08/10/2007: Comunicato dell'Assemblea Permanente Antifascista di Genova


“Se vogliamo cambiare la società, dobbiamo pensarla come qualcosa creata dalle persone e che le persone stesse possono cambiare”.
E cambiarla è necessario perché “la lotta di classe non è mai stata tanto crudele e violenta come lo è oggi”.

Governo, padroni e quasi tutta la dirigenza sindacale confederale hanno annunciato un autunno di “lacrime e sangue” per tutti i proletari.
Si va da un rincaro generalizzato dei prezzi al consumo, alla riforma in senso peggiorativo dello stato sociale; dal mantenimento delle leggi che hanno permesso l’estendersi della precarietà, ai provvedimenti liberticidi che colpiscono i ceti più deboli: avremo città più “sicure” in cambio di vite più precarie...
Non possiamo dimenticare l’avviamento di “grandi opere”, contro cui le popolazioni interessate dalle drammatiche conseguenze, con i loro territori e non solo, si sono fieramente opposte negli ultimi anni: TAV, basi militari, inceneritori e rigassificatori.
A tutto ciò è necessario Resistere e noi, naturalmente, siamo con coloro che lottano, abbiamo scelto da tempo da che parte stare.
Di fronte all’acuirsi di una crisi che tocca più aspetti, le cui disavventure sui vari fronti di guerra e la fragilità finanziaria sono gli esempi più eclatanti, la classe dominante sta preparando da tempo il terreno per affrontare lo scontro con chi si oppone e si opporrà alla sua nefasta politica.
E’ per questo che vengono criminalizzate tutte le esperienze di auto-organizzazione popolare e di aggregazione politica che sono e sempre più saranno in grado di darle filo da torcere.
Carcerazioni, avvisi di garanzia, denunce, misure di limitazione della libertà, hanno colpito nell’ultimo periodo compagne e compagni in tutta Italia.
Genova è stata interessata in pochi mesi da uno stillicidio di denunce e avvisi di garanzia, pretestuosi e provocatori, contro appartenenti all’Assemblea Permanente Antifascista e contro altri compagni.
Il potere teme quando il punto di vista degli sfruttati coincide con il desiderio di liberazione di chi ha, nella mente e nel cuore, un altro mndo possibile, sempre più necessario.
In meno di un anno di esistenza, l’Assemblea Permanente Antifascista di Genova, organismo aperto e orizzontale, è stato in grado di mobilitarsi su alcuni aspetti centrali che riguardano ogni proletario. Questo ambito è composto da lavoratori di differenti sensibilità politico-sindacali, accomunati da una pratica antifascista militante e inscindibile dall’agire di classe, che sperimentano una crescita collettiva indipendente dalle varie burocrazie dei partiti e dei sindacati.

Il 13 aprile di quest’anno avviene l’ennesimo infortunio mortale in porto; è il trentesimo negli ultimi 10 anni nell’area portuale.
Alcuni lavoratori portuali scendono spontaneamente in sciopero e bloccano il traffico in Lungomare Canepa.
Altri, solidali con la lotta e stanchi delle chiacchere inconcludenti dei politici sulla tutela della salute nei luoghi di lavoro, si uniscono a loro.
Tre giorni di iniziativa politica pratica: sciopero, blocchi del traffico e manifestazioni, incrementano, almeno in parte, la coscienza che l’unico modo per reagire all’attuale condizione di precarietà è la lotta.
La provocazione di un automobilista che ha cercato di forzare il blocco, investendo alcuni lavoratori, è servita come pretesto per far scattare 6 denunce.

Il 19 maggio, in piena campagna elettorale, viene autorizzato dalle istituzioni (in aperta violazione delle loro stesse leggi in merito al divieto di ricostituzione dei partiti fascisti), un corteo alla feccia nazi-fascista di Forza Nuova. Nessuna voce sdegnata si leva “a sinistra”.
L’Assemblea, insieme ad altri compagni, decide di contrastarli direttamente in piazza, perché i fascisti sono, non solo autori impuniti di aggressioni a danni di attivisti politici, immigrati e omosessuali, portatori di un’ideologia razzista e omofobica, ma anche storico strumento stragista nelle mani dei padroni quando si presenta questa necessità.
Il corteo dei compagni, caricato dalle forze dell’ordine, si ricompatta in via XX Settembre dove è oggetto di altre provocazioni da parte dei fascisti di Comunità Militante.
Anche in questa circostanza a subire la repressione saranno i compagni: le indagini in corso fanno riferimento a 15 denunce.

Il 16 giugno, nel quartiere di Bolzaneto, un partecipato presidio autorizzato di controinformazione dell’Assemblea, in un clima disteso di interesse e di scambio con gli abitanti, viene ripetutamente provocato da tre fascisti che fanno più volte il saluto romano in direzione del presidio stesso.
I tre, ovviamente allontanati, sporgono in seguito denunce tanto fantasiose quanto pesanti alla Polizia, denunce che porteranno all’incriminazione di 2 compagni.
Forse si aspettavano di essere accolti come gli altri abitanti del quartiere con focaccia e vino bianco...

La maggior parte delle nostre iniziative ha dunque, evidentemente, suscitato un interesse “particolare” nei magistrati e nei questurini che hanno usato, in modo pretestuoso, fatti assolutamente marginali, per criminalizzare sia le ragioni delle iniziative politiche intraprese, sia i compagni che hanno contribuito a promuoverle.
Rispondiamo a questi attacchi rivendicando tutto il nostro percorso e ogni iniziativa svolta. Diciamo a gran voce che se qualcuno ha pensato di indebolirci, si è sbagliato di grosso.

Assemblea Permanente Antifascista di Genova

http://www.autprol.org/