05/09/2007: Lager Italiani... in Sardegna


UNA EMERGENZA CHE NON É MAI ESISTITA
Da qualche mese accade che piccoli gruppi di giovani nordafricani, per lo più algerini, raggiungano le coste del basso Sulcis a bordo di piccole barche, correndo il rischio di perdere la vita in mare.
Infatti la guardia costiera algerina affermava già ad Aprile di aver ripescato più di duecento cadaveri di morti affogati nel tratto di mare che porta alla Sardegna.
Affrontano il rischio alla ricerca di una occasione di lavoro, di una vita migliore. Sono diretti verso le città industriali del Nord Europa, seguendo lo stesso percorso dei nostri nonni e dei giovani sardi che ancora oggi, per le stesse loro ragioni, sono costretti a emigrare.
Sono un numero esiguo: poco più di 800 persone dall'inizio dell'anno.
Per un confronto si pensi che a Lampedusa sono sbarcati 300 migranti in un solo giorno (il 24 Luglio). La stampa, esponenti del governo, deputati e sindaci insistono da mesi che queste persone sono un pericolo e che devono essere fermate, rinchiuse da qualche parte, rimpatriate, eppure persino la questura è costretta ad ammettere che non hanno mai fatto male a nessuno.
Lo sappiamo, l'emigrante serve perché lavora, ma non è ben visto e spesso non viene accolto bene. Quanti sardi hanno vissuto in baracche miserabili nelle città industriali del Nord, o si sono rovinati i polmoni nelle miniere d'Europa? Trattati come nemici, come estranei come esseri inferiori.
Ora capita ai giovani emigranti algerini, appena giunti in Sardegna, di essere perseguitati in quanto "clandestini".

Un "clandestino" è un immigrato che non ha i documenti in regola e che proviene da un paese che non fa parte dell'Unione Europea. Per questa "colpa" può essere recluso in un CPT sino a sessanta giorni in attesa di essere rimpatriato con la forza. Quando il rimpatrio forzato non è possibile, il che succede nella maggior parte dei casi, dopo due mesi di prigionia queste persone vengono rimesse in libertà con un decreto di espulsione. Dovrebbero lasciare l'Italia entro cinque giorni ma, ovviamente, non fanno altro che tornare alla condizione di lavoratori "clandestini" che avevano appena abbandonato. Lavoreranno fianco a fianco con noi, nei cantieri edili e nelle pizzerie di mezza Europa,senza documenti in regola e quindi senza diritti, in attesa della prossima "sanatoria". Sarà più facile sfruttarli, farli lavorare in nero, sottopagarli.
Quando poi i giovani nordafricani appena giunti in Sardegna vengono fermati dalla polizia, spesso accade che vengano deportati in un CPT del continente.

Un CPT (centro di permanenza temporanea) è un luogo dove persone non accusate di alcun reato penale vengono comunque private della libertà per ragioni amministrative. É un luogo chiuso, nessun giornalista può entrarvi e anche gli avvocati incontrano grandissime difficoltà.

All'interno si verificano episodi di autolesionismo, pestaggi, tentativi di fuga, punizioni collettive, torture e abusi di ogni tipo. Gli orrori che accadono in questi campi sono stati ampiamente documentati da organizzazioni non governative e gruppi antirazzisti. In alcuni casi le lotte contro i CPT hanno portato alla chiusura dei centri, ad esempio quelli di Lecce e Ragusa.

Rinchiudere queste persone rappresenta anche un affare economico. Lo stato italiano assicura circa 50 euro al giorno per ogni immigrato prigioniero, cifra interamente intascata dalle associazioni che gestiscono i centri.

Da mesi politici e giornalisti cercano di convincerci che si deve costruire un campo di prigionia dove rinchiudere questi emigranti; lo chiamano CPT, CPA, centro di accoglienza, ma intendono sempre e solo un lager dove rinchiuderli. Nel frattempo li cercano, li inseguono li catturano e cercano di convincerci che quando ne vediamo uno lo dobbiamo denunciare ai carabinieri.
Ma perché dovremmo farlo? Perché dovremmo denunciare persone la cui unica colpa è quella di cercare di raggiungere le ricche città industriali del Nord, esattamente come noi sardi abbiamo sempre fatto e ancora facciamo? Solo perché questo fa comodo ai ricchi industriali ai padroni e agli sfruttatori?
I Sardi non sentono la necessità di rinchiudere nessuno!!
Accogliamo aiutiamo e proteggiamo gli emigranti così come vorremmo
essere accolti noi nella loro stessa situazione.
Nessun campo di prigionia per immigrati, nessun CPT, nessun Lager in Sardegna !

f.i.p. Cagliari

istrangia@libero.it

http://www.autprol.org/