28/01/2006: La condizione sociale della classe operaia e delle altri lavoratori sfruttati in Germania, in particolare i disoccupati, si aggrava in misura crescente!


SULLA CONDIZIONE DEI DISOCCUPATI
In Germania, secondo la statistica ufficiale, nel 2005 erano dichiarate circa 5 milioni di persone come disoccupate. In realtà esse sono circa il doppio poiché in queste statistiche i numeri vengono presi di mira e coscientemente falsificati.
Infatti, prima di tutto, non vengono conteggiati i disoccupati che non ricevono più la “indennità di disoccupazione”. Quindi persone da tempo disoccupate e che non hanno più alcun diritto al contributo sociale o ai contributi previsti dalla legge Hartz (che ha fortemente ridimensionati i diversi sussidi sociali), alla fine non risultano più come disoccupate.
Oltre a queste persone, non vengono comprese come disoccupate:

• gli occupati temporanei collocati dalle “Agenzie del lavoro” (circa 900.000 persone);
• i disoccupati in prepensionamento e i disoccupati che hanno superato l’età di 58 anni (in totale circa 1 milione di persone), disoccupati a tempo pieno che seguono corsi di ulteriore formazione (circa 170.000 persone);
• disoccupati nell’ “io spa” (partita iva) “lavoratori autonomi aiutati dallo stato (circa 170.000 persone, il cui 20% all’inizio del 2005 era già naufragato e si trovava di nuovo senza lavoro e spesso pieno di debiti);
• operai e operaie che lavorano a orario ridotto;
• donne che da tempo non hanno più preso lavoro;
• lavoratori che vengono riqualificati;
• lavoratori degli altri paesi che di fronte alla crescente disoccupazione sono costretti a ritornare nei paesi d’origine;
• pensionati precoci (anzitempo) e giovani che dopo la scuola dell’obbligo portano a termine un corso di “perfezionamento” non pagato, un tirocinio o simili.

Tutte queste persone non sono contate allo scopo di abbellire il rapporto e per nascondere la dimensione vera del crescente immiserimento. (Persino il giornale borghese “Wirtschaftwoche” conclude che nel 2004 esisteva un esercito di disoccupati di circa 8,6 milioni di persone).

LE MISURE REAZIONARIE CONTRO CHI PERCEPISCE IL SUSSIDIO DI DISOCCUPAZIONE
Dal 1° gennaio 2003 è in vigore la legge secondo cui in caso di disoccupazione dopo 7 mesi, l’Ufficio del lavoro può costringere il disoccupato ad accettare un posto di lavoro in qualsiasi località del paese anche con un salario inferiore alle tariffe (salario-dumping). In caso di rifiuto il sussidio di disoccupazione viene cancellato per tre mesi. Nel settembre 2002 gli occupati in simili posti erano già 4,1 milioni, nel giugno 2005 erano già 6,6 milioni.
Coloro che sono disoccupati da lungo tempo vengono costretti a lavorare contro un salario orario di 1 euro. A chi rifiuta una simile proposta viene accorciato il sussidio o anche cancellato. Il loro numero nella prima metà del 2005 è passato da 78.000 a 236.000. A causa di questi mini-posti da 1 euro, il numero dei posti di lavoro regolari persi dall’inizio del 2002 è stato pari a circa 1,3 milioni, che corrisponde ad una quota di quasi il 5% (sul totale dell’occupazione regolare). Il “numero ufficiale dei disoccupati” nello stesso spazio di tempo è aumentato di 1 milione. La quota degli occupati nel lavoro in affitto negli ultimi dieci anni è triplicata.

Dal 1° gennaio 2004 la durata massima del sussidio di disoccupazione è stata portata a 12 mesi, a 18 mesi per chi ha superato i 55 anni. La situazione dei lavoratori e delle lavoratrici stagionali si è inasprita, poiché adesso nello spazio di 2 anni bisogna aver lavorato almeno un anno per aver in genere diritto al sussidio di 6 mesi. Nel 1991 gli occupati con contratti a termine erano circa il 21% della popolazione attiva, nel 2004 tale quota è salita al 40%.
Dal 1° gennaio 2005 la situazione si è ulteriormente inasprita: il sussidio di disoccupazione e il sussidio sociale sono stati riuniti. Il sussidio di disoccupazione II, nei primi due anni è poco più alto del sussidio sociale, dopo due anni diventano identici. Questo significa un taglio effettivo del sussidio di disoccupazione.
Diecimila giovani sotto i 25 anni nell’aprile 2004, a causa di “mancata collaborazione nella ricerca del posto di lavoro” non hanno più ricevuto il sussidio di disoccupazione. In totale i giovani disoccupati attualmente sono circa 664.000.
La conseguenza di queste diverse “leggi regolanti il mercato del lavoro”, che presumibilmente dovrebbero ridurre la disoccupazione, conduce ad un continuo ingrossamento della disoccupazione ed ad un aumento dei “rapporti di lavoro precari”, cioè ad uno sfruttamento acutizzato mediante la riduzione dei salari e all’assicurazione sociale completamente cancellata. In questo modo il numero degli occupati che percepiscono l’assicurazione sociale obbligatoria, fra il 2003 e il 2005, è salito a 900.000.
Nello stesso tempo tutto questo significa che la pressione nelle imprese su lavoratrici e lavoratori, che hanno ancora la possibilità di vendere la loro forza-lavoro, è enormemente accresciuta e si inasprisce ogni giorno di più.

