06/12/2007: Il primo dicembre è cominciato uno sciopero della fame che vede coinvolte oltre 10.000 persone


700 ergastolani e 7700 tra detenuti non ergastolani, familiari e simpatizzanti hanno deciso di intraprendere questa lotta per ottenere l’abolizione dell’ergastolo, del “fine pena mai”.
L’iniziativa è partita dall’interno delle carceri e nei mesi si è allargata in maniera orizzontale ed autorganizzata. Alcuni ergastolani hanno dichiarato di voler proseguire lo sciopero fino alla fine, fino alla morte.
Hanno preso questa decisione, drastica, radicale, perché la loro vita non è vita, perché, sostengono, vogliono smettere di sopravvivere per ricominciare a vivere. Perché non hanno nulla da perdere, se non le proprie catene.

Per questo la lotta dei detenuti è la nostra lotta.
Il carcere è lo specchio della nostra società basata sullo sfruttamento e sull’ineguaglianza.
L’istituzione carceraria è il ricatto, la punizione per coloro che non rispettano le regole e le leggi imposte, per chi non si sottomette alle prestazioni richieste dal mercato: lavorare come e quando serve ai padroni e sparire nel nulla quando non si è più
richiesti.
Tutti i giorni nelle nostre città “pacificate”, sotto i nostri occhi continuano rastrellamenti, espulsioni, sgomberi, pestaggi, tutti perfettamente legali, tutti portati avanti nel nome della legalità.
Tutti i giorni continuano guerre, torture, devastazioni ambientali, tutte perfettamente legali…
Le regole sono regole e vanno rispettate, ha detto qualcuno… un politico dei nostri giorni, o uno del ventennio?
Non vogliamo continuare a sopravvivere.

Questo sciopero parte dell’interno del carcere, è autorganizzato, sta trovando una ampia adesione, spezza i meccanismi di differenziazione e di desolidarizzazione tra detenuti; alcuni dei partecipanti hanno dichiarato di volerlo portare avanti anche fino alle estreme conseguenze.
Ci coinvolge in quanto da sempre ostili ad ogni forma di reclusione ed esclusione che si tratti di carcere, delle catene della psichiatria, del filo spinato dei CPT, o dell’oppressione delle città militarizzate.
Con l’inizio di questo sciopero ci viene offerta l’occasione di rompere la separazione fra il dentro delle carceri ed il fuori della società del controllo.
Siamo del resto consci che con l’avanzare dello sciopero non mancheranno di farsi vivi i soliti democratici in cerca di appagamenti per le loro false coscienze e di numeri per il loro sacro consenso, che tenteranno di cavalcare questo sciopero per svuotarlo del suo carattere radicale. Per chi ha deciso di lottare fino alla morte se necessario sarebbe aberrante trovarsi davanti come proposta l’abolizione dell’ergastolo in cambio di una certezza di fine pena con la prospettiva di rimanere in carcere per 28 ANNI!
Questo è il momento per esprimere la nostra sincera solidarietà, con tutti i modi che la nostra fantasia ci suggerirà.

Invitiamo i solidali a partecipare e a portare i propri contributi alle seguenti o ad altre iniziative:

giovedì 6 e venerdì 7 - presenze ai colloqui della Dozza dalle 8.30 a mezzogiorno

giovedì 7 dicembre dalle 14.00 alle 17.00 - mostra contro la repressione e banchetto informativo in piazza della Montagnola

domenica 9 dicembre - presidio sotto il carcere della dozza dalle 16.00 alle 18.00 con microfono apreto ai parenti, amici e sostenitori e chiunque voglia portare un incoraggiamento o un saluto a chi è in sciopero.

acrati@yahoo.it

http://www.autprol.org/