27/06/2008: Comunicato sullo SCIOPERO ALLA DHL DI CORTEOLONA


Ore 5.30. Il sole, magico cerchio di purezza, nell'alba di Corteolona indora il volto dei compagni schierati in picchetto a formare barriera impenetrabile ai cancelli d'ingresso della DHL, azienda committente delle due cooperative dove lavorano centinaia d'immigrati .
La grande area colma di edifici simili a moderne galere, attende a fauci aperte il suo pasto quotidiano di camion, di merci, di lavoratori in forza alle famigerate cooperative di produzione e lavoro. Quel ventre che tutto ingoia e tiene avvolto nel silenzio delle sue mura, oggi non avrà di che soddisfare la sua fame.

È SCIOPERO! Lo Slai Cobas coi suoi delegati hanno proclamato la fermata.
È SCIOPERO per rivendicare il ritiro del licenziamento discriminatorio e illegittimo del compagno MALKO della coperativa Meneghina, delegato dello SLAI COBAS, e per far ritirare le lettere di contestazione disciplinare del compagno Andrea Del Meglio delegato della cooperativa Team Logistica Resources.
È SCIOPERO per rivendicare aumenti retributivi, per il diritto alla mensa, per il diritto alla salute, per il diritto alla rappresentanza sindacale liberamente scelta dai lavoratori.
È SCIOPERO indetto dallo SLAI COBAS, alla cui riuscita hanno concorso altri compagni e amici, lavoratori accorsi da Milano, da Varese, da Crema, da Lodi, dall'Ortomercato e da varie realtà di lavoro (in coerenza con l'impegno preso dai lavoratori accorsi da varie regioni italiane all'assemblea del giorno 21 giugno al Dopolavoro ferroviario di Milano). E ben presenti a costruire solidarietà sono i compagni del Comitato Antirazzista di Milano. Un insieme di lavoratori che diventano nei fatti una trincea invincibile ai tentativi ripetuti dei capi, dei delegati della CISL, CGIL in combutta con ruffiani camorristi delle cooperative, all'opera nei modi più vari per decretare il fallimento della lotta.
Tante lavoratrici, nonostante la pressione e gli allettamenti, aderiscono alla lotta, anche grazie alle spiegazioni e ai convincimenti dei compagni. Infine, un grande applauso accoglie un folto gruppo di lavoratrici, convinte dalle compagne restate fuori, a uscire dai magazzini.
Confluiscono nel clima festoso (vinta la paura) di chi ha rimarcato il diritto a far sentire la propria voce in difesa della propria dignità e della condizione di lavoro e di vita.
Il blocco ai cancelli è proseguito fino a quando, visti vani i ripetuti tentativi di capi, capetti e ruffiani di scardinare la lotta dei lavoratori, la DHL, con le due cooperative ed il consorzio a cui appartengono (con la presenza della Digos ed del maresciallo dei carabinieri del posto), chiedeva di incontrare una delegazione dei lavoratori. L'incontro serviva a concordare, in tempi rapidi, una convocazione delle parti al fine di affrontare le questioni poste sul tappeto dai lavoratori e dai loro rappresentanti. E questo, è stato ribadito dalla nostra delegazione, a partire dal ritiro del licenziamento del delegato MALKO e dei provvedimenti disciplinari contro Andrea.
Il sentimento di aver concorso, insieme e uniti, a costruire un cammino per il riconoscimento dei diritti negati ai lavoratori, dà ad ognuno di noi la sensazione di forza, rendendo i raggi del sole di una calda mattinata estiva simili alla luce che vince le tenebre. Sentiamo che oggi anche la natura è in armonia con i partigiani della giustizia proletaria e sociale.
Compagni, la lotta dei lavoratori delle cooperative presenti in DHL di Corteolona, la partecipazione di compagni di diverse esperienze lavorative e sociali, dà un segnale inequivocabile: è necessario unirci su obiettivi condivisi, consapevoli che la catena della solidarietà del fare e dell'agire è oggi la nostra forza; è un ammaestramento perché si continui su questa strada.

È il richiamo all'UNITÀ di tutti i proletari, oltre i simboli e le tessere delle organizzazione dell'appartenenza. L'UNITÀ che nasce e vive nei contenuti espressi e condivisi, dalla coscienza che vibra dell'amore per la giustizia sociale e la necessità di organizzarci come classe contro gli sfruttatori e i loro servi sindacali. A Corteolona oggi, come ieri all'Ortomercato, come domani a Origgio (cooperativa Leonardo). Questa la lezione che si apprende. I tempi possono apparire avversi, i lavoratori vittime delle illusioni opportuniste, ma quando le forze si saldano, quando si abbandonano le divisioni, le frantumazioni dettate non solo dall'imposizione del sistema capitalistico, ma anche da impulsi piccolo borghesi che attraversano il nostro fronte, allora la forza immensa dell'unità dei lavoratori diventa lava incandescente, dai cui bagliori già si può intravvedere la rinascita dell'esercito combattente dei lavoratori.

Anche questo ci insegna LA BATTAGLIA DI CORTEOLONA.

