco al mese – e di peso ridotto – di vestiti, cibi e libri; gli oggetti che è possibile tenere in cella sono pochissimi – compresi il cibo acquistabile e gli attrezzi per cucinare.

All’inizio di ottobre, il 41 bis è stato imposto anche ai prigionieri politici recentemente condannati nel processo Biagi; è la prima volta che questo regime detentivo viene applicato per reati politici. Nei fatti il 41 bis è la riedizione dell’articolo 90, abolito all’inizio degli anni ‘80 dopo anni di lotte durissime fuori e dentro le carceri.
Ma il dato veramente grave è che questa condizione carceraria può essere applicata a tempo indeterminato.

Siamo coscienti che la campagna a cui vogliamo dar vita può generalizzarsi e conquistare i suoi obiettivi soprattutto con la lotta, il sostegno e l’appoggio di migliaia di persone.
Per suscitare l’ampia e necessaria sensibilizzazione, stiamo cercando di estendere e diversificare le iniziative tradizionali quali il volantinaggio, la corrispondenza con chi si trova in carcere, gli incontri con realtà di altre località del paese. E’anche per questo motivo che continueremo a sostenere la campagna “un libro in più di Castelli”, promossa dai “familiari ed amici dei prigionieri rivoluzionari”, del carcere di Biella.
Tale campagna prese avvio nel dicembre del 2004 dopo che, nella sezione speciale del carcere di Biella, 14 prigionieri, di cui 11 politici, sottoposti al trattamento ad Elevato Indice di Vigilanza, vennero privati di libri, appunti, foto, corrispondenza, attrezzi per cucinare…di tutto insomma. In quel caso la campagna “un libro in più…” è riuscita a sviluppare un coinvolgimento diretto e cosciente di migliaia di persone in tutto il paese e non solo. Aderirono altresì, fin da subito, diverse librerie di Biella e di altre città e case editrici.
Ora la situazione è tornata quasi normale e buona parte del materiale che era stato sequestrato è stato restituito ai prigionieri.
Il materiale che alleghiamo al presente appello, fornisce gli elementi necessari di conoscenza su come è nata, si è sviluppata e cosa ha prodotto questa campagna.

Vista la positività che questa esperienza ha espresso, col contributo di molti altri organismi, ambiti sociali, collettivi politici, vogliamo riprenderne lo spirito invitando tutti coloro che hanno a cuore l’integrità psico-fisica e la dignità umana dei prigionieri ad inviare libri, riviste, anche in lingua (vista l’alta percentuale di detenuti immigrati) o cataloghi di testi a prezzo agevolato, utilizzando il seguente indirizzo e-mail: olga2005@autistici.org; per la spedizione di libri vi risponderemo segnalandovi un recapito postale.
Da parte nostra ci faremo carico di spedire nelle carceri, a coloro che lo richiedono, l’elenco del materiale pervenuto, unendolo a quello che è già catalogato e messo a disposizione dai “familiari ed amici dei prigionieri rivoluzionari”.
Il materiale già raccolto dalla campagna “un libro in più di Castelli” può essere visionato sul sito:

http://www.autprol.org/unlibroinpiu/


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Allegati:

