20/09/2006: Dopo il Maggio... il Novembre Francese?!?


La rivolta di Novembre delle banlieues in Francia ha avuto un ruolo di schermo sul quale ognuno ha proiettato i suoi fantasmi e paure, e che la propaganda dei mass/media ha censurato e manipolato a piacere. I telegiornali italiani mostravano le immagini delle banlieues francesi per immediatamente legarlo al problema dell'immigrazione in Italia, i media americani regolavano i loro conti con i francesi e parlavano di guerra civile, i Russi paragonavano la situazione alla Cecenia... e i militanti seri e/o ortodossi non sapevano cosa farsene… di questo movimento difficile da capire…di questo lumpen-proletariato…di questi giovani confusi e senza coscienza politica..di questa guerra tra poveri.. senza nessuna rivendicazione, nessun slogan, nessuna scritta, nessun porta-parola!

Non siamo certo obbligati d'approvare/simpatizzare/difendere ogni tipo di rivolta senza tener conto del contesto, delle forme che assume e degli effetti che produce…ma al di là delle interpretazioni socio/teoriche, della discussione sulla presenza/assenza di contenuti rivoluzionari, sull'esattezza o l'efficacità degli obbiettivi, i fatti sono là, cocciuti e parlano da sè…..per oltre 3 settimane migliaia di giovani proletari si sono rivoltati nel cuore dell'Europa (15.000 secondo le stime ufficiali), hanno messo a fuoco e fiamme interi quartieri.

Certo le provocazioni di Sarkozy (ministro degli Interni, che ha aizzato i giovani di banlieues trattandoli di … feccia da spazzare via … ) hanno istigato una situazione potenzialmente esplosiva, ha giocato col fuoco per poi presentarsi come pompiere, come ricorso contro la paura suscitata dalle macchine che bruciavano e per il governo è stata un' occasione per mostrare i muscoli e suscitare un bisogno di ordine e sicurezza…..ma di fronte c'è stata la reazione di migliaia di proletari che hanno saputo rompere con il controllo etnico, religioso o delle bande e che non solo si sono scontrati con la polizia, ma che hanno attaccato e distrutto i simboli e le strutture della loro oppressione.
E' questa reazione che ci interessa, è questa rabbia sorda che non ci puo' lasciare indifferenti, questo movimento che rivela alcuni cambiamenti che non possiamo ignorare, e che al di là della propaganda dei mass-media dobbiamo ammettere che "qualche cosa" c'è stato….e "qualche cosa" rimarrà!

In un momento in cui si parla e si teorizza tanto di comunismo e comunizzazione, insurrezione e rivolte, abbiamo li' un bell'esempio di frange di proletari piu' o meno giovanili, piu' o meno emarginati, piu' o meno coscienti che per settimane si sono ritrovati, si sono ribellati e battuti, hanno costruito nuovi rapporti e nuove complicità, un nuovo linguaggio ……per costruire una nuova società bisogna prima odiare / spargere odio / distruggere l'attuale !!!!.

LE FABBRICHE SE NE VANNO... GLI ARRABBIATI RESTANO!!
Le ristrutturazioni economiche di questi ultimi decenni con il loro corteo di licenziamenti (Arma di Distruzione di Massa del movimento operaio) che hanno creato migliaia di disoccupati (in alcuni quartieri in rivolta la disoccupazione è al 40% e l'età media é 30 anni!), non solo hanno fatto sparire le grandi concentrazioni produttive (il Nord e la Lorena, la Loira, Renault-Billancourt…) ma hanno creato una precarietà permanente e di massa .
Finiti i bastioni operai con la loro "rigidità" e memoria, gli operai specializzati legati a un lavoro specifico e con un savoir faire acquisito in anni di lavoro, l'anzianità…i nuovi cicli produttivi hanno bisogno di una manodopera estremamente mobile e flessibile, capace di adattarsi ai cambiamenti di produzione e di passare da una fabbrica a un'altra secondo i bisogni e le necessità, facendo giocare la concorrenza (anche fra aree geografiche ) su criteri di docilità.
Il disoccupato/precario non é un marginale o escluso dal ciclo produttivo, ma una forza di lavoro indispensabile, la cui specializzazione é la mobilità, flessibilità…. e docilità.
Questi cambiamenti hanno distrutto un tessuto sociale, spezzato legami di solidarietà e modificato una certa cultura operaia, legata a una stabilità e garanzia del posto di lavoro che è stata rimpiazzata da una precarietà e insicurezza sempre piu' diffusa. Quando sono i servizi sociali che danno i soldi spesso l'orgoglio e la dignità spariscono, i precari dipendono dalle briciole che il potere gli lascia… ma senza nessuna forza contrattuale. L'indebolimento della classe operaia in questi ultimi decenni, non è solo lo scioglimento dei collettivi di lavoro o lo smembramento delle concentrazioni operaie, ma é anche la rottura nelle sfere famigliari e sociali (divorzi, separazioni, abbandoni ..) dovuti alla precarietà, stress per il lavoro, malattie, infortuni….
La vecchia solidarietà operaia è sparita e sostituita da solidarietà etniche, religiose o di bande mafiose con i vari caid, e gli immigrati non sono piu' considerati come lavoratori, ma definiti secondo la loro origine etnica.
Il sentimento di sfruttamento, che costituiva un elemento motore dell'identità operaia e della coscienza di classe, continua a esistere, ma è vissuto in maniera individuale e senza legami collettivi .
La dissociazione tra presente e futuro, l'impossibilità di prevedere e fare progetti, la paura del domani creata dalla precarietà, ha oscurato "il sol dell'avvenir" e il grido "no future" diventa sempre piu' d'attualità e di massa.
I quartieri che erano stati costruiti spesso vicino alla fabbrica per accogliere gli operai e nuovi immmigrati non hanno piu' niente di "vivente" e, in seguito alla partenza delle famiglie che dispongono di finanze sufficenti verso i pavillons (villette con giardino), sono diventati città-ghetto, dormitori.
Lo stato rifiuta di pagare il costo sociale (assistenza, sussidi, aiuti vari…) di una forza-lavoro diventata troppo vasta ed "esuberante" e dai costi "esorbitanti", e investe sempre di piu' nel suo controllo (polizia, prigioni...e prevenzione ).
La definizione sempre piu' ristretta di disoccupazione serve per diminuire il numero ufficiale di disoccupati e ridurre gli aiuti e sussidi, ma sopratutto a cambiare il rapporto alla precarietà (e accettarne la necessità) ……e questa massa non sarà piu' considerata come esercito di riserva per il capitale…ma esercito mobilitato sempre, che lavora saltuariamente, con missioni sempre piu' brevi …. e pagato ogni tanto !!

