01/04/2006: Bologna - Lettera aperta dagli smontatori


Alle cittadine e ai cittadini di Bologna
Per conoscenza, alle consigliere e ai consiglieri del Comune di Bologna
Siamo le donne e gli uomini che il 25 gennaio del 2002 hanno smontato il Centro di Permanenza Temporanea per migranti di Via Mattei, una struttura pronta per inaugurare a Bologna l'era della sospensione del diritto e della reclusione amministrativa per uomini e donne colpevoli unicamente di aver lasciato il proprio paese d'origine per cercare una vita migliore, fuggendo da territori devastati dalla guerra. Quella mattina di gennaio siamo entrati in un carcere con gabbie a cielo aperto e celle di detenzione, muri appena intonacati e sanitari in acciaio satinato, sofisticati strumenti di repressione e controllo, che, nei negli anni successivi, in molti avrebbero paragonato alle immagini della vergogna di Guantanamo.
Smontammo tutto, il più possibile, pezzo per pezzo, resistendo anche all'aggressione del Reparto Mobile delle Forze dell'Ordine.
Per quel gesto, noi siamo oggi sotto processo.
Alla vigilia di una nuova udienza in cui si vuole catalogare come reato il nostro atto, esprimiamo indignazione nei confronti del centro sinistra, sul quale pesa la responsabilità di aver introdotto nell'ordinamento giuridico italiano i CPT.
Con la Permanenza Temporanea per migranti si è infatti inaugurato il divario tra legalità e giustizia, una distanza di concetti e tutele che l'attuale governo di centro destra ha portato all'estremo con la legge Bossi-Fini.
La politica della carcerizzazione dei migranti e la minaccia di condanne penali per chi afferma che uguaglianza e libertà devono essere principi universali si spiegano proprio con questo scollamento di significato tra Legge e Diritti, in base al quale pratiche di discriminazione, razzismo e abuso sono ritenute perfettamente legali.
Sono finiti i tempi in cui il centro sinistra invocava la chiusura dei CPT. Alla vigilia delle elezioni politiche l'Unione non ne promette più la cancellazione: nel programma di Governo la coalizione si guarda bene da parlare di chiusura, mentre localmente, nei territori dove la sua amministrazione convive con la detenzione amministrativa, ignora il tema fingendo dimenticanza, derubricandolo dalla propria agenda politica.
Il CPT di Via Mattei, invece, continua a distruggere sogni e ad espellere progetti di vita, noi non abbiamo vuoti di memoria al riguardo, né crediamo che il problema spetti ad altri.
Per noi è molto grave che in questo Consiglio comunale se ne discuta raramente; è grave che non sia ritenuto materia di competenza dell'amministrazione locale, ed è ancora più grave - ed ipocrita - che disposizioni ed ordinanze partorite proprio in Comune abbiamo come effetto nuove esistenze rinchiuse nel CPT.
Questo processo non solo offre l'occasione per esprimere il rifiuto di un pericoloso tentativo di criminalizzare gli smontatori, ma indica soprattutto che è il momento che le forze politiche che amministrano questa città riflettano seriamente su tutte le contraddizioni della detenzione amministrativa e affrontino la chiusura dei CPT come un argomento di discussione centrale per chi si candida a governare questo paese.
Crediamo che senza la chiusura dei CPT sia impossibile per Bologna parlare di pace, di democrazia e di rispetto tra le culture, le religioni e le diversità. E siamo ancora in tanti a pensarlo.

Bologna, 20 marzo 2006
Le smontatrici e gli smontatori del CPT di via Mattei

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