07/12/2006: Bollettino n. 9 del Comitato di Aiuto ai Prigionieri del (nuovo)Partito comunista italiano – Parigi


INIZIO DEL PROCESSO FRANCESE CONTRO IL (nuovo)PCI
LA CORTE SUCCUBE DEL PROCURATORE
LA PROCURA DELL’ANTI-TERRORISMO GUIDA IL PROCESSO
LESI I DIRITTI DEGLI IMPUTATI E AVVOCATI
LA MOBILITAZIONE AVANZA
Venerdì 1 Dicembre, presso la 16° Camera del Tribunale Correzionale di Parigi, si è svolta la prima udienza del processo per “associazione di malfattori per la fabbricazione abituale di documenti falsi” montato dalle Autorità Francesi contro Giuseppe Maj, Giuseppe Czeppel, Angelo D’Arcangeli (militanti del (n)PCI), Ramon Teijelo e Manuela Galan (militanti della Fraccion Octubre del PCE®).
Circa 60 persone hanno partecipato all’udienza per sostenere i compagni. La sala era piena. I posti a sedere non sono bastati. Circa 30 persone sono così dovute restare in piedi per tutto il corso dell’udienza. Erano presenti anche diverse personalità: ad esempio, Monsignor Jacques Gaillot, dei responsabili del PCF e dei responsabili nazionali dell’MRAP (Movimento contro il Razzismo e per l’Amicizia tra i popoli).
Una presenza “ingombrante”, oltre che inattesa, per la Corte e il Procuratore. A tal punto che, durante una pausa, uno dei poliziotti presenti ha “preso autonomamente l’iniziativa” di far uscire dalla sala tutti coloro che seguivano in piedi l’udienza. L’intervento di uno dei difensori, Me Coutant Peyre, unito alle proteste sollevate dagli “sgomberati”, ha però obbligato la Presidente della Corte a fare un passo indietro e ad emettere il contro-ordine: agli “sgomberati” è stato permesso di tornare in aula. Le proteste hanno preservato il carattere pubblico dell’udienza che, come la presenza delle 60 persone, era evidentemente anch’essa “ingombrante” per la Corte e per il Procuratore…

Il contesto in cui si colloca il processo.
Giorno dopo giorno le Autorità Francesi hanno sempre maggiori difficoltà a gestire questo affaire. La persecuzione del (nuovo)Partito comunista italiano e i tentativi di estradare Giuseppe Maj, Giuseppe Czeppel e Angelo D’Arcangeli stanno infatti diventando sempre di più di dominio pubblico. Riportiamo alcuni esempi.
Il 15 Novembre uno dei settimanali più letti di Francia, il Canard Enchaîne, ha pubblicato un articolo in cui prendeva posizione contro questo accanimento giudiziario e politico. Idem il settimanale Politis il 30 Novembre. Numerose personalità hanno espresso la loro solidarietà: José Bové, Besancennot (LCR), Clementine Autain (PCF), Nicole Borvò (senatrice PCF), Georges Hage (deputato PCF), Arlette Laguiller (porta parola di Lutte Ouvrier), André Vallini (PS e presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul caso d’Outreau), Patrick Farbiaz (responsabile dei Verdi per le questioni internazionali), Henri Alleg (scrittore), Monsignor Gaillot, Julia Wright (porta parola in Francia di Mumia Abu Jamal), il Rettore dell’Università Parigi VIII, decine di consiglieri comunali, decine di professori universitari, decine di artisti e decine di sindacalisti. Le prese di posizione di personalità ruotano intorno alle 450 (consultare il sito: cap-npci.awardspace.com). A queste bisogna aggiungere le centinaia di firme raccolte tra studenti e lavoratori. Alcuni esempi: 450 Festa dell’Humanité, 300 Università di Parigi VIII e 130 Meeting LCR del 30 Novembre (durante il quale la direzione nazionale dell’LCR, attraverso un intervento dal palco, ha anche invitato tutti i militanti a partecipare all’udienza del 1 Dicembre).
Radio e TV di movimento parlano di questa persecuzione politica: Radio Pays (la radio di tutti gli indipendentisti), Radio Libertaire e la TV Zalea.
Ma non è tutto. Mercoledì 29 Novembre (a due giorni dal processo) dei compagni e delle compagne solidali con i militanti del (n)PCI hanno occupato il Comune del primo arrondissement di Parigi, a due passi dal Ministero di Giustizia dove lavora il Magistrato Italiano di collegamento: il dott. Stefano Mogini (ossia il responsabile delle operazioni clandestine tra Italia-Francia: il suo ruolo risulta centrale nel lavoro di coordinamento tra le due Autorità nella persecuzione del (n)PCI, oltre che nell’affaire Battisti – per ulteriori informazioni vedere il Bollettino 6 del CAP (n)PCI-Parigi, presente sul sito: cap-npci.awardspace.com).
Durante l’occupazione del Comune il tricolore francese è stato sostituito con la bandiera rossa e uno striscione con scritto “No all’estradizione dei militanti rivoluzionari” è stato esposto alla finestra. Lo striscione era visibile anche dal Louvre. Sgomberati dalla polizia, i compagni e le compagne hanno tenuto un sit-in davanti al Ministero di Giustizia, spingendo M. Bruno Sturlese (responsabile delle questioni europee e internazionali) a dar loro un appuntamento per il 7 Dicembre… appuntamento che è stato disdetto dopo venti minuti. La segretaria ha però indirizzato i manifestanti a rivolgersi a M. Lainé (responsabile delle questioni criminali e delle grazie). Si sta lavorando per cercare di creare una delegazione di personalità, giornalisti e professori per incontrare M. Lainé e chiedergli chiarimenti rispetto all’estradizione dei militanti del (n)PCI.

