11/12/2006: Cronaca del secondo giorno delle Jornadas Anticarcelaria, presso Valladolid, lunedì 27 novembre


Questa volta con un incontro intitolato “Cárcel y sistema capitalista”, presentato da Crespo, della La Haine. La discussione è iniziata alle 20:00 nella Casa de las Palabras, e sono giunte circa 53 persone.
Si è iniziato parlando del sistema carcerario durante la dittatura e il periodo di transizione, intendendo sottolineare l'evoluzione di questi anni.
Durante il periodo di transizione si è spinto molto sulla cosiddetta “pace sociale” (la classe lavoratrice rinuncia ai suoi diritti in favore di un benestare sociale senza asprezze) e sulle amnistie concesse nella transizione e che servirono per “lavare la faccia” ad alcuni personaggi, facendo intendere una buona volontà. Ma questa amnistia non è stata totale. Molti prigionieri politici continuano a essere in carcere, fra di loro prigionieri e prigioniere appartenenti all'ETA, al GRAPO, al COPEL, e molti libertari e libertarie di cui non interessava la libertà.

Durante la creazione e la firma dei Patti di Moncloa, c'erano due aspetti che erano e continuano ad essere intoccabili in questo stato di “democrazie”: l'autodeterminazione dei popoli (oltre 800 prigionieri e prigioniere rinchiusi per rivendicarla) e la permissività delle organizzazione con un contenuto di classe e totalmente indipendenti dal sistema (non sarebbero permesse).
Come esempio di quest'ultimo caso è stato citata la CNT. Dovevano disfarsi della CNT, perché era un'organizzazione che stava guadagnando appoggio e non appoggiava i patti. Per questo è stata vittima di montaggi della polizia, si provocarono scissioni...
A questo punto Crespo ha voluto ricordare due compagni: Salvador Puig Antich, assassinato nella vile garrotta e Agustín Rueda, assassinato nel 1978 nella prigione di Carabanchel, mentre lo picchiavano dopo averlo sorpreso che tentava la fuga.
I /le carcerati/e che sono protagonisti delle lotte che sorgono in questo periodo nei penitenziari, saranno quelli che non hanno goduto dell'amnistia, che saranno incarcerati durante la transizione e prigionieri comuni, non politici (Crespo precisa che durante la conferenza li definirà in questo modo per comodità, ma che secondo lui tutti/e sono prigionieri/e politici/che, visto che le loro circostanze derivano da un sistema politico esistente).

Si parla quindi sella COPEL (Comitato di Coordinazione dei Prigionieri in Lotta), un'organizzazione assemblearia orizzontale, che ebbe molto impatto nella lotta contro le prigioni. Inizialmente non era politicizzata ma, oltre a lottare contro le prigioni, finì con il lasciare un messaggio soggiacente: il carcere non è necessario, è una conseguenza diretta del sistema capitalista
Questa associazione è protagonista di diversi rivolte coordinate nelle carceri in tutto lo stato spagnolo: cadute di carceri, fughe, ammunitamenti, scioperi della fame e della sete... una delle ragioni per cui succedevano queste azioni in tutta Spagna era perché, tentando di frenarle, lo stato disperse i prigionieri della COPEL e come conseguenza sparse le idee che questo comitato promuoveva, creando in questo modo nuovi gruppi in ogni carcere in cui erano mandati. Negli anni '80 però questo gruppo ha sofferto una crisi (terminata nella sua scomparsa) causata da vari fattori. Fra loro il cambio del direttore delle prigioni in favore di uno più progressista che propone un modello di coordinamento di carceri e ne “migliora le condizioni”, per cui una frangia della COPEL si è separata, anche se il resto ha continuato la lotta. Altri accettarono le negoziazioni per poter pianificare fughe di modo più rapido ed efficace. Un altro fattore è stata l'introduzione della deroga, non solo nei centri penitenziari, ma anche nei quartieri più a rischio e in ambienti dove non interessava. Un altro agente che contribuì in questa crisi è stato il tentativo di creare una specie di GAL carcerario (che non si ebbe solo in quella epoca, ma continua tuttora): si comprano prigionieri affinché formino “squadroni della morte” e uccidano prigionieri più conflittuali, facendolo sembrare un incidente, in cambio di prebende.
Ci sono stati successivamente molti tentativi di ricostruire la COPEL, si crearono varie associazioni ma non ebbero mai la stessa importanza.

