02/02/2006: Sosteniamo gli oppositori politici turchi sotto processo in Belgio; difendiamo il diritto di espressione e di riunione


Le compagne e i compagni del Laboratorio Marxista (Toscana) e dell'Associazione Primo Maggio (Veneto) esprimono la loro profonda solidarietà militante agli undici militanti turchi sotto a processo a Bruxelles.
Il processo, avviato lunedì 23, si sta svolgendo in un clima di profonda intimidazione sia degli "imputati" che degli stessi avvocati difensori trattati alla stregua pericolosi "criminali".
A nessuno può sfuggire che il vero obiettivo dello stato belga, in combutta con lo stato fascista turco, sia quello di colpire in maniera molto pesante una organizzazione che si batte in Turchia da anni a sostegno del proprio popolo pagandone un prezzo altissimo. Mentre lo stato turco, che cerca di costituirsi come parte civile in questo processo, utilizza da sempre tutti i mezzi "legali" ed "illegali" per eliminare i propri oppositori.
Chiaro l'intento dello Stato Belga, attraverso questo processo, di sperimentare la nuova legge "antiterrorismo" del 2003 cercando di colpire, tra gli altri, i responsabili dell'ufficio stampa del DHKP-C a Bruxelles.
Ribadiamo il nostro pieno sostegno politico ai militanti turchi sotto processo in Belgio. Senza sè e senza ma.

La vita non è uno scherzo.
Prendila sul serio.
Ma sul serio a tal punto
che messo contro un muro, ad esempio, le mani legate
o dentro un laboratorio
col camice bianco e gli occhiali
tu muoia affinché vivano gli uomini
gli uomini di cui non conosci la faccia
e morrai sapendo
che nulla é più bello, più vero della vita.

(Nazim Hikmet)

Hasta la victoria final, siempre.

Laboratorio Marxista (Toscana, Italia)
Associazione Primo Maggio (Veneto, Italia)

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Di seguito pubblichiamo comunicati dei compagni turchi in merito al processo.

Primo comunicato: sosteniamo gli oppositori politici turchi sotto processo in Belgio Difendiamo il diritto di espressione e di riunione.

7 anni dopo i fatti
Il 23 gennaio prossimo inizierà di fronte al tribunale di Bruges il processo di undici presunti membri del DHKC (Fronte rivoluzionaria di liberazione del popolo) un'organizzazione della sinistra radicale turca.
Tre di essi erano stati fermati il 26 settembre 1999 nei pressi di un appartamento vicino a Knokke sulla costa belga. Nel loro appartamento la polizia ha sequestrato materiale informatico, archivi e munizioni, cosa che lascia pensare che si trattasse di un nascondiglio utilizzato dai membri dell'organizzazione DHKC.
A prima vista, il ritrovamento poteva sembrare inquietante. Tuttavia, l'inchiesta ha dimostrato rapidamente che gli imputati ed il movimento al quale appartengono non hanno mai condotto azioni violente in Belgio, non volevano turbare l'ordine pubblico e non costituivano dunque nessuna minaccia per la popolazione.
Difatti, il movimento politico al quale gli imputati aderiscono, il DHKC, ha sempre dichiarato di non praticare la lotta armata fuori dalla Turchia.
In numerosi comunicati, il movimento ha dichiarato che la natura delle sue attività in Europa è, e sarà sempre, di natura democratica e legale (1).

