07/06/2006: Aggiornamenti su Nabil Benattia


Anche NABIL BENATIA, come tutti gli altri tunisini condannati dal giudice Dambruoso, incontra grosse difficoltà nel riuscire a tirarsi in salvo dalle pesanti maglie della giustizia italiana.
Non sazia nello scatenare una guerra santa contro tutti gli arabi presenti nel nostro territorio, condannandoli senza prove e facendogli scontare anni di galera, finita la pena, l’Italia, li espelle verso i propri paesi d’origine, dove non di rado li attende un’altra condanna emanata da un tribunale militare locale ma, richiesta e motivata dagli atti delle questure, dei tribunali e dei servizi segreti italiani.

La moglie di Nabil chiede l’aiuto solidale di tutti:

“Mio marito è ancora nel carcere Ucciardone di Palermo ma è ancora in pericolo espulsione.
Sono andata a trovarlo con i nostri 3 bambini.
Le carceri sono tutte posti orribili ma non mi aspettavo un’ accoglienza simile.
Mi hanno fatto aspettare 4 ore prima di vederlo, pur sapendo che avevamo fatto 16 ore di viaggio e mi hanno concesso forse "per clemenza " solo 1 ora di colloquio.
Hanno detto che rispettano la mia religione e che mi avrebbero lasciato il velo ma mi hanno spogliata, lamentandosi che avevo troppi vestiti!!!
Ringrazio Dio era una donna che perquisiva.
Dopo l’ennesima umiliazione ho visto mio marito, ma, in una sala da soli.
I colloqui si fanno di solito con gli altri detenuti, se si è in stanza da soli è evidente che si è ascoltati e così diventa impossibile parlarsi.
Nabil ha, però, voluto farmi sapere che non poteva farmi le telefonate che solitamente sono concesse e che non gli facevano neanche ricevere posta e che su questo aveva inoltrato una protesta formale.
Nel frattempo ha ricevuto un verbale in cui gli chiedevano se voleva usufruire dei giorni di liberazione anticipata.
Forse perché era disperato, non vedendoci e non vedendo l’avvocato, ha chiesto i 90 giorni l’anno maturati sino ad ora.
Questo significa che dovrebbe uscire tra qualche giorno e che il rischio di espulsione si fa sempre più grave.
Purtroppo ancora non abbiamo trovato un avvocato, a Palermo, disponibile ad andare subito in carcere per avviare con lui le procedure che possono rendere meno facile l’espulsione.
Purtroppo il suo permesso di soggiorno è scaduto e lui non ha potuto rinnovarlo perché ai detenuti non è permesso.
Per lui uscire dal carcere non significa libertà ma espulsione!
Alcuni dei suoi connazionali arrestati con le stesse motivazioni, una volta riportati in Tunisia hanno scoperto di avere condanne di cui non sapevano e alcuni sono scomparsi nel nulla.
Io sono italiana, Nabil è in Italia da 19 anni e io e lui siamo sposati e abbiamo 3 figli nati in Italia, il più grande ha 17 anni, perché deve tornare in Tunisia se la sua vita è in Italia???
Lui ha finito di pagare la sua condanna e vuole restare qua con la sua famiglia.
Chiedo la Vostra solidarietà, la Vostra comprensione ed il Vostro aiuto, grazie"

6 giugno 2006


slim.benatia@virgilio.it

http://www.autprol.org/