Nel "nuovo ordine mondiale" il controllo, la paura e la repressione (dove la paura é la leva per chiedere e giustificare ancora piu' controllo e un potere piu' forte) sono diventati la gestione globale della forza-lavoro.
Ma se in alcune zone del mondo il controllo é mantenuto attraverso operazioni di guerra, (e le immagini di morte e distruzione entrano nelle nostre vite, aumentando la paura e l'impotenza, attraverso la propaganda capillare dei media) nelle nostre metropoli e periferie le operazioni di polizia, la precarieta' generalizzata, la paura del domani, la paura dell'altro sono il quotidiano di individui sempre piu' isolati e impotenti.

Nei prossimi mesi, in Francia, saranno installate migliaia di telecamere che potranno seguire, registrare e leggere le targhe di tutti i veicoli e fotografarne gli occupanti, cosi' come i passeggeri di treni, autobus, battelli… le compagnie dei treni e aerei dovranno fornire i nomi dei passeggeri (con indirizzo, numero di telefono, professione…), i controlli dei telefoni saranno rinforzati, la polizia avra' libero accesso ai vari schedari (prima occorreva il via libero di un magistrato), ci saranno piu' controlli sui disoccupati…e la Francia sta cercando di far adottare una nuova carta d'identità europea che permetterà di essere seguiti e controllati a distanza… e senza nemmeno toglierla di tasca!!

Controlli che non sono piu' solo della polizia ma anche delle associazioni di quartiere, educatori, mediatori… che in cambio di qualche magro finanziamento segnalano tutti i comportamenti "anomali", indicano le famiglie con figli turbolenti (con la minaccia di sopprimere gli aiuti famigliari) o la scuola dove si cerca di capire e prevenire i segni di una possibile delinquenza giovanile e che cercano di accreditare la tesi che il "male delle periferie" è colpa di un manipolo di giovinastri che non rispettano niente, di "violenti", "irriducibili", "selvaggi" irrecuperabili e non reeducabili, che bisogna allontanare per preservare e salvare "la parte buona" di questa gioventu'.

In un periodo di crisi, e quindi di razionamento dell'offerta di lavoro, le agenzie interinali, l'Anpe (agenzia di lavoro), i contratti a termine… sono al centro della strategia per gestire e selezionare una massa sempre piu' importante di disoccupati. Se gli aiuti pubblici alle aziende sono spesso legati all'impegno di assumere disoccupati iscritti sulle liste dell'Anpe (e dunque leggimarne il ruolo) i suoi corsi o i contratti a termine delle agenzie interinali sono una maniera per selezionare i candidati in funzione della loro docilità, partecipazione o integrazione nel gruppo o accettazione della mobilità.
Il livello scolastico medio-alto, sinonimo di serietà e capacità di adattamento (la dice lunga sul ruolo educativo della scuola!), il ruolo determinante del CV (curriculum vitae) con i dati sulli origini etniche o sui quartieri di residenza, sono discriminanti che penalizzano i giovani delle banlieues !!

La disoccupazione, i lavori interinali, la precarietà che avvolge tutta la vita di questi giovani proletari (…precarietà di lavoro, di rapporti, di vita) la noia, la tossicomania, i suicidi… e il controllo… é per questo e contro questo che c'è stata la rivolta, per essere rispettati, non piu' essere umiliati, controllati, insultati.

