24/11/2007: CONTRIBUTI DI ALCUNI PRIGIONIERI PER L’INCONTRO ANTICARCERARIO DI NAPOLI DEL 17-18 NOVEMBRE 2007


Dal carcere di Alessandria un contributo di A. F.
Alessandria, 5/11/2007

Carissimi compagni,
ho ricevuto il vostro documento sulla lotta per l’abolizione dell’ergastolo. Sono pienamente daccordo sul continuare la mobilitazione per abolire questa pena ingiusta e crudele con ogni forma di lotta si riesca a costruire e mettere in atto.
Vi informo che ho fatto avere il mio pensiero sull’abolizione dell’ergastolo con dei documenti ai compagni di Milano, Pisa e Napoli.
In merito allo sciopero della fame del I° dicembre noi partecipiamo con una settimana di sciopero e di lotta in solidarietà con tutti i compagni delle carceri.
Penso che ci possono essere diverse e articolate forme di lotta per forzare la situazione a nostro favore, che mirino a ricevere l’attenzione medatica che aiuta a porre il problema e a indurre i governi ad adeguarsi agli altri europei abolendo l’ergastolo e, in questo contesto politico e carcerario, non c’è bisogno di sacrifici estremi, non è adeguato. Perchè la nostra esperienza di vita può servire per altre lotte e migliorare la vita nelle carceri, anche perchè aumentano le possibilità per un carcerato di uscire, per conquistare nuovi diritti per tutti i prigionieri, prima fra tutti la possibilità di, un giorno, tornare liberi e costruirsi una vita vera.
Lo sciopero della fame va bene farlo a turno, a rotazione, in ogni carcere per più tempo anche, ma sempre mantenendo quell’integrità fisica e psichica che servirà per altre nuove conquiste.
È giusta la vostra iniziativa e mobilitazione a favore dei diseredati e dei perseguitati.
Speriamo che i documenti che stanno circolando riaprano un dibattito interno su una questione così delicata. Non è certo un problema nuovo quello dell’ergastolo, ed è da sempre una contraddizione anche per lo Stato stesso che afferma di basare il suo apparato penale sulla “rieducazione” ed il “reinserimento”, quando poi incarcera a vita. Solo una delle tante contraddizioni...
Quindi è veramente ora che su questo tema si muova qualcosa di decisivo e di serio. Tutte le lotte sono validissime e vanno sostenute da ognuno secondo le proprie convinzioni e con le modalità che ognuno ritiene opportune; i contributi, anche critici, servano a fare meglio, e continuare le lotte per i diritti di tutti.
Certo è che meno si è settoriali e più si riesce a far convergere rivendicazioni “diverse”, più si acquista in coscenza, esperienza, determinazione e ricchezza.
Non esiste una sola strada, un solo strumento, una sola idea che porta alla libertà; è solo la ricchezza dell’esperienza di ognuno che cresce, matura e ogni giorno fa un passo avanti verso la propria emancipazione dal potere borghese. Il carcere serve alla borghesia, al mantenimento di un ordine sociale iniquo e oppressivo, in una società divisa in classi serve a rinchiudere, a neutralizzare quella parte delle masse e del proletariato che continua ad agire in aperta ribellione con il proprio contesto sociale.
Dimostrazione della funzione della galera di salvaguardia dell’ordine sociale, deciso dalla classe al potere, è che chi lotta per cambiare questo stato di cose viene additato come il più pericoloso dei prigionieri e rinchiuso nei regimi speciali.
Qui per noi si continua a lottare per cercare di ottenere un po’ di vivibilità. Ci scontriamo con la direzione per piccole cose che per i carcerati sono importanti per sopravvivere in questi posti di sofferenza. Con le nostre forze continuiamo a lottare ed andare avanti anche se qui non cambia nulla: perchè si fa un passo avanti e due indietro, ma questo non ci fa arrendere mai e continuiamo la nostra lotta.
Ci fa piacere la vostra condivisione riguardo le lotte che facciamo nelle carceri, ma soprattutto il vostro sostegno per l’abolizione dell’ergastolo.
Noi, per quelle che sono le nostre forze e possibilità, continuiamo la nostra lotta per avere quella vivibilità che è un diritto di tutti i carcerati.
Anche se ci impediscono di far volare alta la nostra voce, il sostegno e la solidarietà che arriva dai compagni fuori non ci fa sentire mai soli, perchè la solidarietà è preziosa e supera tutti gli ostacoli.
Qui salutano tutti.
Cari saluti a tutti, compagni e compagne, con affetto
A.

