13/06/2007: Documento letto durante l'udienza al tribunale di Nuoro


Segue il documento che Ivano avrebbe voluto leggere all'udienza del 4 giugno ma che gli è stato impedito fare perchè "non inerente al processo"...

Alla Corte d’Assise del Tribunale di Nuoro
Voglio denunciare il perdurante trattamento detentivo cui siamo sottoposti, che calpesta il rispetto dei diritti umani e giuridici previsti anche dall’ordinamento penitenziario e giudiziario di questo Stato.
Veniamo tutti e tre da quasi un anno e mezzo di carcerazione preventiva e deportazione in galere tanto distanti da Nuoro, quanto tra le più infide e dure d’Italia (Antonella da S.M. Capua Vetere - Caserta, Paolo da Palmi - Reggio Calabria, e il sottoscritto dall’Ucciardone di Palermo), dove a causa della lontananza e degli alti costi dei viaggi è stato pressoché impossibile usufruire oltre che dei regolari e confortanti colloqui con i nostri familiari, anche di un’adeguata preparazione difensiva con i nostri legali (e non sto qui ad elencare la lunga lista delle altre vessazioni di cui siamo stati oggetto in quei logoranti posti...).
Ci eravamo illusi che una volta fissata la data del processo e trasferiti in Sardegna, alcune di queste negazioni venissero superate, consentendoci di poter recuperare il tempo non per nostro volere perduto, e venissero rispettati i diritti difensivi che a ogni imputato dovrebbero essere garantiti.
Invece da quasi un mese, io e Antonella ci troviamo reclusi nel carcere di Buoncammino a Cagliari.
I nostri avvocati - come già sapete - avevano fatto formale richiesta per un nostro avvicinamento a Nuoro che gli permettesse, finalmente, un costante rapporto con noi, considerando che gli altri impegni lavorativi gli impedivano di poter viaggiare a Cagliari.
Questa corte aveva perciò – accogliendo le loro istanze – predisposto l’immediato trasferimento del sottoscritto a Nuoro e quello di Antonella ad Oristano – essendo Badu’e Carros sprovvisto della sezione femminile.
Ma la settimana scorsa è arrivato un comunicato del D.A.P. (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria) in cui si asseriva che non era possibile il nostro trasferimento perché “...nelle sezioni di massima sicurezza di Nuoro e Oristano non c’è posto sufficiente per accogliere i due imputati e quindi i responsabili dei due istituti non sarebbero in grado di garantirne la sicurezza...”
Considero questa motivazione del tutto insensata e fuori luogo, visto che Buoncammino ha un sovraffollamento molto più grave delle carceri di Nuoro e Oristano.
Tra l’altro per poter ospitare noi due hanno dovuto liberare due “cubicoli” delle rispettive sezioni femminile e maschile di “media sicurezza”, dove prima c’erano ammassati due o tre detenuti che sono stati spostati in altre celle già al colmo della capienza, aggravando le condizioni di vita di chi vi si trovava precedentemente.
In più viviamo questa detenzione in totale isolamento 24 ore su 24, con l’impossibilità di poter ricevere dai pochi detenuti solidali anche un solo giornale o un piatto di pasta, o anche solo scambiare due chiacchiere. E le rare volte che questo è capitato, questi detenuti sono stati intimiditi con la minaccia di “severi provvedimenti” da parte delle guardie, se la cosa si fosse ripetuta.
Di conseguenza non possiamo usufruire di alcuna socialità o attività sportiva (le tre ore “d’aria” quotidiane siamo obbligati a farle in dei “corridoi” di m.1,20x4m.); ci viene negata la possibilità di cucinare per conto nostro e non riceviamo la merce ordinata dalla spesa interna per non ben precisate “...sparizioni degli ordini...”.
Senza poi dimenticare che dal giorno del mio arresto mi vengono costantemente negati gli urgenti controlli sanitari di cui necessito, alludendo che sia io a non volerli fare.
Tutto questo anche se ufficialmente né il D.A.P., né il Ministero ci abbiano notificato l’applicazione del 14 bis o del 41 bis, cioè quegli articoli dell’ordinamento penitenziario che prevedono questo trattamento che comunque subiamo.
