02/08/2008: Comunicati sullo sciopero con picchetto ad Origgio del 25-26 luglio


LA SOLIDARIETÀ PROLETARIA BATTE LE PROVOCAZIONI PADRONALI
Giovedì 24 luglio, il responsabile della cooperativa Leonardo, venuto a conoscenza che l'indomani i lavoratori sarebbero entrati in sciopero, è in fibrillazione, con tutti i mezzi, leciti e non, gira nei reparti intimorendo tutti: chi fa lo sciopero rischia parecchio.
Il mattino del 25 i compagni più attivi, prevedendo un fallimento telefonano ai compagni responsabili Slai per lo sciopero, sostenendo la necessità di rimandarlo.
Venuto a conoscenza di questa situazione, ho telefonicamente parlato con loro e in maniera decisa fatto presente quanto era negativo rimandare lo sciopero e che al di là delle loro rassicurazioni uno sciopero nelle settimane successive era improbabile che riuscisse e quindi si rischiava di far fallire ciò che avevamo costruito fino ad allora.
Dopo averli esortati a rivedere la questione, ho parlato con Dikson il quale concordava sulla necessità di vincere le paure e attivatosi immediatamente ha spronato i compagni interni a non mollare il colpo.
Dopo poche ore, rinfrancati dalle mie parole e soprattutto di quelle di Dikson, i compagni interni hanno rialzato la testa e deciso collettivamente di dar corso alla lotta.
Il 25 alle 9.30 è iniziato lo sciopero.
Dall'esterno sono venuti a presidiare il magazzino molti compagni. In questo secondo sciopero si aggiungevano ai compagni che avevano partecipato al picchetto precedente (Comitato Antirazzista Milanese, C.S. Vittoria, Slai Cobas) compagni licenziati ed in cassa integrazione dell'Alfa Romeo, operai della Pirelli di Bollate, della cooperativa alla DHL di Corteolona,
dell'Ortomercato di Milano, dell'aeroporto di Malpensa, i compagni del Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro di Sesto San Giovanni, del Centro di Iniziativa proletaria e del Centro Sociale Fucina di Sesto San Giovanni, una quindicina di immigrati di una cooperativa di Oleggio (VA) che lavorano in un altro magazzino Bennet, a 65 Km di Origgio, e altri compagni protagonisti della lotta nel magazzino DHL di Pieve Emanuele.
Il risultato del picchetto scoraggiava i pochi lavoratori indecisi ad entrare nel magazzino.
Ancora una volta il gran numero dei lavoratori e dei compagni presenti ha dato ai lavoratori coscienza della loro forza: si è dato vita ad un attivo picchetto impedendo a persone e camion l'entrata nel magazzino. Benché l'azienda avesse provveduto ad instaurare un sistema di sorveglianza che inquadravano i compagni nel picchetto, e un gran numero di carabinieri che
presidiava la portineria cercando di sfondare il picchetto quando qualche crumiro cercava di entrare, nonostante le provocazioni e l'aggressione subito da un compagno cassintegrato dell'alfa romeo che partecipava al picchetto, l'iniziativa di lotta è andata avanti rafforzandosi.
Di fronte alla determinazione dei compagni, l'azienda ha in un primo momento chiesto di poter fare un'incontro, che subito dopo ha sospeso perché non accettava che nella delegazione ci fossero gli operai interni e soprattutto il lavoratore Dikson che ha subito un provvedimento disciplinare di 10 giorni di sospensione per aver rivendicato i suoi diritti.
E' stata una notte di continue tensioni e provocazioni da parte dei caporali della cooperativa che, uscendo dallo stabilimento attorniati dai carabinieri, cercavano di far entrare gli scioperanti a lavorare, ma i lavoratori non si sono fatti intimorire
Dalle ore 8 di sabato 26 luglio il presidio dei carabinieri e' andato ingrossandosi con l'arrivo di nuove pattuglie, mentre la lunga fila di camionisti che aumentava all'entrata in accordo con i padroni della cooperativa ed i carabinieri che mostravano segni di insofferenza stavano preparando le condizioni e le forze per sfondare il picchetto. I numerosi lavoratori e compagni, presenti tutta la notte, dopo una improvvisata assemblea di bilancio in cui dichiaravano raggiunti gli obiettivi della giornata di lotta decidevano di continuare fino alle ore 10 di sabato dandosi appuntamento per l'assemblea di giovedì 31 luglio (riunione che l'azienda successivamente ha concesso di fare all'interno).
Ancora una volta veniva evidenziato il fatto che il responsabile Chiari ha difficoltà a concepire una trattativa dove i protagonisti sono i lavoratori e non i soliti sindacalisti pronti alle mediazioni con il padrone.
E' chiaro che la cooperativa ha accusato il colpo, il tentativo del responsabile della Leonardo sarà quello di concedere qualcosa sul piano salariale, purchè sia escluso dall'azienda il compagno Dikson che è il più attivo tra i lavoratori. Siccome sappiamo che una piccola vittoria sul piano contrattuale, senza che sia disconosciuto l'attuale atteggiamento persecutorio nei confronti del nostro rappresentante sindacale non incoraggerebbe l'organizzazione dei lavoratori, poniamo come pregiudiziale alla trattativa il reintegro di Dikson. Se ciò non avvenisse continueremo la lotta fino in fondo, sapendo di avere costituito, nei fatti, un forte presidio di lavoratori disponibile a sostenere la lotta dei compagni interni alla Leonardo.
Una cosa deve essere chiara per tutti i compagni che partecipano alla lotta: questa battaglia è, come quella di Corteolona nel magazzino della DHL, di lunga durata, perché gli interessi in gioco sono tanti dal punto di vista economico, ma soprattutto dal punto di vista politico, perché investe un sistema ampio e portante dell'economia a livello dell'intera Regione lombarda.
Non è un caso, che anche nell'assemblea autoconvocata dei lavoratori del 21 giugno abbiamo riposto in questa lotta un grande significato ed impegnato le nostre energie per avere il risultato di saldare la lotta dei lavoratori autoctoni con quella di una parte importante di lavoratori immigrati i quali subiscono tutte le più profonde pene dello sfruttamento capitalistico.