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Una lettera di S. P. dal carcere di Sulmona
8/11/2007

chi vi scrive è S. P., detenuto nel carcere di Sulmona (AQ), in una delle sezioni “speciali” create dal ministero della (sic!) Giustizia nell’estate del 1998.
Sono venuto a conoscenza solo oggi del convegno che avete indetto per il 17 e 18 novembre a Napoli, per discutere dello sciopero della fame che verrà effettuato da prigionieri, loro familiari ed altri, a favore dell’abolizione dell’ergastolo.
A questo punto credo sia giusto presentarmi più specificatamente: come su detto mi chiamo S. P., sono nato a Nuoro nel luglio del ’64 e dall’autunno del ’95 mi trovo nelle “gattabuie italiote” a scontare la pena dell’ergastolo e un altro centinaio di anni di galera, che mi sono stati inflitti per l’assalto ad un furgone portavalori e a vari istituti (riconoscetemi il sic!) di credito.
In gioventù ho avuto esperienze di movimento e in più occasioni ho avuto modo di discutere/confrontarmi con compagni dell’area anarchica conosciuti fuori e dentro questi luoghi. Per cui conosco i vostri ideali, che in parte condivido, e mi trovate pienamente daccordo con voi sul fatto che il “martirio” non sia lo strumento di lotta più consono per ottenere degli scopi.
Però, come credo abbiate ben compreso, “in questi tempi di estrema democrazia” quella dello sciopero della fame è l’unica forma di protesta che riesce ad accomunare un po’ di persone. Da qui la mia decisione di aderire allo sciopero ad oltranza, poichè sono convinto che una morte per inedia sarà sicuramente meno dolorosa di quella che deriva da una pena senza fine. Vi giunga con questa un caro saluto e l’augurio di un dibattito proficuo.
Con stima, P. S..

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Dal carcere di Poggioreale una lettera di S. R.
Novembre 2007

Carissimi,
sono il detenuto R. S., do riscontro alla lettera che mi avete mandato, vi ringrazio anche per il bollo e per tutta la solidarietà che da molto tempo date ai detenuti. Come già sapete dal primo dicembre stiamo iniziando una pacifica protesta dello sciopero della fame per l’abolizione dell’ergastolo; personalmente sono contrario a questo sciopero, ho molti anni di galere già fatti e ho lottato tanto ai tempi delle rivolte per la riforma carceraria. Oggi quei tipi di lotta non sono condivisi dalla maggior parte dei detenuti, per questo si sta facendo questa pacifica protesta. Avevamo già il foglio che mi avete mandato, lo abbiamo letto solo poche persone, altri sono disinteressati. Conosco l’intento che da sempre anima la vostra lotta contro le carceri ma, con l’attuale situazione della legge Gozzini, tutti pensano che usciamo, ma intanto ci fanno marcire in uno stato di vegetazione, specie in questo carcere in cui non c’è niente. Nella speranza che questo sciopero serva a smuovere qualcosa vi ringrazio di nuovo per tutto quello che fate.
R. S.

p.s sono nato il 23/12/51, sono di Lecce, sono in carcere dal ’92 con fine pena mai, per omicidio, associazione mafiosa, traffico di stupefacenti.

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Lettera di M. G. dal carcere di Voghera
Voghera 3/11/2007

