11/10/2007: Due parole sul presidio contro il razzismo Di giovedì 4 ottobre


I motivi per cui siamo scesi in piazza giovedì sono chiari e semplici.
Con il clima che si è creato in Italia (campi nomadi incendiati, applauditi comizi in cui si inneggia alle camere a gas per gli "zingari", martellante campagna mediatica per instillare la paura dello straniero e del diverso) pensiamo sia urgente reagire con determinazione ad ogni parata razzista. Solo per malafede o per ingenuità, infatti, si può dichiarare che i gruppi fascisti si limitino ad esprimere delle semplici opinioni. Uccidere dei bambini rom (come è accaduto a Livorno) non è un'opinione. Alla violenza di questi gruppi bisogna opporre la forza delle idee ma anche la pratica della resistenza diretta. Non tolleriamo che le piazze di Rovereto e di Trento ospitino ancora saluti romani e proclami razzisti.
Il presidio di giovedì – al quale, benché organizzato in due giorni, hanno partecipato un'ottantina di persone – ha fatto sì che i fascisti di Fiamma Tricolore siano rimasti in un angolo della piazza e se ne siano andati dopo un quarto d'ora. È un buon inizio. Nessun comizio fascista troverà a Rovereto e a Trento cuori spenti o un dissenso ben ordinato. Che le istituzioni e le forze dell'ordine lo sappiano.
In piazza con noi c'erano parecchi studenti e – cosa molto importante, non a caso omessa dai giornali – una ventina di sinti del campo di Marco. Lottare assieme è per noi il modo migliore per superare i pregiudizi ed affermare la solidarietà.
Il tentativo mediatico di liquidare la questione nei termini di un giovanile scontro tra opposte fazioni ha lo scopo di coprire il razzismo sociale e di Stato (cioè proprio quello che abbiamo denunciato durante i vari interventi pomeridiani in piazza). Così come è un esempio di sottile razzismo definire la nostra manifestazione "pro zingari" (cosa sono milioni di sinti e di rom nel mondo, un unico pacchetto con su scritto "prendere o lasciare"?).
Un'ultima precisazione: il giorno dopo il presidio, siamo andati al campo di Marco per ascoltare, chiacchierare e mangiare assieme ai sinti, non certo per mescolarci con assessori o sottosegretari del Ministero. Nei confronti di tutte le forze di governo, le quali parlano di dialogo ma costruiscono lager, non abbiamo alcuna fiducia. Per noi la solidarietà reale nasce dal basso, fuori da ogni controllo istituzionale.

antirazzisti di Rovereto e Trento

http://www.autprol.org/