09/01/2008: Comedil: cronaca e riflessioni su una lotta contro la precarietà


Cusano Milanino (MI) - Il 21 dicembre scorso uno sciopero spontaneo, con blocco delle merci, ha bloccato per tutto il giorno la Comedil, azienda che produce gru per cantieri. La motivazione: la mancata assunzione di 5 lavoratori "interinali". I circa 60 operai che hanno incrociato le braccia per difendere i loro 5 compagni licenziati sono stati un significativo messaggio di solidarietà di classe e di compattezza che va anche in parziale controtendenza con il contesto dominante, dove spesso le aziende utilizzano personale somministrato, o in appalto, o immigrato, non solo per incassare maggiori profitti, ma anche per dividere il fronte operaio. In queste righe vogliamo brevemente ricostruire quella bella giornata di lotta e fare qualche riflessione.

Premessa
La Comedil è una società del gruppo statunitense Terex, con sede a Westport, nel Connecticut. Società quotata alla borsa di New York, la Terex è in continua ascesa: una azione vale oggi circa 66 euro e sono continue le acquisizioni internazionali (l'ultima in India). In Italia gli stabilimenti sono due: oltre quello di Cusano, l'altro, che funge anche da sede centrale è quello di Fontanafredda (Pordenone). Attraverso la Terex Financial Services, la multinazionale USA si occupa anche di finanziamenti e di leasing per l'acquisto delle gru e dei macchinari prodotti. Insomma un vero gigante del capitalismo finanziario e produttivo. Eppure questo gigante pare non possa permettersi di assumere 5 operai dello stabilimento di Cusano. Peccato che all'inizio le promesse erano d'altro tipo: i 5 operai sono stati assunti in momenti diversi: il primo lavorava dalla fine di marzo, altri due dal 28 di agosto e gli ultimi 2 da ottobre. Alcuni di loro si sono licenziati da contratti a tempo indeterminato in altre aziende (magari più lontane da case e che offrivano, apparentemente, minori garanzie), a tutti il responsabile del personale, Marchetto, aveva fatto le stesse promesse: un mese di prova iniziale da interinali, poi altri 6 mesi con l'agenzia (Adecco) e 6 a tempo determinato; alla fine, assunzione a tempo indeterminato. Anche le mansioni erano diverse: un operaio era alla verniciatura, un altro mulettista, un cablatore della parte elettrica delle gru e due alla linea di produzione. Qualche piccola avvisaglia gli operai l'avevano avuta quando, dopo il periodo di prova, erano stati rinnovati come interinali per 3 o 2 mesi, ma il "bello" doveva ancora venire...

