10/06/2006: APPELLO PER UNA MANIFESTAZIONE NAZIONALE IN SOLIDARIETA' CON I PRIGIONIERI IN LOTTA


SE NON ORA QUANDO???
Domenica 2 giugno 2006 – Ore 15
Hallepoort Sint Gillis, Bruxelles (Belgio)

Nei primi giorni di marzo 2006, il Gruppo di Supporto per i Ringolévios nelle prigioni belghe (Ringolévio è nome collettivo usato dai prigionieri belgi per distribuire comunicati anonimi) ha iniziato la sua attività di distribuzione settimanale di opuscoli in solidarietà con i prigionieri di Ittre all'esterno di tre prigioni belghe (Vorst, Sint Gillis e Berkendael). Il 7 di marzo circa venti prigionieri di Ittre si sono rifiutati di entrare nelle loro celle per protestare contro le guardie che avevano picchiato per ben due volte un giovane detenuto. In risposta alle domande dei prigionieri in rivolta, la direzione del penitenziario ha inviato circa trenta guardie incappucciate e armate per picchiare i 5 prigionieri che si rifiutavano ancora di abbandonare il cortile, nonostante le minacce dei secondini.
La distribuzione degli opuscoli ha permesso di diffondere informazioni e di stabilire contatti con le famiglie e gli amici dei prigionieri. Ci sono stati picchetti anche presso le prigioni di Gand, Antwerp e Ittre. All'inizio di aprile, il Gruppo di Supporto ha lanciato una campagna affiggendo poster a Leuven, Bruxelles, Ittre, Tubize, Antwero, Gand e Nivelles. La notizia del pestaggio, dei maltrattamenti e della tortura circola anche dentro il carcere.

Gli stessi prigionieri si stanno muovendo. Il 23 aprile un rivolta ha rotto il silenzio nella prigione di Bergen. Oltre 45 prigionieri si sono rifiutati di entrare nelle loro celle, hanno occupato il cortile e si sono difesi dagli attacchi della polizia. Dopo aver ripristinato l'ordine la polizia ha contato almeno 12 feriti tra i suoi ranghi. Il 16 maggio le guardie della prigione di Nivelles hanno scioperato. La risposta dei prigionieri al continuo deteriorarsi delle loro condizioni di detenzione si è fatta attendere meno di un'ora: è stato dato fuoco al tetto della prigione, un intera ala è stata completamente bruciata. Per riportare all'ordine i prigionieri la polizia ha chiamato in aiuto l'esercito e il raggruppamento delle Unità Speciali.

Pensando a queste rivolte, è evidente il motivo per cui in questo momento piovano annunci di sciopero delle guardie. Lo sciopero delle guardie è una delle ragioni che inquinano l'intera discussione sulla situazione delle prigioni: i sindacati delle guardie scioperano con obiezioni davvero minime, criticando gli atti di resistenza (fughe, rivolte, critiche dall'esterno, lamentele dei prigionieri contro le violenze delle guardie...).
Ma cosa chiedono le guardie? Condanne più severe, maggiori galere (in Belgio attualmente ci sono 8.000 posti per 10.000 prigionieri; probabilmente la cifra più elevata da dieci anni a questa parte, ...), la soppressione della libertà condizionale... E tutto questo per il bene della società... e degli stessi prigionieri! Le loro argomentazioni sono contraddittorie e mascherano i problemi reali. Non ci sono abbastanza posti nelle prigioni? E nello stesso tempo la libertà condizionale viene criticata dai sindacati dei prigionieri delle guardie ...

Basandoci sulle azioni dei prigionieri, chiamiamo a una manifestazione nazionale di solidarietà per supportare le loro richieste:

- Fine delle violenze delle guardie, delle minacce e delle umiliazioni. Dimissioni di tutte le guardie note per le loro violenze.
- Soppressione di tutte le forme di isolamento e delle celle di isolamento.
- Inizio automatico delle procedure di libertà condizionale al completamento di 1/3 della pena.
- Accoglimento delle altre richieste concrete dei prigionieri: abbassamento delle spese telefoniche, dei prezzi dello spaccio, libera organizzazione dei prigionieri (per esempio in comitati dei prigionieri),...

