09/05/2006: 18 maggio, 2° udienza manifestazione anticarceraria Bergamo


COMUNICATO DEI COMPAGNI/E ARRESTATI IL 12 NOVEMBRE
Il 12 novembre 2005 a Bergamo si è svolta una manifestazione anticarceraria culminata con 26 fermi tra cui 14 arresti di compagni/e bergamaschi e non. La prima udienza del processo, che si basa su sette capi d’imputazione che vanno dal danneggiamento all’adunata sediziosa alla resistenza e violenza e ferimento di pubblico ufficiale, si è svolta il 28 marzo. Non staremo ad approfondire le solite litanie degli sbirri che hanno testimoniato contro di noi, dato lo scarso interesse che diamo alle parole di tali individui. Piuttosto urge un quadro generale della situazione repressiva italiana, che richiede un’analisi approfondita, dato il particolare momento storico e politico in cui ci veniamo trovare. Data l’estrema facilità con cui le Procure, da due anni a questa parte e grazie al boia Pisanu, hanno dispensato incarcerazioni e reati associativi a centinaia di compagni/e. L’intento pare evidente: se da una parte la politica è quella di criminalizzare ogni forma di dissenso, anche il più blando, dall’altra si vogliono creare presunte relazioni e associazioni tra gruppi, individui e cani sciolti dell’area anarchica e comunista autonoma contrarie alla contrattazione con i vari poteri e istituzioni.
Negli ultimi anni in Italia abbiamo assistito all’incarcerazione crescente di sempre più compagni/e, con le grandi montature giudiziari come la “Marini”, la “Cervantes”, l’inchiesta “C.O.R.” e “Nottetempo”, di cui parecchie non ancora chiuse. Per passare poi da Bergamo e Milano 11/3/06 e per arrivare al culmine (o forse non ancora...) di una rabbia repressiva sfociata in questi giorni a Pisa, come ultimo evento, che vede l’incarcerazione di tutti i compagni/e frequentatori del circolo “Il Silvestre”. Tutto questo in un contesto di guerra permanente, giustificata da un continuo bombardamento mass-mediatico basato sulla criminalizzazione del “diverso”, di chi ha il coraggio di resistere, tra cui non dimentichiamo anche la realtà migrante repressa nei nostri paesi detti “civilizzati”, attraverso strutture come i C.P.T. e leggi, tra cui la Bossi-Fini. Fermo restando che determinate categorie sociali, da sempre e sotto ogni forma di governo sono sfruttate, essendo le più deboli e le più vulnerabili. Una società che necessita di manicomi e galere, di sbarre dietro cui rinchiudere e annullare gli individui è una società ingiusta che va fermata subito. Per proporre una società umana, libera e solidale, la risposta quindi deve essere in grado di creare un’unione e un dibattito comune che sappia superere l’isolamento imposto (o meno) dal potere.

Utilizzare le situazioni propense per andare a colpire dove più può nuocere.
Il 18 maggio ci sarà la seconda udienza del processo.

I compagni e le compagne arrestati/e il 12/11/05

http://www.autprol.org/