27/06/2008: Torino: aggiornamenti dalla lotta contro i CPT


Torino 24 giugno: antirazzisti in piazza Vittorio

Questa mattina si è svolto un presidio davanti alla GTT, per denunciare la complicità dell’azienda con il sistema delle espulsioni e con i recenti rastrellamenti sui tram torinesi.
L’ufficio multe, di fronte al quale si sono aperti striscioni quali “GTT complice delle espulsioni”, “chiudere i cpt, aprire le frontiere”, è stato fatto subito chiudere dalla polizia politica che ha “consigliato” ai responsabili di tirare giù le serrande.
Molta la curiosità tra i passanti, alcuni dei quali si sono detti solidali ed indignati per gli episodi rimbalzati recentemente in cronaca che hanno mostrato a tutti una pratica che purtroppo non ha carattere occasionale ma quotidiano.
Prossimo appuntamento per gli antirazzisti domani dalle 19 a sera tarda in piazza Vittorio. Sarà un mese esatto dalla morte di un immigrato nel Cpt di Torino: era malato di polmonite ma è stato lasciato agonizzare in cella senza alcuna cura.
L’appuntamento è nato all’interno dell’assemblea antirazzista torinese.
Per chi volesse saperne di più sull’Assemblea copiamo sotto il testo nel quale si riconosce chi partecipa a questo percorso.
Subito di seguito trovate invece il testo di uno dei volantini che verranno distribuiti in piazza Vittorio domani.

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I fuochi e il muro
È passato un mese. Un mese dalla notte in cui il tunisino Hassan / Fathi, morì nella sua cella al CPT, il Centro di permanenza temporanea per immigrati di Torino. È stato lasciato agonizzare per ore e ore nel suo letto, senza che nessuno gli prestasse soccorso: la Croce Rossa, che gestiste la prigione dei “senza carte”, non è intervenuta, nonostante i compagni di Hassan abbiano a lungo invocato aiuto. “Come cani al canile, abbai e nessuno ti ascolta”. Un’immagine cruda che ben descrive i tempi che viviamo, quando la vita, la libertà, la dignità di un uomo si azzerano oltre i muri che separano il “diritto” dalla terra di nessuno dei clandestini, il limbo dei senza carte.
In questo limbo si vive e si muore come bestie. A volte anche peggio.
Dopo la morte di Hassan i prigionieri oltre il muro si sono rivoltati distruggendo suppellettili e materassi, hanno fatto lo sciopero della fame, hanno raccontato le loro storie ai solidali che in più occasioni si sono raccolti oltre il muro battendo ferri e gridando forte. Storie come quella di Said, che ha cercato di saltare il muro ma è stato preso e pestato a sangue. Storie di psicofarmaci nel cibo per tenere “buoni” tutti rincoglionendoli.
Al CPT chi protesta, chi chiede cure, chi resiste alla deportazione viene spogliato e ammanettato mani e piedi. Poi la parola passa ai manganelli.
I responsabili della Croce Rossa hanno negato ogni responsabilità, accusando gli immigrati di mentire, di mentire sempre, di mentire per vocazione, parole razziste per coprire le proprie responsabilità di fronte alla morte di uomo.
La magistratura ha aperto un’inchiesta sulla morte di Hassan mentre la polizia, giorno dopo giorno, deportava i testimoni di quella notte di maggio. Alla fine non resterà più nessuno che possa raccontare questa storia di ferocia e indifferenza che poco a poco scompare dalle cronache.
La storia di chi vive e muore oltre il muro del CPT, la prigione dove i senza carte vengono rinchiusi prima della deportazione. Uomini e donne emigrati dai loro paesi per fuggire la fame, la guerra, le persecuzioni, venuti in Italia per cercare un’opportunità di vita, per riprendersi la fetta di futuro negata a chi nasce alla latitudine sbagliata.
Nel nostro paese – dove tutele e diritti sono ormai un miraggio anche per gli italiani – gli immigrati per campare la vita la rischiano ogni giorno, lavorando sotto il ricatto pesante dei padroni che non regolarizzano per mantenere forte il ricatto. Anche i pochi che hanno le carte possono perdere tutto, perché chi perde il lavoro, perde anche le carte.
In nome di una – falsa - emergenza sicurezza verranno spesi decine di milioni per i soldati che pattuglieranno le città. L’emergenza, quella vera, quella del lavoro che non c’è, del lavoro che uccide, della precarietà a vita, dei servizi solo per chi paga, viene messa in secondo piano, nascosta dalla propaganda razzista, la propaganda che alimenta e propaga il fuoco della guerra tra poveri.
Esercito e polizia per le vie servono solo a tenerci tutti, italiani e immigrati, sotto il tallone di chi, ogni giorno, lucra sulle nostre vite.
I padroni e i governanti scommettono sulla guerra tra poveri, per imporre il loro ordine – un ordine fatto di violenza e sfruttamento bestiale. Sta a noi tutti, i senza potere, riallacciare i fili spezzati della solidarietà, resistendo ai soprusi, alle violenze, alle deportazioni.
In questa sera di prima estate, mentre in piazza brillano i fuochi di S. Giovanni, vogliamo ricordare che in questa città c’è chi muore perché un’organizzazione umanitaria ha lasciato che un uomo agonizzasse per un’intera notte senza ascoltare le grida di chi, “come cani al canile”, gridava inutilmente.
Quel muro, il muro del CPT, è il segno simbolico e reale del baratro nel quale sta precipitando la nostra società. Sta a noi buttarlo giù.
Fuochi di S. Giovanni? Fuoco al CPT!