...LA SCINTILLA...
Il 27 Ottobre, a Clicy-sous-Bois (Seine-Saint-Denis), un gruppo di giovani incappa in una delle numerose retate della polizia, controlli quotidiani che costellano la vita dei proletari di banlieues. Tre di loro,che rientrano dopo una partita di pallone, inseguiti dalla polizia, e per evitare di passare qualche ora al commissariato (con il corollario di insulti e umiliazioni) si rifugiano in una cabina elettrica ad alta tensione.
Due muoiono folgorati, il terzo é gravemente ferito.
La versione ufficiale del Primo Ministro Villepin e del Ministro degli Interni Sarkozy (immediatamente accreditata dalla propaganda dei media) cerca di spiegare che la polizia era intervenuta in seguito a un furto su un cantiere (furto che si "scoprirà" poi non essere mai esistito!) e che in ogni caso la polizia non aveva mai inseguito i tre giovani (inseguimento che si "scoprirà" invece che é ben esistito!).
Ma, quando la notizia della morte dei due giovani si é sparsa come un baleno nel quartiere, non c'é stato bisogno di spiegare, analizzare o capire… tutti sapevano bene cosa era successo (….i controlli sono il loro quotidiano, tra il 1980-2002, 196 giovani proletari sono stati uccisi dalla polizia senza parlare dei feriti e mutilati dai proiettili di gomma dei flash-ball e delle centinaia di morti annegati, defenestrati o per incidenti stradali perché inseguiti dalla polizia!!)… e la "versione ufficiale" é stata percepita come un ennesimo insulto.

...LA RIVOLTA SI ALLARGA E DURA
Nella notte del 27/28 ottobre, alcune decine di giovani del quartiere si scontrano con la polizia, bruciano 23 automobili, un camion-cisterna e l'entrata di un ufficio postale. La notte dopo un centinaio di giovani continuano gli scontri e gli incidenti si allargano ad alcuni quartieri vicini.
Per gli "esperti di violenze urbane" le origini della crisi sono chiaramente identificate (sentimento di ingiustizia e intrusione illegittima della polizia nel quartiere) e lo svolgimento é prevedibile (alcuni giorni di scontri, alcune macchine bruciate…) una "rivolta normale", localizzata e a durata limitata… come tante altre…
Tra il 1991 e il 2000 ci sono state 341 rivolte (spesso scatenate dall'intervento della polizia o dalle condanne dei tribunali...) ma in questi ultimi anni non solo il ritmo si é accelerato, ma la natura e la forma si é modificata.
Alcuni scontri e rivolte sono diventati " permanenti" e "ritualizzati"… (a Strasburgo a Capodanno per bruciare piu' macchine possibile, o a Rennes per scontrarsi con la polizia tutti i giovedi', o gli incidenti durante i concerti o rave-party... o negli stadi con i cori che urlano "stasera vi appicchiamo il fuoco") e una guerriglia urbana a bassa intensita' (sassi contro gli autobus, macchine incendiate, tentativo di impedire la penetrazione della polizia nei quartieri…) é diventata una "ginnastica collettiva" sempre piu' diffusa nelle banlieues... tra il gennaio e ottobre 2005 la polizia ha contato 7.000 atti di violenza urbana.
Quello che il potere ha cercato di fare in questi anni é di "contenere" e "localizzare" la rivolta giocando con le divisioni etniche o religiose, o con le rivalità tra i quartieri, o tra le diverse bande di giovani.
E' questa "ginnastica di rivolta" che ha creato rapporti di complicita', di solidarieta', pratiche e linguaggi comuni, che ha trasformato una "rivolta normale" in una forma di insurrezione non organizzata, una rivolta delle banlieues che per estensione e durata non ha simili in questi ultimi decenni.
Le immagini della televisione delle macchine che bruciavano e i loro bollettini di guerra hanno forse stimolato/incitato o eccitato i giovani proletari (forse i primi giorni… perché poi i vari media, in nome dell'etica professionale, si sono autocensurati!!) e i telefonini, messaggini o i blog di internet sono stati utili per far circolare l'informazione (…anche se alcuni siti/blog che inneggiavano o simpatizzavano con i rivoltosi sono stati chiusi )… ma questi giovani non si sono ribellati perché l'hanno visto alla televisione o perché affascinati da immagini spettacolari… ma perché grazie a questa "ginnastica di rivolta" hanno aquisito fiducia, complicita', coscienza, memoria, conoscenza del terreno e del nemico… il loro quartiere é stato per anni il loro terreno di allenamento, la loro palestra !!!!
Se ci sono stati obbiettivi comuni attaccati a centinaia di chilometri di distanza, una strategia in continuo evolversi e ampliarsi, senza un organizzazione o un coordinamento… vuol dire che la comunicazione passava attraverso gli atti e che le azioni erano immediatamente percepite come proprie. E' questa "ginnastica comune" che ha forgiato i rivoltosi e che é stata il fermento della rivolta !!

La rivolta durerà 20 giorni, 300 comuni saranno coinvolti, piu' di 10.000 macchine saranno bruciate, 233 edifici pubblici e 74 privati saranno attaccati o incendiati e i danni saranno stimati a piu' di 250 milioni di euro… di cui "solo" un po' di piu' di 20 milioni per le macchine bruciate !!!

