30/05/2006: PARTECIPIAMO IN MASSA ALLA MANIFESTAZIONE NAZIONALE DEL 17 GIUGNO A MILANO PER LA LIBERAZIONE DEI COMPAGNI E DELLE COMPAGNE ARRESTAT* L’11 MARZO A MILANO E ANCORA OGGI IN CARCERE


Quel giorno circa 400 compagne e compagni di varie realtà di Milano e del nord-Italia sono scesi in piazza per impedire la marcia dei fascisti della “Fiamma Tricolore” e per riprendere la lotta al fascismo che si estende sotto l’influenza della guerra, che aumenta le sue incursioni in tutto il paese contro le sedi del movimento antagonista, che accoltella i compagni come è accaduto, ad esempio, a Milano, Torino e a Verona.
La questura, autorizzando in quella data l’adunata fascista, sapeva benissimo di fare una provocazione al movimento antagonista milanese e non soltanto, visto che proprio in quel periodo erano già in programma le “giornate per Dax”, ossia iniziative per tenere viva la memoria del compagno ucciso a coltellate dai fascisti il 16 marzo 2003.
Il piccolo ma ben determinato corteo antifascista dopo alcuni tentativi di raggiungere il luogo prefissato, ogni volta respinto dalle preponderanti forze di polizia e dei carabinieri, decideva di tenere la strada, riuscendovi per circa un’ora. Ad ogni carica il corteo rispondeva elevando barricate con auto di grossa cilindrata, materiale edile e stradale ecc e incendiando la sede di AN di corso Buenos Aires. Polizia e carabinieri, preso atto dell’inedita determinazione delle compagne e dei compagni, chiamavano ulteriori mezzi e uomini di rinforzo con cui aggredirli a tenaglia e frontalmente.
A questi attacchi sempre più massicci e concentrati, il corteo, anche per sue carenze organizzative, non poteva più resistere e ha quindi cercato di ritirarsi. In tale contesto e, soprattutto, nei rastrellamenti delle ore successive sono stati compiuti 45 arresti; 25 compagn* si trovano tuttora in galera.

Per quel che ci riguarda, l’unità che ci lega ai/alle compagn* arrestat* va ben oltre la giornata dell’11 marzo. Condividiamo con loro la lotta al fascismo inteso come stato che aggredisce e saccheggia interi paesi, come le guerre imperialiste nei Balcani, in Afghanistan e in Irak mettono ampiamente in mostra.
Con loro abbiamo lottato e continueremo a lottare contro le leggi discriminatorie Turco-Napolitano e Bossi-Fini che criminalizzano il solo fatto di essere immigrato, che riducono a questua la richiesta di un posto di lavoro, che dietro il nome ipocrita di “Centri di Permanenza Temporanea” (CPT), nascondono il tentativo di creare un vero e proprio sistema di discriminazione sociale però con riflessi sull’intero proletariato. Infatti i CPT, come tutti gli altri arnesi legislativi e polizieschi, mirano a sottomettere il proletariato immigrato per imporgli condizioni di sfruttamento a dir poco bestiali: salari infimi, totale mancanza di condizioni di sicurezza sui luoghi di lavoro, livelli sanitari e assistenziali ormai solo immaginari. Questa situazione inevitabilmente abbassa i livelli salariali e in generale distrugge i diritti conquistati nei rapporti di lavoro e nel sociale per l’intero proletariato.
L’obiettivo dei padroni è sempre il solito: accrescere il profitto e imporre il proprio potere annullando quello di chi lavora.
Tutto ciò si manifesta altrettanto chiaramente nei cosiddetti “contratti di lavoro atipici” farraginosi, individualizzanti, devastanti sotto ogni punto di vista. E’ così perché essi si fondano sul presupposto della divisione, delle relazioni spezzettate, isolate, che ingrassano i padroni. Queste relazioni di sfruttamento sono diventate leggi dello stato, per tutte loro parla la legge-Biagi.

Non è un caso che i collettivi operai di diverse parti del paese abbiano riconosciuto le ragioni della mobilitazione antifascista-anticapitalista dell’11 marzo ed espresso piena solidarietà verso le/gli compagn* arrestat*, fino a mobilitarsi nelle loro situazioni.
Questi collettivi tutti i giorni agiscono per allargare il fronte della lotta alla precarietà, alla discriminazione nei rapporti di lavoro. Per noi queste posizioni costituiscono un importante punto di partenza per costruire, sin da subito, momenti di lotta unitari sul terreno del lavoro e del carcere.

