15/05/2007: Difendere la solidarietà praticandola!


Una grande e variegata ondata di solidarietà si è sviluppata dopo i 15 arresti del 12 febbraio per i reati associativi di banda armata e associazione sovversiva denominata Partito Comunista Politico-Militare. Arresti preparati, organizzati ed eseguiti, con ingente dispendio di mezzi e di denaro pubblico (c’è chi dice che se avessero usato gli stessi mezzi avrebbero arrestato Provenzano 20 anni fa), dai magistrati “toghe rosse”, (c’è chi dice “toghe nere” dopo questa operazione), dalle squadre armate di questo governo di “sinistra” e dai servizi segreti tristemente noti, un tempo per le stragi, ora per i sequestri di persona come quello di Abu Omar.
Un’onda che ha saputo rompere il clima di terrore e di caccia alle streghe orchestrato dal governo e da tutti i partiti istituzionali, con l’asservimento totale dei mass media di regime, al fine di isolare, diffamare e criminalizzare gli arrestati e che è arrivata fin dentro le prigioni spezzando l’isolamento a cui volevano costringere i compagni per sradicarli dal loro contesto di classe.
I compagni e la compagna sono tuttora, dopo tre mesi, ancora in isolamento.
Questa grande mobilitazione si è sviluppata in tutta Italia, isole comprese, ma anche in tutta Europa con innumerevoli iniziative: cortei, presidi sotto le carceri, assemblee, volantinaggi e interventi nei territori, trasmissioni radio, cene e concerti di sottoscrizione, invio massiccio di lettere in carcere.
L’aspetto più significativo di questa genuina espressione della solidarietà di classe è stato l’attivismo di molti lavoratori e operai che si sono stretti attorno ai loro compagni di fabbrica, in molti casi delegati riconosciuti e apprezzati. E questo nonostante l’operazione politica dei vertici della Cgil che ha cercato di utilizzare questo blitz poliziesco per mettere a tacere definitivamente il dissenso al suo interno creando un clima inquietante da inquisizione.
Fin da subito, anzi nella stessa inchiesta, è stata messa sotto accusa anche la solidarietà nel tentativo, vano, di criminalizzarla preventivamente per impedirne così la sua espressione. Infatti nell’inchiesta è coinvolta una compagna svizzera che da sempre si batte per il sostegno ai prigionieri rivoluzionari e per lo sviluppo del Soccorso Rosso Internazionale.
Immediatamente dopo il 12 febbraio sono stati arrestati due compagni e due compagne rei di aver espresso opposizione a questa operazione di polizia senza avere nemmeno un capo d’imputazionne da contestare loro!
L’appoggio che si è manifestato ai compagni incarcerati è il sintomo dell’esistenza e della capacità di reazione del movimento rivoluzionario in Italia, in barba a molti che invece lo vorrebbero sepolto, ma anche, più in generale, di un sentimento diffuso tra le masse di opposizione alla repressione. Non solo, l’aspirazione al cambiamento sociale, la voglia di comunismo che i compagni incarnano e le speranze in una prospettiva di cambiamento rivoluzionario hanno infiammato e dato slancio alla mobilitazione che non si è fermata e che, anzi, si è unita a quella in difesa di tutti i prigionieri politici e contro il carcere imperialista.
Di fronte a ciò continuano le campagne di criminalizzazione con rinnovato slancio dopo il 25 aprile e il primo maggio. Dopo quelle date, infatti, Amato ha ritenuto opportuno intervenire in televisione mostrando tutta la sua preoccupazione per la solidarietà che si è espressa nei cortei e, i mass media, hanno riattivato a pieno ritmo la pubblicazione delle veline sbirresche condendole con denigrazioni personali e teoremi polizieschi. Sono arrivati, in questo sinistro clima ad accusare di “terrorismo” persino un conduttore del concerto del primo maggio.
Gli arresti del 12 febbraio si configurano come una vera e propria operazione di controrivoluzione preventiva, questo viene detto per bocca degli stessi inquirenti, essi sono un attacco verso tutto il movimento di classe così come, anche il tentativo di imbavagliare la solidarietà riguarda tutti coloro che lottano contro il carcere, a sostegno dei prigionieri rivoluzionari ma, più in generale, contro chiunque esprima critica di classe e non si omologhi ai dettami veicolati dai mass media di regime Solo uno stupido può non accorgersi che questa operazione coinvolge tutti coloro che hanno a cuore la difesa degli spazi di agibilità politica per il movimento di classe e di opposizione nel nostro paese, proprio come colui che quando il dito mostra la luna guarda il dito.
