03/10/2006: Intervento di Chavez all'ONU


Intervento del Presidente della Repubblica Bolivariana, Hugo Chávez alla LXI assemblea generale dell’organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), presso la sede delle Nazioni Unite, New York mercoledì 20 settembre 2006.

Presidente della LXI Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Sheika Haya Rashed Al-Khalifa: In nome dell’Assemblea Generale ho l’onore di dare il benvenuto alle Nazioni Unite a Sua Eccellenza il Signor Hugo Chávez Frías, presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela e di invitarlo a rivolgersi all’Assemblea.

(applausi)

Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Hugo Chávez:

Signora Presidente, Eccellenze, Capi di Stato ed alti rappresentanti dei Governi del mondo, buongiorno a tutte e tutti. In primo luogo, desidero invitare, con molto rispetto, coloro che non hanno potuto leggere questo libro a farlo; Noam Chomsky, uno dei più prestigiosi intellettuali di quest’America e del mondo, uno dei suoi lavori più recenti: “Egemonia o sopravvivenza, i rischi del dominio globale americano”. Eccellente lavoro per comprendere ciò che è accaduto nel mondo nel Ventesimo Secolo, ciò che sta accadendo ora e la più grande minaccia che incombe sul nostro pianeta: la pretesa egemonica dell’imperialismo nordamericano mette a rischio la sopravvivenza stessa della specie umana.

Continuiamo a lanciare l’allarme per questo pericolo ed a fare appello al popolo stesso degli Stati Uniti ed a fermare questa minaccia, che è come la spada di Damocle. Pensavo di leggerne qualche capitolo ma, per rispettare i tempi, è meglio che mi limiti a raccomandarvelo. Si legge rapidamente. È molto buono, Signora Presidente. Sicuramente lei lo conosce. È sicuramente pubblicato in inglese, tedesco, russo ed arabo.

(applausi)

Io credo che i primi cittadini che dovrebbero leggere questo libro siano i cittadini fratelli e sorelle degli Stati Uniti, perché hanno la minaccia in casa loro; il diavolo è in casa loro, dunque. Il diavolo, il diavolo in persona è in casa loro. Ieri, il diavolo, è venuto qui.

(applausi)