Ciao, sono un fine pena mai! Prigioniero dal 5/11/1981, da 15 anni nella sezione speciale (massima sicurezza), mai avuto condanne per associazione eppure sono pericoloso, solo perchè chiedo i miei diritti a questo Stato infame che ha fatto leggi ma esclude noi prigionieri che dobbiamo essere derubati, però non bisogna dirlo. Lo stesso vale per le istigazioni delle guardie che portano al suicidio di diversi prigionieri, cosa alla quale io ho assistito e denunciato; ma c’è un patto tra carceri e magistrati, insabbiare tutto, basta pensare che nei tribunali ci sono migliaia di denunce e non è stato mai fatto un processo per torture e pestaggi.
Si parla di abolire l’ergastolo, ma c’è in questo momento una frenesia gioiosa, tutti politici onesti, attori, sportivi, ecc... tutta gente ipocrita, falsa, criminale, assassina! Come se la pena di morte è un atto criminale e le torture per tutta la vita un atto umano!
Da 26 anni ininterrottamente sono prigioniero, con 2 anni di 41 bis all’isola di Pianosa nel 1992; fino ad oggi sono nell’E.I.V.. Ho subito anche pestaggi, torture fisiche e psichiche, sono stato derubato, umiliato, un giocattolo, un divertimento nelle mani di questi aguzzini criminali e assassini!
Mi fanno schifo tutti i politici, dalla Bonino a Pannella, fino al Papa che con sadismo gridano no alla morte, quando i detenuti vengono istigati al suicidio con torture fino alla morte! Non ci ho mai creduto ai suicidi spontanei, non esistono, chi viene istigato, chi viene umiliato, chi viene ucciso. Poi ci sono le morti per attacchi cardiaci, di quelli che vengono portati alla malattia fino alla morte, con ansia, paura, perchè vengono bastonati, umiliati, di notte non vengono lasciati dormire dalle guardie. Insomma un inferno, queste sono le carceri, dei veri lager; dottori sottomessi da direttori e marescialli; che poi tutti lo sanno che i prigionieri vengono torturati e questo ordine è del D.A.P. e del ministro degli interni e della giustizia; anche i neonati lo sanno! Le guardie sono solo killer, eseguono l’ordine di torturare e di uccidere. Chi chiede l’abolizione della pena di morte è quello il vero criminale e assassino! L’ergastolo è la gioia dei torturatori, degli assassini della peggior specie, perciò bisogna chiedere la pena di morte che è la pena più umana; no all’ergastolo che è tortura per tutta la vita fino alla morte.
Questo è assassinio di Stato! Sì alla pena di morte, no all’ergastolo!
Chi è contro la pena di morte è il vero assassino, un sadico a cui piace torturare giorno per giorno, anno per anno, fino alla morte, gli ergastolani!
Ciao a tutti da un fine pena mai!
n.b. il 1° dicembre ci saremo allo sciopero, siamo circa 20 prigionieri. Ciao M.

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Una lettera aperta a tutti i presenti
Carcere di Piacenza, novembre 2007.