CRESCENTE POVERTA'
Proprio dalle frazioni di lavoratori e lavoratrici gettati fuori dal processo di produzione si evidenziano particolarmente i segni dell’immiserimento assoluto: il numero dei disoccupati di lungo periodo aumenta. A metà del 2004 le stime parlavano già di circa 2 milioni di persone da un anno senza lavoro; all’inizio degli anni 90 erano circa la metà.
Il numero di coloro che ricevono l’assistenza sociale, il sussidio per l’affitto cresce; questi sussidi tuttavia vengono continuamente ridotti e limitati. Il numero di coloro che ricevono l’assistenza sociale nella Germania dell’ovest negli ultimi 15 anni è raddoppiato (oggi lo percepiscono circa 4 milioni di persone). Allo stesso tempo il numero dei senza-casa è aumentato da circa 600.000 nel 2003 a circa 860.000 nel 2005; particolarmente colpiti sono i giovani e le famiglie giovani. Più di un sesto degli occupati a tempo pieno è schiacciato nella sfera dei “bassi guadagni”, di cui il 60% circa è costituito da donne.
Questi inasprimenti oggi colpiscono già centomila persone, per dare il segnale a milioni di noi!
Negli ultimi quattro anni, rispetto alla popolazione totale, la “quota” ufficiale “della popolazione povera”(quota della popolazione che deve cavarsela con meno della metà del reddito medio), in Germania è aumentata dal 9,2% (2000) al 12% (2003). Secondo uno studio dell’Onu in Germania il 10,2% di tutti i bambini vive nella povertà; di questi il 40% sono figli unici.

BILANCIO SULLA LOTTA PER LA "CHIUSURA DELLE AGENZIE DI LAVORO": UNA ANNO DI HARTZ IV
(Conferenza stampa a Berlino il 2 gennaio 2006, con presentazione di un libro)

Agenda 2010 (il piano governativo per il ridimensionamento dello stato sociale) e le diverse leggi-Hartz (taglio dei diversi sussidi sociali, di disoccupazione, indurimento del mercato del lavoro...) rappresentano una nuova dimensione, nella Rft, dell’attacco allo stato sociale; esse condurranno in futuro ad aspri confronti sociali. Cogliamo perciò l’occasione del moment o “Una anno di Hartz IV” per una classificazione e valutazione della continua aggressione sociale e politica.

Il bilancio emerso a Berlino il 2 gennaio sulla valutazione delle diverse iniziative sostenitrici della campagna “Chiusura delle Agenzie del lavoro”.
Olga Schnell (Lega di Berlino “Basta con la moderazione”) ha riassunto le idee e le attività dell’iniziativa “Chiusura della Agenzie del Lavoro” e ha presentato “Il libro nero di Hartz IV – attacco sociale e resistenza” (ISBN 3 – 935936 – 51 – 6; 188 pag., 11 euro) appena pubblicato dall’Editrice Associazione A. Anne Alex (Tavola Rotonda dei disoccupati organizzati e di riceve l’assistenza sociale) ha tratto un bilancio micidiale dal programma di immiserimento e insicurezza statale e ha presentato in dettaglio le pretese della prassi Hartz IV.
Michael Mauer (Lega contro l’abbattimento dello stato sociale, di Juterborg) ha analizzato il processo di autorganizzazione dei disoccupati a Kleinstadt, città industriosa del Brandeburgo ed ha spiegato la necessità di collegare il potenziale della resistenza. Peter Grottian (Lega d’azione per la protesta sociale) ha tratteggiato l’avanzamento e l’intensificazione, attesi, della rapina sociale da parte del nuovo governo (grande coalizione fra i tre maggiori partiti, compreso il partito socialdemocratico) ed ha pronosticato il naufragio di una politica del mercato del lavoro disciplinata e ancorata al principio “lavoro attraverso lo sviluppo”. La giornata di lotta dell’11 febbraio 2006, con manifestazione a Strasburgo, deve perciò essere utilizzata come avvio della protesta per l’anno appena iniziato.
Oltre a ciò, Guido Arnold (Social Forum di Wuppertal ha esposto il piano dei diversi gruppi nella difesa offensiva in particolare contro l’opera portata avanti dagli Uffici del lavoro nel quadro dell’assistenza paurosamente tagliata. Mag Wempel del portale sindacale di sinistra, Labournet, non ha potuto essere presente, tuttavia è intervenuta, con una dichiarazione stampa completa, sulle conseguenze dell’attacco sociale contro disoccupati e occupati.