Il carattere politico del processo.
Pur essendo un processo per “associazione di malfattori per la fabbricazione di documenti falsi”, il Procuratore era dell’anti-terrorismo e di fatto dirigeva il lavoro di tutta la Corte. Il Presidente della Corte sosteneva apertamente le posizioni del Procuratore. Per essere più precisi:

1) Il Presidente della Corte ha rifiutato, su proposta del Procuratore, di ri-inviare le tre restanti udienze del processo (17,18,19 Gennaio) nonostante che:
- l’avvocato difensore di Giuseppe Maj e l’avvocato difensore di Angelo D’Arcangeli non possano essere presenti il 17,18,19 Gennaio perché già impegnati in altri processi;
- nonostante che tutti i cinque imputati fossero disponibili a ri-inviare le udienze del 17,18,19 Gennaio;
- nonostante che l’unico testimone della difesa, l’avvocato Giuseppe Pelazza di Milano, non sia disponibile per le date del 17,18,19 Gennaio.
Il Cancelliere ha sostenuto il Presidente e il Procuratore dicendo di non avere il calendario dei processi per verificare la possibilità di sposate le udienze del 17,18,19 Gennaio ad altre date.

2) Il Presidente della Corte ha rifiutato, su proposta del Procuratore, di togliere l’interdizione per Angelo D’Arcangeli di comunicare con Giuseppe Maj e Giuseppe Czeppel, cosa essenziale per poter realizzare una difesa comune. Nel rifiutare la richiesta, il Presidente ha implicitamente sostenuto la tesi del Procuratore: “non è possibile permettere ad Angelo D’Arcangeli di comunicare con Maj e Czeppel perché è da questi influenzato e manipolato”… arrivando addirittura ad insultarlo dandogli dello “stupido”. Come definire, d’altronde, una persona che si è trasferita in Francia per rafforzare il lavoro della Delegazione che il (n)PCI ha a Parigi, che ha preferito il carcere anziché collaborare alla persecuzione del Partito e che, appena uscito, ha cercato, come ha scritto il Giudice Istruttore G. Thiel nell’ordinanza di ri-invio a giudizio (disponibile anch’essa sul sito: cap-npci.awardspace.com), di “montare una campagna mediatica per far passare il Giudice Istruttore come l’autore di un nuovo Maccartismo”?
Questi due elementi portano a delle conclusioni:
1) ancora una volta emerge il carattere politico di questo procedimento giudiziario;
2) tutte le manovre realizzate dalla Magistratura (rifiuto di ri-inviare le udienze del 17,18,19 Gennaio e conferma dell’interdizione per Angelo di parlare con Giuseppe Maj e Giuseppe Czeppel) ledono i più elementari diritti sanciti per la difesa dal Codice di Procedura Penale Francese, oltre a non tenere minimamente conto della “presunzione di innocenza” (fino a quando non si è condannati si è innocenti);

3) mostra con chiarezza che le Autorità Francesi hanno già preso sottobanco l’impegno con le Autorità Italiane di consegnare Maj, Czeppel e D’Arcangeli non oltre il 19 Gennaio al Giudice Paolo Giovagnoli della Procura di Bologna, il quale ha già montato un nuovo processo per “terrorismo” contro il (n)PCI. Obiettivo del Giovagnoli è estradare Maj, Czeppel e D’Arcangeli e, una volta ottenuta l’estradizione, arrestare 15 o più simpatizzanti e presunti membri del Partito. Anche questo procedimento italiano terminerà, dopo due anni di arresti preventivi, con il “non luogo a procedere”… come i sette precedenti procedimenti fatti dagli anni ’80 fino ad oggi contro questa area politica. Ma nel frattempo continuerà il danneggiamento dell’attività politica del (n)PCI.

Per impedire l’estradizione vi invitiamo a prendere posizione scrivendo al Procuratore della Repubblica, al Presidente della Corte, al Magistrato italiano di collegamento presso il Ministero di Giustizia Francese (dott. Stefano Mogini) e al Giudice Paolo Giovagnoli della Procura di Bologna.
Oppure potete firmare e far firmare l’appello contro l’estradizione realizzato dal CAP (n)PCI-Parigi (disponibile sul sito: cap-npci.awardspace.com).
In ambedue i casi, vi chiediamo di comunicare anche a noi la vostra presa di posizione, scrivendo a: cap-npci-paris@voila.fr

Indirizzi utili :
Per scrivere al Procuratore - Procureur de la République, Tribunal de Grand Instance de Paris, 4 bd du Palais, 75001 Paris (Francia)
Per scrivere al Presidente della Corte – President de la Cours 16/2 du Tribunal Corretionnel de Paris, 4 bd du Palais, 75001 Paris (Francia)
Per scrivere al Magistrato italiano di collegamento presso il Ministero della Giustizia Francese (dott. Stefano Mogini) – e-mail: Stefano.Mogini@justice.gouv.fr
Per scrivere al Giudice Paolo Giovagnoli della Procura di Bologna – Procura della Repubblica c/o Tribunale di Bologna – Piazza Trento-Trieste 40137 Bologna (Italia)
Tel: 051.20.11.11 - Fax: 051.20.19.48 - E-mail: paolo.giovagnoli@giustizia.it

Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC)
Via Tanaro, 7 – 20128 Milano – Tel/Fax 02-26306454
e-mail: resistenza@carc.it – sito: www.carc.it
Direzione Nazionale

cap-npci-paris@voila.fr
http://cap-npci.awardspace.com


http://www.autprol.org/