I fatti
La mattina del 20 dicembre, alle 8.00, si presenta un delegato della Fiom che "ufficiosamente" comunica a tutti la notizia del licenziamento dei 5 compagni di lavoro. Lui, come tutta la RSU, ne era venuto al corrente il giorno prima, quando, dopo aver siglato l'accordo sul contratto integrativo, alla domanda dei delegati sul futuro dei 5 precari, l'azienda rispondeva che non avrebbe confermato nessuno. La rabbia è generale, mista alla delusione e alla commozione per la sorte dei propri colleghi, sia da parte degli operai sia dei capi. Di fronte al tentativo di alcuni dei 5 di puntare diritti sull'ufficio del personale, uno dei delegati li invita ad attendere la comunicazione ufficiale del responsabile per poi dare "inizio alle danze". Nel frattempo arriva Marchetto che comunica ufficialmente la notizia, negando spudoratamente quanto aveva garantito in agosto. Ma la fabbrica si è già fermata spontaneamente, con la sola iniziale eccezione di un magazziniere ruffiano che però viene quasi subito ridotto a più miti consigli. Vengono bloccati tutti i bilici in entrata verso la fabbrica, addirittura neanche il postino è riuscito ad entrare. Gli operai si concentrano nel piazzale e poco dopo arriva la notizia della presenza di Balzarini, l'ingegnere responsabile della Comedil a Milano. Un primo precario fa da "apripista" verso il suo ufficio. Anche Balzarini risponde "picche" al primo operaio, aggiungendo anche una notevole dose di cinismo, quando afferma che la comunicazione del mancato rinnovo non poteva essere data 15 giorni prima, perchè altrimenti la manodopera non avrebbero reso sul lavoro! A questo punto parte l'irruzione di tutti gli altri (interinali e anche qualche capo), che intimano l'assunzione a tutti. Di fronte ai rischi di un linciaggio, i due capi, nonostante sostengano in tutto e per tutto la fermata, ritengono sia meglio far uscire i compagni interinali e il presidio torna nel piazzale, dove nel frattempo arrivavano altri delegati e delegate di aziende metalmeccaniche della zona del sestese (Marcegaglia, Siemens, ecc.), compagni della FLMU-CUB (che avrebbero svolto anche un prezioso lavoro di comunicazione agli organi di stampa), mentre i funzionari della Fiom e della Camera del Lavoro sarebbero arrivati nel pomeriggio, con il consueto ritardo che contraddistingue ormai il loro porsi rispetto alle lotte dei lavoratori. Giungeva trafelata anche la responsabile della sede Adecco di Cinisello che prima minacciava un licenziato di denunciarlo ai carabinieri (perchè faceva "perdere l'immagine" alla sua azienda), poi sciorinava la sua filosofia da quattro soldi ("una promessa è una promessa, ma è ciò che viene scritto su carta che conta"), preoccupata più di non perdere i suoi lauti affari con la Comedil che del futuro di questi operai, sulla cui pelle ha speculato fino alla fine. Comunque, alla fine la fabbrica non ha piu' ripreso la produzione. La Fiom ha fatto un comunicato che però attacherà in bacheca aziendale il 7/1!!!!!!!!!!!
Nel pomeriggio si svolge una riunione in videoconferenza fra la direzione dello stabilimento di Cusano, i delegati RSU e la direzione centrale Terex negli USA. Alla fine, i delegti si recano dagli scioperanti per riportare le motivazioni aziendali dei licenziamenti: "assenza di mercato" dovuta al fatto che da dicembre a marzo i cantieri sono fermi; ma questo succede tutti gli anni. La motivazione risulta invece più chiara se messa in relazione a quanto era stato detto 20 giorni prima dagli stessi emissari USA che erano venuti a Cusano dichiarando pomposamente che dal 1° gennaio 2008 avrebbero instaurato il modello toyotista, basato sull'utilizzo delle (poche) risorse disponibili nel modo più produttivo possibile, con l'obiettivo di incrementare drasticamente la produttività della fabbrica. E infatti, (guarda caso) è previsto il raddoppio della produttività (dalle 600 alle 1200 gru circa l'anno), aumento dei ritmi, diminuzione delle pause. Il tutto, a detta dell'azienda, "a misura d'uomo" (la misura d'uomo già sperimentata alla Thyssenkrupp?).
Il 9 gennaio si svolgerà l'incontro con l'azienda, dove i delegati si sono impegnati a mettere di nuovo sul piatto la riassunzione dei 5 compagni, comunque determinati a resistere, sia sul piano della lotta che su quello sindacale e legale, trovando l'appoggio di molti delegati e lavoratori delle fabbriche della zona di Sesto San Giovanni e di Milano (tantissime sono state le mail e gli sms di solidarietà arrivati), e di alcune forze del sindacalismo di base, ma anche l'immobilismo dei burocrati fiommini, che si sono limitati a redigere un comunicato che però verrà affisso in bacheca... il 7 gennaio!

Riflessioni conclusive
La lotta degli operai della Comedil di Cusano rappresenta una significativa esperienza, per quanto parziale e limitata nel territorio, di lotta alla precarietà, sia sul terreno della lotta sindacale, sia su quello della politica. Sul piano sindacale, i lavoratori hanno dimostrato di aver compreso il preciso nesso che c'è fra la precarietà dei giovani operai e l'aumento dello sfruttamento per i più "anziani", nel nome della produttività e della redditività del capitale. Il profitto è l'anello che congiunge generazioni e figure contrattuali e le ricompone in un unico fronte di lotta. Sul piano politico, gli operai della Comedil hanno dimostrato in quella giornata che è possibile invertire i rapporti di forza col, padrone, che risieda a Milano o nel Connecticut, uscendo dalla rassegnazione e dal fatalismo che spesso ormai connota le vertenze sindacali, organizzandosi in maniera autonoma senza aspettare "pappe pronte" da chicchessìa. E questo è stato possibile anche dall'incontro fra i delegati sindacali combattivi presenti nella fabbrica e questi giovani che hanno in genere lavorato sempre per integrarsi coi loro colleghi "fissi" e sviluppando con loro in questi mesi un confronto e un dibattito serrato sulle loro condizioni e sulle necessità della lotta. Certo, una sana dose di realismo deve farci tenere alta l'attenzione sulla necessità di:sviluppare e rafforzare questa unità, mantenedo il grado di determinazione sia dei 5 espulsi che degli altri rimasti, unendo ai classici strumenti della lotta sindacale, quelli della controinformazione, del collegamento e della denuncia pubblica sul territorio (quanti impianti nella zona vivono situazioni analoghe). Dal sindacalismo confederale ci si può aspettare ben poco, non a caso in questi ultimi mesi, ben 19 tessere della Fiom sono state restituite in azienda. Dalla determinazione e dalla creatività degli operai ci si può invece aspettare di tutto...

Assemblea dei lavoratori autoconvocati - Sesto San Giovanni

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