SOLO CON L'UNITÀ E LA SOLIDARIETA' PROLETARIA FRA I LAVORATORI DI OGNI NAZIONALITÀ È POSSIBILE DIFENDERSI.

Per lo SLAI COBAS e il Comitato promotore DELL'ASSEMBLEA AUTOCONVOCATA del 21 giugno 2008
Aldo Milani

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SOLIDARIETÀ AI LAVORATORI delle COOPERATIVE LEONARDO e JAVA in lotta alla BENNET di ORIGGIO
Venerdì 25 si è tenuto dalle 21,30, per tutta la notte, fino alle 10 della mattina di sabato 26 il secondo sciopero con picchettaggio attivo dei lavoratori delle cooperative Leonardo e Java in appalto al magazzino centrale della Bennet di Origgio.
Uno sciopero riuscitissimo che ha bloccato l'ingresso dei camion rendendo cosi impossibile il rifornimento delle merci a tutti i supermercati della catena Bennet, che ha visto la partecipazione dello SLAI COBAS, dei militanti del Centro Sociale Vittoria e degli aderenti al Comitato Antirazzista Milanese.
Una importante nottata di lotta e di autorganizzazione dal basso che ha visto esprimere la capacità collettiva di isolare i numerosi momenti di provocazione da parte di qualche crumiro, spinto dalla direzione della cooperativa, dei capetti della cooperativa stessa e da parte dei carabinieri intervenuti in forze per difendere gli interessi delle cooperative e della Bennet. Tra questi episodi vogliamo denunciare politicamente l’aggeressione subita da un cassaintegrato dell'Alfa Romeo, intervenuto per portare solidarietà militante ai lavoratori immigrati di queste 2 cooperative, colpito pesantemente al capo da un carabiniere.
Ma queste provocazioni e questo clima di chiara ed esplicita aggressività da parte dei dirigenti delle cooperative non fermeranno la lotta dei lavoratori.
Una lotta che nasce dalla semplice e naturale esigenza di far rispettare un precedente accordo nazionale.
Questo accordo prevede il saldo del 100% di tredicesima, quattordicesima e la retribuzione completa in caso di malattie e infortuni. Accordo disatteso localmente dalla CGIL e dalla Uil che, con una contrattazione in deroga, permettono alla cooperativa il riconoscimento ai lavoratori solo del 60% del salario con un 20% in più legato al cottimo e alla produttività.
Lo scontro si è fatto frontale quando i lavoratori hanno abbandonato in massa i sindacati concertativi, dandosi un momento di autorganizzazione all'interno del sindacato di base Slai Cobas.
Da quel momento i delegati più esposti sono stati demansionati con una perdita di salario fino a 500 euro al mese!!!! e stanno subendo un mobbing politico ed un clima di terrorismo per piegarne la volontà di lotta, fino alla provocazione più esplicita della settimana scorsa, quando un compagno immigrato delegato dello Slai Cobas è stato accusato di aver minacciato con un taglierino un capetto servo della cooperativa, (utilizzando altri 3 capetti come testimoni) sospeso dal lavoro senza salario e denunciato all'autorità giudiziaria.
Lo sciopero di venerdì 25 e sabato 26 è stato un segnale di forza dei lavoratori che acquisendo coscienza dei propri diritti, hanno risposto in massa in solidarietà al loro collega, richiedendo un tavolo di trattativa con la direzione delle cooperative e della Bennet stessa, che permette questa situazione, per definire la revoca del provvedimento e l'affermazione di un clima di rispetto della dignità dei lavoratori fino ad oggi considerati schiavi senza diritti.
È stata già inoltrata la richiesta di un'assemblea interna retribuita e se ciò non sarà concesso la lotta continuerà, una lotta che ha già ottenuto il risultato di far avvicinare e sensibilizzare altri lavoratori di cooperative dell'indotto Bennet, e di altri grandi colossi della distribuzione e che pone concretamente il problema di un rilancio a settembre di una vertenza generalizzata sui livelli salariali, sulla sicurezza nel e del posto di lavoro e per maggiori diritti e garanzie.
Su queste questioni chiederemo a tutti i compagni e le compagne di schierarsi per sostenere concretamente la lotta di questi lavoratori a stragrande maggioranza immigrati, convinti una volta di più che il conflitto di classe possa nascere e svilupparsi, in maniera incompatibile, solo a partire dai soggetti sociali che in prima persona vivono le condizioni di sfruttamento e precarietà, nei luoghi della produzione e non dalle stanze dei palazzi.
Con i lavoratori della Leonardo e della Java in lotta per migliori condizioni di vita e di lavoro.

I compagni e le compagne del C.S.A. VITTORIA
www.ecn.org/vittoria

http://www.autprol.org/