Chiediamo a tutti coloro che supportano queste domande dei prigionieri di partecipare alla manifestazione, e di costruire qui nelle strade la solidarietà con i prigionieri in lotta. E, qualunque siano i nostri ideali, dobbiamo partire dalle situazioni concrete ...

In realtà noi supportiamo le domande dei prigionieri, la ribellione contro i maltrattamenti e le rivoltanti condizioni di detenzione, perché non ci battiamo per “l'umanizzazione della prigione”. I maltrattamenti (nonostante non siano praticati da tutte le guardie) e le condizioni vendicative della detenzione non dovrebbero essere viste come semplici irregolarità o difetti. Non ci sono disfunzioni che la prigione stessa possa curare con riforme o investimenti. Tentare di migliorare la prigione, è e resta sognare una prigione ideale. Che cos'è una prigione di fatto? Un posto dove uno “paga per un errore”, dove “la gente viene rimessa in riga”(a colpi di manganello se necessario), dove si impara la disciplina, dove tutti quelli che hanno minacciato la società e il suo ordine politico, economico e morale sono domati. Tentare di umanizzare le prigioni significa legittimare il potere di chi le ha costruite, e di chi costruendole (sia l'intera polizia che gli apparati giudiziari), tenta di rinforzarle.
Vogliamo far avanzare un'altra visione: l'abolizione di tutte le prigioni. In primo luogo, perché la prigione è uno strumento dello Stato per sistemare i conflitti sociali e la lotta (poveri contro ricchi; oppressi contro oppressori) a suo vantaggio. Le prigioni servono a isolare e a colpire gli individui che agiscono contro l'impotenza in cui la società li ha immersi, chi si auto organizza contro il fatalismo della miseria generalizzata.
In secondo luogo, le prigioni non sono mai una soluzione, nemmeno quando si affrontano quei problemi di vita (per esempio aggressioni sessuali), con cui tutti ci confrontiamo. L'apparato punitivo dello Stato dopo tutto ci priva della responsabilità e della necessaria libertà per risolvere mutualmente i nostri conflitti personali.
In terzo luogo, la prigione è un'istituzione che non solo priva le persone della propria libertà, ma anche della propria individualità e volontà. E' un sistema di disciplina, imposta da un lato con la violenza o con la minaccia di violenza e dall'altro da una stretta gerarchia di favoritismi e sottomissione. Per esempio: per acquistare le provviste quotidiane bisogna avere denaro. Per avere denaro, i più ben visti e obbedienti possono lavorare, e questo dipende interamente dalla decisione e dai favori delle guardie e dalla direzione penitenziaria. In questo senso, la prigione è un microscopico riflesso del crescente controllo e della disciplina imposti nella società.
La prigione si sta diffondendo attraverso tutti i settori della società: un esempio letterale sono i braccialetti elettronici e gli arresti domiciliari; esempi concettuali il crescente numero di polizia nelle strade, la sicurezza nei negozi e all'uscita delle scuole, i dispositivi ottici e tecnologici come le tessere di identificazione digitale (e il prossimo passo in questa logica: l'impianti di chip identificativi), il passaporto biometrico e la video sorveglianza satellitare (il tetto della nostra casa può essere visionato da internet) che permette allo Stato di sapere dove siamo in ogni momento.
Il muro di cemento che da alcuni anni soffoca le grida dei prigionieri inizia a mostrare delle falle. E' giunto il momento di mettere in queste falle dinamite in abbondanza perché le grida possano finalmente raggiungere le strade, per abbattere finalmente tutti i muri delle prigioni. Questa “dinamite” potrebbe essere in primo luogo una manifestazione di solidarietà, dove il silenzio sulla situazione delle prigioni, le convinzioni dei prigionieri e le nostre idee possano essere portate all'esterno.
La battaglia contro le prigioni inizia con lo sviluppo della solidarietà verso i prigionieri qui nelle strade.

SOLIDARIETA' CON TUTTI I PRIGIONIERI IN LOTTA
ABBATTIAMO I MURI
LIBERTA' PER TUTTI I PRIGIONIERI

Ogni forma di solidarietà e azioni di supporto, in qualsiasi luogo, sono davvero benvenute e incoraggiate.
http://www.filiarmonici.org


http://www.autprol.org/