30/12/2006: Impiccato saddam. Un omicidio politico contro un prigioniero di guerra


L'omicidio del presidente dell'Iraq Saddam Hussein è l'ultimo atto della barbarie imperialista occidentale nei confronti della regione medio-orientale. Oltre a indignarci per la pena di morte, consideriamo nefaste le implicazioni politiche che questo atto comporta. Sappiamo quale è stato il ruolo che ha avuto Saddam nei confronti della sinistra irakena e delle classe lavoratrici.
E' tuttavia significativo vedere che tutta le resistenza palestinese (nazionalisti, sinistra, e pan-islamisti) ha dato un giudizio pressochè identico di condanna all'esecuzione ricordando la figura di Hussein per il suo sostegno alla causa palestinese.
Saddam Hussein oggi rappresenta innegabilmente un simbolo per il movimento di liberazione nazionale irakeno. La nazione irakena prima è stata invasa, oggi si tenta di smembrarla attraverso una pilotata divisione confessionale del territorio nazionale.
L'equidistanza, tra resistenza irakena e invasori occidentali, che gran parte del movimento di sinistra e democratico ha espresso in questi anni rispetto alla questione irakena dimostra ancor più la sua subordinazione nei confronti dei dettami neo colonialisti che si manifestano in questo inizio di nuovo millenio.
Già le vicende serbe avevano creato una simile frattura, dove si era posto sullo stesso piano l'invasore e l'invaso, oggi drammaticamente si ripropone nello stesso modo il medesimo problema. In nome della democrazia si sta polarizzando la ricchezza del pianeta. Oggi è Saddam, domani potrebbe essere il presidente della Corea del Nord, dopodomani il presidente del Venezuela...
Invitiamo tutte le forze democratiche, di sinistra, antimperialiste, pacifiste, a manifestare e protestare contro l'omicidio di Saddam e in favore della legittima resistenza irakena, contrastando la nefasta teoria dell'equidistanza.

Rete dei Comunisti - Bologna

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