Comunicato a cura di Aldo Milani per lo SLAI COBAS
Milano, 23 Giugno 2008

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Seguono due articoli di giornale dove si riporta la notizia dell'omicidio di un lavoratore albanese nel marzo 2007. I lavoratori sulla spinta del compagno Malko scioperarono in massa, subito i segretari di CISL e CGIL con toni vibranti promisero mirabiglie contro questo omicidio per mano del capitale ma poi fecero nulla. Solo grazie a Malko e tramite il contatto di un mio amico legale siamo riusciti a strappare all'azienda una corresponsione economica decisa dalla famiglia (la quale rinunciò, purtroppo, all'azione giudiziaria in cambio di un risarcimento economico, dovete tenere conto che i sindacati confederali si accontentavano del pagamento per il trasferimento della bara in Albania (altro che lotta in questa "goccia nel mare, loro nel mare ci sguazzano agevolmente perchè corrotti). Jukupi morì, pochi giorni dopo essere entrato in fabbrica, sotto gli occhi del padre che lavorava in questo inferno da più anni.

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Lo stabilimento si ferma, uno sciopero di rabbia e dolore
La Provincia Pavese - 29 marzo 2007 pagina 13 sezione: CRONACA PAVIA.

«Non è giusto morire lavorando». Lo striscione denuncia una verità disarmante. I compagni di lavoro di Kujtim Jukupi, il 27enne di origine albanese che ha perso la vita cadendo da un muletto, l´hanno affisso fuori dallo stabilimento della Dhl a Corteolona, sulla statale per Cremona.
Ducento persone hanno incrociato le braccia per un´ora, stringendosi attorno al dolore del padre del ragazzo, anch´egli dipendente della cooperativa. Padre e figlio avevano cercato, in questo pezzettino di Italia, una vita diversa. L´avevano trovata, a Pavia. Ma ora Jukupi dovrà tornare in Albania, per il suo ultimo viaggio attraverso il mare. Sarà l´azienda a pagare le spese per il rimpatrio della salma e per la celebrazione dei funerali. Un gesto che, forse, non basterà a placare lo strazio della famiglia. «Difficile avere delle risposte su una tragedia così - dice Marco Magnani, segretario generale della Filt, il sindacato dei trasporti -. Sta di fatto che è morto un ragazzo. E questo perché all´interno della ditta i sistemi di sicurezza non erano idonei. Alla base c´è un problema di costi. Le cooperative non sembrano riuscire a sostenerli. I lavoratori sono già sottopagati. Sono soprattutto gli stranieri che devono sottostare a forme di ricatto per il permesso di soggiorno. Come organizzazione sindacale stiamo cercando di far emergere tutte le situazioni difficili, sia con denunce all´ufficio provinciale del lavoro che con blocchi davanti alle aziende. Ma è ancora una goccia nel mare». Per Franco Vanzati, della Cgil, è soprattutto un problema di educazione alla prevenzione: «Per i decessi sul lavoro non si può parlare di casualità - spiega -. Occorrono verifiche costanti delle Asl e degli enti preposti alla sicurezza sui luoghi di lavoro, soprattutto nel caso delle cooperative. Perché spesso, quando si verificano queste tragedie, esiste una responsabilità oggettiva nelle condizioni di lavoro. Il ragazzo era figlio unico - prosegue Vanzati -. Ora la famiglia è da sola col suo dolore. Una tristezza maggiore se si muore in un paese straniero». (m.fio.)

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Muore in fabbrica, scoppia la protesta
La Provincia Pavese - 29 marzo 2007 pagina 13 sezione: CRONACA CORTEOLONA.

Tragico incidente sul lavoro nei capannoni della Dhl di Corteolona. Kujtim Jakupi, un operaio albanese che aveva 27 anni, è caduto
da circa sei metri di altezza ed è morto, dopo mezza giornata di agonia, al reparto di rianimazione seconda del San Matteo. Ed in ditta è scoppiata la protesta. L´operaio, che lavorava per la cooperativa Team Logistic, ha riportato gravissime lesioni cerebrali. Gli ispettori del nucleo di polizia giudiziaria dell´ Asl hanno aperto un´inchiesta per chiarire l´esistenza di responsabilità. Sono intervenuti anche i carabinieri di Corteolona. Il tragico incidente è avvenuto, martedì sera poco dopo le 22, nei locali della Dhl. L´albanese doveva sistemare dei pacchi sopra uno scaffale. Da una prima ricostruzione della tragedia sembra che alcuni non fossero in ordine e così l´operaio albanese è salito su un muletto e si è fatto alzare da un collega sino a poco più di cinque metri di altezza. In questo modo
riusciva a mettere a posto quei pacchi ma l´imprevisto era dietro l´angolo. Kujtim Jakupi, che era domiciliato a Pavia in Strada Nuova, ha perso l´equilibrio ed è precipitato. Un volo terribile, dall´altezza di poco più di cinque metri, e l´operaio ha battuto la testa. L´impatto è stato molto violento e le condizioni del ferito sono subito sembrate molto gravi. I colleghi hanno lanciato l´allarme con una telefonata al 118. Il medico e gli infermieri si sono precipitati nei capannoni della Dhl dove si sono subito resi conto che le condizioni dell´operaio erano molto gravi. L´hanno trattato sul posto, l´hanno caricato sull´ambulanza che l´ha trasportato al Pronto soccorso dell´ospedale San Matteo di Pavia. Qui è stato sottoposto agli esami ed è stato trasferito in Rianimazione. La lotta contro la morte si è conclusa ieri mattina verso le dieci quando il cuore ha cessato di battere.

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