Parlare del sistema carcerario e di tutto ciò che sta fuori da queste mura lo trovo importante, quanto continuare a riflettere sulle nocività del sistema che stiamo affrontando quotidianamente.
Dal momento del risveglio iniziamo a fare parte di un lager. Soffocato da un sistema tecnologico, controlli sistematici, bombardamenti pubblicitari, continue incitazioni al consumismo, criminalizzazione di immigrati con linciaggi mediatici, la prepotenza della classe governante, le classi più basse costrette alla sopravvivenza. Se non hai un lavoro, non sei nessuno, se non hai i documenti sei un capo da abbattere. L’Italia di oggi non di ieri. Galera dentro e fuori le mura. Due società divise con i recinti. Una fuori, fascista, sofisticata, moderna e mimetica, in doppio petto, raffinata nel reprimere. L’altra dentro, tradizionale, nostalgica, arrogante, sempre pronta a colpire tutto ciò che è diverso o che non sia italiano. Della seconda fa parte la gente che scelse di non vivere la vita imposta dalla democrazia, infrangendo le regole sante o cercando la propria libertà, o per scelta o per caso. Dall’altra parte loro. Paladini della giustizia, arroganza, prepotenza, violenza, simbolo della Patria. Onesti sul loro lavoro a reprimere la feccia della società.
Visto che da fuori le galere si vedono in un modo, vorrei parlare un po’ di carcere visto da dentro, per non dire “denunciare” le preoccupanti condizioni di vita della “popolazione detenuta”, come ci chiamano. Alcuni dei presenti, lì tra di voi, di sicuro hano già visitato uno di questi “alberghi” gestiti dallo Stato italiano. Quello che segue riguarderà uno di questi. Quello di Piacenza.
Sarò breve per dare spazio anche agli altri, augurandomi che ce ne siano tanti.
Il carcere è uno di quei classici casermoni collocati nelle periferie delle città. Sedici anni di esistenza ed è già in restauro. Cemento dappertutto, prefabbricato, umidità padana che penetra senza scuse. Nebbia che riempie le celle. Quelli che lo fecero di scuro non hanno speso tanti pensieri per il futuro dei detenuti. Le mura frede e l’umidità perenne costringono tanti detenuti a continui malori, poi mai curati dalla sanità carceraria. Ignorati di giorno in giorno dall’arroganza del personale. Per una visita dal medico ti devi iscrivere il giorno precedente, con una scarsissima posibilità di esere visitati in tempo breve. Ad esempio le persone con infiammazioni all’orecchio non vengono visitate e sappiamo quanto dolorose sono, dopo 3/4 giorni di richieste ti mandano la “cura”. Ci sono dei continui casi di autolesionismo, con conseguenze di repressione. Isolamento. L’islamento quà è a due livelli, non credo legali. Il primo, quello più umano, è al piano terra, finestra oscurata, letto di cemento, una coperta, la tv blindata con lo sbirro che ti cambia i canali, tutti gli oggetti personali fuori dalla cella. L’altro è sotto terra, zero finestre, nudo, una coperta, letto di cemento, senza niente. Mi domando: siamo nel 1008 o nel 2008? Cibo, figuriamoci. Quello che si mangia è pauroso. Già nelle sezioni “normali”, mangiamo malissimo. Completa incompetenza del personale della cucina. Il cibo mal nutriente e scarso, lontano anni luce dai cosiddetti diritti dei detenuti. Per ammalati, vegetariani, vegan, crudisti ecc. non esiste nessuna alternativa. Gli ammalati di diabete si devono arrangiare. Ricordiamoci che non possono mangiare amido nè zucchero, quindi addio pane, pasta, patate, riso, dolci. Arrangiati!? Ci sono delle possibilità di acquisto delle verdure o della carne dall’esterno, ovviamente a prezzo triplicato e in quantità limitate. Per i pacchi da fuori, dipende dallo sbirro all’entrata. Spesso non passa nulla. Dopo varie richieste di colloqui con i responsabili riguardo al mio vegetarianesimo, mi è arrivata la risposta, senza colloquio ...SUPRADIN... con il messaggio da parte del medico che non posso vivere tutta la vita di Supradin... grazie, ci vuole la laurea. Figuriamoci per i problemi seri come i denti o la vista o malattie varie. Per avere i propri occhiali da vista, siccome all’entrata te li sequestrano, devi fare prima la visita medica. L’oculista viene una volta al mese, se viene. I denti? Bella storia, se ti va bene ti danno l’Aulin.
Doccie? Incrostate e ammuffite. Due per cinquanta detenuti, con acqua calda solo al mattino. Di conseguenza devi perdere l’ora d’aria, se ti fai la doccia e viceversa. Riguardo l’igiene personale, la cosa che mi lascia veramente allibbito è che ognuno di noi detenuti è costretto a consumare più o meno 250/300 litri d’acqua al giorno, solo per uso personale nella cella, senza doccie o lavaggio dei panni. I rubinetti funzionano a pressione. Prima dell’arresto fuoriescono più o meno 15 litri d’acqua. Quindi, se vuoi berti un bicchiere d’acqua sei costretto ad usarne 15 litri ogni volta, più per l’igiene, più per lavare i piatti, ecc. Vedete un po’ voi. Siamo più o meno 270 nel carcere. Cifre da far girare la testa. Poi dicono che il riscaldamento non funziona, perchè i soldi se ne vanno in bollette. Beh, ci credo. L’assistente culturale, un elemento che esiste solo qua, credo, mi disse che l’UE per noi sborsa 300 euro al giorno allo Stato, 300 euro a testa, per ogni detenuto???
Qua dentro le regole le fanno gli sbirri. Cambiano tutti i giorni, dipende come si svegliano gli invertebrati. È una tombola.
Comunque qualsiasi cosa vada denunciata, deve essere fatto in modo anonimo, altrimenti... isolamento.
Ecco, mi fermo perchè se dovessi denunciare tutto, finirei domani... forse.
Insomma, tutti noi conosciamo già le situazioni oltre le mura, mi auguro che quelli che non le conoscono rimangano su questa lettera, senza dover ispezionare l’interno. Parlano e sparlano delle carceri, che sono sopraffollate. Ne alzano di nuove perchè il problema è lo spazio. Il problema non è che basta essere senza permesso di soggiorno per finire dentro, il problema non è che basta essere indicato da qualsiasi italiano come spacciatore per prendersi 4/5/6 mesi, anche se non ti trovano niente addosso, il problema non è che basta che uno la pensi in modo diverso per prendersi “associazione sovversiva con ignoti”, il problema non è che lo Stato ha paura di se stesso. No! Il problema è lo spazio. Oppure credono veramente che il carcere rieduca e fa reinserire le persone? Se lo credono hanno capito ben poco. Non hanno capito che la gente ha la dignità e non si fa piegare sotto la repressione. Perchè ha la testa alta, perchè è uno stile di vita, perchè è una scelta quella di non stare al passo del qualunquismo dell’italiano medio.
Una cosa è poco ma sicura. Tanti di noi, prima o poi, usciranno ad affrontare di nuovo la galera esterna. Ognuno a modo proprio, ricordandosi per sempre dei compagni rimasti dentro. Tanti di noi usciranno, ma loro restano dentro – per sempre.
Esattamente 40 anni fa a Trento tiravano via i bolognini (sampietrini) da piazza Venezia, per scagliarli contro lo Stato. Tremava Sociologia dalle grida per la libertà. Trento, Milano, Roma... tanti di loro sono la gentaglia che adesso governa e reprime.
Nella speranza di un risveglio positivo dal qualunquismo e conformismo odierno, contro le regole imposte, fianco a fianco per la libertà di ogni individuo, con forte solidarietà a tutti gli scioperanti.
Un forte abbraccio a tutti voi.
Bogu.