“Pare strano” che il Ministero della Giustizia sia riuscito in meno di una settimana a trasformare lo stabile di questo tribunale in una delle aule-bunker più sorvegliate d’Italia (neanche si dovessero processare Bin Laden e i suoi seguaci…),e non si sia prodigato nei quasi due mesi a sua disposizione – cioè dall’udienza preliminare, quando è stata fissata la data dell’inizio del processo – per adeguare i carceri di Oristano e Nuoro ad ospitare me, Antonella e Paolo, che a quanto mi è dato sapere non siamo considerati tra i più “pericolosi” detenuti del Paese – ma sia chiaro che nessuno meriterebbe questi ignobili trattamenti.
Ma in questo caso, perché gli stessi provvedimenti-tampone utilizzati a Cagliari non sono stati presi a Nuoro e Oristano?!
Vi ricordo che questi due carceri sono considerati più sicuri di quello campidanese e questo avrebbe evitato il lungo viaggio di trasferimento ogni volta si svolga un’udienza, evitando così quello che da tutti viene considerato il “momento più rischioso”: il tragitto dal carcere al tribunale.
Tra l’altro questa lontananza da Nuoro, continua a negare ai nostri anziani e acciaccati – ma sempre bellissimi! - genitori la possibilità di venirci a trovare, pagando a loro volta una pena aggiuntiva malgrado abbiano meno colpe di noi, ricordandovi che non hanno mai potuto farlo quando eravamo detenuti in Continente.
Ad aggravare la nostra situazione c’è poi lo sballottamento che dobbiamo subire ogni qualvolta si svolga un’udienza: dobbiamo infatti svegliarci alle 5:30 del mattino per poi affrontare il lungo viaggio da Cagliari a Nuoro all’interno delle gabbie da mezzo metro quadrato dei furgoni, nella quasi totale oscurità e con le manette sempre ben strette ai polsi – trattamento che se venisse riservato ai cani avrebbe sollevato lo sdegno dei tanto delicati benpensanti – e impossibilitati ad allungare le gambe o rimanere in posizione retta, con in più il frastuono delle lamiere di questo vero e proprio buco nero che martellano la mente.
Questo provoca di conseguenza dei problemi che non ci permettono di poter seguire lo svolgimento delle udienze con la necessaria attenzione e serenità non consentendoci quindi, un’adeguata difesa nel luogo dove si dovrà decidere la sorte del nostro prossimo futuro.
Ho deciso di palesare quanto detto, quando - in queste poche udienze - mi sono reso conto che quasi preferivo lo stare da solo nel silenzio della mia cella che sentire tante voci e vedere tante persone tutte insieme in quest’aula.
Un “plauso” per questo va ai sistemi repressivi del Sistema, che evidentemente stanno raggiungendo i loro scopi...
Considero queste situazioni che “loro” definiscono “inconvenienti” un puro, vile e subdolo accanimento nei nostri confronti che mi fa pensare a un esito già scritto di questo processo dove evidentemente non si vuole appurare il nostro coinvolgimento all’attentato che NON abbiamo commesso, ma si vogliono invece processare i nostri ideali dei quali andiamo sempre fieri e orgogliosi e ne rivendichiamo ancora di più la validità alla luce del sole, come abbiamo sempre fatto, perché convinti – ora ne abbiamo la conferma: erroneamente! – che questo fosse possibile in quella che si definisce una ...Democrazia...(!?!?)
Detto questo annuncio che se non verranno garantite le normali e regolari opportunità per poterci difendere inizierò nei prossimi giorni – non avendo ormai altre alternative - lo sciopero della fame, anche perché preferisco farlo per mia scelta personale e non perché questo mi venga in-direttamente imposto dalle condizioni del vitto carcerario.
Se poi questa situazione perdurerà, revocherò il mandato difensivo ai miei legali e non parteciperò più ad altre udienze, perché a quel punto avrò la certezza dell’esito già scritto di questo processo, non avendo quindi – almeno il sottoscritto – alcuna ragione per continuare a seguirlo, con grande gioia di chi ci ha voluto contro ogni logica accusare.

Ivano Fadda

P.S. Antonella e Paolo hanno potuto leggere questo scritto solo in un secondo momento. Mi hanno comunque detto che condividono il contenuto e anche loro sottoscrivono.

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