“UN LIBRO IN PIU’ DI CASTELLI”: UNA PICCOLA MA GRANDE VITTORIA

L’apparente silenzio di questo periodo, utilizzato per elaborare altre proposte ed iniziative da mettere in campo qualora la situazione nel carcere di Biella non si fosse sbloccata, è perché stavamo seguendo le evoluzioni o involuzioni che man mano si avvicendavano all’interno del carcere.
Un breve riepilogo: il 22/12/2004 una perquisizione anomala, durata ore, veniva effettuata nella Sezione ad Elevato Indice di Vigilanza del carcere di Biella. A seguito di questa venivano sottratti ai prigionieri tutti gli effetti personali (foto, corrispondenza, atti giudiziari, francobolli, bloknotes, ecc…), indumenti ad eccezione di un cambio e qualche paio di calzini, coperte, pentole e ..libri e riviste ad eccezione di, numero complessivo 4, sufficienti, a dire della direzione e del nuovo comandate arrivato nel carcere, a rispondere alle necessità culturali e di studio dei prigionieri. Così come abbiamo ribadito e messo a conoscenza più volte, ad essere colpiti erano soprattutto i prigionieri rivoluzionari che vivono, alcuni di loro, una condizione di reclusione da vent’anni e più e per i quali leggere, studiare, informarsi ed elaborare analisi è condizione fondamentale per mantenere viva ed integra la propria dignità ed identità.
Questa nuova situazione venutasi a creare, in un clima tra l’altro di assenza di conflitto all’interno del carcere, veniva giustificata a seguito della stesura di un nuovo regolamento interno da parte della direzione carceraria, giudice di sorveglianza, servizi sociali e di una non bene identificata rappresentanza dei detenuti.
Appariva del tutto evidente che l’ “esigenza” di nuove regole all’interno del carcere non rispondeva minimamente a questioni di presunta sicurezza (ampiamente garantita), ma rifletteva piuttosto la volontà di instaurare un clima di riverenza, un rapporto di subordinazione totale da parte dei prigionieri (politici e non) nei confronti dell’autorità carceraria, sottoponendoli all’umiliante ed assurda condizione di dover chiedere continuamente il permesso (attraverso domandine motivate!) per poter accedere a nuove letture sempre nell’ordine delle 4 concesse o ad una lettura supplementare, ad una differente pentola, una coperta …una foto in più.
A questo, che non è certo poco per chi vive quella condizione, si aggiunga, l’utilizzo quasi sistematico dell’isolamento per qualsiasi controversia o diverbio che si verificava tra i prigionieri e autorità carceraria; la messa in discussione della possibilità di decidere autonomamente i lavori da svolgere nella sezione, la loro rotazione e durata. (così come sempre era avvenuto), in base alle necessità individuali, ai bisogni contingenti, ad un criterio di equità e solidarietà che ha sempre contraddistinto questi compagni, garantendo così a tutti una minima fonte di sussistenza.
Sull’onda di questi avvenimenti, come familiari ed amici dei prigionieri rivoluzionari, abbiamo deciso di rompere il silenzio e di “mettere a nudo il re”, con l’iniziativa “un libro in più di Castelli”, che ha raccolto, dimostrando una forte sensibilità ed attenzione, a partire dalla città di Biella, una grande solidarietà, da parte di singoli, associazioni, librai, centri di documentazione (che si sono adoperati e diventati punto di riferimento per la raccolta dei libri), organizzazioni politiche, centri sociali, case editrici, collettivi politici ed universitari… Una forte attenzione è stata anche dimostrata da parte dei giornali locali, che hanno dato massima diffusione di quanto stava avvenendo nel carcere della loro città; sono state inoltrate alcune interpellanze parlamentari da parte di RC , dei Radicali e si sono susseguite visite all’interno del carcere per verificarne le condizioni. Una solidarietà arrivata da tutta Italia e non solo; una prima risposta ampia e collettiva alla necessità di mobilitazione e costruzione di iniziative visibili ed incisive, che ha fatto emergere una riflessione rispetto al vissuto della realtà carceraria, meno distante e separata dal quotidiano e dalla realtà delle persone, di quanto si potesse pensare.