Ieri il diavolo è stato qui, in questo stesso luogo.
Si sente ancora puzza di zolfo a questo tavolo, dove mi è toccato parlare! Ieri, signore e signori, da questa stessa tribuna, il signor Presidente degli Stati Uniti, che io chiamo “il diavolo”, è venuto qui parlando come padrone del mondo, come padrone del mondo. Uno psichiatra non sarebbe fuori luogo per analizzare il discorso di ieri del Presidente degli Stati Uniti. Come portavoce dell’imperialismo, è venuto a dare le sue ricette per cercare di mantenere l’attuale schema di dominio, di sfruttamento e di saccheggio dei popoli del mondo. Per un film di Alfred Hitchcock sarebbero buone; io proporrei anche un titolo: “Le ricette del diavolo”.
Vale a dire, l’imperialismo nordamericano - e qui Chomsky lo dice con una chiarezza illuminante e profonda - sta compiendo sforzi disperati per consolidare il suo sistema egemonico di dominazione.
Noi non possiamo ammettere che questo accada, non possiamo permettere che si instauri la dittatura mondiale, che si consolidi la dittatura mondiale.
Il discorso del Presidente-tiranno mondiale, pieno di cinismo, pieno di ipocrisia, è l’ipocrisia imperiale, il tentativo di controllare tutto. Essi vogliono imporci il modello democratico come lo concepiscono loro: la falsa democrazia delle élites. E, inoltre, un modello democratico molto originale: imposto a suon di bombe, di bombardamenti, di invasioni e di cannonate! Accidenti, che democrazia! Bisognerebbe rivedere le tesi di Aristotele, no? E dei primi che, là in Grecia, parlarono della democrazia, per vedere che modello di democrazia è questa, che si impone con i marines, con le invasioni, con le aggressioni e con le bombe.
Il Presidente degli Stati Uniti, ieri, in questa sala, ha detto quanto segue: “Ovunque guardiate, sentite estremisti che dicono che si può sfuggire alla miseria e recuperare la dignità attraverso la violenza, il terrore ed il martirio”. Ovunque guardi, lui vede estremisti! Io sono sicuro che vede te, fratello, con questo colore e crede che tu sia un estremista. Con questo colore, Evo Morales - il degno Presidente della Bolivia, che è venuto ieri - è un estremista.
Gli imperialisti, vedono estremisti da tutte le parti.
No, non è che siamo estremisti; ciò che accade è che il mondo si sta svegliando ed ovunque i popoli insorgono.
Io ho l’impressione, signor dittatore imperialista, che lei vivrà il resto della sua vita con un incubo, perché ovunque guardi appariremo noi, coloro che insorgono contro l’imperialismo nordamericano, coloro che reclamano la libertà piena del mondo, l’uguaglianza dei popoli, il rispetto della sovranità delle nazioni.
Sì, ci chiamano estremisti, insorgiamo contro l’impero, insorgiamo contro il modello di dominazione.
Poi, il signor Presidente, è venuto a parlarvi, dicendo: “Oggi voglio parlare direttamente alle popolazioni del Medio Oriente, il mio paese desidera la pace ”. Questo è vero. Se noi andiamo in giro per le strade del Bronx, se noi andiamo in giro per le strade di New York, di Washington, di San Diego, della California, di qualsiasi città, di San Antonio, di San Francisco e chiediamo alla gente, ai cittadini statunitensi, questo paese vuole la pace. La differenza sta nel fatto che il Governo di questo paese, degli Stati uniti, non vuole la pace, vuole imporci il suo modello di sfruttamento e di saccheggio e la sua egemonia a forza di guerre. Questa è la piccola differenza, vuole la pace e cosa sta avvenendo in Iraq? Cosa è successo in Libano ed in Palestina? E allora cosa è successo, negli ultimi cento anni, in America Latina e nel mondo? Ed ora le minacce contro il Venezuela, nuove minacce contro il Venezuela, nuove minacce contro l’Iran.
Ha parlato al popolo del Libano: “Molti di voi hanno visto come le loro case sono rimaste intrappolate nel fuoco incrociato”. Che cinismo! Che capacità di mentire sfacciatamente davanti al mondo! Le bombe su Beirut, lanciate con precisione millimetrica, sono fuoco incrociato? Credo che il Presidente stia pensando ai film western, dove si spara dal cinturone e qualcuno resta preso nel fuoco incrociato. Fuoco imperialista, fuoco fascista, fuoco assassino e fuoco genocida, quello dell’impero e quello di Israele contro il popolo innocente di Palestina e contro il popolo del Libano! Questa è la verità! Ora dicono che soffrono, che stiamo soffrendo perché vediamo le loro case distrutte.