LA RIVOLTA BRUCIA... MA NON SOLO MACCHINE!!!
Dopo i primi giorni di incidenti circoscritti a Clichy-sous-Bois e dintorni, la rivolta si allarga alle città e regioni vicine, e a partire dal 4 novembre tutto il territorio francese é investito dal movimento (nella notte del 6/7 Novembre, 1.408 macchine sono incendiate e 274 comuni coinvolti).
Dopo i primi scontri spontanei, i rivoltosi si organizzano in piccoli gruppi estremamente mobili e organizzati che non bruciano solo le macchine, ma che scelgono e attaccano obbiettivi "piu' strategici", i simboli della loro oppressione.
Poche parole e rari immagini sui piu' di 300 edifici pubblici o privati attaccati… numerose fabbriche e depositi che erano venuti nei quartieri per prendere i finanziamenti pubblici in cambio di assunzioni di giovani del quartiere e che non hanno mai onorato i loro impegni, commissariati di polizia, scuole (il tasso di "ripudiati" é talmente alto che la scuola non é piu' percepita come un aiuto o una possibilità ma come un ulteriore strumento di esclusione e di umiliazione), sedi dell'Anpe (cassa disoccupati), depositi di macchine della polizia (a Bordeaux macchine bruciate nel parcheggio del Palazzo di Giustizia), supermercati, laboratori farmaceutici, banche, concessionari d'automobili, sedi d'Edf (Enel francese) e di France Telecom (telefono), autobus bruciati, caserme dei pompieri prese a sassate ………
Le "armi" dei rivoltosi (a parte alcuni colpi di pistola o di fucile tirati contro la polizia) sono stati il fuoco e l'incendio e il loro obbiettivo la distruzione.
Il fuoco e gli incendi, perché al di là della facilità di trovare il combustibile e di usarlo, queste azioni non erano né dimostrative nè simboliche , ma fatte per creare danno, bruciare, distruggere gli obbietivi scelti (non ci sono stati né espropri né recupero di merce, ma distruzione della merce !!!).
E' in questa tattica di guerriglia urbana che si inseriscono le macchine bruciate... e poco importa se erano grosse o piccole, se era quella del vicino, se servono per andare al lavoro o in discoteca o per partire in vacanza… erano mezzi, utensili necessari allo scontro e alla rivolta (nelle manifestazioni spesso si sono fatte barricate con macchine e materiali vari per difendersi dalle cariche della polizia e tutti hanno in mente le foto "storiche" di strade costellate di macchine rovesciate durante gli scontri !!).
La propaganda dei mass-media ha focalizzato l'attenzione del "pubblico" su questo "particolare" della rivolta, non solo perché spettacolare e fotogenico, ma perché rientra nella loro campagna che cerca di alimentare una paura sempre piu' diffusa per chiedere piu' ordine e sicurezza… le macchine che bruciano sono una violenza che potrebbe toccare direttamente il "lettore/telespettatore", perché tutti hanno una macchina… e se non é la sua é quella del suo vicino !!!
Ci sono volute alcune migliaia di macchine in fiamme, per obbligare le autorità a rivelare che ogni giorno in Francia quasi 100 macchine sono bruciate… fino ad ora si parlava di macchine bruciate a Capodanno come di una "moda anomala" per festeggiare il Nuovo Anno, come una specie di Carnevale consentito o tollerato.

LA RIVOLTA NON CHIEDE NIENTE
Tutti (politici, teorici, esperti vari…) hanno deciso, e cercano di convincerci, che non é possibile che questi giovani non chiedevano niente… che evidentemente chiedevano qualche cosa… di esssere integrati, bravi cittadini, che in fondo chiedevano "normalità"... una casa, un lavoro, una macchina, sposarsi e avere dei figli! Questa cocciutaggine a voler vedere richieste che non ci sono mai state, é voler chiudere e mantenere questa rivolta nel logico e accettabile, in categorie che sono comprensibili, in schemi e dinamiche politiche conosciute.
Checché ne dicano i vari "esperti", i rivoltosi non hanno chiesto integrazione o la benché minima cosa… hanno semplicemente urlato il loro rifiuto !!
Non hanno saccheggiato i centri commerciali per recuperare merce… li hanno bruciati!! Non hanno chiesto una scuola migliore per meglio integrarsi... le hanno bruciate!! Non hanno chiesto lavoro… hanno bruciato depositi e fabbriche!! Non hanno chiesto piu' servizi o servizi migliori… li hanno bruciati!!
Hanno distrutto i simboli della loro integrazione/oppressione perché non vogliono né essere integrati, né essere oppressi.
La cultura capitalista si basa sul desiderio di appartenere, di possedere, di essere accettato… il rifiuto, il non desiderio é il rifiuto di questa società... e il rifiuto non é solo istinto di classe, ma é memoria, costruzione di rapporti di solidarietà e di complicità, coscienza dell'integrazione impossibile.
Quello che é stato presentato come un movimento suicidario, nihilista, senza futuro, di autodistruzione é in realtà il rifiuto di questi proletari di essere un numero manipolato a piacere .
Quando vediamo alla televisione un giovane proletario davanti ai resti fumanti di una fabbrica dire "…questa impresa é venuta in questa 'zona franca' per avere finanziamenti pubblici… doveva assumerci, ma non un sol giovane del quartiere é riuscito a entrare e dunque l'abbiamo bruciata e nessuno ci entrerà!! Abbiamo creato 20 disoccupati ma noi é 20 anni che siamo disoccupati…", possiamo pensare che forse voleva essere assunto e diventare un operaio da sfruttare. Ma quello che ha espresso non é solo una vendetta di classe contro chi sfrutta la miseria per riempirsi le tasche, ma é anche la coscienza che per loro il lavoro non ci sarà mai, e se ci sarà, sarà precario e pagato una miseria.
Quando un gruppo di rivoltosi blocca un autobus per bruciarlo e c'é qualcuno che vuole prendere la cassa e gli altri gli dicono "No, non siamo qui' per questo!!" non c'é nessuna voglia né di recuperare né di essere integrati, ma solo di distruggere i simboli della loro oppressione e della loro integrazione impossibile.