A seguito della campagna, alla quale la direzione carceraria, nonostante il chiaro fastidio provocato, ha risposto con un atteggiamento di ottusa chiusura (dimostrando però in questo modo, un’incapacità di gestione e un’estrema debolezza), rinviando al mittente (compresi i familiari), i pacchi di libri, la corrispondenza o i pacchi di alimentari inviati ai prigionieri, è seguita, il 6 febbraio, una manifestazione di dimensioni inaspettate (oltre il migliaio di persone), molto sentita e significativa per l’omogeneità delle forze che la rappresentavano.
I prigionieri hanno continuato per tutto questo periodo a rifiutarsi di compilare le famigerate domandine, non solo per la richiesta di libri ma anche per il cambio d’indumenti e hanno dato vita ad una battitura come forma di protesta contro il blocco dei pacchi e proseguito lo sciopero dei lavori. Lettere di protesta o di richiesta di spiegazioni su quanto stava succedendo, sono state inviate alla direzione del carcere da parte di molti che si erano visti rispediti i pacchi inviati.
Intanto, qualcosa cominciava a muoversi nel carcere: la direttrice, in congedo per maternità, veniva sostituita dal direttore Roberto Festa proveniente dal carcere di Voghera, (con un’esperienza maggiore soprattutto di carceri speciali e di detenzione politica); il comandante D’Angelo veniva sostituito dal vice-commissario Alessio Mercurio precedentemente in servizio nel carcere di Biella; veniva designato un nuovo commissario, proveniente dal carcere di Lecce.
Dopo una serie di “tira e molla” e apparenti concessioni si arrivava alla situazione odierna in cui, in proroga al regolamento, i prigionieri possono tenere in cella fino a 20 libri senza doverne fare richiesta; i libri arrivati, così come quelli che avevano precedentemente, possono essere tenuti nel magazzino della sezione a loro disposizione, tutto ciò che era stato sequestrato, durante la famosa perquisizione del 22/12/2004 è stato restituito. Rimane ancora in sospeso la possibilità di riavere i lettori cd e alcune pentole (forno).
Senza dubbio, il positivissimo risultato raggiunto è frutto delle differenti mobilitazioni e della risposta solidale che si è espressa anche individualmente da parte di molti e di questo ringraziamo insieme ai compagni incarcerati, tutti. E’ una piccola ma, al tempo stesso, grande vittoria, non solo per i prigionieri del carcere di Biella ma per tutti i prigionieri di tutte le carceri, perché crea un precedente che non potrà non essere tenuto in considerazione e con il quale dovranno fare i conti.
La solidarietà dimostrata e’ stata tanta e per dare solidarietà è necessario riconoscersi, sentirsi in qualche modo coinvolti, forse e’ il segno che molti di noi si sentono sempre di più immersi in quella che abbiamo chiamato la società carceraria.. Una società dove il rapporto di sopraffazione è generale. Dal mondo del lavoro dove i diritti conquistati in anni di lotte sono azzerati, dove il rapporto di subordinazione ai padroni è totale. Bisogna essere a disposizione, a tempo, a chiamata, secondo le sacre esigenze della produzione. Lavoratori dell’oggi, senza futuro. Dal mondo della scuola dove selezionare è necessario, dove si gettano le basi tra chi ce la farà e chi sarà emarginato dalle sacre esigenze della produzione. Dalla situazione intollerabile degli immigrati, rinchiusi e drogati in veri e propri lager, in condizioni peggiori delle carceri vere e proprie, senza diritti, fuori da ogni legalità, colpevoli di non essere diventati utili al sacro mondo della produzione. E allora quel negare i libri ai prigionieri, dopo aver negato la libertà, la comunicazione, gli affetti è sembrato troppo. Ci siamo ricordati di essere “le genti del libro”, i libri dove gli essere umani da sempre si raccontano gli uni agli altri. Forse abbiamo pensato al personaggio di un romanzo che negli anni ricordiamo come un vecchio amico, di un verso che ha saputo dire di noi, del sogno di una società da conquistare che abbiamo imparato a progettare tra mucchi di libri. E ci e’ sembrato troppo, in carcere senza libri no. Un libro è l’ “evasione” per eccellenza, è il conoscere, è la scoperta, è esserci. “Non abbiamo più niente da perdere se perdiamo i libri” ha detto un compagno. Siamo stati in tanti a pensarla così. E siamo stati in tanti a pensare che mobilitarsi paga.