Stralci della lettera che accompagnava questo scritto.
... Qua nel carcere siamo più o meno 270 persone. Quelli che sono riuscito ad incontrare sapevano già dello sciopero e credo che parteciperanno. Tra me e me, contavo di farlo ma in questi giorni abbiamo scoperto che mi potrebbe mettere in grave pericolo un digiuno, essendo sotto la cura di pasticche necessarie per la mia salute e che provocherebbero un grave danno in assenza di pasti. Insomma, che cazzo, mi hanno trovato il diabete altissimo. Quindi... ciccia. Già non posso mangiare nè pasta, nè pane, nè riso, nè dolci, praticamente nulla di quello che c’è qui. Probabilmente dovrò interrompere il mio vegetarianesimo dopo 20 anni. Merda.

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Di seguito un’altra lettera ricevuta solo oggi (24-11-07) per l’incontro di Napoli.

Dal carcere di Catanzaro una lettera di A. I.

Catanzaro 20/11/07.
Cari compagni, qualche giorno fa ho ricevuto il vostro scritto, sulla due giorni per la campagna sull’abolizione dell’ergastolo e visto il ritardo, non mi è stato possibile darvi un mio piccolo contributo.
Però un contributo lo dò volentieri sull’attuale situazione carceraria. Situazione che ultimamente peggiora sempre di più e, provo tanta rabbia quando mi sento dire che “la pena è improntata ad un senso di umanità e di reinserimento” tutte stronzate, queste ultime ormai sono solo scritte nell’ordinamento penitenziario e i nostri governanti-politici, si vantano di questo nei vari incontri a livello europeo, mostrando solo della carta scritta che nella realtà non c’è niente di vero.
Perchè nella realtà, i diritti dei detenuti, sono solo delle parole vuote, ci sono solo degli abusi, ci fanno stare in spazi e condizioni igieniche in cui gli animali non ce li tengono, quela adesso è una categoria più protetta. Piccole cellette, con più detenuti, con scarsissima igiene, si parla di docce nelle celle, nel nuovo D.P.R. n°230/2000, ma nella realtà, dopo tanti anni qui della doccia in cella non c’è traccia, anzi, quando è posibbile, che non ci sono guasti, di docce ne possiamo fare tre alla settimana, però ci possono ammassare in piccole celle, fino ad oggi, con il freddo che stà facendo, i termosifoni non funzionano, il solito vecchio guasto.
Tutto questo non succede solo qui, in questo ultimo periodo, ho letto un opuscolo, “ampi orizzonti” e delle varie lettere di diversi carceri, leggo, che di certi problemi ce ne sono dappertutto e vanno ad aumentare.
A questo punto, i detenuti si possono benissimo ribellare e se spaccano tutto, con le loro ragioni, chi può punirli?
Io cari compagni, sono cosciente che certi discorsi non mi posono portare buone cose, ma, nella mia condizione, come quella di altri migliaia di carcerati, ho già scontato più di 23 anni di carcere e con le varie liberazioni anticipate e altro, ho già superato i 30 anni di detenzione, e mi devo sentire dire, umanizzazione della pena e stronzate varie, a questo punto, invece di pensare ad uscire da questi cessi di posti, mi fanno solo pensare a cose molto cattive, ma purtroppo questa è la situazione, una schifezza. E mi fermo qui, perchè mi stanno facendo accumulare cattiveria, altro che senso di umanità e recupero.
Adesso vi saluto con un caro abbraccio (anarchico).
A. I.

Cassa anarchica di solidarietà anticarceraria, via dei messapi 51 04100 latina.

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