Dal comunicato stampa diffuso alla fine della conferenza:
il periodo di collaudo degli Uffici del lavoro è terminato. A cominciare dall’1 Gennaio 2006 gli spazzolini da denti fioccano su chi mette il naso nello stato sociale. Naufragano gli sfratti, perché i furgoni per i traslochi non vengono fatti passare, perché molti amici bloccano l’accesso...
Non sappiamo se i nostri desideri per quest’anno saranno appagati così o in altro modo. Ma sappiamo che la resistenza contro l’attacco sociale, in ogni sua forma e in tutti i luoghi, penetra sempre di più, che i partiti [naturalmente si riferisce al neonato partito della sinistra, al Pds, n.d.t.] ci adottano e imparano a rappresentare con efficacia gli interessi dei disoccupati, dei cacciati dalle abitazioni.
Quando il 3 gennaio 2005 in tante città abbiamo tentato di occupare gli Uffici del lavoro non ci era completamente chiaro se dopo le manifestazioni del lunedì e le dimostrazioni di massa del 2004, se, successivamente all’entrata in vigore alle leggi-Hartz, potesse svilupparsi una rete di protesta capace di difesa efficace. La Chiusura della Agenzie del lavoro ancora oggi è iniziativa di gruppi politicamente e socialmente impegnati di numerose città, i quali hanno coscienza che le lotte contro l’attacco sociale sono appena iniziate e che abbiamo bisogno di un respiro lungo.
Nella nostra agenda, dopo il 3 gennaio 2005, era perciò scritto l’avvio di un ampio lavoro di inchiesta. Per i nostri interventi successivi negli Uffici del lavoro, sulle strade, al primo posto c’era e c’è la lotta contro il lavoro pagato un euro l’ora assieme ai presidi davanti alle case private dei direttori degli Uffici del lavoro. Noi abbiamo bisogno di informazioni. Assieme a Labournet, BAG-SHI e Ta sviluppiamo un’inchiesta sulle conseguenze di Hartz IV e sui posti da un euro; l’inchiesta è su Internet dal marzo 2005, è ovunque adoperata anche in forma stampata dai gruppi di disoccupati e dai partecipanti alle manifestazioni del lunedì. Noi volevamo e vogliamo conoscere tutto: chi tormenta i disoccupati, come vengono imposti gli sfratti, quali istituzioni assumono ad un euro lavoratori e lavoratrici, in quali città nei servizi si lavora con quella paga. L’inchiesta aveva ed ha diverse funzioni. Accanto all’acquisizione di informazioni necessarie ai gruppi di disoccupati, chi interessato poteva e può prendere parola in modo anonimo. Gli uffici del lavoro e i responsabili dell’applicazione delle leggi-Hartz IV dovevano insomma sentirsi controllati, cosa non ovvia e naturale per chi se ne sta seduto negli uffici.

SULLA GIORNATA DI LOTTA ORGANIZZATA PER SABATO 11 FEBBRAIO 2006 A STRASBURGO
La resistenza europea ha condiviso di dare una risposta unitaria alla direttiva (Bolkenstein) UE sui servizi. Questa risposta di lotta è stata confermata e rafforzata successivamente al rigetto della costituzione da parte di Francia e Olanda.
Ma la Commissione europea non tiene conto della democrazia e del rifiuto dei cittadini. Adesso la direttiva sui servizi deve diventare legge.
Le cause del rifiuto non sono state rimosse. La corsa intrapresa per il taglio sulla sicurezza del lavoro, per l’ulteriore degradazione dell’ambiente, prende di mira le condizioni di vita sociali, culturali di circa il 60 percento della popolazione attiva.
Al contrario della libertà illimitata concessa alle imprese dei servizi, i disoccupati devono sanguinare a causa di ulteriori aspri tagli sui sussidi, la spirale della povertà vortica ancor più velocemente attorno al precipizio.
Movimenti sociali e sindacati devono stoppare tutti insieme la direttiva della Commissione UE, nella giornata di lotta europea dell’11. febbraio 2006 a Strasburgo.

SULLA LETTERA ALLA POPOLAZIONE DEL CANCELLIERE APPENA ELETTO, ANGELA MERKEL, 27 DICEMBRE 2005
Appena entrato in carica il nuovo cancelliere ha scritto una lettera alla popolazione, il cui aspetto essenziale dichiarato è che “l’economia deve crescere in misura robusta” affinché “il sistema sociale resti finanziabile ed efficiente”. Viene così apertamente propagata la rottura con la costituzione. Questa ideologia che i ricchi devono diventare ancora più ricchi affinché una volta o l’altra i poveri ricevano qualcosa, rimuove l’offerta dello stato sociale. Lo stato deve esistere soltanto ancora per l’economia, per la ripartizione subordinata alle imprese. Contro tutto questo la resistenza da tempo è inconsistente.

Tratto da Gegen die Stroemung - settembre/ottobre 2005

http://www.autprol.org/