Contenti di quanto siamo riusciti ad ottenere, l’attenzione deve rimanere comunque alta, perché, come sappiamo bene, gli inganni sono sempre in agguato e le prime avvisaglie già ci sono: si ventila che il nuovo commissario abbia intenzione di abolire completamente la possibilità per i detenuti ad E.I.V di lavorare, così come, momentaneamente, perché in attesa di nuove disposizioni, è stata tolta la possibilità di far entrare posate, piatti di plastica; in generale, l’atteggiamento di questo nuovo commissario (il signor no!), è quello di negare le richieste fatte tramite domanda per l’acquisto all’esterno di oggetti utili a soddisfare esigenze quotidiane e personali, così come sempre era avvenuto.
Inoltre non va dimenticato che quanto ottenuto è UNA SOSPENSIONE del regolamento, non la sua CANCELLAZIONE o rivisitazione, pertanto rimane sempre lì sospeso, come una spada di Damocle, pronto ad ogni evenienza, a poter essere riapplicato.

PER QUANTO RIGUARDA I LIBRI RACCOLTI: si è pensato di convogliare tutti i libri in alcuni punti di raccolta, di catalogarli e di fare circolare questo materiale informativo in tutte le carceri dove si hanno dei riferimenti, mettendolo a disposizione di chiunque ne faccia richiesta. Ci sembra un buon modo per mettere a conoscenza, nei limiti del possibile, la popolazione detenuta di quanto successo e di una piccola battaglia vinta da tutti e per tutti, perché combattuta, oltre a favorire ed incentivare la necessità e il bisogno di cultura, conoscenza, informazione.

Per MILANO, il punto di riferimento è: CENTRO DI DOCUMENTAZIONE c/o PANETTERIA OCCUPATA – via Conte Rosso, 20 20124 Mi
TORINO: CENTRO DI DOCUMENTAZIONE PORFIDO – via Tarino 10124 Torino – Aperto Lunedì, mercoledì, sabato dalle ore 16.00 alle 19.00
FIRENZE: LIBRERIA MAJAKOVSKIJ – CENTRO POPOLARE AUTOGESTITO FIRENZE SUD – Via Villamagna, 22 – Firenze

Vi informiamo che numerose iniziative (assemblee, presidi, volantinaggi), sulla situazione carceraria si sono tenute in questo periodo in molte città (Parma, Torino, Crema,….), ed altre sono in programmazione. Fra queste, si terrà a Milano venerdì 22 aprile, all’università di Scienze Politiche un’assemblea aperta sulla situazione carceraria, reati associativi, guerra/repressione. Interverrà l’avvocato Giuseppe Pelazza e una compagna di Bologna che fa i colloqui nel carcere di Latina.
A Biella il 27 maggio è stata organizzata un’assemblea sulla questione carceraria in particolare a Biella.

Amici e familiari dei prigionieri rivoluzionari

e-mail della campagna: unlibroinpiu@libero.it


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COMUNICATO DI “DENTRO E FUORI LE MURA” E LETTERA DAI DETENUTI DI SOLLICCIANO

Nel carcere di Sollicciano continua la protesta dei detenuti e delle detenute contro le condizioni disumane in cui sono costretti/e a vivere, per l’indulto/amnistia e per un rovesciamento delle attuali politiche penali e penitenziarie, sull’immigrazione e sulle tossicodipendenze.
Ribadiamo la nostra solidarietà alla mobilitazione dei detenuti e invitiamo tutti/e ad esprimere il proprio appoggio, in qualsiasi forma, con la mobilitazione dei detenuti e delle detenute di Sollicciano. Anche facendosi portavoce delle loro richieste e partecipando alle prossime iniziative che verranno convocate.
Sovraffollamento, negazione del diritto alla salute, uso repressivo della psichiatria, autolesionismo, tentati suicidi, abuso della carcerazione preventiva e assenza del diritto alla difesa: sono queste le parole chiave della quotidianità a Sollicciano. Una realtà che, come spiegano i detenuti stessi nella lettera che riportiamo, non potrà che essere aggravata dalla sciagurata approvazione della cosiddetta “ex-Cirielli”: una legge apertamente classista, che concede l’impunità ai potenti mentre seppellisce in carcere gli esclusi della società.
Nel frattempo, a Sollicciano sono tornate in azione le “squadrette”. Alcuni giorni fa, almeno una quindicina di agenti hanno pestato un detenuto immigrato mentre da un cortile di passeggio lo portavano alle celle di isolamento; nella stessa occasione, altri cinque detenuti immigrati sono stati picchiati durante il trasferimento dal “cellone” che occupavano ad altre sezioni. Si sono verificati anche altri atti di violenza su singoli detenuti. Chiediamo che la Magistratura di Sorveglianza indaghi su questi episodi, secondo quanto stabilito dalla legge.
Nell’incontro tenutosi in Palazzo Vecchio giovedì 10 novembre, tra gli altri il presidente del consiglio comunale Cruccolini, il provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria De Pascalis, il direttore Cacurri e il comandante Masciullo si sono sforzati di descrivere Sollicciano come un “carcere trasparente”, i cui problemi sono in via di rapida soluzione. Un ottimismo incomprensibile, un’ironia tragica, un’ipocrisia pericolosa.

