15/02/2007: A proposito degli arresti per "terrorismo"


Da alcuni giorni i media riempiono pagine di giornali e televisioni con le notizie sulla ripresa del "terrorismo". Nel momento in cui i contrasti di classe e il conflitto sociale aumentano, insieme ai morti sul lavoro e di lavoro, mentre si sta preparando la manifestazione di Vicenza contro la base USA che vede i cittadini organizzati nei comitati popolari e operai, con il governo e le forze politiche che si dividono, puntuali partono le campagne "contro il terrorismo" nel tentativo di unire tutti sfruttati e fruttatori contro il nemico comune. In tutta onestà ci sembra di vedere un film già visto. In questi anni spesso abbiamo visto gente finire in galera con clamore, per poi essere rilasciati in sordina per mancanza di indizi. Tuttavia siamo costretti ad intervenire su questa vicenda perchè abbiamo appreso dai giornali che fra gli obiettivi dei ”presunti terroristi” arrestati nei giorni scorsi c’erano anche dei dirigenti della Breda portati dal nostro comitato sul banco degli imputati per omicidio colposo in due processi presso il tribunale penale di Milano, e cosa ancora più grave se fosse confermata come vera, giudizi di disprezzo verso il nostro presidente e il nostro Comitato di chi ci ha apostrofati "come traditori della classe operaia" e "impregnati di ideologia legalitaria".
Allo stato attuale non sappiamo se le affermazioni riportate dai giornali corrispondano a verità o siano frutto di disinformazione preventiva, o se facciano parte di una campagna per mettere alcuni contro altri, sappiamo però che per noi sono offensive, denigratorie e false. Nonostante ciò non neghiamo la nostra solidarietà ai lavoratori coinvolti nell'inchiesta come il Centro Sociale la Fucina di Sesto San Giovanni e agli altri lavoratori che conosciamo e che da anni lottano nel movimento di massa, agli stessi arrestati perchè ci sembra che si sia alzato un gran polverone. Non neghiamo a nessuno il diritto di criticarci, però bisognerebbe farlo conoscendo la materia di cui si sta parlando.
La nostra lotta per ottenere giustizia nelle fabbriche, nelle piazze e anche nelle aule di tribunale ci ha insegnato a non delegare a nessuno la difesa dei nostri interessi e da oltre 13 anni, nonostante il dolore per la morte di oltre 76 compagni di lavoro e decine di malati continua senza padrini politici od economici siamo andati avanti ottenendo dei risultati positivi. In questi anni basandoci sulla partecipazione e la determinazione dei nostri compagni siamo riusciti a rompere il muro di omertà e complicità che istituzioni compiacenti (partiti, sindacati, istituzioni, magistratura), un intero sistema economico-politico-giudiziario avevano eretto contro la nostra lotta. Vogliamo solo ricordare a tutti che il primo processo che riguardava la morte causata dall’amianto di sei lavoratori e lesioni gravissime per un settimo operaio del reparto aste della Breda Fucine di Sesto San Giovanni si è concluso, con la formula: il fatto non sussiste, come se i nostri compagni fossero morti per un raffreddore e non uccisi da sostanze cancerogene usate nel processo di produzione, ma questo non ha fermato la nostra lotta e la ricerca della verità, e non ci siamo rassegnati ne andati a casa. La nostra lotta ha dato anche una ragione di vita a molti nostri compagni malati che vedevano non nel fato, ma nelle responsabilità dei vertici aziendali, i padroni nella ricerca del massimo profitto, le cause delle loro malattie. Nel secondo processo che riguardava la morte per mesotelioma pleurico (tipico tumore dovuto all’amianto) di un lavoratore, il giudice pur condannando a 18 mesi per omicidio colposo 9 dirigenti della Breda Ansaldo accogliendo le tesi del comitato, riconoscendo ai dirigenti imputati le attenuanti generiche, “perché, INCENSURATI, AVANTI NEGLI ANNI ecc” li ha salvati con la prescrizione prima e con l'indulto votato bipartisan dal parlamento poi. In entrambi i casi i compagni di lavoro, ed i familiari dei morti infischiandosene della legalità e richiando la galera per ottenere giustizia hanno inscenato dure proteste arrivando nel primo processo ad occupare l'aula per oltre un ora inscenando una manifestazione con striscioni nel Tribunale di milano.
Nel frattempo attraverso la lotta di piazza abbiamo imposto una trattativa contro l'INAIL e l'INPS e siamo riusciti ad ottenere il riconoscimento dei "benefici previsti dalla legge 257/92 per un centiania di lavoratori e vinto cause legali per altre decine.
La nostra esperienza ci ha insegnato che I PADRONI E I DIRIGENTI, NON DIVENTANO BUONI PERCHE' QUALCUNO LI MINACCIA.
In questo momento in cui veniamo tirati in ballo vogliamo ribadire la nostra solidarieta a tutti coloro che lottano concretamente contro lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo.
La mostra solidarità va ai nostri compagni morti, ai malati, ai loro famigliari e a tutte le vittime dello sfruttamento.
Noi non dimentichiamo. Noi non perdoniamo, perchè non vogliamo che altri patiscano sulla loro pelle quello che hanno provato i nostri compagni.
Purtroppo, ancora una volta la storia si ripete, come sempre in nome della "lotta al terrorismo" si cerca di mettere insieme carnefici e vittime; sfruttati e sfruttatori cercando di criminalizzare le voci fuori dal coro. Noi siamo abituati dire quello che pensiamo, a lottare in prima persona, e anche se attaccati non ci stiamo a solidarizzare con i nostri carnefici

Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio
Sesto San Giovanni
13-02-2007

C/o Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”
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