Infine, il Presidente degli Stati uniti è venuto a parlare ai popoli, è venuto a dire, inoltre - ho portato, signora Presidente, alcuni documenti, perché questa mattina ho assistito ad alcuni discorsi e ho aggiornato le mie parole - ha parlato al popolo dell’Afghanistan, al popolo del Libano: “Al popolo dell’Iran dico Al popolo del Libano dico Al popolo dell’Afghanistan dico". Ebbene, uno si domanda: così come il Presidente degli Stati Uniti dice “vi dico” a questi popoli, cosa direbbero a lui, questi popoli, se potessero parlare? Cosa gli direbbero? Ve lo dirò io, poiché conosco la maggior parte dell’anima di questi popoli, i popoli del Sud, i popoli colpiti. Direbbero: “Impero yankee go home!”, questo sarebbe il grido che si innalza ovunque se i popoli del mondo potessero parlare all’unisono all’impero degli Stati Uniti.
Per questo, signora Presidente, colleghi, amiche ed amici, noi l’anno scorso siamo venuti in questa stessa sala, come tutti gli ultimi otto anni, ed abbiamo detto una cosa che oggi è pienamente confermata e che io credo che qui, in questa sala, quasi nessuno possa smettere di sostenere: il sistema delle Nazioni Unite, nato dopo la Seconda Guerra Mondiale, ammettiamolo con onestà, è collassato, crollato, non è utile! Serve a venire qui a pronunciare discorsi, a vederci una volta l’anno, sì, a questo serve; ed a redigere documenti molto lunghi ed a fare buone riflessioni e ad ascoltare buoni discorsi come quello di Evo, ieri, come quello di Lula e molti altri, come quello che ascoltavamo poco fa, del Presidente dello Sri Lanka e quello del Presidente del Cile. Sì, a questo serve. Ma hanno trasformato quest’assemblea in un organo meramente deliberativo, meramente deliberativo, senza alcun potere di impattare minimamente la realtà terribile che vive il mondo.
Per questo, noi torniamo a proporre, il Venezuela torna qui ed oggi, 20 settembre, a proporre di rifondare le Nazioni Unite. Noi l’anno scorso abbiamo avanzato, signora Presidente, quattro modeste proposte, che consideriamo improrogabilmente necessario siano accolte dai capi di Stato, dai capi di Governo, dai nostri ambasciatori, dai nostri rappresentanti e che le discutiamo.
Primo, l’allargamento - ieri lo diceva Lula - del Consiglio di Sicurezza, sia per quanto riguarda le sue categorie permanenti, sia quelle non permanenti, concedendo l’accesso a nuovi paesi sviluppati ed a paesi sottosviluppati, al terzo mondo, come nuovi membri permanenti. Questo innanzitutto.
In secondo luogo, l’applicazione di metodi efficaci per affrontare e risolvere i conflitti nel mondo, metodi trasparenti di dibattito e decisione.
Terzo, ci pare fondamentale la soppressione immediata - e questa è un’esigenza di tutti - dell’antidemocratico meccanismo del veto, il veto sulle decisioni del Consiglio di Sicurezza. Ecco un esempio recente: l’immorale veto del Governo degli Stati Uniti ha liberamente permesso alle forze israeliane di distruggere il Libano, apertamente, davanti a noi tutti, evitando una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Ed in quarto luogo, è necessario rafforzare - l’abbiamo sempre detto - il ruolo, le attribuzioni del segretario generale delle Nazioni Unite. Ieri, il segretario generale ci ha fatto un discorso, praticamente di commiato, e riconosceva che, in questi dieci anni, il mondo si è complicato e che i gravi problemi del mondo, la fame, la miseria, la violenza, la violazione dei diritti umani, si sono aggravati.
Ciò è conseguenza terribile del collasso del sistema delle Nazioni Unite e della pretesa imperialista nordamericana.