Firenze, 12 novembre 2005
Dentro e Fuori le Mura

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LETTERA DAI DETENUTI DI SOLLICCIANO

La protesta continua, e le forme pacifiche si susseguiranno cercando metodi sempre più incisivi fino alle conseguenze più estreme che ci vedranno revocare il mandato ai nostri legali! E questa volta chiederemo che loro scendano in piazza con noi, rivendicando la giusta applicazione delle leggi, con criteri univoci da parte di tutti i tribunali di Sorveglianza.
E’ l’appello che lanceremo in conferenza stampa giovedì 10 novembre, invitando tutti i compagni detenuti nelle altre carceri a unirsi a noi perché la nostra voce sia la voce di tutti i poveri cristi, che affollano gli istituti di pena dimenticati dai poteri forti che cercano immunità a nostre spese! Sì perché la ex-Cirielli, distraendo l’opinione pubblica con l’aggravio delle pene e l’esclusione dai benefici ai recidivi, di fatto concede un’amnistia privata a chi ha cercato ricchezza e potere sulla pelle degli italiani, corrompendo e ricattando.
Ma chi sono i recidivi? Basta fare un giro per i corridoi degli istituti di pena per rendersi conto della povertà, dello stato di indigenza di chi occupa le celle! Sono costoro i “recidivi per forza”, coloro che una volta fuori dal carcere restano esclusi da ogni opportunità lavorativa senza che abbiano alcun riferimento esterno che li aiuti a reinserirsi!
Esclusi da ogni possibilità di lavoro, non resta loro che tornare a delinquere, a rubare, a essere sfruttati da chi conduce le fila dei grossi traffici: questi sono i recidivi che vogliono seppellire nelle carceri!
E’ un terribile passo indietro che annulla di colpo gli effetti della legge Gozzini che anche se spesso disattesa, ha segnato la fine della violenza nelle carceri. E immaginiamo cosa accadrà quando al sovraffollamento di oggi si aggiungerà la crescita di circa 20.000 detenuti all’anno!
L’esasperazione di chi non crede più nel principio rieducativo e riabilitativo della pena porterà conseguenze terribili, e quando sarà ancora emergenza, chi oggi ha gettato le basi delle future “violenze del carcere” dovrà rispondere agli uomini e a Dio.
Chiediamo quindi che tutti i compagni detenuti di tutta Italia si uniscano alla nostra forma pacifica di protesta, dimostrando più lungimiranza di chi oggi, giocando con la giustizia, ha fatto soltanto i propri interessi privati e quelli di chi impunemente vedrà aumentare le proprie ricchezze certo della copertura che questa ex-Cirielli comporta per i ricchi e i potenti.

tel: 339.1300058 – 347.4150835
e-mail: dentroefuorilemura@inventati.org
mailing list: http://www.hackbloc.net/mailman/listinfo/dentroefuorilemura/
web site: http://www.inventati.org/dentroefuori

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PROTESTA NEL CARCERE FEMMINILE DI TERAMO

Noi detenute del carcere di Castrogno vogliamo con lo sciopero dell'aria e la battitura serale denunciare e richiedere ciò che ci spetta e cioè:

- l'ora d'aria al verde e non in un buco di cemento. D'estate non nelle ore di caldo insopportabile quindi vogliamo farla dalle 16.30 alle 18.30, mentre la saletta dalle 13.30 alle 15.30;
- docce tutti i giorni (non solo 3 volte alla settimana) anche il pomeriggio e non con acqua gelata;
- diritto ad avere sopratutto per chi non ha possibilità economiche l'indispensabile per sopravvivere cioè carta igienica, dentifricio, assorbenti, sapone per i piatti e varichina;
- avere a disposizione il medico tutti i giorni. Esistono situazioni gravi: detenute con invalidità superiore al 70%, sieropositività, ipertensioni, diabete, cirrosi epatica e gravi problemi psichiatrici. Non c'è controllo medico continuativo. Non esiste la possibilità di avere un controllo medico giornaliero adeguato e in caso di necessità gravi notturne il personale sanitario è completamente latitante o al massimo ci fornisce in abbondanza di tranquillanti sperando di annebbiare le nostre menti o di placare la nostra protesta. Chi non ha la possibilità di acquistare medicine ha diritto ad avere comunque la possibilità di curarsi e chi pur avendo disponibilità economica e perciò potrebbe curarsi con i propri mezzi non riesce ad avere medicinali e le domandine tornano indietro con su scritto “non disponibile” (dove vengono acquistati i farmaci? all'Oviesse). Chi ha problemi gravi di salute non deve essere detenuto;
- in saletta abbiamo solo 7 sgabelli a disposizione, un tavolino misero, un biliardino rotto per 38 detenute;
- chiediamo di poter utilizzare la biblioteca 2 ore al giorno per avere uno spazio per scrivere e leggere in pace;
- si chiede infine e non per ultimo che i bambini non entrino in detenzione con le loro madri mai più.