...UNITI, SENZA CAID Né BARBONI... MA LE DONNE E GLI OPERAI!!!
Fin dall' inizio si é cercato di discreditare la rivolta cercando di presentarla manipolata da loschi individui... pericolosi islamisti, caid mafiosi o bande razziste.
Certo i media dipingono ogni giorno la banlieues con toni lugubri, come quartieri insicuri e pericolosi, e gli incidenti durante il movimento liceale della primavera 2005 avevano "confermato" questa immagine negativa.
Durante le manifestazioni c'erano state alcune bande (pudicamente chiamate etniche per non dire di neri o arabi) che avevano approfittato dei cortei degli studenti per aggredire "les petits blancs" e prendere telefonini e portamonete, e queste azioni avevano suscitato prese di posizione/raccolta firme/dibattiti un po' isterici che non uscivano dalla logica di una integrazione non riuscita dei figli d'immigrati.
Il potere gioca sulle divisioni etniche o religiose per meglio controllare, disciplinare e "categorizzare" la disponibilità al lavoro, e ogni comunità ha un'immagine stereotipata ed é "specializzata" in un lavoro… i portoghesi sono muratori, gli africani fanno le pulizie, i polacchi la pittura e gli zingari rubano!!
Se le divisioni e le discriminazioni che i giovani subiscono sono spesso razziste (gli insulti dei poliziotti, il rifiuto di lasciare entrare nelle discoteche o le difficoltà a trovare casa o lavoro per giovani di colore…) la rivolta non é stata né etnica, né comunitaria, né religiosa... nella rivolta i giovani proletari hanno trovato un'unità contro la polizia e nella scelta degli obbiettivi, unità che non é altro che la coscienza di essere nella stessa situazione e di avere gli stessi interessi.
Nessun episodio di "spartizione del bottino" (anche perché bottino non c'era e se c'era era in fiamme!) e nessuna lite o scontro tra i rivoltosi, tra blanc/black o beur.
Ma questa rivolta ha anche confermato il vecchio adagio… un quartiere tranquillo é un quartiere "tenuto" (controllato)… e bisogna arrendersi a l'evidenza che i quartieri dove ci sono stati meno incidenti o erano controllati dai barboni mussulmani o dai caid mafiosi, anche se con interessi e strategie diverse.
In vari quartieri i volontari mussulmani, reclutati nelle diverse moschee, pattugliavano, cercavano di fare cordoni sanitari tra i rivoltosi e la polizia, invitavano i giovani a rientrare a casa, e durante le preghiere gli imam invitavano alla calma e chiedevano ai genitori di tenere i figli a casa.
In questi ultimi anni lo Stato ha delegato, a varie associazioni mussulmane, il controllo di alcuni quartieri (controllo dei commerci dove si trovano solo merci Hallal... e evidentemente non si trova alcool o carne di maiale, controllo dei costumi e usanze... come il velo per le donne o il rispetto delle "tradizioni"...) in cambio di finanziamenti vari e la possibilità di gestire i luoghi di culto.
Una fatwa (decreto religioso) è stata emanata per l'occasione, che vieta ai mussulmani di partecipare alla rivolta o aiutare i rivoltosi "…è formalmente vietato a ogni mussulmano di partecipare a qualsiasi azione che colpisce ciecamente beni private o pubblici e che possono attentare alla vita degli altri… contribuire a queste esazioni é un atto illecito… ogni mussulmano che vive in Francia, che sia cittadino francese o ospite della Francia, ha il diritto di reclamare il rispetto scrupoloso della sua persona, della sua dignità e delle sue convinzioni e d'agire per piu' di uguaglianza e giustizia sociale…"
Questa fatwa, oltre che riaffermare il ruolo di controllo dei barboni, tenta di far credere che l'islam, e la religione in generale, puo' risolvere tutti i problemi… basta rispettarne i precetti!!
Che tra i rivoltosi c'erano molti giovani di origine musulmana è un'evidenza, ma dire che i barboni hanno fomentato e manipolato questo movimento é assolutamente falso!! Nella loro strategia di legittimazione e di riconoscimento del loro ruolo di controllo e di garanti della pace sociale, i barboni avevano interesse a un ritorno rapido alla calma… cosa che hanno tentato di fare.
L'altra leggenda é il controllo dei rivoltosi da parte dei caid mafiosi.
Vari prefetti, sindaci o poliziotti dichiarano che "…i quartieri dove il traffico di droga è piu' importante, sembrano essere i meno agitati… il ritorno alla calma nelle banlieues corrisponde agli interessi convergenti dello Stato repubblicano e dei giri di traffico… tra i due mali bisogna scegliere il minore, abbiamo interesse ad accettare a piccole dosi una situazione illegale se preserva la tranquillità…"
Sono finiti i tempi romantici in cui una banda di amici partiva per cercare qualche kilo di fumo in Spagna e divideva il bottino con tutto il giro, o rubavano qualche macchina per il "rodeo" del Sabato sera!!
Oggi la crisi colpisce anche il settore illegale, i margini di beneficio sono sempre piu' ridotti e i traffici sempre piu' organizzati, strutturati e controllati.
Per continuare i traffici di droga, macchine, ricettazione, documenti falsi… i caid hanno bisogno di un territorio tranquillo, dove la polizia non viene a mettere il naso, senza rodei di macchine, incendi o incidenti vari… e sopratutto senza una rivolta… che rischia di bloccare il buon funzionamento dei bizness !!!
Anche se non ci sono state reazioni ostili (aldilà di alcuni episodi marginali non ci sono state ronde di autodifesa o scontri tra proletari) e i rivoltosi si muovevano in un ambiente complice (si sono battuti nel loro quartiere, sul loro territorio, su un terreno che conoscevano perfettamente...) la rivolta è stata unicamente maschile… le donne/ragazze non hanno partecipato alla rivolta!!!
Aldilà del fatto che la rivolta, come si é espressa, è stata una messa in mostra della virilità e dell' arroganza tipica maschile, in questi anni nelle banlieues i maschi hanno occupato lo spazio pubblico e l'ideologia della virilità si é sviluppata parallelamente alla segregazione delle ragazze/donne.
"Per noi, nelle cité, il coprifuoco è permanente" diceva una ragazza, e alcuni mesi fa vi é stata una manifestazione delle donne… di notte. Era una manifestazione per protestare contro l' esclusione delle donne dalla notte, contro il fatto che dopo le 10 di sera lo spazio appartiene ai soli maschi!!!
Le donne non c'erano perché erano tenute in casa, come tutte le sere, dai padri e dai fratelli… e purtroppo il controllo delle donne non é l'appannaggio dei soli islamisti, ma pratica diffusa nelle banlieues.
Ma non c'erano solo le donne che mancavano, ma anche i lavoratori delle cité, gli operai delle qualche fabbriche. Non hanno partecipato, hanno lasciato fare, quasi spaventati, non dalla violenza o dalle macchine bruciate, ma da quello che la rivolta rappresentava… disoccupazione, precarietà, e per l'operaio garantito la paura e lo spettro di cosa potrebbe diventare e del suo possibile futuro.
Finiti i vecchi bastioni operai, le fabbriche con migliaia di operai, il posto sicuro... la realtà in divenire è precarietà, flessibilità… e il movimento di rivolta rappresenta, e ha già integrato questa nuova situazione, anche se nello stesso tempo rifiuta questa prospettiva.