Perché hanno così tanta paura della solidarietà?
Un sinistro governo come quello in carica sa che per proseguire nella politica guerrafondaia delle sue armate “umanitarie”, presenti oggi in più fronti, deve soffocare ogni dissenso interno. Deve esorcizzare, demonizzandolo, chi coerentemente ha lottato e lotta contro i governi della guerra, della repressione e dello sfruttamento, chi prospetta la possibilità di una via rivoluzionaria per il cambiamento sociale. Per raggiungere questo scopo deve quindi anche zittire tutti coloro che si oppongono alle sue politiche di guerra e repressione sia all’esterno che all’interno e portano appoggio a chi resiste contro la guerra imperialista e a chi viene incarcerato.
Non viene accettata nessuna contestazione, soprattutto da sinistra. Non è un caso che sia stata offuscata completamente la contestazione di massa al corteo del 25 aprile a Milano contro gli ex Ds quando diverse centinaia di manifestanti, al loro passaggio, urlavano “Vergogna, Vergogna!”, “Quando a Belgrado morivano i bambini non c’era Berlusconi ma c’erano i diessini!” e “Terroristi!, Terroristi!”.
Non è neppure un caso che il primo maggio la Cgil abbia ordinato alla sbirraglia di impedire ai compagni di partecipare alle manifestazioni: una vera vergogna nazionale verificatasi in diverse città italiane.
Vanno alla guerra e fomentano la mobilitazione reazionaria, reprimono il dissenso a sinistra e così avvallano le campagne reazionarie della destra xenofoba e fascista, fanno campagne sulla legalità e così soffiano sul fuoco delle nostalgie totalitarie.
Negano una visione duale della società, non esiste più la società divisa in classi quindi non può esistere espressione della classe sfruttata. E, con questo, vorrebbero negare la storia riscrivendola dimenticando che essa è frutto di lotta fra le classi, di ribellioni, di rivoluzioni, di rivolte, di guerre popolari come la grande e vittoriosa resistenza partigiana al nazifascismo.
Esiste solo la loro legalità, quella borghese, applicata con la violenza delle istituzioni e delle forze dell’ordine: è la legalità ad esempio del sequestro di Abu Omar, della tortura dell’isolamento e di quella nelle caserme, dei bombardamenti sui civili.
La balla della guerra umanitaria fa il paio con quella della giustizia uguale per tutti.
Così succede che i giornali borghesi possono pubblicare le lettere dei compagni dal carcere ed usarle per denigrarli mentre, chi le pubblica senza commenti, per dar voce ai diretti interessati, diventa immediatamente “terrorista” e additato agli organi repressivi come colpevole di reato.
In questa sinistra situazione allargare il fronte della solidarietà diventa non solo momento di rottura dell’isolamento dei compagni arrestati ma freno importante alla mobilitazione reazionaria e difesa degli spazi di agibilità politica per l’intero movimento di classe e antimperialista. Questo succede innanzitutto se viene difesa e tutelata l’identità politica dei prigionieri.
Pensiamo di avere molto da imparare sia da chi è venuto prima di noi, sia da chi oggi ha un impegno militante a sostegno dei prigionieri e contro la repressione.
Ci impegneremo per questo a diffondere gli insegnamenti tratti dall’esperienza del Soccorso Rosso Internazionale che ha saputo far fronte alla reazione fascista per capire meglio come organizzare oggi la lotta.

Facciamo appello a continuare le iniziative di sostegno economico per i compagni in carcere e per le spese legali.

Invitiamo a rivendicare in ogni occasione di lotta, nel territorio, nella fabbrica, nella scuola, nelle mobilitazioni antimperialiste ed antifasciste l’internità dei compagni prigionieri.

Invitiamo a sostenere, diffondere e allargare il lavoro dell’Associazione di Solidarietà Parenti e Amici degli arrestati il 12/21/2007 che già si sviluppa a Padova (per il Veneto e il Friuli), a Milano (per Lombardia e Piemonte) e Foggia (per la Puglia).

Per i compagni libertà, organizzare la solidarietà!

Compagni e Compagne per la Costruzione del Soccorso Rosso in Italia

cccpsri@libero.it

http://www.autprol.org/