04/03/2006: "Malgrado la supremazia militare gli Stati Uniti sono vulnerabili..." di Samir Amin


Con questo titolo “Afrique Asie” del gennaio 2006 ha pubblicato una lunga intervista con Samir Amin, il noto economista egiziano ed uno fra i più ascoltati teorici del Terzomondismo. Nel quadro attuale, che vede gli Stati Uniti disposti e pronti a fare la guerra contro tutto e contro tutti pur di evitare che sorga un eventuale contropotere al proprio superpotere, Samir Amin non esclude la formazione ed il rafforzamento nel mondo di un “modello alternativo”a quello proposto e rappresentato dagli Stati Uniti. Ecco alcune delle risposte di Samir Amin alle domande di “Afrique Asie”


- Quale è il ruolo della Cina in questa battaglia per un modello alternativo ?


- E’ una questione complessa.. La classe dirigente cinese ha deciso di tenere un basso profilo nella mondializzazione capitalista pur facondo il meno possibile in termini di concessioni ed al tempo stesso rafforzando la sua potenza nazionale. Tutto questo lo si può chiamare un progetto di capitalismo nazionale. Si tratta probabilmente del solo progetto del genere nell’epoca attuale. Ma temo possa rivelarsi una illusione, perché il sistema imperialista è sufficientemente potente da impedire alla Cina di imporsi quale partner allo stesso livello (degli Stati Uniti). Faccio un esempio che non può, recentemente, non avere impressionato i cinesi.


La Cina voleva imporsi sul mercato mondiale della produzione di petrolio comprando una grande compagnia petrolifera americana. Ma gli Stati Uniti si sono opposti con grande fermezza ed hanno impedito l’acquisto. Per gli Stati Uniti è inaccettabile che la Cina disponga di un tale strumento. D’altra parte se gli Stati Uniti fanno la guerra contro l’Iraq e minacciano di farla anche contro l’Iran, lo fanno anche pensando alla Cina la quale, in quanto secondo importatore di petrolio, è diventata una concorrente di spicco nell’accaparramento di questa materia prima sul mercato mondiale.



- Di fronte alla sfida posta dall’egemonia americana, le “medie potenze”potrebbero accordarsi allo scopo di creare un mondo multipolare ?


- La classe dirigente degli Stati Uniti ha stabilito, senza alcun ritegno, che “non tollererà” la ricostituzione di una potenza economico-politica quale che sia, capace di mettere in dubbio il monopolio americano di dominio planetario. Gli Stati Uniti si sono concessi, a tale scopo, il diritto di scatenare “guerre preventive”. E qui si scorgono tre principali avversari potenziali.

In primo luogo la Russia, lo smembramento della quale, dopo il crollo, rappresenta ormai il maggior obiettivo strategico degli Stati Uniti. La classe dirigente russa non sembra averlo compreso, almeno finora. Sembra convinta che dopo aver “perso la guerra” potrebbe “vincere la pace”, come è stato per la Germania ed il Giappone alla fine della seconda guerra mondiale. Ma ci si dimentica che allora Washington aveva interesse alla rapida ricostruzione dei due Stati suoi ex nemici per far fronte alla sfida sovietica. Oggi la congiuntura è diversa, gli Stati Uniti non hanno più concorrenti seri. La loro scelta è quella di distruggere completamente e definitivamente l’avversario russo sconfitto. Putin l’ha capito ?


Al secondo posta la Cina la cui popolazione ed i successi economici della quale non rassicurano gli Stati Uniti.

L’Europa viene in terza posizione in questa visione globale dei nuovi padroni del mondo. Ma qui la dirigenza nord-americana non sembra essere inquieta, almeno fino ad oggi. La diplomazia di Washington era riuscita a tenere la Germania dalla propria parte; la riunificazione tedesca e la conquista dell’Europa dell’Est non hanno fatto altro che rafforzare l’alleanza. La Germania si sente incoraggiata a ritornare alla “spinta verso l’Est” (il ruolo giocato da Berlino nello smembramento della Jugoslavia quando riconobbe più che immediatamente l’indipendenza della Slovenia e della Croazia né è stato un esempio significativo), mentre, per il resto, è invitata a “navigare” nel solco tracciato da Washington. Sarebbe in corso una inversione di rotta in Germania ? La classe politica tedesca sembra esitante e probabilmente è divisa per quanto riguarda le scelte strategiche.

L’alternativa all’allineamento atlantico - che sembra godere di un qualche preferenza - necessita di un rafforzamento dell’asse Parigi-Berlino-Mosca che diventerebbe il più solido pilone di un sistema europeo indipendente da Washington.


Io ritengo, invece, che nel sistema dell’imperialismo collettivo gli Stati Uniti non dispongano di vantaggi economici decisivi. Il sistema produttivo degli Stati Uniti è lontano dall’essere “il più efficiente del mondo”. Al contrario, quasi nessuno dei suoi segmenti produttivi sarebbe sicuro di vincere di fronte ai suoi concorrenti in un mercato veramente aperto, come s’immaginano gli economisti liberali. Ne è prova il deficit commerciale degli Stati Uniti che si appesantisce anno dopo anno, passato da 100 miliardi di dollari nel 1989 ai 500 miliardi di dollari nel 2002. Per di più questo deficit riguarda praticamente tutti i segmenti del sistema produttivo. La concorrenza fra Ariane e i missili della Nasa, Airbus e Boeing testimoniano della vulnerabilità americana. Nei confronti dell’Europa e del Giappone nella produzione di alta tecnologia, della Cina e della Corea e di altri Paesi industrializzati dell’Asia e dell’America Latina nella produzione manifatturiera di base, dell’Europa e del Cono Sud dell’America Latina nell’agricoltura, probabilmente gli Stati Uniti soccomberebbero a meno che ricorressero a mezzi “extra-economici” che però violerebbero i principi del liberalismo. Quegli stessi principi che gli Stati Uniti impongono ai suoi concorrenti.

(da “Afrique Asie”del gennaio 2006)

traduzione a cura Enrico Penati


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