I giovani proletari non hanno chiesto lavoro perchè sanno che per loro non ci sarà, e se ci sarà, sarà precario e pagato una miseria… ma il loro orizzonte è, per il momento, chiuso nel loro quartiere, nel loro territorio e il futuro/nonfuturo nella loro situazione quotidiana.
Per questa classe operaia, sottoposta alle ristrutturazioni del mercato e impegnata in lotte sempre piu' difensive e di categoria (…evitare la chiusura di fabbriche, i licenziamenti, frenare il degrado delle condizioni di lavoro, difesa delle pensioni) e che per interi settori chiede la preferenza nazionale come ultima possibilità per avere un lavoro o che difende il monopolio delle aziende statali... che continua a sperare in un futuro migliore (nelle fabbriche) non puo' "riconoscere" la rivolta perché questa rivolta è la negazione del suo futuro.
Non c'é stata la rivolta dei precari contro i garantiti, ma l'unità o la solidarietà tra nati operai e nati precari non c'é stata, non é stato possibile trovare un linguaggio e un terreno comune. Aldilà di una vulnerabilità di massa, che é il quotidiano di tutti, le illusioni e le speranze per il futuro non sono le stesse, la memoria e il vissuto non sono gli stessi.
Il limite della rivolta non é stato il linguaggio, le macchine, i depositi o gli edifici bruciati (anche se questo é stato utilizzato per emarginare e criminalizzare), ma il limite é che i rivoltosi non hanno saputo/voluto/potuto andare aldilà del loro quartiere e della loro situazione specifica e cercare altre complicità.