D’altra parte, signora presidente, il Venezuela ha deciso vari anni fa di ingaggiare questa battaglia all’interno delle Nazioni Unite, riconoscendo le Nazioni Unite quale suo membro, con la sua voce, con le sue modeste riflessioni; siamo una voce indipendente per rappresentare la dignità e la ricerca della pace, la riformulazione del sistema internazionale, per denunciare la persecuzione e le aggressioni dell’egemonismo contro i popoli del pianeta. Così il Venezuela ha presentato il suo nome, questa patria di Bolivar ha presentato il suo nome e si è proposta come membro non permanente del Consiglio di Sicurezza. Lo sappia: il Governo degli Stati Uniti ha iniziato un’aggressione aperta, un’aggressione immorale nel mondo intero per cercare di impedire che il Venezuela sia eletto liberamente ad occupare un seggio nel Consiglio di Sicurezza; ha paura della verità, l’impero ha paura della verità, delle voci indipendenti, accusandoci di essere estremisti.
Gli estremisti sono loro.
Io voglio qui ringraziare tutti quei paesi che hanno annunciato il loro appoggio al Venezuela, pur essendo la votazione segreta e non è necessario che nessuno l’annunci. Ma credo che, data l’aggressione aperta dell’impero nordamericano, questo abbia accelerato l’appoggio di molti paesi, il che rafforza molto, moralmente, il Venezuela, il nostro popolo, il nostro Governo. Il Mercosur, per esempio, ha annunciato in blocco il suo appoggio al Venezuela, i nostri fratelli del Mercosur - il Venzuela, ora, è membro a tutti gli effetti del Mercosur, insieme a Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay - e molti altri paesi dell’America Latina, come la Bolivia; tutto il Caricom ha annunciato il suo appoggio al Venezuela; l’intera Lega Araba ha annunciato il suo appoggio al Venezuela.
Ringrazio moltissimo il mondo arabo, i nostri fratelli d’Arabia, quest’Arabia profonda, i nostri fratelli del Caribe, dell’Unione Africana: quasi tutta l’Africa ha annunciato il suo appoggio al Venezuela. E paesi come la Russia, come la Cina e molti altri del pianeta.
Moltissime grazie a nome del Venezuela, a nome del nostro popolo ed a nome della verità. Perché il Venezuela, occupando un posto nel Consiglio di Sicurezza, porterà la voce non solo del Venezuela, ma anche quella del terzo mondo, quella dei popoli del pianeta, saremo là a difendere la dignità e la verità.
Al di là di tutto questo, signora Presidente, credo vi siano ragioni per essere ottimisti, irrinunciabilmente ottimisti, direbbe un poeta, perché al di là delle minacce, delle bombe, delle guerre, delle aggressioni, della guerra preventiva, della distruzione di interi popoli, si può percepire che sta iniziando una nuova era, come canta Silvio Rodríguez: “La era está pariendo un corazón (L’era sta partorendo un cuore, N.d.T.)”. Sorgono correnti alternative, pensieri alternativi, movimenti alternativi, gioventù dal pensiero differente; in un solo decennio, si è già dimostrato che era totalmente falsa la tesi della fine della Storia, totalmente falsa la tesi dell’instaurazione dell’impero americano, della pax americana, l’instaurazione del modello capitalista, neoliberista, che genera miseria e povertà, la tesi è totalmente falsa, è crollata ed ora bisogna definire il futuro del mondo. C’è un’alba sul pianeta e la si vede ovunque, in America Latina, in Asia, in Europa, in Oceania.
Voglio evidenziare questa visione ottimista affinché rafforziamo la nostra coscienza e la nostra volontà di battaglia per salvare il mondo e costruire un mondo nuovo, un mondo migliore. Il Venezuela si impegna in questa lotta e, per questo, siamo minacciati.
Gli Stati Uniti hanno già pianificato, finanziato e promosso un colpo di Stato in Venezuela e gli Stati Uniti continuano ad appoggiare movimenti golpisti in Venezuela e, contro il Venezuela, continuano ad appoggiare il terrorismo. Già la presidente Michelle Bachelet, qualche giorno fa - scusate, qualche minuto fa -, ricordava l’orribile assassinio dell’ex cancelliere cileno Orlando Letellier; io aggiungerei solo questo: i colpevoli sono liberi ed i colpevoli di quel fatto, nel quale morì anche una cittadina statunitense, sono nordamericani, della CIA, terroristi della CIA. Ma in questa sala bisogna anche ricordare che fra pochi giorni saranno anche trascorsi trent’anni da quell’orrendo episodio di terrorismo che fu l’abbattimento dell’aereo cubano, nel quale morirono settantatre innocenti, un aereo della Cubana de Aviación; e dove si trova il più grande terrorista di questo continente, colui che ha rivendicato l’abbattimento dell’aereo cubano come suo autore intellettuale? È stato detenuto in Venezuela per alcuni anni ed è fuggito con la complicità di funzionari della CIA e del Governo venezuelano di allora. Si trova qui, vive negli Stati Uniti, protetto da questo Governo e la sua colpevolezza è stata provata e confessata.
