13/06/2006: resoconto del corteo contro la repressione del 10 giugno a Torino


La manifestazione nazionale di sabato 10 giugno indetta dalla Federazione Anarchica Italiana per denunciare la cappa repressiva che pesa sull’opposizione sociale e le strumentalizzazioni giudiziarie in atto (accuse di devastazione e saccheggio con pene previste dagli otto ai quindici anni per manifestazioni antifasciste e NO TAV), ha visto l’adesione di un centinaio di sigle, locali e nazionali, appartenenti in gran parte all’anarchismo, non solo federato. Così in piazza ci siamo ritrovati in tanti, qualche migliaio, con una buona presenza di compagni federati provenienti da tutta Italia, chi in treno, chi in auto, chi in autobus: dal Friuli, dal Veneto, dalla Liguria, dalla Sicilia, dal Lazio, dalla Toscana, dalla Campania, dalle Marche, dall’Emilia-Romagna, dalla Lombardia non si è voluti mancare per fare sentire forte e chiaro il proprio no alla repressione e alla compressione degli spazi di libertà.
Nella prima vera calda giornata estiva di Torino, il corteo si è snodato dalla stazione di Porta Susa, da quella Piazza XVIII dicembre 1922 che ricorda i sindacalisti e antifascisti uccisi in quella data dalle squadracce fasciste protette da carabinieri e guardie regie, fino al Fenix occupato, sgomberato e posto sotto sequestro lo stesso 20 luglio in cui vennero arrestati i compagni, attraversando tutto il centro della città con un corteo comunicativo in cui gli oratori che si sono succeduti hanno sottolineato l’urgenza di opporsi alla crescente militarizzazione delle nostre esistenze, al razzismo di stato dei centri di permanenza temporanea, alla devastazione e saccheggio delle risorse comuni, ai costosi e dannosi progetti come il TAV, alla chiusura degli spazi di libera espressione ed autogestione della vita. Lungo il percorso negozi aperti e gente attenta, mentre le forze del disordine si dimostravano via via sempre più infastidite dalla buona riuscita della manifestazione e cercavano di impedire che il corteo si concludesse dove stabilito, militarizzando l’angolo dei Giardini Reali dove sorgono il Fenix e Rosalia e Alcova occupati e sgombrati durante la pulizia olimpica. Con fermezza e determinazione il corteo è andato a terminare dove voleva, con comizi finali, birra e le canzoni di Alessio Lega.
Insieme agli anarchici e alle case occupate, sindacati di base (USI, CUB, Cobas), NO TAV, e una sparuta delegazione del PRC, la cui federazione torinese pur aveva aderito alla manifestazione.
La settimana antecedente la manifestazione aveva visto la firma di quasi tutti i presidenti regionali del nord (per prima la diessina presidente piemontese Bresso) di un appello al governo perché sblocchi l’affare TAV, nonché lo sgombero della Reggia Occupata con plauso del sindacato Chiamparino: con ogni evidenza la coppia Chiamparino-Bresso è infastidita da ogni opposizione sociale e muore dalla voglia di buttarla sempre e comunque sulla repressione. Certo che il PRC e i DS Chiamparino e Bresso hanno in corso le loro mene politiche: Chiamparino, appena riconfermato sindaco anche con i voti del PRC, sta formando la nuova giunta e il PRC sconta, da una parte e dall’altra, l’ambiguità di essere partito di lotta e di governo. Tanto che il resoconto della manifestazione pubblicato da La Stampa di domenica 11 è tutto incentrato sui rapporti tra sindaco e PRC e sulla partecipazione di quest’ultimo alla manifestazione.
Chi però proprio è stato accecato dalla sua bile repressiva è quel vecchio attrezzo di partito e quadro politico-sindacale di Chiamparino, uno che, diventato sindaco per caso la prima volta (il candidato ufficiale dell’Unione morì d’infarto durante la campagna elettorale), si è negli anni scavato per bene il suo pezzo di potere pubblico, diventando il garante locale del partito dell’ordine e del cemento che costituisce una delle correnti dei DS e stravincendo le ultime elezioni contro nessuno (la CdL gli aveva finto di schierare contro Buttiglione - sic). Il nostro, autodefinitosi ultras del TAV, ha dichiarato a La Stampa di domenica 11 giugno: “Un corteo più distante dalle mie idee, a parte uno di Forza Nuova, non potrebbe esserci”. Complimenti: proprio lui che non ha sprecato una parola di condanna quando esattamente un anno fa, la notte dell’11 giugno 2005 una squadretta di fascisti accoltellò per uccidere due abitanti del Barocchio squat, e ha invece invocato il pugno di ferro sugli antifascisti arrestati dopo la manifestazione di protesta del 18 giugno. Complimenti, bella faccia tosta per uno che odia gli anarchici esattamente come i vecchi stalinisti e i fascisti di ogni tempo, compresi gli accoltellatori di oggi. Spiace per il nostro, ma in questa città e in questo paese abitano ancora uomini liberi che lottano per una vita diversa, per una città diversa, non ipocritamente illuminata a festa mentre si allarga sempre più la forbice sociale, uomini e donne che non delegheranno ad altri le loro vite e che neanche vogliono farsele rapinare dai devastatori e saccheggiatori di cui il nostro dice di essere un tifoso sfegatato. Per quanto Chiamparino si sforzi, la libertà è più forte di qualsiasi repressione e dei suoi grigi burocrati e funzionari di cui il nostro è certo emblema.
L’incaricato

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