15/06/2006: La libertà non ha la tessera di nessun partito - lettera dal carcere di Bollate


Da oltre 3 mesi siamo detenuti nel carcere di Bollate per mano di una "giustizia" che non ci appartiene e che, abitudinariamente, preferisce rinchiudere ogni sintomo di malfunzionamento di questa società.
In questi mesi si è fatto un gran parlare dei feticci distrutti in quell'11 di marzo, si è parlato con toni da apocalisse e da caccia alle streghe di chiunque avesse partecipato a tale giornata, si è detto di noi come il male ed il marcio di questo mondo, come di quei mostri che vogliono riaprire esperienze chiuse negli anni '70. Ebbene i nostri percorsi non sono mai terminati, bensì attingono da sofferenze ed odio secolari che vivono oggi come ieri.
Le istituzioni, qualsivoglia sia il loro colore, da La Russa a Fassino, passando per Farina e Bertinotti, hanno scaricato ogni propria responsabilità, ognuno remando per la propria campagna elettorale, ed hanno cercato di coprire il fatto di aver consentito una parata neonazista in una città che fu simbolo della resistenza e che oggi vede un repentino dilagare di aggressioni ed istinti segregazionisti di matrice fascista, razzista, omofoba e sessista che sono il prodotto di una sottocultura cattolico-reazionaria imperante.
Si solleva tanto baccano per degli scontri, quantomeno modesti se non microscopici, per coprire e nascondere che chi, istituzione in primo luogo, si mostra al pubblico tanto indignata sia in realtà quotidianamente responsabile di morte, miseria, terrore e distruzione in Italia e nel mondo. Quello che è successo è quindi un piccolo prezzo da pagare per aver tollerato una marcia neofascista.
Ogni giorno questo paese produce un bollettino di guerra interna. Vediamo famiglie sbattute in mezzo alla strada o dilaniate a tal punto da problemi economici da frantumarsi costringendo i figli a dover diventare "precari" già da piccoli; vediamo questi stessi figli, cresciuti col desiderio di avere ciò che la vita non gli ha dato, finire in galera perché quello che non hanno avuto, e sempre sarà loro negato, hanno deciso di andarselo a prendere.
Questi sono pochi esempi ma chiunque legga queste righe non può non pensare a mille altre ingiustizie che ogni giorno si compiono nel silenzio più assoluto.
Noi, oggi, paghiamo questo, paghiamo la nostra non accettazione di questo stato di cose, paghiamo il fatto di essere gli antifascisti di quella società che ci vuole relegati a semplici spettatori della nostra vita; una canzone di altri tempi parlava di gente per bene che desiderava la pace sociale, una pace utile ai propri interessi ma la stessa canzone rispondeva con le parole e le azioni del proletariato intero: guerra, espressione del desiderio della fine di ogni sfruttamento.
Presto liberi per lottare al vostro fianco.

alcuni prigionieri
giugno 2006, carcere di Bollate

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