Il Governo degli Stati Uniti usa due pesi e due misure e protegge il terrorismo.
Queste riflessioni per dire che il Venezuela è impegnato nella lotta contro il terrorismo, contro la violenza e si unisce a tutti i popoli che lottano per la pace e per un mondo di uguali.
Ho parlato dell’aereo cubano, Luis Posada Carriles è il nome del terrorista ed è protetto qui. Come protetti qui sono grandi corrotti fuggiti dal Venezuela; un gruppo di terroristi che, là, ha piazzato bombe contro ambasciate di diversi paesi, che là ha assassinato gente durante il colpo di stato, sequestrato questo umile servitore e stava per fucilarlo, solo che Dio ci ha messo una mano, insieme ad un gruppo di buoni soldati e ad un popolo che è sceso in piazza e, per miracolo, sono qui. Sono qui, protetti dal Governo degli Stati Uniti, i leader di quel colpo di stato e di quelle azioni terroriste. Io accuso il Governo degli Stati Uniti di proteggere il terrorismo e di fare un discorso totalmente cinico.
Parliamo di Cuba, veniamo dall’Avana, arriviamo felici dall’Avana. Siamo stati là diversi giorni e là si può vedere la nascita di una nuova era: il vertice del G-15, il Vertice del Movimento dei Non Allineati, con una risoluzione storica:documento finale - non spaventatevi, non lo leggerò tutto -, ma qui c’è un insieme di risoluzioni decise con una discussione aperta e con trasparenza da più di cinquanta capi di Stato. L’Avana è stata la capitale del Sud per una settimana. Abbiamo rilanciato il Movimento dei Non Allineati e se c’è qualcosa che posso chiedere qui, a tutti voi, compagni, fratelli e sorelle, è di mettere molta volontà nel rafforzare il Gruppo dei Non Allineati, importantissimo per la nascita della nuova era, per evitare l’egemonia e l’imperialismo.
Inoltre, voi sapete che abbiamo designato Fidel Castro presidente del Gruppo dei Non Allineati per i prossimi tre anni e siamo sicuri che il compagno Presidente Fidel Castro svolgerà l’incarico con molta efficienza.
Coloro che desideravano che Fidel morisse, frustrati sono rimasti e frustrati resteranno, perché Fidel veste già di nuovo la sua uniforme verde oliva ed ora non solo è il Presidente di Cuba, ma anche il Presidente dei Non Allineati.
Signora Presidente, cari colleghi, presidenti, lì è nato un movimento molto forte: quello del Sud. Noi siamo uomini e donne del Sud, noi siamo portatori, con questi documenti, con queste idee, con queste critiche, con queste riflessioni - ora chiudo la mia cartella ed il libro me lo porto via, non dimenticate che ve lo raccomando molto, con molta umiltà -, cerchiamo di fornire idee per il salvataggio di questo pianeta, per salvarlo dalla minaccia imperialista ed affinché, speriamo presto, in questo secolo, fra non molto, magari potessimo vederlo noi e viverlo meglio insieme ai nostri figli e nipoti: un mondo di pace, retto dai principi fondamentali dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, ma rilanciata, rilanciata e ridislocata. Credo che dovremmo ubicare le Nazioni Unite in un altro paese, in qualche città del Sud, come abbiamo proposto dal Venezuela. Voi sapete che il mio medico personale è dovuto restare rinchiuso nell’aereo, che il capo della mia sicurezza è dovuto restare rinchiuso nell’aereo: non è stato loro permesso di venire alle Nazioni Unite. Un altro abuso, un’altra prepotenza, signora Presidente, che dal Venezuela chiediamo resti registrata come prepotenza - anche personale -, del diavolo.
Si sente puzza di zolfo, ma Dio è con noi. Un forte abbraccio e che Dio ci benedica tutti. Buona giornata.

(applausi ed ovazione).

Traduzione testo integrale di Marco

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