...REPRESSIONE E TRIBUNALI
Prima ancora della repressione, bisognerebbe parlare della censura e disinformazione dei media, che fin dall'inizio hanno tentato di discreditare la rivolta. Se qualcuno aveva ancora qualche illusione sul ruolo indipendente e d'informazione dei media, dovrà arrendersi a l'evidenza… propaganda e censura sono le missioni di giornali e televisione. Tutte le immagini della rivolta sono state filmate dai giornalisti (con casco e giubbotto antiproiettile) dalla parte e protetti dalla polizia, e i giovani rivoltosi non si sono dilungati in sottili analisi sul ruolo dei media, ma li hanno accolti al grido di "..tele Sarkozy.." con sassate e molotov, e vari giornalisti sono stati feriti (la Rai ha avuto la sua razione !).
Non solo i media hanno cercato di dare l'immagine di una rivolta manipolata da mafiosi e islamici, ma hanno sistematicamente accreditato la versione della polizia e soddisfatto le sue esigenze.
Quando la notizia di una calata di un'orda selvaggia di banlieusard sugli Champs Elysees "prevista" per il fine settimana dell'11 Novembre è stata diffusa dai media, non era solo un fantasma/desiderio dei giornalisti che non aveva alcun riscontro reale, ma un'operazione che ha permesso alla polizia e al Ministro Sarkozy di mostrare i muscoli (3.000 poliziotti mobilitati) e mandare il messaggio all'opinione pubblica che tutto era sotto controllo… l'ordine regna!!
Dopo la morte dei 2 giovani, il 27 Ottobre nella centrale elettrica a Clichy, le varie televisioni hanno raccolto numerose testimonianze di giovani del quartiere che dicevano che vi era stato un inseguimento della polizia, e per questo si erano rifugiati nella cabina elettrica. Ma i media hanno aspettato 3 giorni prima di diffondere il filmato (quando la versione ufficiale ormai non teneva piu'!) e da subito hanno accreditato la versione del Ministro degli Interni e del Primo Ministro, che senza vergogna dicevano prima che la polizia non era presente e poi che la polizia era intervenuta per il furto in un cantiere (mai esistito !) e che in ogni caso non vi era stato inseguimento. (..Repubblica del 5 Novembre parla ancora di "…2 adolescenti in fuga dalla polizia dopo un furto…")
Quando un'equipe di France2 (televisione pubblica) filma per caso il pestaggio di un giovane alla Courneuve, nel quale si vedono i poliziotti pestarlo mentre era a terra, il filmato sarà trasmesso 2 giorni dopo e solo dopo averlo fatto visionare dal Ministro dell'Interno.
Quando decidono di trasmettere le immagini sarà in presenza del Ministro Sarkozy, che potrà dire in diretta che aveva già provveduto a sospendere i poliziotti. Le immagini del pestaggio non saranno mai messe sul sito Internet della televisione ("…per paura che qualcuno ne faccia un uso improprio..") e l'arresto di uno dei poliziotti del pestaggio ha scatenato una mezza rivolta degli agenti della Seine-Saint Denis… e il poliziotto sarà rapidamente liberato.
Ogni giorno i media informavano e diffondevano bollettini di guerra, ma erano informazioni e bollettini dettati e censurati dal governo e polizia!!!
Facendo credere che la rivolta era una somma di "atti barbari" e senza nessuna legittimità, i media hanno preparato l'opinione pubblica ad accettare, e ancora meglio a chiedere, misure di controllo e repressive piu' dure.
Da un punto di vista di repressione piu' "classica", 12.000 poliziotti e gendarmi sono "intervenuti" per sedare la rivolta, con elicotteri dotati di telecamere che volavano a bassa quota sui quartieri (anche dove non c'era nessun scontro), sirene urlanti nella notte che diffondevano l'allarme, un clima di tensione e paura.
Il 2 Novembre, di fronte al dilagare della rivolta, il governo decreta "lo stato d'urgenza", che da' pieni poteri alla polizia e che instaura il coprifuoco.
Questa legge, adottata nel 1955 durante la guerra d'Algeria, prevede su un semplice ordine del prefetto il coprifuoco, perquisizioni giorno e notte, il divieto di soggiorno o il domicilio coatto per tutte le persone che minacciano l'ordine pubblico, il divieto di assembramenti, la chiusura di cinema, teatri, bar, caffè e luoghi di riunione, oltre che il controllo della stampa, televisione, radio e internet.
Tutto questo assortito dalle minacce del Ministro Sarkozy di espellere tutti gli stranieri coivolti nella rivolta (anche se hanno il permesso di soggiorno) e di togliere i sussidi alle famiglie se i figli partecipano agli scontri.
Dopo la repressione sistematica dei movimenti sociali e sindacali (…con l'intervento delle truppe speciali per sgomberare i picchetti o le occupazioni di posti di lavoro ) lo Stato prepara la guerra sociale contro tutti quelli che resistono, e abitua l'opinione pubblica alla presenza sempre piu' massiccia della polizia e a leggi sempre piu' restrittive della libertà individuale e collettiva.
Risultato di questo uso spettacolare dell'arsenale repressivo, quasi 5.000 persone fermate e quasi 800 arrestati e condannati in direttissima.
La maggior parte degli arresti sono stati fatti o al margine della rivolta o durante rastrellamenti dei quartieri… al posto sbagliato, nel momento sbagliato!!
Tutti i giovani fermati erano "analizzati" dalla polizia scientifica, e avere tracce di benzina anche solo sulle scarpe è stato sufficente per essere condannati, e molte testimonianze dirette parlano di insulti e violenze durante gli arresti.
Che "sorpresa" quando nei tribunali sono cominciati a passare gli arrestati (quasi tutti con avvocati d'ufficio)… non c'erano solo giovani di origine araba o africana (ma di nazionalità francese) ma anche molti giovani 20/25 anni, bianchi, di origine operaia, che vivevano spesso con la famiglia in quartieri "popolari" che avevano bruciato negozi, macchine e che si erano scontrati con la polizia!!!
Tanti Jean Marie, Maxime, Gregory, Jeremy di cui non si deve parlare perché la versione ufficiale é che sono stati i neri e gli arabi (che non riescono o non vogliono integrarsi) la causa della rivolta.
L'altra "sorpresa" é che, contrariamente a quello che dichiarava Sarkozy (che il 75/80 % degli arrestati avevano precedenti penali ed erano conosciuti dai servizi di polizia) la stragrande maggioranza era al loro "primo contatto" con la giustizia.
La condanna piu' pesante é stata di 4 anni, per un giovane proletario di Arras, per aver incendiato 2 negozi, la piu' ridicola (o la piu' festiva) per 2 proletari di Tolosa, condannati a 3 e 4 mesi, per aver mostrato il culo ai celerini (...la differenza della condanna é forse dovuta alla diversa pelosità o rotondità dei 2 culi!!). Globalmente il potere ha scelto di dare condanne non troppo pesanti (per non creare martiri) ma ad un numero importante di giovani (per "svuotare" i quartieri in rivolta e riportare l'ordine).