Per frenare le lotte che si stavano realizzando, lo stato spagnolo copia il sistema penitenziario degli USA: le megacarceri. Alcune caratteristiche di questo sistema sono:
- Sistema modulare, in cui si raggruppano prigionieri in moduli a secondo del tipo di condanna, delitto, sesso, provenienza... Questo provoca una grave ostacolo per le mobilitazioni dei prigionieri, visto che precedentemente i carceri erano più compatti, erano tutti uniti ed era più semplici pianificare le mobilitazioni.
- I carceri si spostano dai nuclei urbani, con diverse conseguenze: le fughe sono più difficili, non ci sono gruppi di appoggio all'esterno né impatto sociale, la gente non vede più la situazione dei prigionieri, per cui non ha coscienza della realtà carceraria. Ciò che vede lo vede dalla televisione e quando si annuncia qualcosa sulle prigioni e per far vedere le nuove dotazioni (piscine e cose simili) che sono state costruite.
- Viene applicato un controllo sulla condotta: si usa il carcere come laboratorio per studiare il comportamento dei reclusi. Si da forma al loro comportamento grazie a permessi e castighi, coloro che più sono malleabili, ricevono benefici, mentre quelli che dissentono, sono castigati.
Unito al tema psichiatrico, in prigione si usano molte volte droghe, incluso legali in alte dosi, che modificano la condotta e la personalità del prigioniero, arrivando a frastornarlo ancor di più tenuto in conto le condizioni del carcere.

Crespo fa un inciso per commentare come durante il franchismo il carcere supponeva l'annullamento fisico della persona, e come attualmente prevede anche l'annullamento psicologico (con questo non si vuole dire che il sistema anteriore fosse migliore, i carceri rimangono tali in ogni parte e in ogni quando).
Si fa quindi un ripasso dei diversi apparati in cui si trova il sistema penitenziario attuale. Si parla dell'approvazione del regime del FIES nel 1991. Questa legislazione è particolarmente crudele con il prigioniero, poiché rimane senza poter comunicare, in celle minime con la latrina e un pezzo di metallo che sosterrà il materasso consegnato al prigioniero prima di coricarsi e lo ritireranno al mattino seguente), con le visite ulteriormente ristrette, privato degli oggetti personali... con loro si praticano le “torture bianche”, ovvero, psicologiche, non gli si permette dormire, gli si fanno radiografie continuamente... (abitualmente non si può praticare più di una radiografia ogni sei mesi a una persona sana, molti prigionieri, affetti da aids o epatite, questo vuol dire un grave sforzo fisico).

Ancora più sanguinanti sono le condizioni nei centri per minori, attualmente totalmente privati e che funzionano come i centri per adulti. (Il tema non viene approfondito visto che mercoledì 29 ci sarà una conferenza su questo a carico dell'associazione “Saltando Charcos”).
Un altro tipo di carcere che sta iniziando a proliferare sono i cosiddetti centri di internamento, ovvero carceri per immigranti. Si racconta una esperienza con ragazzi immigranti a Madrid, che dormono in centri semi aperti e in cui la polizia, a volte, entra alle 4 di mattina senza far troppo rumore, si porta via alcuni detenuti e li rimpatria su voli della Iberia in modo illegale. Attualmente solo una ONG ha denunciato questo fatto ed è riuscita a frenare due voli con un ordine giudiziario.

Continuando la conferenza si è commentato che non solo bisogna dare importanza al carcere come sistema repressivo, ma che quotidianamente siamo sottomessi ad altri mezzi repressivi più sottili come possono essere:
- Mezzi di comunicazione, che manipolano e criminalizzano tutto per accaparrarsi la simpatia della società.
- Imposizione di un modello sociale determinato: si fomenta l'associazionismo sovvenzionato e le ONG, per lo più composti da gente appartenente a partiti politici o sindacati che vogliono regolare e normalizzare le lotte, incentivando il delegazionismo come soluzione e che, in definitiva, pretendono, di smobilitare la gente.
- Macchinazione educativa, a cui tutti e tutte siamo sottomesse e che condiziona la mente negli anni in cui è più malleabile.
- Linguaggio, come si nominano le cose. Si camuffano i processi repressivi e si definiscono le cose con il loro nome: centri di reinserimento (carceri), sicurezza cittadina (forze di repressione)... si vuole far spacciare per libertà quello che in realtà sono gesti repressivi.
- Multe. I giovani sono particolarmente colpiti e finiscono con l'incazzarsi. Destabilizzano la persona a livello economico, famigliare e producono un impatto sociale e mentale.
- Precedenti penali. Anche se non si entra in un carcere la prima volta che ti prendono, se ti ripigliano in qualche casino finisci dentro direttamente. Questo fa in modo che molta gente non partecipi in azioni di carattere sovversivo, o anche in una semplice manifestazione.
- Cultura della paura. Il sistema ha bisogno della paura per vivere e per mantenere le proprie strutture. La reazione davanti alla paura ha due fasi: una di osservazione e una di reazione. Lo stato cerca di uniformare questa seconda fase, facendo sì che la gente reagisca nello stesso modo: annullando il nostro criterio. Inoltre al paura genera divisione e sfiducia, che fanno comodo al sistema.
- Cittadinismo, fomentando la democrazia. Consiste nel sentirsi cittadino, cercare di trovare una soluzione alle cose in modo legale, senza arrivare alla radice del problema. Se esiste una conflittualità sociale, invece di radicalizzarlo si modera. Questo “movimento” vuole che non ci sia bisogno della polizia esterna, ma che ognuno sia poliziotto e criminalizzi e denunci tutto ciò che non entra o non risponde ai modelli stabiliti.