Oppositori politici in pericolo
Tra gli inquilini dell'appartamento c'era Fehriye Erdal, una giovane attivista di sinistra che aveva dovuto lasciare clandestinamente la Turchia sotto falsa identità per sfuggire agli squadroni della morte che erano sulle sue tracce. Fehriye Erdal era stata accusata ingiustamente dalla polizia turca di essere complice di un attentato a uno dei magnati della superpotente dinastia finanziaria Sabanci, col solo pretesto che lavorava
nel palazzo della holding dove aveva avuto luogo l'attacco.
Tuttavia le autorità non l'hanno incriminata esplicitamente per complicità nell'omicidio
ma per "tentativo di rovesciare l'ordine costituzionale" in virtù dell'articolo 146/1 del Codice penale turco, e questo a causa delle sue opinioni politiche.
Nell'onda di isteria vendicativa che si è scatenata dopo l'attentato, la stampa ufficiale turca ha rivelato il reclutamento di 50 mercenari da parte della famiglia dell'industriale Sabanci per braccare Fehriye Erdal (2).
Un altro imputato del processo di Bruges, Dursun Karatas, figura storica del movimento rivoluzionario turco e segretario-generale del partito rivoluzionario di liberazione del popolo, il DHKP, ha vissuto per 9 anni nelle prigioni della giunta militare, fino al giorno in cui è evaso. Da allora è costretto a vivere in clandestinità. Anche lui è braccato dagli squadroni della morte. Mehmet Agar, un parlamentare corrotto che deve la sua ascensione politica ai molteplici massacri di oppositori che ha pianificato quando era il capo della polizia speciale, aveva mandato in Europa nel 1996, all'epoca in cui faceva il ministro dell'interno, un esercito di mafiosi di estrema destra per assassinare Dursun Karatas. Secondo le stesse rivelazioni di un ex-capo dei servizi segreti turchi, un certo Mehmet Eymür, questi mercenari erano stati pagati per questa missione dal ministro dell'interno Agar in persona, non in contanti ma con 80 kg di eroina!
E' evidente che la complessità della questione e il carattere criminale del querelante, cioè lo stato turco, la giustizia belga non è in condizione di esprimersi su un conflitto che riguarda esclusivamente la Turchia. Ed ancora meno di fare la cinghia di trasmissione del regime dei torturatori di Ankara.
Se ci si limita ai fatti concernenti il Belgio, si constata che, malgrado le accuse della polizia, questo movimento sviluppa un'attività politica perfettamente legale.
Così due degli undici incolpati, tra cui un belga, sono considerati i portavoce dell'ufficio stampa del DHKC di Bruxelles, in pieno centro del quartiere europeo, e sono imputati in virtù della nuova legge belga detta "antiterrorista" per avere espresso niente di più delle loro idee sul regime terroristico di Ankara.
Questo ufficio stampa ha una vetrina su strada. Si trova in una residenza piuttosto accogliente, dove si beve del tè, si discute di attualità e dove ci si può procurare notizie sulle lotte sociali in Turchia.
Lo stesso ministro della giustizia Laurette Onkelinx ha dichiarato durante una seduta della Camera: "L'ufficio stampa del DHKC organizza riunioni e manifestazioni pacifiche e si dedica ad attività previste dalla Costituzione belga, e più esattamemente quelle legate alla libertà di espressione e di riunioni" (3).

Misure di sicurezza assurde
Malgrado il carattere pacifico di questo movimento in Belgio fin dalla prima udienza che doveva decidere se continuare il processo in assise (come prevede la legge nel caso di un affare politico) o in un tribunale comune, il pubblico ministero è arrivato al tribunale di Bruges a bordo di un veicolo blindato mentre intorno al palazzo di giustizia erano state disposte truppe scelte armata fino ai denti.
Le misure di sicurezza sono arrivate al punto che il pubblico ministero si è fatto proteggere nella sala delle udienze dal servizio di protezione della Sicurezza di Stato ed anche da un cane poliziotto.
Gli avvocati sono stati costretti a levarsi cintura e scarpe prima di attraversare un metal detector, una violazione flagrante dei diritti della difesa ed un'umiliazione che hanno denunciato vivamente.
Durante la seconda udienza, nonostante che anche il giudice Troch abbia ordinato alle forze dell'ordine di smetterla con le umiliazioni agli avvocati, la polizia ha continuato la sua messa in scena ed i controlli indegni con un'arroganza nei confronti del presidente del tribunale che dava un'immagine molto penosa dello stato di diritto.

Un faccia-a-faccia tra il DHKP-C e lo stato fascista turco
In questa questione lo Stato turco si è costituito parte civile; uno stato tra i più sanguinarii e mafiosi del pianeta dove numerosi militari, ministri e parlamentari gestiscono traffici di droga, un paese che è "la più grande prigione per giornalisti" (4).
È un Stato con un primo ministro circondato da noti torturatori (5).
È un Stato che colleziona i crimini contro l'umanità e la cui ideologia ufficiale è costruita sui cadaveri di centinaia di migliaia di armeni.
È un Stato che ha nel suo albo d'oro due colpi di stato militare fascisti così come innumerevoli campagne di pogrom e persecuzioni contro il popolo curdo, la comunità greca, siro-caldea, alevista, contro comunisti, sindacalisti, intellettuali ed attivisti antifascisti.
Il Fronte rivoluzionario di liberazione del popolo combatte da 35 anni per la democrazia e la giustizia sociale in Turchia, anche tramite la lotta armata, ma soprattutto con la mobilitazione popolare. Ci sono in media ogni giorno in Turchia una decina di manifestazioni pacifiche organizzate dai simpatizzanti di questa organizzazione. E' molto radicato in parecchie bidonville del paese, il DHKC porta avanti una lotta del tutto
legittima e necessaria per il diritto al lavoro, alla casa, all'educazione, alla salute, ma anche a favore dei diritti umani e delle minoranze. Negli ultimi sei anni, il DHKC ha fatto parlare di sé soprattutto per la sua resistenza passiva nelle prigioni di tipo F.
Da 6 anni, 121 persone, per la maggior parte membri del DHKC, sono decedute per aver fatto lo sciopero della fame come protesta contro le condizioni disumane di detenzione che regnano nelle celle d'isolamento di queste
prigioni.