POST FESTUM!!!
La repressione, la mancanza di prospettive, la stanchezza, le disillusioni… dopo piu' di 3 settimane era inevitabile che la rivolta, come tutte le rivolte, si esaurisca e finisca. Ma la rivolta di Novembre resterà un avvenimento enorme, vista la simultaneità, la portata e l'estensione, e la potenzialità e potenza che ha mostrato.
Certo gli eventi non sono come vorremmo, non sono per forza belli e giocondi, ci sorprendono, arrivano dove meno ce l'aspettiamo, e durante una rivolta non ci sono solo obbiettivi legittimi e giusti, ma una rivolta si esprime con i mezzi materiali e culturali che ha, e con un linguaggio che gli è proprio.
Ma aldilà delle critiche necessarie, asteniamoci dal dare lezioni di come dovrebbe essere e di cosa bisognerebbe fare... (un velo di pietà su... perchè non vanno a bruciare le macchine nei quartieri chic ?? … perchè bruciano il loro quartiere?? o sugli scritti di varie organizzazioni di "estrema sinistra" o "comunisti" che parlavano di... violenze sprovviste di qualsiasi fondamento politico di classe... e che solo l'intervento diretto, determinato e senza concessioni di settori coscienti del proletariato... puo' far cessare gli atti che aggravano le condizioni già difficili della classe operaia… e parlano... di proletari e operai selvaggiamente attaccati dai rivoltosi…" )... parole e analisi che non parlano di feccia come Sarkozy, ma che esprimono lo stesso disprezzo.
Manifestare la nostra solidarietà e simpatia ai rivoltosi, é innanzitutto riconoscere che sono dei "nostri", che fanno parte di questa comunità in movimento e divenire che vuole abolire lo stato presente delle cose, dare il benvenuto a queste migliaia di proletari sulla "nave dei pazzi" che dà l'assalto al cielo .
Solo prendendo atto del linguaggio e degli obbiettivi che sono propri a questo movimento, riconoscendo la loro "legittimità", manifestando la nostra simpatia, puo' esserci dialogo, scambio, possibilità future.
L'attacco in Grecia contro l'Istituto Culturale Francese (preso a sassate da una quarantina di giovani), le macchine bruciate in varie città europee, le scritte di solidarietà fanno parte di queste manifestazioni di simpatia.
Anche se i rivoltosi non hanno chiesto niente… avranno qualche cosa... lo stato finanzierà qualche associazione di quartiere o darà qualche sussidio in piu', manderà i vari "assistenti sociali" nei quartieri difficili, qualche architetto a "rifare" qualche casa popolare e a mettere qualche pezza qua' e là, qualche cantante di rap o sportivo conosciuto per convincere i giovani a iscriversi sulle liste elettorali per andare a votare… ma tutto questo sarà insufficente... le illusioni sono finite, il re è nudo, non c'é né dialogo né conciliazione possibile!!

Finora il capitalismo ci ha dato solo le briciole, ma oggi non puo' piu' garantirci nemmeno questo per il futuro... é in questo limite e in questa contraddizione che si svilupperanno nei prossimi anni le lotte dei precari e degli esclusi… e forse ci saremo !!
corrispondente anonimo parigino
gennaio 2006

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