Il senso che noi diamo alla giornata di mobilitazione del 17 giugno è dunque il seguente:
agire uniti contro ogni forma di carcere per rafforzare la lotta contro lo sfruttamento e la schiavizzazione, due aspetti da noi considerati inseparabili.
Del resto la repressione, di cui il carcere è strumento principe, è necessaria allo stato per imporre condizioni di vita sempre più insostenibili ed arginare ogni forma di opposizione colpendo non solo chi apertamente si oppone a questo stato di cose (agli arresti compiuti l’11 marzo a Milano bisogna infatti continuamente aggiungerne altri come ad esempio quelli avvenuti a Lecce, Bergamo, Torino, Milano, Nuoro, Pisa, Versilia, solo per citare i più recenti) ma anche chi vive quotidianamente una realtà di sfruttamento, militarizzazione del territorio, razzismo. Pensiamo ad esempio ai lavoratori licenziati dell’Atesia e della FIAT di Pomigliano (ora riassunti), ai tanti lavoratori precettati e sanzionati in virtù della legge antisciopero, alla repressione delle lotte anti-Tav e alle migliaia di poliziotti che hanno occupato la Val Susa.
Pensiamo anche ai proletari sia immigrati che italiani di Via Padova a Milano che subiscono ogni giorno violenze dagli speculatori edilizi e dalle forze dell’ordine; ricordiamo l’ultimo episodio del ragazzo marocchino ucciso in via Cavezzali da zelanti vigilantes armati, o ancora il ragazzo ucciso a Ferrara durante un fermo di polizia o il ragazzo gravemente ferito con un colpo d’arma da fuoco a Como da una squadra speciale anti-graffiti. Questi, come molti altri, sono tutti episodi legati tra loro perché manifestazioni di una società sempre più “terrorizzata” e rispondente ai canoni di militarizzazione richiesti dallo stato di guerra permanente, una società in cui è considerato più violento chi brucia quattro macchine per ostacolare le cariche della Polizia di chi quotidianamente reprime e uccide, per strada come nei luoghi di lavoro, di chi sfratta le famiglie e sgombera le case occupate, di chi devasta le montagne della Val Susa fregandosene dei suoi abitanti, di chi bombarda e tortura in medioriente per difendere la propria fetta di mercato globale…
Da questo punto vista, ossia in materia di politiche antiproletarie, l'attuale governo di centro-sinistra non è da meno del precedente. A sostegno di ciò basti ricordare: che la legge Bossi-Fini è filiazione diretta della Turco-Napolitano, la quale ha vincolato il permesso di soggiorno al contratto di lavoro e ha introdotto anche in Italia la detenzione amministrativa mediante i CPT; che la legge Biagi discende dal famigerato pacchetto Treu che ha legalizzato il caporalato introducendo il lavoro in affitto; che la guerra nei Balcani, con tanto di uranio impoverito, è stata condotta sotto il governo D'Alema.
Questi pochi ma significativi esempi per mostrare come le alternanze di governo abbiano garantito in questi ultimi decenni la continuità degli interessi padronali e imperialisti, rafforzando pratiche clientelari e mafiose e innalzando il livello repressivo e di militarizzazione nei territori. Non si tratta quindi di poli alternativi ma complementari.

Per tutti questi motivi noi vediamo la giornata del 17 giugno non soltanto come diretta alla liberazione dei/delle compagn* arrestat* l’11 marzo a Milano, ma indirizzata altresì a portare avanti la lotta contro ogni forma di carcere (dalla carcerazione preventiva, al regime detentivo previsto dall'articolo 41 bis, alle misure cautelari, ai CPT…) a fianco di tutti i compagni e le compagne colpiti dalla repressione, a fianco dei famigliari, dei collettivi operai, degli immigrati, degli studenti, con cui costruire percorsi di liberazione reali e di critica radicale al carcere e alla società carceraria passando attraverso la costruzione di significativi momenti di rottura dell’isolamento che il carcere impone.

L’ANTIFASCISMO NON SI PROCESSA
CHIUDERE I CPT E LE SEZIONI DEL 41BIS
PER L’UNITÀ NELLA LOTTA, QUI, FRA I PROLETARI DI TUTTI I PAESI
CON LA RESISTENZA DEI POPOLI CHE COMBATTONO L'IMPERIALISMO

VENERDÌ 2 GIUGNO – ore 16
presidio/volantinaggio in via Padova angolo via Arquà – Milano

GIOVEDÌ 8, MARTEDÌ 13 GIUGNO – ore 15
presidio sotto il tribunale di Bergamo a sostegno dei compagn* processati
per la manifestazione anticarceraria del 12 novembre 2005

SABATO 10 GIUGNO – ore 18
presidio sotto il carcere di Bollate – Milano

SABATO 17 GIUGNO – ORE 15
Manifestazione nazionale a Milano
Concentramento P.za Duomo

LIBERI TUTTI, LIBERE TUTTE SUBITO
RILANCIARE LA SOLIDARIETÀ DI CLASSE

il presente appello è stato redatto dai compagni e dalle compagne che hanno contribuito a costruire l'assemblea del 7 maggio presso l'aula magna dell'istituto "Tenca" di Milano promossa dal collettivo OLGa
per adesioni: olga2005@autistici.org

http://www.autprol.org/