Federazione Anarchica Torinese – FAI
Corso Palermo 46 Torino – la sede è aperta ogni giovedì dalle 21.
fat@inrete.it 338 6594361

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23 giugno. In mattinata, un gruppo di antirazzisti si raduna davanti alla sede cittadina della Gtt per denunciare la complicità dell'azienda di trasporto con il sistema delle espulsioni e con i recenti rastrellamenti sui tram torinesi. Quasi subito gli uomini della Digos consigliano agli impiegati dell'ufficio riscossione multe di chiudere i battenti. Loro eseguono e per tutta la mattina sulla serranda rimarrà esposto un cartello che recita: «L'ufficio multe è chiuso perché, almeno oggi, l'azienda si vergogna». Non appena gli antirazzisti si avvicinano all'entrata dell'ufficio abbonamenti, invece, i segugi del vicequestore Petronzi (nella foto) tentano un colpo basso. Una fulminante indagine, difatti, aveva permesso loro di individuare chi tra i contestatori aveva omesso di pagare il parcheggio e sperano che la minaccia di sanzioni stratosferiche possa bastare ad intimidirli. Ma gli antirazzisti non si fanno intimidire e passano le due ore seguenti, armati di megafono e pazienza, a spiegare alla gente in coda le responsabilità dell'azienda. Per il resto, una mattinata di striscioni, volantini e amplificazione scatenati.

da http://www.autistici.org/macerie/

ilsalasso@gmail.com

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Ancora racconti dal Cpt. I detenuti lamentano le condizioni dei bagni e delle docce, che sono disumane. A molti di loro stanno venendo degli strani sfoghi sulla pelle, chiazze rosse che provocano forti pruriti.
Questo può essere dovuto al cibo o alle coperte e ai materassi sporchissimi in cui sono costretti a dormire. Quelli della croce rossa si limitano a dar loro una crema che sembra peggiorare lo sfogo.
Ieri, un ragazzo si è lamentato molto del forte prurito in tutto il corpo, gli bruciava la pelle e non sapeva più cosa fare. Ha chiesto di poter essere visitato dal medico. Dopo qualche ora, incece, sono venuti quelli della croce rossa e lo hanno accompagnato in una stanza dove, anzichè esserci il medico, c'era un funzionario del consolato e tre poliziotti dell'ufficio immigrazione che lo hanno tenuto un bel pò facendogli mille domande sulla sua vita, sulle sue intenzioni future, se aveva precedenti, chi frequentava abitualmente, dove dormiva... È tornato nella gabbia confuso e spaventato senza capire il perchè di quell'interrogatorio e che rapporto avesse con le condizioni della sua pelle.
Chi non ha parenti o amici che possano andarlo a trovare e portare pacchi da casa si trova costretto a mangiare cibo avariato e (a quanto ancora si sospetta) condito con psicofarmaci, a dormire su coperte sporche, a non potersi lavare decentemente perchè gli viene dato solo ogni tanto un pezzo di sapone (che deve essere utilizzzato sia per l'igiene personale che per quella del vestiario), poche sigarette e nessun cambio di vestiario...
L'esatto contrario, insomma, di ciò che il colonnello Baldacci ha dichiarato recentemente al Gr regionale: «sigarette, vestiti e cibo buono per non far sembrare questo posto un carcere».

26/06/08

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Torino - Carossa e San Giovanni

Carossa a casa
25 giugno. Il comitato spontaneo di via Cecchi annuncia di aver invitato per il pomeriggio il consigliere comunale Carossa a farsi una passeggiata in zona. La voce di questa visita si spande in poche ore e alcuni antirazzisti annunciano di voler accogliere Carossa a modo loro. Quando, nel pomeriggio, i giardinetti di via Cecchi si riempiono di uomini della Digos e celerini e quando cominciano ad arrivare i primi antirazzisti, il leader del comitato si spaventa e chiede a Carossa di rimanersene a casa. La giornata si chiude con centinaia di volantini appiccicati sui muri e telefonate incazzate dell'ufficio stampa leghista al leader del comitato che, intanto, assicura agli antirazzisti che lui non "voleva far politica" ma denuncia sociale e che, invitando il consigliere comunale, sperava di dare spazio alla sua battaglia contro "le buche nel manto stradale" e i "giochi dei giardinetti", che sembrano fatti per bambini "di serie B".

Fuochi d'artificio
24 giugno. Nel bel mezzo dei festeggiamenti di San Giovanni, in piena piazza Vittorio gremita di gente, improvvisamente compare uno striscione dalle dimensioni spropositate. È lungo 21 metri e dice così: "No Cpt, no espulsioni. Croce Rossa Assassina". La digos, in quel momento, è troppo impegnata ad identificare di lontano chi c'è e chi manca al presidio indetto qualche metro più in là dagli antirazzisti per accorgersi di quello che sta accadendo. Solo dopo una mezz'ora, lo striscione verrà rimosso - a colpi di coltello - dagli uomini del vicequestore Petronzi, schiumanti di rabbia.

Guarda il video de "La stampa": http://www.lastampa.it/multimedia/multimedia.asp?IDmsezione=14&IDalbum=10549&tipo=VIDEO

Gio, 26/06/2008

http://www.autprol.org/