12/05/2008: Paese Basco, 1° udienza 33/01: tutti gli imputati rinunciano alla difesa giuridica


Il 21 aprile è iniziato il processo 33/01 contro il movimento antirepressivo basco.
Tutti i 27 imputati, per cui vengono richiesti 10 anni di carcere, hanno rinunciato alla loro difesa giuridica, personale o collettiva che sia, e alla difesa giuridica degli organismi di cui fanno parte, denunciando la natura politica del procedimento.
Le udienze proseguono lunedì prossimo 28 aprile e, data la decisione dei processati di non rispondere alle accuse, non si estenderanno probabilmente per tutte le 49 sessioni già programmate fino a mercoledì 23 luglio '08. I 27 hanno comunque deciso di presenziare a tutte le udienze, per denunciare questo processo-farsa che - sottolineano - vuole rendere invisibile la repressione e garantire l'impunità ai suoi agenti, e la cui sentenza di condanna è già stata scritta. Segue il manifesto dei 27 imputati nel processo 33/01 contro il movimento pro amnistia basco.

***

Il movimento pro amnistia è la constatazione che negli ultimi 30 anni lo stato spagnolo ha utilizzato in Euskal Herria [Paese Basco, NdT] tutti e ognuno dei metodi violenti che ha avuto a sua disposizione, tanto nella repressione diretta del conflitto basco, quanto nella repressione di centinaia di lotte popolari. Non si è soffermato su considerazioni etiche e non ha badato a spese. Ha applicato la violenza di stato in modo brutale: fucilazioni, carceri di sterminio, guerra sporca, tribunali di eccezione, tortura, repressione brutale delle mobilitazioni popolari, dispersione dei prigionieri, restringimento delle libertà pubbliche, prolungamento arbitrario delle condanne, illegalizzazioni, multe, bastonate, montaggi polizieschi. La suddetta condotta repressiva è stata diretta contro lavoratori, studenti, prigionieri, familiari di prigionieri, rappresentanti istituzionali, disoccupati e militanti abertzali [della sinistra indipendentista basca, NdT].
La conseguenza diretta di ciò è l'esistenza nel nostro popolo di un collettivo di migliaia di vittime della repressione politica. Uomini e donne che hanno provato la repressione personalmente o nel proprio ambito familiare e di amicizie. Questo e non altro è il movimento pro amnistia. Questo e non altro è quello che vogliono giudicare, condannare, proibire e incarcerare nel processo che oggi, 21 di aprile, inizia all'Audiencia Nacional [tribunale antiterrorismo spagnolo d'eccezione, con sede unica a Madrid, NdT].
Il Governo Spagnolo sa di avere un grave problema con l'insieme delle vittime della repressione da esso stesso originate con decadi di repressione. Il Governo Spagnolo (e allo stesso modo quello Francese) ha un grave problema perché riconoscere politicamente l'esistenza di questo collettivo significa riconoscere l'uso della repressione ed è riconoscere, quindi, la necessità di un'uscita democratica da questa situazione. Per questo gli è vitale negare l'esistenza di vittime della repressione, per questo cerca perfino di cancellare qualunque traccia di memoria o di realtà al riguardo, ritirando targhe commemorative come a Zizurkil, o proibendo iniziative di commemorazione e omaggio alle vittime della repressione.
Il Governo Spagnolo sa che in Euskal Herria non solo ci si scontra con una domanda maggioritaria di autodeterminazione e riconoscimento della territorialità ma anche con una richiesta di amnistia, di ritiro delle forze di occupazione e di restituzione dei diritti. E precisamente per snaturare la domanda di cui sopra, è necessario nascondere ed eliminare queste richieste.
In questa lotta per l'amnistia e il ripristino della democrazia, stiamo denunciando da tre decadi l'azione repressiva di un tribunale di eccezione come l'Audiencia Nacional, erede di quel tribunale franchista chiamato TOP. Oggi in Euskal Herria la richiesta di chiusura e fine del suddetto tribunale è pure maggioritaria nella società basca. Per cui non rappresenta alcuna sorpresa che adesso detto tribunale cerchi di toglierci di mezzo. Questa tattica dei potenti, che consiste nel fatto che chi è sotto accusa agisca contro chi lo denuncia è molto vecchia. Così vecchia come l'affermazione che nel 36' Gernika fu bruciata dai rossi. Perché fermiamoci a pensare com'è strutturato questo processo contro il movimento pro amnistia: sono le forze di polizia (Guardia Civil, Polizia Spagnola, Ertzaintza) [polizia politica, polizia di stato, e polizia basca, NdT] maggiormente denunciate in tutta Europa per la violazione dei diritti (torture, cariche di polizia, persecuzioni, aggressioni) a realizzare le informative dell'accusa che poi sono rese valide da un tribunale che è proprio quello che in tutta Europa affronta il maggior numero di denunce politiche che esigono la sua chiusura.
Di fronte a questa situazione, e come metodo di denuncia dell'origine non democratica di questo tribunale, vogliamo informare che rinunciamo a esercitare qualsiasi tipo di difesa giuridica al suo interno. Cioè, rinunciamo a difenderci in termini di giudizio classico. Ci rifiutiamo di addurre prove, discutere informative, realizzare perizie e, insomma, di partecipare a una farsa giudiziaria che conceda qualsiasi forma di credibilità democratica a detto tribunale. Né siamo disposti a impostare una difesa collettiva dei 27 imputati, né una difesa degli organismi politici ai quali apparteniamo, né una difesa dei diritti civili e politici che ci spettano, perché proprio questi diritti non possono essere negoziabili né dipendere da un pubblico ministero. Non riconosciamo a detto tribunale di eccezione nessuna legittimità per questo. Però quello a cui assolutamente non rinunceremo è un'efficace denuncia politica della repressione, sia per le strade di Euskal Herria, e sia quando ci trovassimo, come adesso, di fronte a un tribunale di eccezione com'è l'Audiencia Nacional. Abbiamo la responsabilità politica di ricordare a Euskal Herria e di dimostrare allo Stato stesso che cosa sono stati 30 anni di repressione, imposizione e impunità da parte dei poteri politico e giudiziario spagnoli verso il nostro popolo. La battaglia ideologica e politica in questo processo non è sulla legalità del movimiento pro amnistia ma sull'illegalità della repressione. Vogliono rendere invisibile la repressione, vogliono totale impunità per continuare a reprimere per altri 30 anni. Le migliaia di vittime della repressione di questo popolo saranno i primi a non permetterlo.

Madrid, 21 aprile 2008
27 auziperatuak

http://www.autprol.org/