Come conclusione della conferenza e prima di iniziare il dibattito si è fatto il punto della situazione sui compagni che soffrono ancora gravi esperienze di repressione e si è chiesto appoggio e mobilitazioni. Si conoscono:
- I detenuti nella manifestazione contro LOU 2001, Manu e Dani.
- Sergio L.D., detenuto durante la manifestazione anti globalizzazione avvenuta a Barcellona nel 2002. E' stato preso e torturato, accusato di distruggere aziende e strutture urbane e di aggressione di un poliziotto. Chiedono 8 anni e mezzo di carcere oltre a una elevata multa richiesta dalla polizia che si è recata in ogni azienda per sollecitarli a denunciare Sergio. Alcune aziende hanno ritirato la denuncia, quelle che continuano a mantenerla sono: La Caixa, Bancaza e Banesto. Il processo è ancora aperto ed è stato rimandato varie volte. Il 10 gennaio 2007 sarà celebrato il processo.
- A Barcellona, c'è stata un'ondata di repressione contro i libertari, accusati di preparazione di esplosivi, distruzione di strutture urbane... Joaquín, Roger, Rafa, Teo e Carlos hanno una condanna di 10 anni, che sembra essere stata ridotta a 7.
- I compagni Rubén e Ignasi, detenuti in febbraio di quest'anno. Sono stati in prigione preventiva ed ora il loro processo è ancora aperto. Anche se sono in libertà è possibile che siano rimessi in carcere.
- Juan, Alex e Rodri, detenuti il 4 febbraio, accusati di tirare un portafiori a un poliziotto. Visto le prove non combaciavano si sono cambiati i capi d'accusa e sono stati denunciati per tirare una pietra. Attualmente sono in carcere preventivo, con i processi aperti. Poco tempo fa hanno fatto uno sciopero della fame.
- Vicini d Gamonal, Burgos, processati per la loro lotta contro il parcheggio. In totale ci sono stati 8 arrestati (in modo arbitrario) a cui si vuole dare pene carcerarie e molto altri sono stati multati.

Sono in sciopero della fame i compagni:
* Yuma, nel carcere di Villanubla, Valladolid, che chiede che gli si cambi di grado, poiché da 16 anni si trova nel 1º grado del FIES.
* Francisco Javier Carmel, carcere di Albolote, Granada. È di Siviglia e lì vive sua madre e sia figlia. Sua madre è handicappata. Ha lavorato nelle cucine del carcere, ma senza essere pagato visto che era detenuto FIES e conflittuale. Ha problemi di salute. Quando ha fatto lo sciopero della fame lo hanno dovuto portare all'ospedale.
* Roberto Catrino López, nel carcere di Leísta, Olanda. È stato 18 anni in FIES in Spagna. Ora si trova in Olanda, in sciopero della fame e della sete; è malato di aids e rivendica un trattamento adeguato e l'assistenza di un medico. La settimana scorsa un gruppo di persone ha accampato fuori dall'ambasciata francese in Siviglia in suo appoggio.
- Esistono tanti altri casi non nominati ma ugualmente importanti.
Dopo questo racconto è sorto un piccolo dibattito su come sradicare gli abusi all'interno delle carceri. Sono state presentate varie alternative: creare strutture valide, aumentare la coscienza globale sul problema, rinnovare gruppi adatti alla struttura attuale, movimento rivoluzionari, infiltrarsi nelle prigioni e, una volta dentro, muovere le cose... e soprattutto: fare in modo che spariscono le carceri.

Altro tema uscito durante il dibattito è stato quello delle droghe che smobilitano il personale, causano malattie e logorano la persona... e soprattutto i concetti di colpa e innocenza: al colpevolezza attualmente la pronuncia lo stato, ma noi, come libertari non abbiamo ragione di condividerla. Ci saranno azioni che lo stato criminalizza e definisce terrorista, ma che è più terrorista e più criminale dello stesso stato?? E' necessario appoggiare tutti i compagni detenuti, ma non solo chi è veramente innocente agli occhi della legge dello stato, ma anche chi è presumibilmente colpevole.
La sessione di oggi si è conclusa con la presentazione del libro “Represión Actual en el Estado Español” (Attuale Repressione nello Stato Spagnolo - http://www.cnt.es/sovmadrid/comunicamos.htm#libro), dove si affrontano tutti i punti menzionati nella conferenza, e qualcuno in più.

http://www.autprol.org/