10/12/2007: Torino: condannati gli antifascisti


Questa mattina è stata emanata la sentenza contro 10 antifascisti torinesi. Le condanne variano dai 9 mesi all’anno e 8 mesi. Il PM aveva chiesto 5 anni e 5 mesi per devastazione e saccheggio, ma la corte ha deciso di condannare per resistenza e lesioni.
Sebbene non si possa non registrare il dato positivo che il teorema del PM Tatangelo sia stato smontato resta tuttavia una condanna tutta politica nei confronti di 10 anarchici ed antagonisti, “colpevoli” di aver manifestato contro una gravissima aggressione fascista.
Nei fatti è stata oggi sanzionata in tribunale la libertà di manifestare.

Facciamo un passo indietro.
Era la notte tra il 10 e l’11 giugno del 2005.
Al Barocchio, una casa occupata alla periferia della città, una squadraccia fascista entra di soppiatto nel cortile e ferisce a coltellate due compagni svegliati dal rumore. Uno di loro, l’intestino trapassato da un fendente, verrà operato d’urgenza: per poco non ci scappa il morto.
La settimana successiva l’appuntamento è in piazza Madama Cristina per una manifestazione antifascista di denuncia delle aggressioni. Il corteo attraversa il quartiere S. Salvario e poi si dirige in centro. In via Po viene caricato dalla polizia per impedirgli di proseguire verso piazza Castello, il salotto buono della città, dove lo shopping del sabato pomeriggio non deve essere turbato da un corteo che racconta storie di aggressioni fasciste e del silenzio complice di politici e media.
La polizia attacca il corteo, spara lacrimogeni seminando il panico tra i passanti. Il corteo è disperso: alcuni manifestanti per frenare la furia della polizia erigono una piccola barricata. Un quarto d’ora dopo è tutto finito. Due manifestanti, che si erano fermati ad aiutarne altri due travolti dalla carica, vengono tratti in arresto e passeranno due settimane in galera.
Un mese dopo, è il 20 luglio parte una raffica di arresti. 10 antifascisti vengono accusati di devastazione e saccheggio. Nello stesso procedimento vengono accusati di resistenza e lesioni 10 antirazzisti che il 19 maggio di quello stesso anno avevano manifestato in solidarietà con gli immigrati in rivolta all’interno del Cpt.
Gli antifascisti trascorreranno 6 mesi tra carcere e domiciliari.

Questa sentenza investe la libertà di noi tutti.
Questo processo ha sancito che qualche tavolino e sedia danneggiati durante una carica di polizia durata due o tre minuti valgano la galera.
Non c'era uno straccio di prova a carico dei 10 compagni. Ma che importa?
Le tesi del PM, fatte proprie dalle giudici, è che bastasse l'intenzione.
E che l'intenzione vi fosse lo hanno dedotto dalle biografie politiche redatte dai funzionari di polizia. Detto in altro modo: sono colpevoli perché anarchici o antagonisti.

Gli ultimi due anni sono stati terribili: Torino e le sue valli dovevano essere pacificati ad ogni costo. Sullo sfondo la vetrina olimpica, il Tav, una città che mantiene sacche di resistenza ad una ridefinizione del paesaggio urbano funzionale alla nuova Torino, post industriale (ma non troppo).
Due anni segnati dalla morte di cinque immigrati durante controlli di polizia, dallo sgombero di numerosi posti e case occupate, due anni nei quali si sono moltiplicati i comitati razzisti e fascisti nei quartieri, che alternano le manifestazioni di piazza alle ronde notturne contro immigrati, rom, tossici.
Da un lato le luci del varietà, l’enorme luna park sempre aperto, dall’altro polizia e fascisti scatenati sul territorio. Al centro, invisibili e dolenti, i tanti, i più, quelli che faticano ad arrivare alla fine del mese, quelli stritolati dalla precarietà del lavoro, dalla ferocia padronale.
Le destre e le sinistre complici nascondono il disagio di vivere in una città ben divisa tra chi ha troppo e chi ha troppo poco, dietro la presunta “emergenza sicurezza”, individuando negli ultimi, negli immigrati poveri i capri espiatori da offrire in sacrificio, per allontanare lo spettro che i penultimi si alleino agli ultimi, che l’odio lasci il posto alla solidarietà. E dalla solidarietà la capacità di opporsi ai nemici veri, quelli che lucrano sulle nostre vite, quelli per i quali una vita non vale i 10 euro per ricaricare un estintore.
Torino è la città di Pietro Ferrero, operaio, anarchico, segretario della FIOM, torturato e ammazzato 85 anni fa da una squadraccia fascista. Oggi, al tribunale hanno condannato 10 antifascisti, mentre nel centro della città un corteo operaio ha ricorda gli operai morti alla Thyssen Krupp, ammazzati dai padroni. Quelli della Thyssen, con sindacati di base, anarchici, antagonisti, no tav non si sono accontentati della protesta dolente ma rituale ed hanno portato le proprie bandiere sin davanti agli assassini dell’Unione industriale.
Il momento è difficile. Occorre mettere insieme tutte le forze disponibili per fare barriera contro la barbarie che avanza. Una barbarie che di volta in volta assume le vesti dei fascisti che accoltellano e bruciano campi rom, dei poliziotti che a Genova uccidono e torturano i manifestanti cantando “faccetta nera”, dei tribunali che condannano chi si oppone al fascismo che avanza, al disordine statale e capitalista. Lo stesso disordine che ogni giorno ammazza chi lavora. Ogni giorno. Non solo a Torino.

Federazione Anarchica Torinese - FAI
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