Rifiutiamo questa nuova inquisizione
A causa questo processo di criminalizzazione viene profanata non solo la memoria di questi 121 martiri, ma anche quella di chi sogna un mondo migliore.
Questo processo costituisce un pericoloso precedente per tutti i difensori della libertà di espressione e di riunione. Difatti, ogni democratico dalle opinioni un po' incisive rischia oramai di cadere sotto l'influenza di questa nuova legge che non è niente altro che l'espressione giuridica del motto bellicista di Bush quando dichiara che "quelli che non sono con noi sono contro di noi"
È urgente contrastare l'applicazione di questa legge contro i comunisti prima che sia utilizzata abusivamente contro chiunque. Come i militanti del DHKP-C giudicati nei tribunali della giunta militare del 12 settembre 1980 che dal banco degli imputati chiamavano la popolazione a resistere, anche noi proclamiamo alto e forte: " Non tacere! Se taci, verrà il tuo turno."

Date del processo: tutti i giorni, dal 23 al 27 gennaio 2006 alle 9.
Luogo: Rechtbank van Eerste Aanleg, Kazernevest 3, 8000 Bruges

Comitato per la libertà di Fehriye
190 rue Stevin, 1000 Bruxelles,
Tél: 00 32 280 22 28
freefehriye@yahoo.com

Note:

1. Comunicato n° 102 del DHKC del 1 novembre 1999
2. Milliyet, 2 febbraio 1996,
3. Risposta del 4 settembre 2004 ad una domanda orale del deputato di destra Francesco-Xavier de Donnéa, Q5103403.
4. dichiarazioni del Presidente del Consiglio della Stampa Oktay Eksi e pubblicate sul Turkish Daily News, 5 gennaio 2006
5. Tra di loro, Maksut Karal e Hanefi Karal sono stati citati nei processi su torture contro le persone sospettate di appartenere al DHKP-C prima di essere incaricati della protezione del primo ministro Erdogan, avevano fatto parte delle squadre dedite agli interrogatorii al dipartimento di lotta anti-terroristica.

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Secondo comunicato: le procès de militants du DHKP-C sous haute surveillance en Belgique

Le procès de onze militants présumés du DHKP-C (Front révolutionnaire de libération du peuple) se poursuivait mardi sous haute surveillance devant le tribunal correctionnel de Bruges. Ils sont accusés "d'association de malfaiteurs à visée terroriste", de "faux en écriture", de "détention illégale d'armes" et de "recel".
Deux d'entre eux, qui étaient responsables du bureau de liaison du DHKP-C à Bruxelles en 2004, sont poursuivis en vertu de la nouvelle loi belge antiterroriste.
Après une audience de procédure le 6 décembre, le procès a véritablement débuté lundi, avec l'ouverture des débats. D'importantes mesures de sécurité entourent ce procès qui, pour plus de sûreté, se tient dans la salle des assises.
Lors d'une suspension de séance lundi, un homme présenté comme un membre du DHKP-C et recherché par l'Allemagne pour homicide, a été vigoureusement interpellé, ce qui a provoqué la colère de plusieurs autres militants assistant au procès, selon l'agence Belga.
"Comment peut-on mener un procès serein si l'on procède à de telles formes d'intimidation du public", a déploré Me Jan Fermon, l'un des avocats de la défense, qui s'est plaint que les avocats soient eux-mêmes traités comme des
"criminels".
L'une des prévenues, Fehriye Erdal, soupçonnée d'avoir livré des informations ayant servi à une attaque à main armée qui a coûté la vie à trois personnes en Turquie en 1996 ne s'est jusqu'à présent pas présentée à l'audience. La justice belge a d'ores et déjà indiqué qu'elle n'était pas compétente pour juger ce triple meurtre et refusé l'extradition vers la Turquie de la jeune femme, qui vit dans un lieu tenu secret en Belgique.
Le procureur fédéral, Johan Demulle, a estimé à l'audience que les prévenus avaient agi "contre les intérêts de l'Etat turc, même en dehors des frontières turques", faisant référence à des attaques au cocktail Molotov en Belgique.
L'Etat turc, qui souhaite se constituer partie civile, a tenu à rappeler que "le DHKP-C n'est pas un mouvement de jeunesse ni un organisme social", mais "un groupement qui recherche l'effondrement de l'Etat turc".
"Dans leurs archives, on retrouve de nombreuses preuves d'achat d'armes telles que des kalachnikovs et des pistolets mitrailleurs Uzi", a affirmé l'avocat de l'Etat turc, Kris Vincke.
La défense s'oppose à la constitution de partie civile de la Turquie, affirmant qu'elle n'avait subi aucun préjudice personnel dans ce dossier et craignant qu'elle ne fasse un usage abusif de certaines pièces.
Le juge Freddy Troch a indiqué mardi qu'il attendrait le jugement pour se prononcer sur la recevabilité de cette constitution de partie civile.

(AFP, 24 janvier 2006)

http://www.autprol.org/