09/06/2006: Processo Sud Ribelle: Bruno sotto torchio, Mondelli malato, Fiordalisi patetico


Processo al "sud ribelle" - L'8 giugno in aula Bruno e Mondelli.

Dopo aver ascoltato Mortola a Cosenza dal vivo nella diciassettesima udienza del processo al Sud Ribelle, e aver sentito nello stesso giorno a Genova una testimonianza delle sue "tranquillizanti" telefonate la sera dei pestaggi all'interno della scuola Diaz/Pertini, sembra sia giunto il momento di due altri protagonisti dei giorni del G8 2001: Antonio Bruno e Mario Mondelli.
L'8 giugno, l'udienza sarà dedicata quasi esclusivamente a loro. Gli altri testi citati sono: l'assistente capo della digos di Genova Enrico Scala, una dipendente dell'agenzia "Obiettivo Lavoro" di Cosenza e il consulente tecnico del PM, professor Luigi Tradigo, che ha assistito Fiordalisi in una fantasiosa ricostruzione video sui fatti di Genova e Napoli sonoramente bocciata in ammissione di prove dalla Corte d'Assise di Cosenza.
Nel frattempo Mortola ha confermato in toto la ricostruzione fatta dagli avvocati della difesa: il corteo era autorizzato fino a piazza Verdi, gli uomini comandati da Mortola erano designati ad accoglierlo, ma i carabinieri agli ordini di Mondello intercettarono e caricarono il corteo.
Sia il tribunale che gli avvocati attendono delucidazioni, perche' la risposta di Mortola sui motivi della carica ("forse i carabinieri avevano visto il corteo fare qualcosa di strano") non ha convinto. Per di più lo stesso Mortola ha amesso che il corteo non era visibile dalla posizione in cui si trovavano i carabinieri.
Mario Mondelli era all'epoca dirigente di polizia a Cuneo aggregato a Genova, mentre Antonio Bruno era capitano dei carabinieri di Carrara a comando della Compagnia CCIR Alfa del III Battaglione Lombardia; entrambi erano vertici di comando della carica in via Tolemaide, almeno fino all'episodio dell'incendio del blindato.
Mondelli e Bruno sono già stati ascoltati a Genova nel processo ai 25 manifestanti accusati di devastazione e saccheggio; proprio il processo genovese potrebbe offrire interessanti spunti all'udienza di giovedì, a partire dalla comunicazione radio in cui si sente il dirigente della centrale operativa Zazzaro che dice "Nooooo! Stanno caricando le tute bianche! Porcogiuda! Dovevano andare in piazza Giusti non caricare li'!!!", riferendosi all'inspiegabile carica partita dal III Battaglione Lombardia verso il corteo autorizzato delle tute bianche che sta arrivando in via Tolemaide.

Riusciremo finalmente a sapere chi e per quale motivo ordinò quella carica?

Supporto Legale

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comunicato sull'udienza di oggi, 8 giugno 2006

L'udienza inizia con la deposizione di una dipendente dell'agenzia di lavoro interinale di Cosenza che dura, tra esame e controesame, circa 3 minuti: racconta solo di avere messo a disposizione la sede per far esporre le idee dei pacifici manifestanti anche davanti ai giornalisti. L'interrogatorio del capitano Bruno, invece, dura qualche ora. Il pubblico ministero inizia il suo esame facendo scorrere le immagini ritagliate ritenute più “suggestive”, senza fare domande al suo teste, motivo per cui viene ripreso dal Presidente. Poi si esibisce in un valzer di opposizioni (reiterate e rigettate dalla corte per ben quattro volte) all'esibizione dei filmati al teste da parte della difesa, giungendo a contestare persino che la riproduzione potesse essere effettuata da “ignoti consulenti tecnici”.

Il teste Bruno ricorda molotov e lanci di materiale vario dappertutto (grossi pezzi d'asfalto, pietre, bastoni, spranghe...), ma nelle numerose immagini visionate su richiesta del PM e delle difese non riesce a indicare neppure uno spillo lanciato contro i Carabinieri, pur continuando ad assicurare che anche se non si vedono gli “atteggiamenti ostili” ci sono stati eccome. Notevole poi che il capitano Bruno, colui che ha diretto le cariche in via Tolemaide, abbia candidamente ammesso di non sapere adesso e di non aver saputo allora se i cortei fossero autorizzati o meno.

La sua unica missione è difendere la zona rossa e la porta avanti caparbiamente: disperde con i lacrimogeni e cariche tutte le persone che avevano l'aria da manifestanti. Che fossero poche decine di giornalisti e operatori o un corteo autorizzato di 15.000 persone, al nostro prode poco importa.

Afferma di avere respirato i gas cs, anche se nega di sapere l'esatta composizione dei lacrimogeni, e di essere "andato in black-out per cinque minuti". Secondo la sua ricostruzione i manifestanti avevano molto spazio a disposizione dei manifestanti: addirittura via Tolemaide, a ridosso della massicciata ferroviaria!

I tonfa poi, guardando bene le immagini, si trasformano in manganelli, mazze, bastoni. A quel punto Bruno è costretto comunque a dire che non aveva una spiegazione a questo armamentario in quanto aveva personalmente passato in rassegna i suoi uominila mattina, uno per uno, 190 macchine da guerra.

Vengono riproposte le immagini dell'inseguimento sui marciapiedi di via Casaregis, con il blindato che rincorre i manifestanti: ma a lui non sembra una carica, bensì una fuga. Il presidente a questo punto è costretta ad invitare tutti a non ridere in aula.

Prossima udienza il 12 luglio, in aula il dirigente della DIGOS di Cosenza Cantafora e l'ispettore Astorino, Mondelli se non giustifica ancora e in teoria tutti gli altri testi del PM.

Supporto Legale

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