- Lo sciopero è iniziato il 3 agosto 2005.

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COMUNICATO DALLA SEZIONE FEMMINILE DEL CARCERE DI TERAMO

Noi detenute del reparto femminile del carcere di "Castrogno", non come erroneamente definito "Caienna" ma Spielberg, avendo migliore fortuna del nostro illustre Pellico, (non per il trattamento) ma poichè "generosamente" forniti di penne ad inchiostro, ribadiamo che nonostante le nostre ripetute proteste, la risonanza (se pur minima) data alle stesse da alcuni quotidiani, la conferenza stampa indetta di fronte al carcere, la visita di uno sconosciuto assessore, restiamo in un clima di totale inedia ed isolamento, senza contare che i problemi da tempo lamentati permangono, anzi, la visita dell'assessore sopra citato, ci ha illuse visto che con la stessa non abbiamo potuto avere nessun tipo di contatto, neppure le detenute non in cella, che aspettavano nell'aria lager, hanno potuto dialogare poichè gli era stato precedentemente vietato.
Nei giorni precedenti, pur non potendo ribaltare strutturalmente questo luogo, sono state riviste nelle celle le misere suppellettili, sostituiti arredi fatiscenti, ripuliti locali inutilizzati per anni (vedi la palestra) ed altri che erano nell'abbandono e nello sfascio totale, compresa la pulizia del quadrilatero di cemento dove le detenute sono costrette a sostare sotto il sole cocente o sotto la pioggia battente pur di respirare un po' d'aria. Il sopra citato "luogo d'aria" è sempre lurido, sfornito di un bagno funzionante con in uso un misero lavandino costantemente otturato.
Inoltre, visto il periodo feriale e la carenza di agenti di custodia, le cosiddette ore d'aria sono spesso dimezzate.
Quindi, il regime al quale siamo sottoposte è più duro di un carcere punitivo di massima sicurezza.
Siamo praticamente sempre chiuse in cella (cosa che ormai è superata nel 70% delle carceri italiane) e niente del poco che ci era stato permesso è stato attuato.
Alle detenute sfornite di mezzi propri continua a mancare lo stretto necessario per una sopravvivenza almeno dignitosa: carta igienica, disinfettante, assorbenti e, da alcuni giorni anche i sacchetti per la spazzatura.
Le condizioni di alcune detenute con gravi problemi di salute permangono.
Denunciamo inoltre la presenza di una detenuta, in particolare, che mostra gravi turbe psichiche, turbando giorno e notte la già flebile serenità della sezione.
Non speriamo in nulla poichè siamo certe che questa nostra ennesima richiesta di aiuto e solidarietà si perderà nei meandri della burocrazia e sarà fonte di ricatti e ritorsioni.
Inoltre abbiamo letto su un articolo del “Centro”, che esiste una fantomatica associazione di volontariato (Verso il futuro) che sarebbe presente spesso all'interno del carcere e curerebbe le nostre problematiche.
Teniamo a far sapere, gridandolo a viva voce che non abbiamo la più pallida idea di chi possano essere questi sedicenti "missionari" e ribadiamo che possiamo esclusivamente contare sulla “notoria” solidarietà carceraria aiutandoci l'una con l'altra.
Grazie comunque di non averci ignorate almeno verbalmente.

settembre 2005
Le sezioni nord e centrale dell' inferno di “Castrogno” al femminile

olga2005@autistici.org

http://www.autprol.org/